Ma andiamo con ordine. La legge cui Monti fa riferimento, quella che prescrive un aumento dell’Iva di 2 punti dal 1 ottobre 2012, è effettivamente un decreto legge di Berlusconi: il Decreto-Legge 6 luglio 2011, n.98. Tuttavia nell’articolo incriminato, che è il numero 40, non si fa accenno alcuno all’aumento dell’Iva. Tutto quello che si dice è contenuti nei commi 1-ter (dove si tagliano i regimi di esenzione, esclusione e favore fiscale) e 1-quater, dove si dice testualmente:
1-quater. La disposizione di cui al comma 1-ter non si applica qualora entro il 30 settembre 2013 siano adottati provvedimenti legislativi in materia fiscale ed assistenziale aventi ad oggetto il riordino della spesa in materia sociale, nonche’ la eliminazione o riduzione dei regimi di esenzione, esclusione e favore fiscale che si sovrappongono alle prestazioni assistenziali, tali da determinare effetti positivi, ai fini dell’indebitamento netto, non inferiori a 4.000 milioni di euro per l’anno 2013 ed a 20.000 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2014)).
In sostanza, il Decreto Legge di Berlusconi si limita a dire che bisogna fare una decurtazione delle esenzioni, delle esclusioni e del favore fiscale (come da allegato), ma che se al 30 settembre 2013 si saranno fatte riforme adeguate, capaci di far risparmiare 4 miliardi nel 2013 e 20 miliardi l’anno dal 2014 in poi, non ce ne sarà bisogno. Tutto qui. Di Iva non c’è traccia.
Ma allora, da dove arriva la storia dell’obbligo dell’aumento di 2 punti di Iva dal 1 ottobre 2012? Dal Decreto-Legge 6 dicembre 2011 , n.201 recante “Disposizioni urgenti per la crescita, l’equita’ e il consolidamento dei conti pubblici”. Uno dei primi Decreti Salva-Tutto di Monti, insomma, che all’Articolo 18 recita così:
Art. 18Clausola di salvaguardia
1. All’articolo 40 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito con modificazioni dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, sono apportate le seguenti modificazioni:a) il comma 1-ter e’ sostituito dal seguente: “1-ter. A decorrere dal 1° ottobre 2012 fino al 31 dicembre 2012 le aliquote Iva del 10 e del 21 per cento sono incrementate di 2 punti percentuali. A decorrere dal 1° gennaio 2013 continua ad applicarsi il predetto aumento. A decorrere dal 1° gennaio 2014 le predette aliquote sono ulteriormente incrementate di 0,5 punti percentuali.”.
Tutto chiaro? Monti prende la legge di Berlusconi, stralcia il comma 1-ter (quello che deliberava il taglio di esenzioni, agevolazioni fiscali e così via, ma solo in maniera condizionata al non raggiungimento degli obiettivi di bilancio da attuarsi con riforme di varia natura) e lo sostituisce ex-novo con un comma 1-ter che togli ogni “se” e ogni “ma”, stabilmente di forza che dall’1 ottobre 2012 ci sarà un aumento di Iva di 2 punti percentuali, e che addirittura dal 2014 tale aumento arriverà a 2,5 punti percentuali, portando l’imposta sul valore aggiunto stabilmente al 23,5%. Ne dà notizia, il sito del Governo, così: “L’aumento dell’IVA è deliberato in 2 punti percentuali a decorrere dal primo settembre 2012, a copertura della clausola di salvaguardia e da attuare solo nel caso in cui sia necessario“. In realtà sbagliano clamorosamente anche la data di entrata in vigore del provvedimento, ma sfido chiunque, in quei giorni di frenetico “Fate Presto”, a badare alla redazione dei testi.
Perché, allora, i media attribuiscono la responsabilità di questa tagliola al Governo di Silvio Berlusconi? Perché Monti inserisce la norma come modificazione del Decreto Legge di Berlusconi, che dunque nominalmente ne porta le generalità. Poteva fare diversamente? Forse avrebbe potuto semplicemente stralciare l’Articolo 40 della legge di Berlusconi e attribuirsi la paternità diretta (senza equivoci mediatici) dell’aumento di Iva. Sta di fatto che è dal Consiglio dei Ministri n.5 del 4/12/2011 che sulla testa degli italiani pende la spada di Damocle dell’aumento dell’Iva di 2 punti. Non da prima.
NINO , continuiamo con il messaggero ?

altri giornali di sinistra c'è ne sono ?
comunque se vuoi il link te lo posso mandare in pvt.