"Escort, favorì Berlusconi" chiuse le indagini su Laudati
L'inchiesta di Lecce sulla gestione del caso delle donne a pagamento portate da Tarantini nelle residenze dell'ex premier. Il procuratore capo di Bari accusato di aver 'ostacolato' le indagini, verso la richiesta di rinvio a giudizio. Indagato anche il suo ex sostituto Scelsi, che aveva in mano l'inchiesta
La procura di Lecce ha chiuso le indagini sui veleni che hanno inquinato il Palagiustizia di Bari nel 2011, accusando formalmente di abuso d'ufficio e favoreggiamento personale il procuratore capo di Bari, Antonio Laudati. L'ipotesi di abuso d'ufficio è contestata anche all'allora pm (ora alla Procura generale di Bari), Giuseppe Scelsi, titolare del fascicolo sulle escort di Gianpaolo Tarantini e principale accusatore di Laudati.
Nella chiusura delle indagini, notificata anche a quattro giornalisti pugliesi accusati di diffamazione, un'ampia parte è dedicata alla posizione di Laudati che, secondo il capo della procura salentina, Cataldo Motta e il suo aggiunto, Antonio De Donno, avrebbe "intenzionalmente arrecato ingiusto danno ai magistrati Giuseppe Scelsi e Desirée Digeronimo", istituendo una squadra di polizia giudiziaria scelta all'interno della guardia di finanza, e incaricando la più nota "aliquota" di indagare (sotto la sua diretta supervisione) sulle "modalità di conduzione delle indagini sulla sanità pubblica pugliese", svolte da Scelsi e Digeronimo.
Accusa ancor più grave è quella di favoreggiamento per aver "aiutato Gianpaolo Tarantini e gli altri indagati nel medesimo procedimento a eludere le indagini avviate dal sostituto procuratore Giuseppe Scelsi" nel procedimento in corso sulle escort portate da Tarantini a Palazzo Grazioli, "nel quale era coinvolto quale fruitore delle loro prestazioni sessuali il presidente
del Consiglio dei Ministri, onorevole Silvio Berlusconi (al fine di favorire indirettamente quest'ultimo preservandone l'immagine istituzionale)". Per i procuratori leccesi, Laudati avrebbe "aiutato anche quest'ultimo ad eludere le suddette indagini, dirette ad accertare anche l'eventuale suo concorso nei suddetti reati, disponendo arbitrariamente" "che le indagini venissero sospese e non si adottasse alcuna iniziativa fino a quando non avesse assunto le funzioni di procuratore, così impedendo l'assunzione di sommarie informazioni delle altre escort".
Quanto a Scelsi, lo accusa di aver "intenzionalmente arrecato ingiusto danno a Desirée Digeronimo e Paola D'Aprile", intercettando le loro conversazioni telefoniche, "per ripicca", dopo aver appreso che la collega Digeronimo, titolare dell'inchiesta sulla cupola capeggiata da Alberto Tedesco, aveva intercettato suo fratello (un medico) e temendo che Desirée Digeronimo volesse sottrargli il fascicolo su Tarantini, unificandolo a quello su Tedesco. Scelsi, secondo la Procura di Lecce, avrebbe richiesto "per le vie brevi alla guardia di finanza di redigere un'informativa con la quale si segnalasse l'urgenza di disporre intercettazione delle utenze telefoniche di Lea Cosentino (anche quelle di Paola D'Aprile, utilizzate dalla Cosentino, sua amica". Nella chiusura delle indagini si legge anche che Scelsi ha disposto "l'intercettazione delle conversazioni sui telefoni di Paola D'Aprile benché non ne sussistessero i presupposti e la Cosentino non risultasse tra le persone indagate, utilizzando per motivare il decreto i risultati dell'intercettazione tra presenti all'hotel Eden di Roma". Ai finanzieri avrebbe anche chiesto di indagare su "rapporti e incontri fra la Digeronimo e la D'Aprile, risultati dalle conversazioni intercettate sui telefoni di quest'ultima (che la guardia di finanza depositava il 15 settembre 2009, e che veniva trasmessa il 15 ottobre 2009 al procuratore della Repubblica".
Nella stessa chiusura di indagini, sono indagati per diffamazione quattro giornalisti e per omesso controllo due direttori responsabili.
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