Regmi ha scritto:
Dal punto di vista formale il ragionamento non fa una piega aqua.
Ma, e tanto per rientrare sul punto della sua infelice affermazione che non può
non nascondere un modello dello stare insieme prospetticamente molto simile, se non uguale, a quella di Sacconi,
se per difendere gli interessi dei loro iscritti in particolare, e del mondo del lavoro in generale, i rappresentanti dei lavoratori
devono essere eletti in Parlamento chi, in che modo e in quali sedi, svolge il ruolo del Sindacalista? Io me lo sto ancora chiedendo.
Ora
- considerando che anche gli imprenditori sono liberamente associati nel loro sindacato e il fatto che preferisca ascoltarne uno,
ossia quello che rappresenta i finanziatori delle sue personalissime iniziative politiche, e non quello che è sempre stato la cinghia
di trasmissione della parte politica che lui rappresenta essendone il segretario-
questa sua lotta senza quartiere a chi continua a conservare le sempre identiche sensibilità Politiche, e grazie alle quali in Parlamento
ha i numeri che gli hanno permesso di scalare Palazzo Chigi, non può non essere considerata quantomeno bizzarra per un qualsiasi
personaggio che continua a professarsi di centro- sinistra.
In soldoni, sul fatto che quella dichiarazione politicamente equivale a un benservito a qualche milione di voti e che costituisca un
ulteriore schiaffo alla minoranza del suo Partito già di suo messa in una condizione di pura rappresentanza, mi pare che ci dovrebbero essere
pochi dubbi.
Invece di fare la sintesi tra le varie anime, con questi continui strappi lo sta lacerando.
La mia riflessione è:
era, ed è, proprio necessario? Vuole andare a elezioni senza quei voti che considera un fardello da buttare via al più presto?
Bene, se così fosse la logica conseguenza sarebbe la certificazione della nascita di un nuovo (ma non troppo) soggetto politico
in costanza di denominazione e, in piena continuità, sempre vincente.
Sarà ancora il nostro?

La domanda (sarà ancora il nostro) è, allo stesso tempo, inquietante e affascinante e la risposta non può che essere sospensiva, ovvero non lo so.
Non lo so perchè mi è difficile immaginare un "nostro" entro il quale coagulare un giudizio politico.
Perchè si possa tentare un ragionamento, bisognerebbe definire quello spazio politico genericamente definito come "nostro" o ancora più genericamente "sinistra".
Lo stesso PD (nato dalle ceneri del PCI e della DC) ha, negli anni, perso alcuni tratti somatici per sostituirli con altri tratti somatici la cui origine affondava nel mondo cattolico e pensare nel 2014, all'indomani di un ventennio contrassegnato da berlusconi, dalle sue derive liberiste e dalle spinte disgregratrici dell'Unità nazionale della Lega che tutto possa essere ricondotto in un dibattito per certi versi manicheo è,
per quanto mi riguarda,
puro esercizio accademico e non politico.
Basterebbe parlare con un ventenne/trentenne per afferrare il senso della mia analisi.
Come in un film dove l'audio è asincrono rispetto al movimento delle labbra, continuiamo a ragionare come se la declinazione della Politica attuale dovesse o potesse essere uguale a quella degli anni settanta.
Il film è lo stesso ma l'audio è fuori tempo.
Il Partito, così come l'avevamo vissuto, non esiste più.
C'è, mi pare dal 1997, un nuovo contenitore politico che si chiamava prima Ulivo e adesso PD e tutti i protagonisti hanno,
se osservati con i rayban, che indossavamo quando eravamo "la meglio gioventù", caratteristiche aliene ai nostri standard.
Che fare?
Continuiamo a ragionare come se il Mondo si fosse cristallizato alla vigilia della caduta del muro di Berlino o,
pragmaticamente, prendiamo atto di come il Pianeta sia cambiato e adattiamo le NOSTRE istanze a quelle della "nuova gioventù"?
E' tutto quì il dilemma:
da una parte i rimpiangenti e dall'altra i proponenti, i primi con il curriculum pieno zeppo di "titoli", i secondi con l'ardore e la vigoria dei trentenni senza "titoli" ma,
e forse varrebbe la pena stigmatizzarlo, con zero cadaveri negli armadi.
La nostra Storia, dalla disputa tra Gramsci e Bordiga, è contrassegnata da scissioni tra "duri e puri" e pragmatici, sono quasi cento anni che discutiamo e troviamo SEMPRE qualche valido motivo per dividerci.
Il punto è che così facendo, altro che indebolire Governi dove, comunque, c'erano i nostri rappresentanti, non abbiamo fatto. La nostra debolezza è diventato il plus valore di una destra incapace e inetta e ha consentito il berlusconismo.
Ieri si celebravano le gesta di D'Alema impegnato con Berlusconi nella bicamerale, oggi si crocifigge preventivamente chiunque cerchi di rompere lo schema,
quello schema secondo il quale gli altri governano e noi li stiamo a guardare e criticare.
Infine, carissimo Regmi, vorrei farti una domanda:
La farina è quella che è, Renzi non è il leader che sognavi ma, sgranato il rosario, cosa resta?
Pensi veramente ci sia un'alternativa a Renzi e quindi immagini un altro a guidare il Governo o l'avversione al quasi quarantenne rientra in quel cupio dissolvi al quale Bersani ci aveva abituato.
Mi piacerebbe rispondessi, indicandomi un nome in grado di formare un Governo e di conquistare (con il voto) la maggioranza del corpo elettorale.
Il Mondo, fuori dai nostri piccoli mondi, è quello che è.
Non è quello che vorremmo.
