Per due anni mi sono battuta, con interrogazioni e interventi in aula, per far prendere coscienza ai miei colleghi degli altri Stati membri di un fenomeno che ha “inquinato” l’intera Europa: le mafie. Mi sono battuta come un leone affinchè la relazione per il contrasto al crimine organizzato fosse assegnata a me. Sono riuscita in entrambi gli intenti. La Commissione europea ha riconosciuto la presenza delle mafie in tutti gli Stati membri e il mio progetto di relazione è stato depositato. Dopo mesi di duro ed incessante lavoro, venerdì scorso ne ho terminato la stesura.
Questo ruolo di relatrice, oltre a rendermi orgogliosa e a confermare l’utilità del lavoro che da 18 anni, dall’omicidio di mio padre, porto avanti, mi ha, per un momento, intimorito. Un’italiana, una siciliana, figlia di un giornalista ucciso dalla mafia per le sue inchieste, non poteva fallire una relazione sul crimine organizzato. Io non potevo fallire perchè avevo sulle spalle un’enorme responsabilità: la sicurezza di 500 milioni di cittadini europei. Quella relazione era, ed è, l’obiettivo principale del mio mandato, per cui ho dedicato la maggior parte del mio tempo a sviluppare nel miglior modo possibile quelle idee e quelle convinzioni che da anni porto avanti. Ora la relazione ha preso forma ed è pronta. Ho depositato tutti gli emendamenti modificativi e integrativi alla versione iniziale del rapporto e così hanno potuto fare anche gli altri eurodeputati.
Il testo ha l’ambizione di coprire i tratti più rilevanti della complessità del fenomeno criminale organizzato, specie quello di stampo mafioso. All’interno vi sono una serie di linee guida, di richieste e di proposte finalizzate ad un più efficace contrasto alla criminalità organizzata transnazionale e alle mafie.
Mi rendo conto che sarebbero necessari decine di post per presentare tutti gli aspetti di questa bozza di risoluzione e perciò mi limiterò ad evidenziarne le proposte più rilevanti, con una nota a parte sulla questione del metodo di lavoro utilizzato. Nel rapporto si chiede di:
- predisporre una direttiva sul crimine organizzato in sostituzione dell’attuale, non vincolante e non efficace, decisione quadro del 2008; all’interno di tale direttiva dovrà essere prevista tra l’altro l’introduzione del reato di associazione a delinquere di stampo mafioso in tutti i 27 Stati membri;
- predisporre una direttiva sulla confisca e il riutilizzo a fini sociali dei patrimoni criminali, prevedendo tra le altre cose la confisca allargata, la confisca in assenza di condanna e la confisca dei beni intestati a prestanome e a terzi; attraverso tale normativa si potranno aggredire con facilità i patrimoni criminali che si trovano in altri paesi dell’UE;
- costituire una commissione antimafia al Parlamento Europeo;
- rafforzare il ruolo e il mandato delle agenzie Eurojust e Europol con precipuo riferimento alla questione del contrasto al crimine organizzato transnazionale;
- sviluppare il principio del reciproco riconoscimento delle decisioni penali e di migliorare la cooperazione giudiziaria e di polizia nell’UE e con i paesi terzi;
- rendere pienamente trasparente l’assegnazione e l’utilizzo dei fondi europei (ed in generale di quelli pubblici) attraverso siti web appositamente creati con possibilità che le informazioni disponibili siano accessibili, riutilizzabili e rielaborabili con facilità; il controllo della società civile e della stampa è uno dei migliori deterrenti per evitare la distrazione dei fondi pubblici da parte della criminalità organizzata;
- rendere incandidabili i condannati per reati connessi alla criminalità organizzata;
Sono previste anche una serie di misure finalizzate a contrastare la corruzione, a evitare che i soldi pubblici finiscano nelle tasche del crimine organizzato (art. 45), a contrastare il riciclaggio di denaro anche attraverso l’utilizzo del mercato finanziario (artt. 46-48), oltre a interventi su specifici ambiti di attività del crimine organizzato come il traffico internazionale di stupefacenti, le ecomafie, il racket estorsivo, la contraffazione di merci.
Le proposte presenti nel rapporto sono il frutto di un lavoro di sintesi che abbiamo operato rispetto a una serie di importanti contributi che abbiamo raccolto, sia nelle occasioni ufficiali che informalmente, da parte di magistrati antimafia, forze investigative, esperti, studiosi, ONG, etc. Per questa ragione mi sento in dovere di ringraziare coloro i quali, a vario titolo, anche in maniera critica, hanno discusso le proposte presenti nel rapporto. La partecipazione degli esperti ha certamente dato una marcia in più a questo lavoro, rendendolo completo.
Adesso l’iter prevede una serie di riunioni informali con i referenti degli altri gruppi politici al fine di discutere i punti sui quali non si è d’accordo, quelli da approfondire e quelli da chiarire.
I risultati di tali riunioni emergeranno durante la seduta della commissione LIBE dei primi di luglio, nella quale verranno appunto discussi gli emendamenti presentati e le eventuali soluzioni individuate. Alla ripresa dei lavori a settembre la relazione verrà votata in LIBE e, a metà ottobre, sarà sottoposta all’approvazione del Parlamento Europeo. Il mio impegno per i prossimi mesi sarà quello di lavorare affinché l’ambiziosa posizione che venerdì abbiamo presentato raccolga ampio consenso, sia arricchita con i contributi di altri eurodeputati e diventi una posizione ufficiale del Parlamento Europeo. Per rendere formale l’inizio dell’impegno antimafia dell’Unione Europea.
Questo lo dovevo a tanti, ma soprattutto a mio padre che denunciò un sistema mafioso, fatto di collusioni e interessi trasversali, che nessuno aveva avuto il coraggio di denunciare. Mio padre mi ha lasciato un’eredità preziosa: le sue idee, il ricordo del suo coraggio e la ferma volontà di combattere un sistema malato. Per questo la mia relazione è dedicata prima di tutto a lui, che con la sua storia mi ha impartito una lezione alla quale ogni giorno devo fare riferimento. So che lui oggi sarebbe orgoglioso di leggere questa relazione.
Questo lavoro si ispira al ricordo di tutte le vittime innocenti delle mafie: magistrati, uomini delle forze dell’ordine, giornalisti e semplici cittadini che hanno pagato il prezzo più alto, ma anche a coloro i quali oggi sono in prima linea nella lotta al crimine organizzato: quei magistrati che, tra un insulto e uno schiaffo istituzionale, stanno ricostruendo il puzzle degli ultimi vent’anni di storia italiana, con sprezzo del pericolo e con grande passione.
Cliccando qui si può scaricare il documento integrale.
http://www.soniaalfano.it/blog/2011/05/ ... -combatte/
relazione sulle mafie di Sonia Alfano
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