nosacciu ha scritto:
1) Non ho assimilato civati a renzi anzi come pensiero sono lontani basti pensare che renzi sia a favore di marchionne civati no. Civati fa parte del gruppo di Laura Puppato oltre che essere molto appoggiato dal gia conosciuto alle cronache Penati (non è un insulto sennò non si può neanche parlare). Tra l'altro Civati. Poi non vedo l'utilità dell'ennesimo clone di una nuova generazione all'interno del PD che afferma di voler portare "una visione politica diversa, che parta dai cittadini e non dalle segreterie." Se devo scegliere un populista all'interno della mia coalizione vado con l'm5s almeno, al di là dell'antidemocrazia che regna li dentro, probabilmente sono i piu' puliti almeno ad oggi. La politica deve partire dal politico, analizzarla con i cittadini e fare le dovute valutazioni MAI IL CONTRARIO, altrimenti istituiamo una forma di governo referendaria escludendo parlamento e camera dei deputati e facciamo votare ogni singola legge al cittadino,se voleva intendere altro che impari a dosare le parole perchè in politica è la prima cosa. Se io mi porto significa che ho un programma, lo illustro al cittadino, se ne può discutere perchè i consigli son bene accetti ma se non sta bene non mi votano e basta.
2) Sono PD perchè ci faccio parte per laboratorio politico e presunta prossima candidatura, è da quando ho 14 anni che giro intorno ai laboratori dei DS mi mantengo fedele al PD perchè tecnicamente è il partito che mi rappresenta al meglio ideologicamente, ma se davvero nel mio partito dovesse vincere chi non fa politica mi troverei ad un bivio sentendomi piu' vicino a SEL (io che cosi' tanto estremista non sono mai staot) che al pd
1. Felice di leggerti.
2. Anch'io sono del PD ed ho frequentato senza girarci attorno ma con qualche responsabilità i laboratori del... PCI.
Probabilmente la differenza tra me e te è tutta nell'acronimo di partenza, là (nel vecchio e catacombale PCI) era praticamente vietato portare fuori dal recinto della sezione qualsiasi istanza difforme dalla linea ufficiale del Partito.
Erano tempi grami, i diritti costituzionali erano perennemente in discussione e la visione di un Partito compatto e univoco nel dettare le coordinate era necessario poichè in ballo non c'era il Governo ma l'esistenza stessa del Partito.
Era dura, le mozioni venivano discusse nelle varie commissioni all'interno delle sezioni e dopo lunga e travagliata disamina dialettica diventavano "tesi".
Le tesi o, se preferisci, le istanze delle varie sezioni coagulavano nei congressi, prima in quelli provinciali e immediatamente dopo in quello nazionale.
Una volta discusse e votate dai delegati, il Congresso Nazionale sintetizzava, grazie alla segreteria democraticamente eletta, i desiderata e formulava una Linea generale che,
votata e approvata dai congressisti diventava, sic et simpliciter, la Linea del Partito.
Chi l'approvava era dentro, chi no, fuori.
C'erano mugugni, sussurri, grida... nelle sezioni. Posizioni differenti nelle sezioni o nelle federazioni, una sola voce all'esterno.
Era questo il Partito e nessuno si sognava di sbaraccare il "centralismo democratico", da buoni leninisti si immaginava che il Partito dovesse essere l'unico brodo di cultura nel quale far germogliare i semi della Democrazia ed era considerato normale che il dirigente o militante X, in chiaro dissenso rispetto alla Linea cristallizzata nel Congresso, fosse esautorato dalle sue funzioni e, se non sufficientemente pentito... espulso.
Era dura, lo stragismo, gli anni di piombo, le brigate rosse, i gruppuscoli di varia natura, avevano fiaccato i cittadini e i progetti di colpo di stato da parte della destra reazionaria e conservatrice, non si faceva a tempo a farne fallire uno che subito dopo ne spuntava un altro, l'agibilità democratica (sto parlando degli anni 70 a Reggio) era pressocchè nulla e nel resto d'Italia migliaia e migliaia di militanti avevano una valigia pronta, qualcuno per paranoia, qualcun'altro perchè dopo tre pestaggi con ricovero in ospedale... non ce la faceva più.
Qualche mese fa, ho visto un film "I primi della lista" dove grazie ad un credibilissimo (almeno per me) Claudio Santamaria si rivive (per chi c'era) o si descrive (per tutti gli altri) quell'incredibile clima che per almeno un decennio insistette sull'Italia.
Un'aria a volte irrespirabile, una nuova geografia da consultare in caso di viaggi o spostamenti.
Sapevamo di essere la parte migliore ed eravamo consapevoli del peso della croce che avevamo deciso di portare.
Dovevamo cambiare il Mondo, l'avremmo fatto comunque perchè era la Storia e l'anagrafe che ce lo imponeva ed eravamo convinti che ne valesse la pena a prescindere dal prezzo che avremmo pagato.
Nuovi eroi, nuovi miti, avremmo salutato l'alba della nuova Democrazia, quella fatta dalla Ragione e non dalla Forza, l'Armonia avrebbe infine imperato e il solo fatto di essere attori e non spettatori ci dava la Fierezza necessaria per non essere sopraffatti...
Noi credevamo (altro film da vedere), perchè chiaro era l'obiettivo: conquistare il Potere perchè TUTTI potessero trarne vantaggio.
Difficile? Impossibile? Utopia?
Dubbi, crisi ideologiche, travagli dialettici... tutto si ricomponeva e risolveva all'interno del Partito e il solo pensare che comunque c'erano un milione e settecentomila compagni di viaggio ci dava quel quid necessario per diradare i dubbi e derubricarli a banalissime elucubrazioni giovanili.
La nostra forza era la Ragione ed il Partito era il totem cui rivolgersi.
Tutto chiaro e tutto razionalmente e filosoficamente accettato.
I migliori anni della mia vita. Le certezze della Ragione e la forza del Partito.
...
Tanta acqua passata sotto i ponti, quante battaglie...desideri realizzati e bastonate. Quanti gli uni e quante le altre?
Cosa importa, "Le battaglie non si perdono, si vincono sempre"
P.S.
la mia sezione, a seguito di una battaglia politica portata con forza e convinzione (tutti gli iscritti alla sezione la votarono dopo un mese e mezzo di discussioni), in un Congresso provinciale fu,
dopo ripetuti richiami all'ordine, prima commissariata per poi essere definitivamente sciolta.
Le cose non sempre sono ciò che sembrano.
