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Operazione ''Principessa'': Procura Palmi e Guardia di Finanza sgominano banda di truffatori. Sequestrato un albergo di lusso
Mercoledì 15 Giugno 2011 12:08
di Claudio Cordova - Un sistema piuttosto ampio basato sui vincoli familiari o, comunque, su una grande fiducia reciproca. Vi sarebbero proprio questi “valori” alla base della fitta rete di presunti truffatori scoperta dalla Guardia di Finanza, delegata a svolgere le indagini dalla Procura della Repubblica di Palmi, retta da Giuseppe Creazzo. Otto imprese sequestrate per un valore di 30 milioni di euro, 37 soggetti indagati perché ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falso, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. E’ stata soprattutto la Compagnia della Guardia di Finanza di Palmi, comandata dal Capitano Bartolomeo Scalabrino, a svolgere gli accertamenti sull’organizzazione, costituita da un gruppo di imprenditori, legati, in molti casi, da rapporti di parentela, che sarebbe riuscita, nell’arco di circa otto anni, a mettere in piedi un impero economico, fondato, però, su attività illecite, i cui proventi sarebbero stati, poi, ulteriormente reinvestiti.
Le aziende sequestrate, su autorizzazione del Gip di Palmi, Paolo Ramondino, che ha accolto la richiesta del sostituto procuratore Salvatore Dolce, vistata anche dal Procuratore Giuseppe Creazzo, sarebbero tutte riconducibili alla famiglia Giovinazzo, attiva nella fascia tirrenica della provincia di Reggio Calabria. Le indagini, curate inizialmente dal pm Stefano Musolino, poi trasferito a Reggio Calabria, condotte dalla Compagnia di Palmi, coadiuvata dai colleghi di Taurianova, avrebbero individuato nei cugini Antonio e Girolamo Giovinazzo i promotori del sistema che vanta altri 35 indagati.
La vicenda avrebbe inizio nei primi anni 2000, allorquando due società appositamente costituite, la Ascrizzi Gaetano e la SCAM Srl, sarebbero state utilizzate per sostenere un vorticoso giro di fatture per operazioni che poi, secondo gli accertamenti delle Fiamme Gialle, si sarebbero rivelato in massima parte inesistenti. Movimentazioni bancarie, anche di una certa entità, volte a creare un giro di costi inesistenti, per rimpinguare le casse dei presunti associati. Ed è qui che scatterebbe la truffa ai danni della legge 488 del 1992: i soggetti indagati avrebbero richiesto e ottenuto ingenti somme per le proprie aziende, la “Re.Gi. Olearia S.a.s.” e per la società che gestisce la nota struttura alberghiera “Uliveto Principessa Park Hotel”, che figura tra i beni sequestrati dalla Guardia di Finanza. Una struttura all’avanguardia, immersa nel verde, costituita da villette, piscina, parco giochi, strutture sportive.
Anche i profitti realizzati mediante la creazione di falsi crediti di IVA, da parte delle imprese riconducibili alla famiglia Giovinazzo, sarebbero stati reimpiegati nelle casse delle due società: somme cospicue, che si aggirano intorno ai 5 milioni e mezzo di euro. In particolare, gli indagati arrivano a chiedere, tra il 2001 e il 2006, solo per l’hotel “Uliveto Principessa” (da cui trae origine il nome dell’operazione) somme di denaro pubblico pari a sette milioni di euro: “I beni sarebbero stati strumento per la commissione dei reati” spiega il pm Salvo Dolce. Il Procuratore Creazzo, sottolineando la competenza degli uomini del Colonnello Alberto Reda, parla invece di “truffe e frodi ben architettate”.
Molte delle aziende coinvolte, però, opererebbero soprattutto nel settore oleario: le ditte “G.M.” e “D.M.C.”, in qualità di produttrici di olio d’oliva, e la ditta “Olearia Casalnuovo Srl”, insieme alla Re.Gi. Olearia Sas”, si sarebbero servite di documenti emessi in maniera fittizia dal gruppo Giovinazzo. Oltre a tali ditte, il Gip Ramondino ha anche autorizzato il sequestro dell’elegante Hotel “Grimaldi Palace”, ubicato a Cittanova, dell’olearia “An.Lu.Gi. di Curinga Urbano & C.” e della ditta “I Falegnami di Chiaro Giuseppe & C.” La prima, in particolare, sarebbe stata cessionaria della “Great Southern Hotels & Residences Srl”, anch’essa società che ha potuto godere, negli anni di contributi di denaro pubblico.
Operazione "Principessa"
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Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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ed ai piccoli produttori oleari venivano abbassati negli anni i contributi previsti, per non parlare del prezzo dell'olio sempre più basso per cui una piccola azienda non riesce quasi neanche a pagare le spese per la raccolta e la lavorazione, mentre questi delinquenti si sono fatti un impero...
sbatteteli in galera e buttate la chiave...
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Andrew ha scritto:Ma esiste qualche grossa azienda in calabria che sia realmente pulita?
Il problema non è il grosso o piccolo, è capire veramente quante ce ne sono. Molti dei 50 mld annui di fatturato della holding 'ndrangheta sono reinvestiti,parecchi sul ns. territorio, dal piccolo bar, negozio, locale, sala giohi, concessionaria, centri commerciali, alla grande catena di distribuzione.
Ed ancora troppi insospettabili alla fine ci cascano o per obblighi contratti dallo stato di bisogno/vessazione o dalla cupidigia.
Di solito quelle sane falliscono e non rinascono perchè ci rimettono tanti soldi propri.
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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(comunque holding si dice olding senza h )doddi ha scritto:Andrew ha scritto:Ma esiste qualche grossa azienda in calabria che sia realmente pulita?
Il problema non è il grosso o piccolo, è capire veramente quante ce ne sono. Molti dei 50 mld annui di fatturato della holding 'ndrangheta sono reinvestiti,parecchi sul ns. territorio, dal piccolo bar, negozio, locale, sala giohi, concessionaria, centri commerciali, alla grande catena di distribuzione.
Ed ancora troppi insospettabili alla fine ci cascano o per obblighi contratti dallo stato di bisogno/vessazione o dalla cupidigia.
Di solito quelle sane falliscono e non rinascono perchè ci rimettono tanti soldi propri.
ma è normale che purtroppo sia così a reggio non ci sono imprenditori e il capitale che gira quello è... per ripulire la città ci sarebbe da fare un lavoro sicuramente controproducente per i cittadini a mio modo di vedere, l'unica speranza sarebbe quello di puntare su un lavoro centenario che parta dagli asili e segua il ragazzo fino all'ultimo anno di superiori... se riesci a cambiare la testa del reggino medio, forse allora qualche speranza la hai, ma con questo qualunquismo in giro, e questa penuria di lavoro tentare di cambiare le cose è controproducente per tutti: c'è tanta brava gente che purtroppo come dice doddi lavora per mezzo di quei 50mld annuali, c'è tanta altra gente che lavora in centri commerciali e grandi centri di distribuzione e purtroppo buttarli giu significa al contempo lasciare a spasso centinaia se non migliaia di famiglie...
si deve partire dal basso, dai bambini educandoli da prima che affidarsi a determinati soggetti non porta al benessere della collettività...
vedo troppa gente battersi il petto nelle fiaccolate contro la mafia ed essere i primi ad elemosinare per un posto di lavoro al primo che arriva in qualsiasi modo esso arrivi.
Pickwick ha scritto:La percentuale di scemi del movimento 5 stelle supera anche il grande sud di Miccichè...
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(L'"h" lasciala dov'è che è giusto così )nosacciu ha scritto:(comunque holding si dice olding senza h )doddi ha scritto:Andrew ha scritto:Ma esiste qualche grossa azienda in calabria che sia realmente pulita?
Il problema non è il grosso o piccolo, è capire veramente quante ce ne sono. Molti dei 50 mld annui di fatturato della holding 'ndrangheta sono reinvestiti,parecchi sul ns. territorio, dal piccolo bar, negozio, locale, sala giohi, concessionaria, centri commerciali, alla grande catena di distribuzione.
Ed ancora troppi insospettabili alla fine ci cascano o per obblighi contratti dallo stato di bisogno/vessazione o dalla cupidigia.
Di solito quelle sane falliscono e non rinascono perchè ci rimettono tanti soldi propri.
ma è normale che purtroppo sia così a reggio non ci sono imprenditori e il capitale che gira quello è... per ripulire la città ci sarebbe da fare un lavoro sicuramente controproducente per i cittadini a mio modo di vedere, l'unica speranza sarebbe quello di puntare su un lavoro centenario che parta dagli asili e segua il ragazzo fino all'ultimo anno di superiori... se riesci a cambiare la testa del reggino medio, forse allora qualche speranza la hai, ma con questo qualunquismo in giro, e questa penuria di lavoro tentare di cambiare le cose è controproducente per tutti: c'è tanta brava gente che purtroppo come dice doddi lavora per mezzo di quei 50mld annuali, c'è tanta altra gente che lavora in centri commerciali e grandi centri di distribuzione e purtroppo buttarli giu significa al contempo lasciare a spasso centinaia se non migliaia di famiglie...
si deve partire dal basso, dai bambini educandoli da prima che affidarsi a determinati soggetti non porta al benessere della collettività...
vedo troppa gente battersi il petto nelle fiaccolate contro la mafia ed essere i primi ad elemosinare per un posto di lavoro al primo che arriva in qualsiasi modo esso arrivi.
La pulizia con annessi e connessi è il prezzo che si deve pagare. Qualunque esso sia. Non se ne scappa.
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.