Museo Magna Grecia

Notizie dal mondo e dalla città: curiosità, fatti, cronaca...

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aquamoon
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Apprendo dalla Gazzetta che martedì, udite, udite, ci sarà un sopralluogo da parte del Ministero e della Regione Calabria per definire, udite, udite,
"le ultime procedure burocratiche finalizzate a sbloccare il finanziamento che la Regione ha messo a disposizione per completare la ristrutturazione del museo".
Ho controllato la data del giornale e, udite, udite, è quella di oggi!
Ma... non è già un anno che scopelliti aveva risolto...
Ad occhio e croce passerà ALMENO un altro anno prima che i bronzi possano essere esposti nella loro sede naturale, tre anni e più di ritardo... perchè?
Se fosse possibile lancerei la proposta d'istituire una Commissione d'inchiesta sul perchè e sul percome un restyling finanziato sia, nel giro di due anni, quasi triplicato nei costi e nei termini di consegna.
Oltre il sottoscritto c'è qualcun altro "curioso"?
:salut
Sventurata la terra che ha bisogno di eroi
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onlyamaranto
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Un'ennesima vergogna...i soldi sono stati stanziati, apriremo entro tre mesi, apriremo entro l'anno, una grande conquista della Regione, il Governo amico della Calabria ci è stato vicino, finalmente Reggio sta per riavere il suo Museo, una nuova stagione turistica sta per iniziare...palle, palle, tutte fortissimamente palle...

"...e qualcosa rimane
tra le pagine chiare e le pagine scure... "
rca
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aquamoon ha scritto:Apprendo dalla Gazzetta che martedì, udite, udite, ci sarà un sopralluogo da parte del Ministero e della Regione Calabria per definire, udite, udite,
"le ultime procedure burocratiche finalizzate a sbloccare il finanziamento che la Regione ha messo a disposizione per completare la ristrutturazione del museo".
Ho controllato la data del giornale e, udite, udite, è quella di oggi!
Ma... non è già un anno che scopelliti aveva risolto...
Ad occhio e croce passerà ALMENO un altro anno prima che i bronzi possano essere esposti nella loro sede naturale, tre anni e più di ritardo... perchè?
Se fosse possibile lancerei la proposta d'istituire una Commissione d'inchiesta sul perchè e sul percome un restyling finanziato sia, nel giro di due anni, quasi triplicato nei costi e nei termini di consegna.
Oltre il sottoscritto c'è qualcun altro "curioso"?
:salut
Non che sia una scusante, ma è la "prassi" tutta e (per fortuna e purtroppo) solo italiana.
Ovviamente tutto queste avviene con le opere pubbliche.
E quindi? Ma poi, fondamentalmente...tu, chi cazzo sei? (cit.)
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Regmi
Non c'è nenti!
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Trovo che questo "pezzo" fornisca valide risposte a quanto proposto.

Per i pigri, oltre al link, lo copincollo.

http://www.ildispaccio.it/primo-piano/1 ... itta-morte

E' proprio vero che il reggino, quando rientra da un viaggio, ritrova , suo malgrado, una realtà spiacevole spiaccicata addosso come una ventosa dalla quale è difficile svincolarsi. Uscendo dai confini locali si cerca il meglio, è vero. Facile a dirsi e a farsi. Praticamente il desiderio di evadere, nella maggior parte dei casi, è esaudito. Reggio ormai è diventata, sporca, collusa, ipocrita, disdicevole, squallida. Invivibile insomma. E' inutile andare oltre le apparenze e chiedersi cosa si cela dietro tanto degrado; cosa muove veramente le fila di una sceneggiatura grottesca architettata da uomini senza scrupoli che siano politici, imprenditori, intellettuali, o semplici cittadini che non vogliono più saperne.

Ogni città vive il suo splendore e la sua decadenza.Ogni borgo ha i suoi momenti clou che illuminano le menti e accendono gli entusiasmi. Ma come ogni competizione sportiva ad alto livello, deve aspettarsi i momenti bui, metabolizzarli, porsi in chiave critica e accettarli con dignità, in vista di una meditata rivincita. Bruges, romantica e deliziosa cittadina fiamminga belga, i cui palazzi sono affacciati sui canali e protetta da mura che la difendevano dagli attacchi marittimi, conserva una storia di splendore e decadenza. L'atmosfera medievale, fatta di ponti e graziosi edifici, ospita allo stesso modo, commercianti ed artisti. Un connubio quasi perfetto di lavoro e creatività. Il fiume, sul quale la città sorse, è stata zona di transito di flussi finanziari importanti e dunque punto cruciale di scambi e crescita. Ma, a poco a poco, la città decade a causa dell'insabbiamento del collegamento marittimo e i saccheggi prodotti dalle guerre. La letteratura celebra la sua decadenza quasi come un trionfo. Un libro dal titolo, Bruges la morta, fa in modo che la città diventi meta turistica letteraria molto ambita. Perché in essa la trama va di pari passo con gli eventi locali. Così Bruges diventa pettegola e spia; città bigotta dal rintocco di campane, dal brulichio di suore e preti dove la fede, retaggio di un cattolicesimo spagnolo, sa esprimersi in forme austere ma anche ironiche e beffarde, sofisticate e crudeli. Città severa, come le sue torri che dominano incontrastate. Un'architettura silenziosa quasi che non tollera il rumore; una città che d'inverno diventa uggiosa e i colori si attenuano senza lasciare ombre. Come se il crollo restituisse decoro alla sua storia. Come se la crisi preannunciasse la primavera. Un alto senso di rispetto verso il prossimo; un' accoglienza velata e paziente nei confronti della multiculturalità annebbiata spesso dal fascino aristocratico e da una freddezza nordica solo apparente. Si respira aria di primavera in pieno inverno. Riscatto virtuoso; laboriosa rivincita; sfida continua.

Come è diversa Reggio, la nostra città, che ha vissuto la primavera più florida e che ora porta l'icona dell'illegalità e della corruzione! La sua decadenza è la sua storia fatta di mafia, scandali e collusioni. Reggio, che spettegola con orgoglio su fatti di cronaca e sulle mille emergenze dimenticando il valore dei luoghi e le sue origini. Città bigotta, legata ad onore e tradizione ingannevoli e fuorvianti. Che sa uccidere con sorprendente lucidità. Intransigente nel giudicare; dura nel condannare; diffidente verso ogni vento consigliere oltre confine. Una città dal clima mite che sa d'inverno rigido, chiusa dentro una coltre impalpabile che nessuno osa più sfiorare. Si avverte la nostalgia della Primavera. Non serve sfoggiare uno modello ostinato che vuole a tutti i costi mostrare la faccia pulita di una città che fatica a sopravvivere. Vogliamo riprendere la dignità smarrita e attivare le risorse più belle affinchè la Décadence sia catarsi . Nella speranza più recondita che una coscienza rinnovata possa emergere. Cosicché, quando rientriamo da un viaggio, possiamo sviscerare, accanto allo spleen per la vita, un desiderio ardente di elevazione morale.
La speranza appartiene ai figli.
Noi adulti abbiamo già sperato e quasi sempre perso.
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Guitin
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Regmi ha scritto:Trovo che questo "pezzo" fornisca valide risposte a quanto proposto.

Per i pigri, oltre al link, lo copincollo.

http://www.ildispaccio.it/primo-piano/1 ... itta-morte

E' proprio vero che il reggino, quando rientra da un viaggio, ritrova , suo malgrado, una realtà spiacevole spiaccicata addosso come una ventosa dalla quale è difficile svincolarsi. Uscendo dai confini locali si cerca il meglio, è vero. Facile a dirsi e a farsi. Praticamente il desiderio di evadere, nella maggior parte dei casi, è esaudito. Reggio ormai è diventata, sporca, collusa, ipocrita, disdicevole, squallida. Invivibile insomma. E' inutile andare oltre le apparenze e chiedersi cosa si cela dietro tanto degrado; cosa muove veramente le fila di una sceneggiatura grottesca architettata da uomini senza scrupoli che siano politici, imprenditori, intellettuali, o semplici cittadini che non vogliono più saperne.

Ogni città vive il suo splendore e la sua decadenza.Ogni borgo ha i suoi momenti clou che illuminano le menti e accendono gli entusiasmi. Ma come ogni competizione sportiva ad alto livello, deve aspettarsi i momenti bui, metabolizzarli, porsi in chiave critica e accettarli con dignità, in vista di una meditata rivincita. Bruges, romantica e deliziosa cittadina fiamminga belga, i cui palazzi sono affacciati sui canali e protetta da mura che la difendevano dagli attacchi marittimi, conserva una storia di splendore e decadenza. L'atmosfera medievale, fatta di ponti e graziosi edifici, ospita allo stesso modo, commercianti ed artisti. Un connubio quasi perfetto di lavoro e creatività. Il fiume, sul quale la città sorse, è stata zona di transito di flussi finanziari importanti e dunque punto cruciale di scambi e crescita. Ma, a poco a poco, la città decade a causa dell'insabbiamento del collegamento marittimo e i saccheggi prodotti dalle guerre. La letteratura celebra la sua decadenza quasi come un trionfo. Un libro dal titolo, Bruges la morta, fa in modo che la città diventi meta turistica letteraria molto ambita. Perché in essa la trama va di pari passo con gli eventi locali. Così Bruges diventa pettegola e spia; città bigotta dal rintocco di campane, dal brulichio di suore e preti dove la fede, retaggio di un cattolicesimo spagnolo, sa esprimersi in forme austere ma anche ironiche e beffarde, sofisticate e crudeli. Città severa, come le sue torri che dominano incontrastate. Un'architettura silenziosa quasi che non tollera il rumore; una città che d'inverno diventa uggiosa e i colori si attenuano senza lasciare ombre. Come se il crollo restituisse decoro alla sua storia. Come se la crisi preannunciasse la primavera. Un alto senso di rispetto verso il prossimo; un' accoglienza velata e paziente nei confronti della multiculturalità annebbiata spesso dal fascino aristocratico e da una freddezza nordica solo apparente. Si respira aria di primavera in pieno inverno. Riscatto virtuoso; laboriosa rivincita; sfida continua.

Come è diversa Reggio, la nostra città, che ha vissuto la primavera più florida e che ora porta l'icona dell'illegalità e della corruzione! La sua decadenza è la sua storia fatta di mafia, scandali e collusioni. Reggio, che spettegola con orgoglio su fatti di cronaca e sulle mille emergenze dimenticando il valore dei luoghi e le sue origini. Città bigotta, legata ad onore e tradizione ingannevoli e fuorvianti. Che sa uccidere con sorprendente lucidità. Intransigente nel giudicare; dura nel condannare; diffidente verso ogni vento consigliere oltre confine. Una città dal clima mite che sa d'inverno rigido, chiusa dentro una coltre impalpabile che nessuno osa più sfiorare. Si avverte la nostalgia della Primavera. Non serve sfoggiare uno modello ostinato che vuole a tutti i costi mostrare la faccia pulita di una città che fatica a sopravvivere. Vogliamo riprendere la dignità smarrita e attivare le risorse più belle affinchè la Décadence sia catarsi . Nella speranza più recondita che una coscienza rinnovata possa emergere. Cosicché, quando rientriamo da un viaggio, possiamo sviscerare, accanto allo spleen per la vita, un desiderio ardente di elevazione morale.
:salut :salut quest'articolo di Luisa Nucera, offre non pochi spunti di riflessione..
Reggio è un luogo. Un sito. Un punto geografico del e nel mondo. Sono i suoi abitanti che la rendono "Reggio" nel suo significato più intrinseco.
Siamo noi che la abitiamo e la viviamo che abbiamo reso possibile la "decadenza" di cui sopra.
O Siamo certi di essere tutti innocenti?
O forse Siamo certi di avere fatto tutto il possibile perchè non si avverasse concretamente il declinio??

Quando SIAMO REGGIO?? IN PRIMAVERA O SEMPRE??

..Quali sono stati gli anni migliori dal dopoguerra a oggi? E perchè?

E asteniamoci cortesemente dalle solite e ripetitive accuse politiche.
Fermiamoci a domandarci se, forse, da cittadini, non abbiamo sbagliato qualcosa..

Partiamo da qui,cambiamo il nostro punto di vista, facciamolo diventare globale, che sia il punto di un popolo e non di una sola persona, che persegua il bene comune e non soggettivo.Adottiamo un punto di vista, un modus vivendi di chi si sente Reggio, nel bene e nel male, e non vuol certo abbandonare la nave mentre affonda...
Aldilà delle evidenti responsabilità gestionali,noi popolo reggino abbiamo la tendenza a disgregarci piuttosto che unirci , a invidiarci piuttosto che applaudirci, a non crederci in una NUOVA E NOSTRA possibilità di riscatto.
Ovunque c'è melma in politica ma non ovunque c'è la rassegnazione che stiamo respirando, non ovunque c'è lo stagno nel quale stiamo annegando
senza fiatare,quando ci decidiamo ad alzare la VOCE??
Quando decideremo di tornare ad essere la così tanto decantata e ormai utopica Reggio "Bella e Gentile"???
Non possiamo perdere la speranza. Senza speranza siamo già morti.
Reggio può risorgere, noi possiamo farla risorgere,noi abbiamo il DOVERE DI FARLA RIVIVERE.
Sogno, qualcosa di buono
che mi illumini il mondo
buono come te…
Che ho bisogno, di qualcosa di vero
che illumini il cielo
proprio come te!!!
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Regmi
Non c'è nenti!
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Guitin ha scritto:
Regmi ha scritto:Trovo che questo "pezzo" fornisca valide risposte a quanto proposto.

Per i pigri, oltre al link, lo copincollo.

http://www.ildispaccio.it/primo-piano/1 ... itta-morte

E' proprio vero che il reggino, quando rientra da un viaggio, ritrova , suo malgrado, una realtà spiacevole spiaccicata addosso come una ventosa dalla quale è difficile svincolarsi. Uscendo dai confini locali si cerca il meglio, è vero. Facile a dirsi e a farsi. Praticamente il desiderio di evadere, nella maggior parte dei casi, è esaudito. Reggio ormai è diventata, sporca, collusa, ipocrita, disdicevole, squallida. Invivibile insomma. E' inutile andare oltre le apparenze e chiedersi cosa si cela dietro tanto degrado; cosa muove veramente le fila di una sceneggiatura grottesca architettata da uomini senza scrupoli che siano politici, imprenditori, intellettuali, o semplici cittadini che non vogliono più saperne.

Ogni città vive il suo splendore e la sua decadenza.Ogni borgo ha i suoi momenti clou che illuminano le menti e accendono gli entusiasmi. Ma come ogni competizione sportiva ad alto livello, deve aspettarsi i momenti bui, metabolizzarli, porsi in chiave critica e accettarli con dignità, in vista di una meditata rivincita. Bruges, romantica e deliziosa cittadina fiamminga belga, i cui palazzi sono affacciati sui canali e protetta da mura che la difendevano dagli attacchi marittimi, conserva una storia di splendore e decadenza. L'atmosfera medievale, fatta di ponti e graziosi edifici, ospita allo stesso modo, commercianti ed artisti. Un connubio quasi perfetto di lavoro e creatività. Il fiume, sul quale la città sorse, è stata zona di transito di flussi finanziari importanti e dunque punto cruciale di scambi e crescita. Ma, a poco a poco, la città decade a causa dell'insabbiamento del collegamento marittimo e i saccheggi prodotti dalle guerre. La letteratura celebra la sua decadenza quasi come un trionfo. Un libro dal titolo, Bruges la morta, fa in modo che la città diventi meta turistica letteraria molto ambita. Perché in essa la trama va di pari passo con gli eventi locali. Così Bruges diventa pettegola e spia; città bigotta dal rintocco di campane, dal brulichio di suore e preti dove la fede, retaggio di un cattolicesimo spagnolo, sa esprimersi in forme austere ma anche ironiche e beffarde, sofisticate e crudeli. Città severa, come le sue torri che dominano incontrastate. Un'architettura silenziosa quasi che non tollera il rumore; una città che d'inverno diventa uggiosa e i colori si attenuano senza lasciare ombre. Come se il crollo restituisse decoro alla sua storia. Come se la crisi preannunciasse la primavera. Un alto senso di rispetto verso il prossimo; un' accoglienza velata e paziente nei confronti della multiculturalità annebbiata spesso dal fascino aristocratico e da una freddezza nordica solo apparente. Si respira aria di primavera in pieno inverno. Riscatto virtuoso; laboriosa rivincita; sfida continua.

Come è diversa Reggio, la nostra città, che ha vissuto la primavera più florida e che ora porta l'icona dell'illegalità e della corruzione! La sua decadenza è la sua storia fatta di mafia, scandali e collusioni. Reggio, che spettegola con orgoglio su fatti di cronaca e sulle mille emergenze dimenticando il valore dei luoghi e le sue origini. Città bigotta, legata ad onore e tradizione ingannevoli e fuorvianti. Che sa uccidere con sorprendente lucidità. Intransigente nel giudicare; dura nel condannare; diffidente verso ogni vento consigliere oltre confine. Una città dal clima mite che sa d'inverno rigido, chiusa dentro una coltre impalpabile che nessuno osa più sfiorare. Si avverte la nostalgia della Primavera. Non serve sfoggiare uno modello ostinato che vuole a tutti i costi mostrare la faccia pulita di una città che fatica a sopravvivere. Vogliamo riprendere la dignità smarrita e attivare le risorse più belle affinchè la Décadence sia catarsi . Nella speranza più recondita che una coscienza rinnovata possa emergere. Cosicché, quando rientriamo da un viaggio, possiamo sviscerare, accanto allo spleen per la vita, un desiderio ardente di elevazione morale.
:salut :salut quest'articolo di Luisa Nucera, offre non pochi spunti di riflessione..
Reggio è un luogo. Un sito. Un punto geografico del e nel mondo. Sono i suoi abitanti che la rendono "Reggio" nel suo significato più intrinseco.
Siamo noi che la abitiamo e la viviamo che abbiamo reso possibile la "decadenza" di cui sopra.
O Siamo certi di essere tutti innocenti?
O forse Siamo certi di avere fatto tutto il possibile perchè non si avverasse concretamente il declinio??

Quando SIAMO REGGIO?? IN PRIMAVERA O SEMPRE??

..Quali sono stati gli anni migliori dal dopoguerra a oggi? E perchè?

E asteniamoci cortesemente dalle solite e ripetitive accuse politiche.
Fermiamoci a domandarci se, forse, da cittadini, non abbiamo sbagliato qualcosa..

Partiamo da qui,cambiamo il nostro punto di vista, facciamolo diventare globale, che sia il punto di un popolo e non di una sola persona, che persegua il bene comune e non soggettivo.Adottiamo un punto di vista, un modus vivendi di chi si sente Reggio, nel bene e nel male, e non vuol certo abbandonare la nave mentre affonda...
Aldilà delle evidenti responsabilità gestionali,noi popolo reggino abbiamo la tendenza a disgregarci piuttosto che unirci , a invidiarci piuttosto che applaudirci, a non crederci in una NUOVA E NOSTRA possibilità di riscatto.
Ovunque c'è melma in politica ma non ovunque c'è la rassegnazione che stiamo respirando, non ovunque c'è lo stagno nel quale stiamo annegando
senza fiatare,quando ci decidiamo ad alzare la VOCE??
Quando decideremo di tornare ad essere la così tanto decantata e ormai utopica Reggio "Bella e Gentile"???
Non possiamo perdere la speranza. Senza speranza siamo già morti.
Reggio può risorgere, noi possiamo farla risorgere,noi abbiamo il DOVERE DI FARLA RIVIVERE.
Non è il luogo adatto per le riflessioni questo, cara Guitin (spero mi si perdoni la gratuita carineria, peraltro ossequiosa delle tua capacità espositiva che nello specifico trasmette sana passione)

Tra una discussione pacata e l'altra, tra una lite e l’altra, spesso mi capita di metterne sul tavolo... ahimè, sempre inutilmente.
Di fatto costituiamo un piccolo "spaccato" di noi Riggitani e, così come nel reale, ci troviamo su un metaforico ring. E come sul quadrato delimitato dalle tre corde,
chi va tanto per il sottile,
si distrae,
pensa
o addirittura, maravigghia ri maravigghi, tenta di riflettere,
viene immediatamente messo al tappeto dall'avversario tra le urla di approvazione e orgasmica gioia dell’allenatore e dei tifosi astanti.
D’altronde, sperare nella comprensione/ propensione all’ascolto dell'avversario per cavarsela… equivarrebbe ad un certo suicidio.

Ergo, qui, come fuori, la forza della ragione è (a riahimè, ahinoi) ancora soccombente a quella dell’astuzia e, ove non bastasse, della forza bruta.
Altrimenti...non ci troveremmo nel buco nero ove ci troviamo.

Da parte mia, sperando che le fila si ingrossino, il solo registrare che qualcuno le abbia colte lo considero già un successo.
:salut
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