di Stefano Perri - Lo scorso 27 agosto si è toccato il fondo. Erano le cinque del pomeriggio quando un anziano ha tentato di dare fuoco al locale d'ingresso del Pronto Soccorso
degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria. Tanica di benzina ed accendino in mano, il 63enne, probabilmente esasperato dalle lunghe ore di attesa, ha sfogato tutta la sua rabbia contro gli operatori del reparto. Una tragedia evitata solo grazie al grande coraggio di un'infermiera, Fabiola Stranges, in servizio al 118 di Sant'Eufemia d'Aspromonte, che si è prodigata a bloccare il folle gesto del paziente disperato.
Ma quelle evitate dalla giovane operatrice del servizio emergenza non sono le uniche fiamme che rischiano di ardere all'interno dei locali del Pronto Soccorso reggino. La situazione ormai da mesi è davvero sul punto di esplodere. E non ci sarebbe da sorprendersi se qualcuno, acceso da spirito di zelo, decidesse, esasperato dalla totale inadeguatezza della struttura e dai continui disservizi, di aggiungere sotto l'insegna del Pronto Soccorso la scritta ''Benvenuti all'inferno'.
Le problematiche che ormai da tempo gravano sul punto d'emergenza dei Riuniti sono diverse. Anzitutto, neanche a dirlo, i tempi di attesa. Da quando le strutture di Scilla e Melito Porto Salvo funzionano a singhiozzo, l'enorme bacino d'utenza dell'area dello Stretto si riversa, almeno per quanto riguarda gli interventi in emergenza, interamente sul nosocomio reggino.
I risultati sono deprimenti. Per un codice bianco si arriva ad attendere anche otto ore, per un codice verde fino a sei ore. Per il giallo invece, assegnato a patologie gravi ma che in teoria non mettono a repentaglio la vita del paziente, si arriva ad attendere anche due ore. Tempi che possono arrivare anche ad allungarsi in giornate particolarmente a rischio.
Ma è proprio questa spropositata dilatazione dei tempi a far comprendere quanto importante sia il ruolo del triage all'ingresso, il servizio di smistamento che assegna il colore dei codici, all'interno del quale opera un infermiere - normalmente di provata esperienza - che ha il compito di riconoscere sommariamente la tipologia e la gravità della patologia che ha di fronte assegnandone un codice di priorità. Con i tempi di attesa del Pronto Soccorso reggino, soprattutto quelli riferiti ai codici bianchi e verdi, è una scelta che diventa determinante per la vita o la morte di un paziente.
A i lunghissimi tempi di attesa si aggiunge la totale inadeguatezza dei locali del Pronto Soccorso. Anzitutto la stessa sala d'aspetto risulta assolutamente sottodimensionata rispetto al numero delle prestazioni offerte dalla struttura. Appena una decina di posti a sedere, in un locale angusto freddo d'inverno e afoso d'estate, per una struttura che ogni anno serve tra le 75mila e le 80mila persone. Allo fine dello scorso mese di agosto erano già più di 50mila i pazienti trattati, con una media di circa 210 prestazioni al giorno. Il tutto gestito in appena tre salette: una chirurgica, una medica ed una che dovrebbe essere riservata ai codici bianchi e verdi ma che di fatto si trasforma in una sorta di parcheggio per le barelle, in sosta perenne in continum con il corridoio interno.
Veniamo all'altra nota dolente, il personale. L'organico degli infermieri risulta certamente sottodimensionato. Sono in totale 24 gli operatori in servizio al Pronto Soccorso, due dei quali con grosse limitazioni e tre sotto il regime della Legge 104, con le conseguenti ridotte capacità operative. Operatori che vanno suddivisi nei 5 turni quotidiani per 7 giorni a settimana. Considerando riposi, ferie e malattie, non sono mai più di tre in servizio contemporaneamente, uno dei quali impegnato nel delicatissimo ruolo del triage e due a fare la spola avanti e indietro da una stanza all'altra. Il servizio del Pronto Soccorso sta in piedi solo grazie al contributo del personale volontario.
Anche il personale medico non è esente da limitazioni. Nonostante le unità impiegate siano sufficienti in numero, la qualità delle prestazioni non è esattamente omogenea. Una condizione probabilmente derivata dal fatto che gran parte del personale in servizio al Pronto Soccorso non proviene da un percorso formativo di specializzazione in Medicina d'urgenza. Le turnazioni per quanto riguarda il personale medico vengono gestite anche secondo il principio della reperibilità, cosa che probabilmente ha poco senso soprattutto quando si tratta di pazienti in codice rosso per i quali anche pochi minuti fanno la differenza tra la vita e la morte.Il Pronto Soccorso di Reggio è una sorta di bomba ad orologeria pronta ad esplodere in qualsiasi momento. Giungono ormai quasi quotidianamente le proteste di pazienti esasperati e scandalizzati dal trattamento e dalla lentezza delle procedure. Quello che dovrebbe rappresentare la punta avanzata per la gestione delle emergenze sul territorio reggino si è trasformato inesorabilmente in uno dei maggiori punti critici dell'intero sistema sanitario regionale.
da http://www.strill.it
Pronto Soccorso Ospedali Riuniti di RC:Benvenuti all'inferno
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Anzitutto la stessa sala d'aspetto risulta assolutamente sottodimensionata rispetto al numero delle prestazioni offerte dalla struttura. Appena una decina di posti a sedere, in un locale angusto freddo d'inverno e afoso d'estate, per una struttura che ogni anno serve tra le 75mila e le 80mila person
incredibile , una città di 190.000 abitanti , con una decina di posti a sedere in un pronto soccorso.
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Emergenza Sanità, le idee di Scopelliti: ''A Reggio due punti Soccorso all'Ortopedico e al Policlinico. Ed una nuova struttura privata per i codici bianchi''
Martedì 15 Ottobre 2013 14:47
''Stiamo lavorando ad una soluzione per alleggerire l'accesso dei codici bianchi al Pronto Soccorso degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria. Siamo in contatto con una serie di medici professionisti
che si stanno riunendo per aprire una sorta di studio di pronto soccorso in vista di un successivo accreditamento all'Asp''. Il Presidente Scopelliti annuncia le contromisure che la Regione e l'Asp di Reggio Calabria sono in procinto di prendere con l'obiettivo di alleggerire l'enorme mole di prestazioni alle quali è sottoposto il Pronto Soccorso del nosocomio cittadino.
Dopo l'articolo di denuncia pubblicato da Strill.it il Governatore della Calabria non si è sottratto ad alcune considerazioni sul futuro dell'organizzazione sanitaria in riva allo Stretto. L'obiettivo, dichiarato dal Presidente, è quello di creare una nuova struttura privata, frutto dell'aggregazione di diversi professionisti attualmente operativi in città, da allocare in una sede al centro di Reggio in vista di un probabile accreditamento presso l'Azienda Sanitaria Provinciale. Rispetto ai tempi di realizzazione della procedura il Governatore però non è chiaro: ''non appena ci saranno i soldi'' dichiara, ma previsioni realistiche indicano che il progetto potrebbe cominciare ad essere operativo a partire dal 2014.
Inoltre, sempre secondo quanto dichiarato dal Governatore, è allo studio l'eventualità di aprire due nuovi punti di Pronto Soccorso: uno presso l'Ortopedico e uno presso il Policlinico Madonna della Consolazione di Reggio Calabria. Entrambe le soluzioni vanno inserite nell'ottica dell'alleggerimento dei servizi attualmente gestiti dall'unico Pronto Soccorso attualmente in funzione, quello degli Ospedali Riuniti, che gestisce ogni anno circa 80mila prestazioni.
Tra i progetti dell'amministrazione regionale anche la creazione di una nuova Casa della Salute a Reggio Calabria, sul modello di quella di Siderno che dovrebbe essere inaugurata nelle prossime settimane, da realizzare nei locali dell'ex Inam (Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro le Malattie) di via del Torrione.
Una serie di progetti che dimostrano - secondo quanto dichiara il Governatore - la ''grande attenzione al tema della sanità nella città di Reggio Calabria''.
Have a Nice Day