e si è pure offeso perchè sul vecchio forum qualcuno faceva illazioni
w la legge sulle intercettazioni
“Sebbene – come per tutti i personaggi coinvolti nelle indagini degli ultimi anni – si sosterrà che non si poteva conoscere la natura criminale della famiglia Lampada, è quantomeno curioso che taluno abbia così grande sfortuna da incappare costantemente in rapporti con mafiosi e ‘ndranghetisti di ogni sorta”. Ironica, forse amara, la valutazione del Gip in una delle tante pagine dedicate ai rapporti tra la ‘ndrangheta lombarda e la politica. Perché nonostante allo stato sia l’unico dietro le sbarre, il consigliere regionale Morelli, non è l’unico politico che secondo gli inquirenti era in rapporti con i Valle- Lampada. Che del resto sul fronte delle relazioni con politici si ogni ordine e grado si è dimostrato negli anni particolarmente attivo e perspicace.
Il clan raccoglieva firme, adesioni, per Forza Italia. Gli investigatori apprendono la circostanza ascoltando un’intercettazione del 18 novembre 2007, in cui uno degli interlocutori è proprio Giulio Lampada. E’ questo uno dei primi passaggi su cui si sofferma il Gip di Milano, Giuseppe Gennari, nella parte dell’ordinanza in cui tratteggia i rapporti tra la famiglia Lampada-Valle e il mondo della politica. “Qui”, annuncia il Gip, introducendo il capitolo denominato area grigia “ vedremo passare in rassegna individui di ogni estrazione. Più frequentemente politici, ventre molle dell’infiltrazione mafiosa e sempre disponibili ad offrire una sponda in cambio di voti”. Una lunga eterogena carrellata dei vari politici che avrebbero intrattenuto rapporti con la famiglia Valle -Lampada, cui il Gip si dedica con cura e meticolosità.
E inizia da Alberto Sarra.
L’ attuale sottosegretario regionale nella Giunta guidata da Giuseppe Scopelliti, è un politico che, in passato, è stato indagato per presunti rapporti con la ‘ndrangheta.
Un’accusa da cui uscirà pulito: sarà la stessa Dda a chiedere l’archiviazione.
Il Gip Gennari, però, ripercorre alcune fasi passate della carriera politica di Sarra, ricordando come Mario Lampada, zio dei fratelli Lampada, soggetti centrali nell’indagine, abbia lavorato, dal 2005 al 2007, nella segreteria di Sarra. Scrive il Gip Gennari: “Per diversi anni – e cioè fino all’intensificarsi delle indagini che lo dipingevano come politico vicino alla ‘ndrangheta – Sarra costituirà uno dei principali punti di riferimento politico per i Lampada”. Una prima conversazione tra Sarra e i Lampada, gli inquirenti la intercettano addirittura nel settembre 2007. Tanti gli argomenti trattati dagli interlocutori: politica, soldi, affari.
Come quello scalo aeroportuale che avrebbe dovuto essere inaugurato a Milazzo, in provincia di Messina, di cui Sarra e Giulio Lampada discutono – intercettati dalle cimici degli investigatori – il due novembre del 2007 e sul quale entrambi vogliono mettere le mani. O quella finanziaria da 250 milioni di euro per la Calabria che – stando a quanto registrato dalla Mobile – ottenuta da Sarra e sulla quale la cosca reclamava una adeguata “provvigione”. In quella stessa occasione, i due ignari di essere ascoltati, passavano anche in rassegna i politici sui quali – a loro dire – sapevano di poter contare. Pesi massimi della politica milanese e non come il governatore della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, il vicepresidente del Parlamento Europeo Mario Mauro e il consigliere comunale milanese, Armando Vagliati. Nessuno di oggi è – allo stato- sotto indagine, ma più di una volta un’inchiesta ha in passato turbato i loro sonni.
Ed anche Sarra con il passare del tempo si è fatto più prudente, tanto da utilizzare per i suoi colloqui con Lampada anche una sim card intestata a un’anziana signora jugoslava. Secondo il Gip, dunque, Sarra riuscirà a evitare guai dalle inchieste giudiziarie a suo carico e “risorgerà” (il Gip usa proprio quest’espressione) nel 2010, allorquando, secondo Franco Morelli, che si definisce “compare” dello stesso Sarra, avrebbe ricevuto garanzie da Giuseppe Scopelliti circa l’assegnazione di un assessorato esterno. Dopo l’elezione dell’ex sindaco di Reggio Calabria, Sarrà si dovrà “accontentare” di un posto da sottosegretario regionale. Circostanza di cui lo stesso Morelli informerà – con congruo anticipo – Giulio Lampada a Milano. ‘
“In sintesi”, conclude amaramente il gip “ Sarra – i cui contatti con esponenti politici della ndrangheta sono evidenti – costituisce uno dei terminali di Lampada. I due pianificano operazioni finanziarie per decine di milioni di euro, operazioni in cui l’uno deve mettere la propria capacità imprenditoriale e l’altro le conoscenze in grado di aprire porte di banche ed enti pubblici”.
Ma Sarra è anche uno dei tanti politici che Lampada interessa per “garantire” sodali e amici con il pallino della politica, come Giuseppe Alati. Medico di professione, con un passato da consigliere comunale a Reggio Calabria, Alati, rimasto fuori dagli eletti nelle consultazioni comunali del 2007,si lamenterà con Lampada e altri soggetti vicini alla cosca Condello, del mancato appoggio ricevuto. E per chiedere al boss un “interessamento” per futuri incarichi politici a Reggio Calabria. Un potere che Lampada ha in nome “di un pacchetto di voti da convogliare sul candidato più “vicino” – scrive il gip – voti che Lampada fa chiaramente intendere di aver diretto su Sarra. È in base a questa relazione di scambio politico- mafiosa che ora Lamapada si dimostra stupito di fronte al fatto che Sarra non mantenga i patti e non trovi una giusta collocazione per Alati”.
Ma ancora più stupito appare il Gip nelle considerazioni finali “Lampada – scrive – che è a Milano e non ha alcuna carica partitica o politica, è ritenuto in grado – in virtù delle sue relazioni – di condizionare gli equilibri politici reggini”. E non solo.
I tentacoli del boss della Lomellina vanno ben oltre la Calabria e la Lombardia, per arrivare fino in Emilia Romagna. E a Tarcisio Zobbi, candidato emiliano a cui Giulio Lampada paventa un certo tipo di appoggio, una volta saputo, nel marzo 2008 della sua candidatura alla Camera nel collegio unico di Reggio Emilia: “Vedremo ora in Emilia – dice Lampada – qualche indirizzo, vediamo di tirarlo fuori di qualche amico, di qualche compaesano, di qualche residente, vediamo”.
Il perché di cotanto interesse da parte del boss è spiegato chiaramente nelle carte dell’inchiesta della Dda di Milano. “la triangolazione con Zobbi è estremamente semplice e lineare. Lampada promette aiuto a Zobbi per la sua campagna elettorale per la Camera. In cambio Zobbi deve favorire, all’interno del suo partito o comunque presso soggetti al lui vicini politicamente, l’eventuale candidatura di Enzo Giglio. Questa operazione avrebbe portato a due risultati: dare una carriera politica al sodale Giglio e guadagnarsi la gratitudine dell’aspirante deputato”.
Una strategia lucida e precisa, alla quale risponde anche l’avvicinamento di Antonio Oliverio, ex assessore della giunta provinciale milanese, durante la gestione Penati, nonché segretario provinciale dell’Udeur di Cosenza. Un politico già citato in diverse inchieste della magistratura lombarda, come quelle “Tenacia” e “Caposaldo”. Il Gip lo definisce senza mezzi termini un “individuo a disposizione della famiglia Lampada, nonché come pedina fondamentale nella rete dei rapporti politici lombardi e calabresi”. Sarà Olivero ad attivarsi per presentare ai Lampada, Pavone, il finanziere pugliese che avrebbe dovuto fare da partner ai boss calabresi nell’affare dei Monopoli. “Naturalmente”, si legge nelle carte dell’inchiesta, “ non si può ragionevolmente pensare che tutta questa disponibilità non prevedesse una contropartita”.
Ma a disposizione del clan della Lomellina c’era anche il consigliere comunale Armando Vagliati, vicinissimo all’ex sindaco Letizia Moratti, e vero garante delle operazioni dei Lampada in città. Ai Lampada lo legano non solo rapporti d’affari, ma anche la necessità di ottenere l’ appoggio e i voti del clan. un obiettivo cui Vagliati non rinuncia anche quando il boss – venuto a conoscenza di indagini sui suoi stretti congiunti – sceglie di tenere il profilo più basso possibile e di non rispondere al telefono. “Quello che interessa sottolineare” sottolinea il Gip, “ è la relazione di Vagliati. Il consigliere apprende che gli stretti parenti dei Lampada sono indagati per reati che chiunque poteva comprendere gravissimi. Il consigliere non può non capire quello che Giulio ha saputo e non deve essere di pubblico dominio. E nonostante ciò, il consigliere continua a cercare contatti utili con Lampada”
Contatti fitti, incrociati a seconda delle circostanze che Lampada riteneva più opportune, contatti che a detta del Gip Gennari, evidenziano una chiara strategia da parte della famiglia Lampada “volta ad avvicinare uomini politici ai quali proporre pacchetti di voti e con i quali scambiare poi interessi di varia natura”. Politici accondiscendenti, politici complici che diventerebbero, di volta in volta, collettori “per mettere in comunicazione l’esponente mafioso con la società civile e imprenditoriale”.
Il dolore ci rimette in mezzo alle cose in modo nuovo.