Il CSM trasferisce il Procuratore: "Offese ai colleghi"

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Il_Molestatore
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Il Csm caccia Minna da Ferrara
In meno di un’ora il Plenum lo liquida: «E’incompatibile. Parolacce e offese ai colleghi, un clima irrespirabile»



Alzano tutti le mani e votano, all'unanimità, di trasferire il procuratore capo Rosario Minna dall'ufficio della procura di Ferrara perchè incompatibile. Perchè tutti i suoi sostituti, da tempo, hanno detto basta al «clima irrespirabile», alle parolacce, agli insulti, al clima conflittuale fatto di rapporti di fiducia rotti da anni, al lavorare con «grande tensione». Basta al comunicare con lui «solo per iscritto per tutelarci», basta alle offese gratuite e ridicole, con i sostantivi più bizzarri, ruvidi e volgari: «animale, fogna, cretina» per arrivare anche a «troia», riferito alle colleghe donne solo per divergenze di vedute su indagini oppure “la signora” con fare ridicolizzante, come si legge nei verbali del Csm, come riferisce in aula il consigliere Rossi, che chiede al Plenum del Csm di votare per il trasferimento dopo aver sintetizzato due anni di conflitti all'interno dell'ufficio di via Mentessi. E lo fa citando i documenti, le lettere dello stesso Minna che definiremo quasi dadaiste, se non fosse che si tratta di documenti ufficiali tra magistrati che dovrebbero amministrare la legge in nome del popolo italiano-ferrarese, che invece battibeccano come scolari delle elementari. Del resto è lo stesso Minna nei suoi atti difensivi e nella ultima arringa di ieri in aula, davanti al Csm, a parlare delle “marachelle” dei suoi sostituti, a dire che “se tornassi indietro farei ben di peggio”, dando a quelle che lui chiama marachelle, connotazioni di tipo disciplinare.
Fino alla fine Minna Rosario, 70 anni, ha cercato di difendersi davanti al Csm. Ma alla fine , dopo appena due anni di servizio, sarà il primo procuratore capo ad essere cacciato dall'ufficio di Ferrara per incompatibilità e primo magistrato a essere giudicato con l'articolo 2 : «non si mette in discussione la qualità del magistrato – spiegano in punta di diritto amministrativo i consiglieri nel brevissimo dibattito - ma la sua capacità di gestire con indipendenza e impazialità l'ufficio e i rapporti con i suoi sostituti» .
E' lo stesso Minna, in aula, ad attribuirsi, erroneamente, il ruolo di “ incolpato”. Con veemenza rigetta a chi lo accusa le sue colpe, accendendo anche l'ironia mista a sarcasmo del vicepresidente Vietti che lo invita a prendersi una camomilla per calmarsi. Di fatto, con le sue parole Minna ha rafforzato ancor di più, in chi non lo conosce, la convinzione e la determinazione di allontarlo dall'incarico.
«Voi mi radiate da innocente» conclude la sua arringa difensiva, sostenendo di non esser stato in grado di difendersi, di non averne avuto la possibiltià «io che ho fatto del giusto processo la mia bandiera». Perchè i suoi difensori (prima Maurizio Millo poi PierCamillo Davigo), lui dice, non erano stati avvisati dell'udienza di ieri. «Ma non è obbligo del Csm informarli» gli ha replicato il plenum, poiché tutta la istruttoria sul suo caso era già stata liquidata dalla Prima Commissione oltre due mesi fa.
«Io - si è lamentato - ho conosciuto ciò di cui mi incolpate solo dopo che avete depositato gli atti della prima commissione». E poi ancora se la prende con i suoi sostituti: «hanno avuto cali di memoria davanti alla prima commissione» tuona alludendo alle testimonianze di Nicola Proto, Barbara Cavallo e Angela Scorza, che parlarono del clima irrespirabile, dei contrasti. Che ci sia rancore, astio e ormai quella incompatibilità nei rapporti, lo confessa lui stesso: «Quei ragazzi (i suoi sostituti , ndr) cui non si possono lasciare risolvere i problemi sulla criminalità organizzata», «la signora Cavallo» o ancor peggio «quella cretina» rivolto alla pmVolta, o ancor più indifendibile parlando, davanti alla pm Scorza testimone auditiva, di «quella troia» rivolto alla Castaldini o alla Cavallo.
Tutti riferimenti, tutte prove, vergate sui documenti del Csm, citati nella relazione introduttiva e pubblicati nella relazione di 38 pagine allegate all'ordine del giorno per trasferire il magistrato. E lui, con uno scatto di orgoglio,«qui si discute della mia dignità personale e professionale, non di un vetro rotto», batte i pugni, alza la voce, perde il controllo. Imbarazza tutti i presenti, ormai provati dopo una mattinata a decidere trasferimenti e procedimenti di magistrati di mezza Italia. Così il caso Minna scivola via in poco meno di 60 minuti. Minna si siede alle 13.30, con 1 ora e mezza di ritardo rispetto la sua audizione prevista per mezzogiorno. Spiega le sue ragioni, con una difesa-boomerang che non fa altro che creare ancor più imbarazzo. Ribadisce che le parolacce fanno parte della sua persona, di «un linguaggio argentino» che usava con magistrati come Vigna e Chelazzi (a Firenze), «sarà vero che sono brusco con i miei sostituti, che uso parolacce, ma non si è mai parlato delle loro parolacce, non sono gli angioletti apprezzati dalla Prima commissione», dice sferzante alludendo a Proto, Scorza e Cavallo.
Difendendosi in modo scomposto, quando lui chiama la pm Cavallo «la signora», il consigliere Rossi lo riprende «non signora ma dottoressa», e Minna replica tagliente, con aria di sfida: «Quando dico signora non voglio offendere, se voglio offendere so farlo bene e ve ne ho dato dimostrazione” . Alzando la voce, poi, provoca il vicepresidente Vietti «lei prenda la camomilla e io il caffè, io voglio risposte, voglio che si replichi», alle argomentazioni che lui porta a sua difesa. Il non avere sentito il presidente della Camera penale ferrarese (Franco Romani, ndr) che «ha parlato a mia difesa (forse l’unico,ndr)», il pm Ombretta Volta «per cui mi sono assunto la responsabilità delle minacce che ha subito».
E’ un crescendo: «Ma io non sono un pazzo ad aver chiesto queste cose» afferma riferendosi a ciò che voleva facessero i suoi sostituti, soprattutto per il caso Ciancimino che aveva innescato il conflitto più grave. E allora? Allora «voi mi radiate innocente, datemi risposte». La risposta quella vera, non ha voluto nemmeno ascoltarla. Esce pochi secondi prima della votazione, chiede il permesso di farlo: «E’ un suo diritto» gli dice Vietti.
La risposta arriva alle 14.35.37 come scandisce l'orologio digitale dell'aula, Giovedì 16 giugno 2011. Qui si chiude l'era Minna alla procura di Ferrara. «Ed è una buona cosa per tutti», la prima battuta di un magistrato.

http://lanuovaferrara.gelocal.it/cronac ... a-1.651301

:o.o:
Le feci tener su le scarpe coi tacchi alti. Sono un freak.
Il corpo al naturale non lo reggo, ho bisogno di farmi ingannare.
Gli psichiatri hanno un termine specifico per questo,
ed io ho un termine specifico per gli psichiatri.
[Charles Bukowski]
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