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PersonaggiGli scomparsi del Pdldi Marco Esposito Chi s'infuria perché non ha più nemmeno un ufficio. Chi piange perché non riesce a parlare con Silvio. Chi elemosina interviste e comparsate in televisione. Chi gira nei paesi di provincia a presentare il suo libro. Viaggio tragicomico tra gli ex ministri di Berlusconi che da quasi quattro mesi sono rimasti a spasso
(13 marzo 2012) Non riesce proprio a farsene una ragione. Eppure glielo hanno detto in tutti i modi. Ma Renato Brunetta, ex ministro per la Pubblica Amministrazione, non si dà pace: lui, nel cuore, si considera ancora un ministro della Repubblica. Il governo dei tecnici? Gente senza mandato elettorale, poco meno di meri usurpatori. Così in Parlamento lo si vede ancora oggi andare in giro per le commissioni con enormi e inutili faldoni accatastati l'uno sull'altro, come quando era ministro. Molto nervoso (pochi giorni fa, in commissione alla Camera, è stato autore di un'incredibile sceneggiata contro i suoi successori), soffre ancora di più nel vedere sfilare l'odiato ex collega Giulio Tremonti in tivù a presentare il suo nuovo libro che occhieggia a sinistra.
Ma non c'è solo Brunetta, naturalmente. Buona parte della classe dirigente del Pdl ha vissuto malissimo il trasloco dai palazzi del potere. Nei corridoi, 'off record,' ti parlano di crisi isteriche, di depressioni e di calmanti. Tutto smentito, ovviamente, nelle dichiarazioni ufficiali. Vediamo comunque com'è la situazione.
Maria Stella in cerca di sgabuzzino
Il primo dramma vissuto dagli ex ministri è stato logistico. Dopo tre anni di legislatura, quasi tutti gli altri uffici in centro (compresi quelli alla sede del Pdl in Via Dell'Umiltà) erano già occupati. Un bel problema per il povero Angelino Alfano, che è stato subissato da continue richieste da parte degli ex ministri in cerca di una stanza o almeno di uno sgabuzzino in cui ricevere i propri fedelissimi. Tra i più pressanti, si segnala Maria Stella Gelmini. L'ex ministro dell'istruzione, cessata dalla carica e senza una stanza, era inconsolabile. Per tenerla buona Alfano si è dovuto inventare il ruolo di "responsabile della Task force per le amministrative" per il Popolo delle Liberta. Il risultato? Ora nelle varie riunioni Angelino è accompagnato dalla Gelmini, che ha guadagnato sì l'agognata stanza in via dell' Umiltà, ma ha anche la non rosea prospettiva di vedersi corresponsabile del probabile tracollo pidiellino alle prossime amministrative.
Stefania si sente abbandonata
Un altro grave problema è quello dei rapporti col Capo. Quando era al governo, Berlusconi non negava mai una telefonata a nessuno. Adesso è sparito. Stefania Prestigiacomo, l'ex ministro dell'Ambiente, ci è rimasta malissimo. E, appena un mese dopo la nascita del governo Monti, in occasione del vertice europeo del Ppe a Marsiglia, in pieno panico per assenza di comunicazioni con Silvio, si è presentata al vertice dei leader, urlando il nome dell'ex presidente del consiglio per attirarne l'attenzione. Attonito, Berlusconi ha infranto tutti i protocolli della cerimonia per fare dietrofront e dirigersi verso l'ex ministro che ha potuto finalmente parlargli.
Quanti voti ha Romani?
Il problema è che alcuni ex ministri avevano la loro legittimazione nel rapporto e nella fedeltà verso il Cavaliere, ma di voti ne hanno pochini. Per questo motivo, le pressioni per incontrare Berlusconi sono fortissime. Le poche volte che va in Via dell'Umiltà il Presidente si barrica nella sua stanza con mezzo partito che bivacca in corridoio nell'attesa di poterlo 'casualmente' incontrare. Per esempio Paolo Romani, fedelissimo dell'ex premier, ha esercitato delle forti pressioni per creare nel partito «il tavolo delle liberalizzazioni». Risultato? Due- tre incontri irrilevanti dal punto di vista politico, e il commissariamento del partito in Brianza e Monza, dove il congresso rischiava di mettersi male per l'ex ministro dello Sviluppo economico.
Michela Vittoria l'imbucata
Un capitolo a parte merita Michela Vittoria Brambilla. Mai persona fu meno sopportata all'interno del proprio partito. Caduto il governo, Brambilla è riuscita a convincere Silvio a farsi nominare "Responsabile nazionale delle iniziative movimentiste del Popolo delle libertà". Appena ottenuta la stanza, ne ha fatto cambiare tutto l'arredamento: quadri, mobili, tappeti, nulla ha resistito alla fsua furia. Poi ha deciso di puntare il suo futuro politico tutto sugli animali, di cui è come noto appassionata: «Ogni volta che riesce a parlare con Berlusconi gli fa una testa così», raccontano allargando le braccia nel Pdl. E, a quanto pare, in vista delle amministrative è riuscita a convincere il Cavaliere a investire una discreta somma in una lista animalista di centro destra. La sua ultima peripezia riguarda il congresso di Lecco. Non essendo riuscita nemmeno a trovare un numero sufficiente di persone disposte a presentarsi nella sua lista, Michele Vittoria è corsa da Berlusconi per chiedere aiuto. Non riuscendo a farsi ricevere, raccontano che si sia "imbucata" nel summit tra Berlusconi e i candidati alle amministrative che si è tenuto a Villa Gernetto, materializzandosi a tavola, tra lo stupore dei presenti. L'obiettivo? Chiedere l'annullamento del congresso che l'avrebbe vista incapace anche di gareggiare. La patata bollente, scaricata sul tavolo di Alfano, si è per ora risolta con un rinvio, mentre la rossa pasionaria di Forza Italia ha creato l'associazione "Forza Lecco", riuscendo a raccogliere tutti gli sfottò della Rete. ?
Capezzone non pervenuto
Non pervenuto, invece , il portavoce del partito Daniele Capezzone. Nessuno lo vede e nessuno lo sente. In passato era solito invadere schermi televisivi e monitor d'agenzia. Oggi non dichiara quasi più, e quando lo fa al massimo lo riprende il sito ufficiale del partito. Ex segretario dei Radicali, ex presidente di commissione in quota centrosinistra, non è mai stato realmente accettato, non si è mai realmente integrato. Così ora la sua carica, fa gola a molti. Nei corridoi di via dell'Umiltà si racconta di una sfida a colpi di visite ad Arcore tra Laura Ravetto e la sempre presente Brambilla. ?
Quelli del citofono
Poi ci sono 'quelli del citofono', come li hanno soprannominati i cinici giornalisti romani: «Te stanno sempre a chiamà, se fai uno squillo te citofonano subito, stanno qua sotto ad aspetta'». Abituati a schiere di giornalisti in attesa di una qualsiasi dichiarazione, ora sono dimenticati da tutti e questuano visibilità sui media. Chi sono? I vari Cicchitto, Gasparri, La Russa e altri ancora. Già poco dopo la caduta del governo avevano capito come sarebbe andata a finire e lo scorso Natale hanno invaso con enormi cesti di regalie le redazioni delle trasmissioni tv. Ma in molti casi senza successo: «Non è più possibile avere certi politici in trasmissione», ti spiegano gli autori dei talk show: «Solo ospitarli invecchia enormemente la trasmissione, sembrano usciti dal passato». ?
Mara contro Barbara
Una che invece in tivù riesce ad andarci ancora, complice la bella presenza e gli antichi pettegolezzi, è Mara Carfagna. Lei sta cercando di sopravvivere al Cavaliere proponendosi come paladina dell'emancipazione femminile e riempie Internet con i suoi tweet in merito (memorabili quelli dall'Onu durante una sessione sulla condizione delle donne nel mondo). Ma ha qulche problema di lotti correntizie nella sua Campania e mal digerisce il fatto che il ruolo di Responsabile nazionale del Settore Pari Opportunità del partito continui a essere ricoperto da Barbara Saltamartini, un'ex di An che - al contrario di Mara, passata direttamente da Magalli al Parlamento - è politicamente cresciuta sul territorio battagliando nei quartieri di Roma.??
E Meloni sfotte Alemanno
A proposito di An e di Roma, c'è anche una ex che dice di non avere nostalgia del Palazzo: è Giorgia Meloni, l'ex ragazza nera della Garbatella che per tre anni è stata ministro della Gioventù. In questi giorni Meloni va su e giù per l'Italia a presentare il suo nuovo libro, "Noi Crediamo", senza disdegnare i centri minori: mercoledì sera ad esempio era a Fondi, provincia di Latina, il giorno dopo stava al Social Tennis Club di Cava de' Tirreni. A chi le ha suggerito di sfidare Gianni Alemanno nelle primarie per la candidatura a sindaco di Roma, la Meloni ha risposto con un sms divenuto di pubblico dominio e già di culto: «Dopo cinque anni di Alemanno non vinceremmo neanche candidando Gesù Bambino». Almeno lei riesce a riderci su.
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