Cause ed effetti (indesiderati) della globalizzazione

Notizie dal mondo e dalla città: curiosità, fatti, cronaca...

Moderatori: Bud, NinoMed, Lilleuro

Rispondi
Avatar utente
Lillo sei uno
Forumino Malato
Forumino Malato
Messaggi: 1440
Iscritto il: 24/05/2011, 20:52

Gli ultimi dieci anni sono stati quelli della definitiva globalizzazione, della fine dei blocchi, del crollo delle frontiere per il capitale, delle guerre commerciali, della ridislocazione dei cicli produttivi oltre che del decentramento delle imprese, delle produzioni informatizzate e delle società strutturate a rete, del capitale come know-how, del just in time, dell’imposizione sull’intera società civile delle modalità produttive della qualità totale.

Gli ultimi dieci anni sono stati, insomma, il trionfo del neoliberismo portato alle estreme conseguenze da un nuovo “soggetto ibrido” che si è affacciato sull’agone economico mondiale sparigliando le poche regole ancora esistenti nella giungla globale.

Questo nuovo soggetto che ha assorbito l’aggressività delle famigerate tigri asiatiche (si ricorda per tutte Taiwan, Hong Kong, Macao, Canton), ha combinato in un mix esplosivo il nazionalismo protezionistico, proprio di un sistema comunista, ad un modello di rincorsa dell’economia di mercato, proprio di una visione capitalistica occidentale, dando vita ad una sorta di perestroika alla rovescia secondo cui: il sistema comunista non si tocca, ma in economia via libera alla rivoluzione, ai capitali stranieri e alla proprietà privata, tutelata dalla costituzione.

Questa nuova impostazione ha travolto le vecchie concezioni di conduzione economica, il cui modello è adesso il capitalismo selvaggio, ultraliberista, ma al tempo stesso autoritario, con diritti sociali e politici ridotti al minimo.

Di fronte a questo nuovo scenario, dove il mondo è divenuto sempre più piccolo, dove è in atto una competizione selvaggia per la supremazia economica tra il modello europeo, quello americano, quello giapponese e quello cinese, un mondo dominato dallo strapotere delle leggi di mercato che si sostituiscono sempre più al governo delle società, un mondo che ristringe ed emargina sempre più gli spazi nazionali, le ideologie, la politica e la stessa democrazia sociale, si aprono nuove contraddizioni e problemi sempre più gravi.

Oggi la globalizzazione, sotto la spinta del progresso tecnologico e della rivoluzione informatica ha cambiato rapidamente e in maniera radicale gli assetti del mondo, essa appare chiaramente come il nuovo volto del capitalismo, di un capitalismo che ha messo definitivamente in crisi i sistemi economici del socialismo reale, e che minaccia adesso di distruggere ogni forma di Stato sociale, ed è capace di convivere più agevolmente con regimi autoritari, come quello cinese, piuttosto che con regimi democratici come quelli europei, i quali devono sempre fare i conti con la realtà popolare.

Su questo tema, nonostante qualcuno abbia cercato di avvertire sulle minacce incombenti, si è preferito soprassedere senza comprendere fino in fondo la portata dirompente dei processi di trasformazione in atto, e che adesso ci colgono impreparati di fronte alle nuove tremende sfide che le ripetute crisi economiche mondiali ci propinano.

Siamo entrati nella nuova era della globalizzazione dell’economia e della rivoluzione informatica senza quasi accorgercene, senza percepire che i vecchi schemi che segnano il limite più serio della nostra coscienza sono proprio il permanere di una visione tradizionale della crisi del capitalismo, senza appunto avvertire che, grazie anche all’avvento di nuove tecnologie, hanno preso avvio grandi processi di ristrutturazione che hanno trasformato la realtà non solo produttiva e sociale dell’Occidente, ma in tante altre parti del mondo.

In conclusione, visto che il “moderno dragone” non costituisce più terra di confine, bensì luogo centrale finanziario dell’economia globalizzata, proprio per superare i limiti delle tradizionali politiche socialdemocratiche, ma soprattutto le difficoltà di reggere alle sfide del neoliberismo e dei nuovi sviluppi del capitalismo finanziario, occorre che tutti insieme finalmente realizziamo una compiuta presa di coscienza delle nuove sfide, capace di indicare una linea di modernizzazione e di incivilimento nel segno della globalizzazione anche dei diritti umani.

E’ una via obbligata da intraprendere, pena la fine della democrazia e dei valori che essa rappresenta così come l’abbiamo conosciuti, o peggio, della stessa umanità.
S'a Reggina è na malatia, prima Gallo e poi Saladini sunnu i so merici curanti.
reggino
Non c'è nenti!
Non c'è nenti!
Messaggi: 4467
Iscritto il: 12/05/2011, 19:30
Località: l'isola che non c'è

Lillo sei uno ha scritto:Gli ultimi dieci anni sono stati quelli della definitiva globalizzazione, della fine dei blocchi, del crollo delle frontiere per il capitale, delle guerre commerciali, della ridislocazione dei cicli produttivi oltre che del decentramento delle imprese, delle produzioni informatizzate e delle società strutturate a rete, del capitale come know-how, del just in time, dell’imposizione sull’intera società civile delle modalità produttive della qualità totale.

Gli ultimi dieci anni sono stati, insomma, il trionfo del neoliberismo portato alle estreme conseguenze da un nuovo “soggetto ibrido” che si è affacciato sull’agone economico mondiale sparigliando le poche regole ancora esistenti nella giungla globale.

Questo nuovo soggetto che ha assorbito l’aggressività delle famigerate tigri asiatiche (si ricorda per tutte Taiwan, Hong Kong, Macao, Canton), ha combinato in un mix esplosivo il nazionalismo protezionistico, proprio di un sistema comunista, ad un modello di rincorsa dell’economia di mercato, proprio di una visione capitalistica occidentale, dando vita ad una sorta di perestroika alla rovescia secondo cui: il sistema comunista non si tocca, ma in economia via libera alla rivoluzione, ai capitali stranieri e alla proprietà privata, tutelata dalla costituzione.

Questa nuova impostazione ha travolto le vecchie concezioni di conduzione economica, il cui modello è adesso il capitalismo selvaggio, ultraliberista, ma al tempo stesso autoritario, con diritti sociali e politici ridotti al minimo.

Di fronte a questo nuovo scenario, dove il mondo è divenuto sempre più piccolo, dove è in atto una competizione selvaggia per la supremazia economica tra il modello europeo, quello americano, quello giapponese e quello cinese, un mondo dominato dallo strapotere delle leggi di mercato che si sostituiscono sempre più al governo delle società, un mondo che ristringe ed emargina sempre più gli spazi nazionali, le ideologie, la politica e la stessa democrazia sociale, si aprono nuove contraddizioni e problemi sempre più gravi.

Oggi la globalizzazione, sotto la spinta del progresso tecnologico e della rivoluzione informatica ha cambiato rapidamente e in maniera radicale gli assetti del mondo, essa appare chiaramente come il nuovo volto del capitalismo, di un capitalismo che ha messo definitivamente in crisi i sistemi economici del socialismo reale, e che minaccia adesso di distruggere ogni forma di Stato sociale, ed è capace di convivere più agevolmente con regimi autoritari, come quello cinese, piuttosto che con regimi democratici come quelli europei, i quali devono sempre fare i conti con la realtà popolare.

Su questo tema, nonostante qualcuno abbia cercato di avvertire sulle minacce incombenti, si è preferito soprassedere senza comprendere fino in fondo la portata dirompente dei processi di trasformazione in atto, e che adesso ci colgono impreparati di fronte alle nuove tremende sfide che le ripetute crisi economiche mondiali ci propinano.

Siamo entrati nella nuova era della globalizzazione dell’economia e della rivoluzione informatica senza quasi accorgercene, senza percepire che i vecchi schemi che segnano il limite più serio della nostra coscienza sono proprio il permanere di una visione tradizionale della crisi del capitalismo, senza appunto avvertire che, grazie anche all’avvento di nuove tecnologie, hanno preso avvio grandi processi di ristrutturazione che hanno trasformato la realtà non solo produttiva e sociale dell’Occidente, ma in tante altre parti del mondo.

In conclusione, visto che il “moderno dragone” non costituisce più terra di confine, bensì luogo centrale finanziario dell’economia globalizzata, proprio per superare i limiti delle tradizionali politiche socialdemocratiche, ma soprattutto le difficoltà di reggere alle sfide del neoliberismo e dei nuovi sviluppi del capitalismo finanziario, occorre che tutti insieme finalmente realizziamo una compiuta presa di coscienza delle nuove sfide, capace di indicare una linea di modernizzazione e di incivilimento nel segno della globalizzazione anche dei diritti umani.

E’ una via obbligata da intraprendere, pena la fine della democrazia e dei valori che essa rappresenta così come l’abbiamo conosciuti, o peggio, della stessa umanità.
io penso invece che è da vent'anni che il liberismo la fa da padrone,e la cosa che più mi dà fastidio,è che per molti esso è lo strumento per curare i mali che affliggono l'intera europa,quando invece è la stata la causa degli stessi mali.Sul resto sono pienamente d'accordo con te,soprattutto sull'invito che fai della globalizzazione dei diritti,anche se ho dei seri dubbi che questa strada venga intrapresa...
https://www.youtube.com/watch?v=-JQINuybHL4" onclick="window.open(this.href);return false;
Avatar utente
Lillo sei uno
Forumino Malato
Forumino Malato
Messaggi: 1440
Iscritto il: 24/05/2011, 20:52

A proposito di Marxcapitalismo.

Per rispettare i tempi di consegna del tanto atteso iPhone5 – annunciato in uscita per il 12 settembre – a Huai’an, nella Cina orientale, migliaia di studenti universitari sono stati cooptati a forza dalle autorità locali, hanno dovuto interrompere le lezioni e sono stati messi al lavoro negli stabilimenti della Foxconn, azienda taiwanese licenziataria di Apple.

Per loro è prevista una paga di circa 193 euro e turni che possono arrivare a 12 ore al giorno, per sei giorni a settimana. Ufficialmente si tratta di stage estivi obbligatori previsti da accordi tra scuole e Foxxconn “per promuovere le abilità individuali”.

Ma gli studenti so devono pagare vitto e alloggio e i tirocini stanno proseguendo dopo agosto “per consegnare in tempo a Apple il nuovo modello, in quanto Foxconn aveva un disperato bisogno di almeno diecimila operai”.

Fonte: denunce degli studenti-operai apparse sul web.
S'a Reggina è na malatia, prima Gallo e poi Saladini sunnu i so merici curanti.
Rispondi