13/03/2012 Renato Meduri,
Calabria Ora
CHI, A REGGIO, avvelena i pozzi della politica, chi vuole che essa sprofondi; chi ha interesse, tra coloro che brigano per l’affossamento, ad emergere domani per trovarsi al centro di macerie sparse per ogni dove? Mi è capitato di assistere, alcuni giorni or sono, ad un dibattito politico che veniva trasmesso da una emittente televisiva reggina. Confesso che, non avendo mai assistito ad un dibattito politico in consiglio comunale da tanti anni, per quelle che erano e sono le cronache politiche quotidiane mi aspettavo molto di peggio. Ho assistito ad un confronto di buon livello dialettico, molto civile nelle interlocuzioni ed anche, in alcuni momenti, pregnante nei suoi contenuti amministrativi; a dibattere due consiglieri comunali di maggioranza, tra i quali il capogruppo del PdL Beniamino Scarfone, due di minoranza e, oltre all’ottima conduttrice, due giornalisti da collocare nell’area culturale della sinistra. Il dibattito mi ha ricordato tempi lontani quando a Reggio, pur nell’asprezza del confronto tra opposte fazioni, prima di tutto veniva il bene della città e dei suoi abitanti. Uno dei due giornalisti era il mio vecchio amico e strenuo avversario politico Aldo Varano, non più giovanissimo ma sempre fresco e brillante nella sua intelligenza.
Non ho potuto non domandarmi, io che nel consiglio comunale della città di Reggio ci ho passato circa sei lustri, perché mai il dibattito politico che appare attraverso gli organi d’informazione sia così squallido ed improduttivo e perché mai le migliori energie non riescono ad emergere. Perché, insomma, la città sia caduta così in basso. Chi, in questa città, avvelena i pozzi della politica, chi vuole che essa sprofondi; chi ha interesse, tra coloro che brigano per l’affossamento di Reggio, ad emergere domani, o domani l’altro per trovarsi al centro di macerie sparse per ogni dove? Si ha l’impressione, oggi, che all’interno delle fazioni politiche che stanno all’opposizione rispetto al centro destra, più che il bene della città si cerchi la distruzione dell’avversario politico; la distruzione ad ogni costo anche sulla stessa pelle della città e dei suoi interessi reali. Non era così, un tempo, e tutte le persone ragionevoli e veramente pensose dei destini di Reggio hanno il dovere di impegnarsi perché si cambi registro. Gli anziani ricordano i vecchi consigli comunali nel quali governavano sindaci democristiani e all’opposizione operavano consiglieri di destra e di sinistra: c’erano Ciccio Franco, Totò Dieni, Biagio Canale e Pino Simonetta, la lotta era aspra ma, comunque, alla fine, si collaborava alla ricerca della quadratura del cerchio per arrivare, assieme, al risultato che più d’ogni altro interessava realmente alla città. Gli scontri, talvolta, furono cruenti ma nessuno veniva mai sfiorato dal desiderio di criminalizzare chi governava. Nessuno tra i consiglieri veniva sfiorato dal desiderio di salire le scale della Procura: eppure anche allora non mancavano (e non mancarono anche durante il “governo” Falcomatà) gli avvisi di garanzia.
Credo che il significato del documento approvato recentemente dalla maggioranza del Consiglio Comunale (ma sarebbe stato bello che il Consiglio lo avesse votato compatto) sia proprio questo: collaborare contro tutti i nemici della città. Chi vuole il male di Reggio, mi viene da pensare, stia addirittura fuori dalle sua cinta o, quanto meno, che al suo interno su queste posizioni ci siano gli sconfitti, coloro che senza speranza di ripresa personale chiedono solo, come l’Uticense, “delenda Cartago”, ove Cartago di oggi si chiama Reggio. Non mi piace far nomi, ma coloro che hanno varcato le porte della Procura, dopo averne salito le scale, sono stati bocciati dal loro elettorato restando fuori dalle Istituzioni nelle quali, pur, erano stati prima presenti. Ricordi, caro Aldo Varano, quando in Consiglio comunale si discuteva della Scuola degli Allievi Carabinieri di Reggio? Erano i tempi bui nei quali le sinistre, tutte, chiedevano con grandi manifestazioni di piazza il disarmo della Polizia e la smilitarizzazione dell’Arma dei Carabinieri: il governo cittadino era espresso dal centro sinistra ed in Consiglio sedevano anche Italo Falcomatà e Gaetano Cingari; la DC rimase sola, la città fu sul punto di perdere la Scuola ma fu in quel momento che prevalse nell’opposizione missina l’amore per la città e la “pratica Scuola Allievi Carabinieri” passò con il voto determinante del MSI unito a quello della DC! Ci gridarono di voler militarizzare la città, ci indicarono al pubblico ludibrio come fascisti, ma la verità è che oggi Reggio, anche la Reggio di sinistra, è orgogliosa della sua Scuola. Oggi bisogna andare avanti, non è tempo di prefiche; qualcuno spera, invece, che tutto precipiti, che il consiglio venga sciolto. A chi gioverebbe? C’è un sindaco galantuomo e capace ed un consiglio non da buttare. È il momento di mettere all’angolo i disfattisti e gli sfascisti e procedere verso il futuro con rinnovata fiducia. Reggio non può attendere oltre.
Bravo Senatore



