Si pensa al campo, arriva il vero derby di Calabria. Dai mille intrecci
20.12.2014 00:35 di Francesco Calvano articolo letto 482 volte
Si proviamoci, nonostante tutto. Dai tentiamoci, benchè sia un “periodaccio”. Su, ridestiamoci e torniamo a parlare di calcio. Solo di quello giocato. Anche perché domenica c’è il derby e l’attenzione deve riportare attorno al prato verde e a nient’altro. Il recente orribile passato, il futuro obnubilato e che incuriosisce: per novanta minuti lasciamoli fuori e concentriamoci sul manto erboso del vecchio militare. Così ci piace chiamarlo, con un termine che riporta alla mente un calcio dal sapore antico, più vero e sentimentale di quello di oggi. Quel calcio in cui si sfidavano Catanzaro e Reggina, in una gara che, ancora di più che quella col Cosenza, attiene alla definizione di derby. Un duello sempre, ma nel vero senso della parola dagli anni ’70 in poi quando calcio e politica, pallone e lotte sociali si intersecavano anche in modo violento. Erano gli anni della lotta per il titolo di capoluogo di Regione, del “boia chi molla”, dei martiri per una guerra fratricida ma dalla vitale importanza economica, politica e sociale. Ma anche calcistica, tanto che al successo per essere diventata la città amministrativamente più importante della Calabria, Catanzaro aggiunse quello del raggiungimento della serie A. E’ così che nacque lo slogan “cha, cha, cha, capoluogo e serie A”. Un traguardo arrivato anche per mezzo di sfide contro gli amaranto giocate, per ragione di ordine pubblico, in campo neutro a Firenze. Ma è a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 che le partite si fanno più intense e, per fortuna, si parla solo di calcio. Giocato e non: perché Catanzaro e Reggina si incrociano anche in affari di mercato, con il più emblematico caso di Massimo Palanca. “O’Rey”, infatti, avrebbe dovuto vestire amaranto ma solo se la squadra dello stretto fosse salita in cadetteria. La cosa non avviene e il Catanzaro coglie l’occasione, approfitta dell’involontario autogol dei vicini (ancora una volta beffati) e acquista il più importante giocatore della sua storia. La rivincita avverrà, solo in parte, quasi una trentina di anni dopo quando la Reggina raggiunge il traguardo del Catanzaro di arrivare nella massima serie dove disputerà – battendo in questo caso i giallorossi – nove campionati. Ma la contro beffa è pronta ad arrivare. Dopo qualche anno, insieme al corrispondente declino degli amaranto, a Catanzaro si affaccia un personaggio, reggino doc, pronto a scrivere la storia degli acerrimi nemici. Un reggino (che tra l’altro di nome fa Cosentino) che salva il Catanzaro: più beffa di così… E come se non bastasse, il tutto è fatto anche con l’intento, mai nascosto da parte del patron, di raggiungere e superare la Reggina quando la stessa era in B. Ancora una volta, però, la squadra dello stretto ci ha pensato da sola e la classifica già arride ai giallorossi del presidente Cosentino che può guardare il collega Foti - con il quale ha anche collaborato in passato – dall’alto in basso. E poi c’è la bandiera Ciccio Cozza, il Palanca della Reggina che arriva a Catanzaro e lo porta in Prima Divisione, va a Reggio e si ritrova esonerato con una squadra nelle ultime posizioni. L’ennesima beffa per la Reggina – che però ha vinto anche alcune sfide contro i giallorossi – ma in generale l’ennesimo capitolo di una storia appassionante e verace. Una storia di calcio, il calcio nella storia di una Regione che nel calcio è emersa proprio grazie a queste due squadre. Che ora vivono un momento difficile, ma che non per questo devono far perdere di fascino alla sfida di domenica. Al vero derby di Calabria.
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http://www.catanzarosport24.it/in-primo ... recci-5030