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Reggio: al via il seminario La Ferita. Uno squarcio al silenzio sull'area grigia
Lunedì 05 Dicembre 2011 11:43
di Stefano Perri - L’impegno della società civile ma anche il confronto con le istituzioni. Questo è l’obiettivo del seminario La Ferita organizzato dal Museo della Ndrangheta di Reggio Calabria.
Il seminario, giunto quest’anno alla sua seconda edizione, si compone di una serie di sessioni tematiche durante le quali si confronteranno tutti i soggetti coinvolti nella lotta alla ndrangheta. Dalle Istituzioni della politica a quelle della magistratura, dalle Forze dell’Ordine al mondo accademico, dalle Associazioni alla cosiddetta società civile. Se durante l’edizione dell’anno scorso il primo passo era nominarla, quest’anno l’obiettivo de “La Ferita” è quello di analizzarla. Approfondire il tema dell’area grigia nelle particolari connessioni e nelle relazioni di complicità che si sono instaurate tra cultura, economia e politica. L’area grigia non è un problema congiunturale ed è forse il meccanismo principale che consente alla ndrangheta di riprodursi nel tempo. Non è facilmente definibile ed ha una sua forza autonoma. Rappresenta il fulcro di un potere che negli anni è giunto a controllare in maniera capillare il territorio.
A presentare l’evento di quest’anno è lo stesso Direttore del Museo della Ndrangheta Claudio La Camera, affiancato dai docenti Fulvio Librandi dell’Università della Calabria, direttore scientifico del Museo, e Rocco Sciarrone dell’Università di Torino, entrambi impegnati nell’organizzazione contenutistica dell’evento, che hanno relazionato sulle basi tematiche e gli studi che hanno spinto il Museo.
Un confronto acceso, animato da discussioni e ragionamenti per una volta approfonditi rispetto ai soliti slogan ai quali siamo abituati. Ci si confronta attorno al tema della ndrangheta ed in particolare della cosiddetta area grigia in un periodo nel quale le inchieste della magistratura stanno cominciando a delinearne i contorni. Ed in effetti nessuno dei soggetti invitati ad intervenire ha voluto glissare sulla stringente attualità fatta di rivelazioni ed arresti che hanno coinvolto settori insospettabili delle istituzioni e che stanno mettendo a dura prova la tenuta e la credibilità pubblica di pezzi importanti dello Stato.
Ad intervenire per primo, aprendo la sessione dei saluti istituzionali, è il Prefetto di Reggio Calabria Luigi Varratta che introducendo il suo intervento ha anche letto un messaggio di saluto al Museo della Ndrangheta e al seminario La Ferita inviato dal Presidente della Camera Gianfranco Fini. Proprio il Presidente Fini nel suo messaggio ha fatto riferimento ai temi della giustizia e della democrazia, “valori che devono essere costruiti con il sensibile contributo dei giovani”.
Il Prefetto Varratta si è poi complimentato per l’organizzazione del seminario, giunto ormai alla sua seconda edizione, ch rappresenta ormai una solida realtà cittadina. “Con le ultime indagini – ha dichiarato Varratta - si sono scoperti molti meccanismi e organismi della ndrangheta. E si è anche scoperta l’importanza dell’area grigia. Sappiamo tutti che esiste, che è vasta, che comprende le istituzioni, la politica, le professioni, l’economia. Esistono soggetti che fanno parte di una dinamica di gestione del potere che è speculare a quella della ndrangheta. Ancora più grave è la questione della mentalità mafiosa. Con la repressione si raggiungeranno dei risultati, ma non saranno definitivi se la gente non sceglierà da che parte stare. Solo in quel momento si risolverà una volta per tutte la questione morale alla quale anche un grande politico come Aldo Moro faceva riferimento”.
Ospite dalle prima sessione anche il Presidente della Provincia di Reggio Calabria Giuseppe Raffa: “La ndrangheta rischia di governare il territorio. Bisogna ridare credibilità alle Istituzioni - ha spiegato Raffa - alla politica, alla magistratura e alle forze dell’ordine, che purtroppo non sono esenti dalla forza persuasiva della criminalità. Ci troviamo su un territorio sul quale la politica, e mi ci metto io per primo, non è ben riuscita a chiudere questi canali persuasivi. Spesso la politica si presta a tali connivenze perché alla base c’è il consenso che per gran parte è in mano alle cosche. Di fronte a tutto questo possiamo indignarci ma dobbiamo riconoscere che è la realtà. Io sono per cultura un garantista, ma il garantismo spesso rischia di diventare una coperta troppo corta rispetto agli episodi che avvengono quotidianamente. Spesso le leggi non riescono a individuare delle responsabilità penali che possano certificare il voto di scambio che è uno dei meccanismi sui quali si fonda la zona grigia. Noi abbiamo il dovere di tenere comportamenti etici per ridare dignità alla politica”.
Ad intervenire subito dopo di lui anche il Governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti che è immediatamente entrato su uno dei temi caldi dell’attualità politica. “La ndrangheta non vota nessuno – ha dichiarato Scopelliti - la ndrangheta vota chi vince. A Reggio non c’è un voto blindato, c’è un voto prevalentemente libero. Questo dobbiamo dirlo. La ndrangheta non ha bisogno di fare particolari sforzi. Il suo obiettivo è aggredire chi governa. Questa è una grande città, dove c’è una grande comunità che sa bene quello che deve fare. Poi esiste all’interno di questa comunità una parte di cittadini che non sono liberi e sono quindi condizionabili. E’ inutile piangersi addosso”.
E rispetto a quanto avvenuto negli ultimi giorni con le vicende giudiziarie che hanno coinvolto anche il Consiglio Regionale spiega Scopelliti: “Quando presentammo le liste per la Regione io chiesi a Zavettieri e Belcastro di non candidare alcuni personaggi proprio perché non erano limpidi. Zappalà va a chiedere il voto al boss non un anno prima, ma durante le elezioni. Come si poteva sapere? Ma se i fatti sono accertati ci sarebbe da buttare le chiavi. E poi per quanto riguarda Morelli. Chi poteva aspettarsi quello che è avvenuto? Due di questi personaggi sono andati dal boss Pelle a lamentarsi perché Scopelliti non li voleva candidare. Ma un candidato Presidente può mettersi a fare l’investigatore? Noi alcune cose le abbiamo fatte. Alzi la mano chi sapeva che Morelli aveva questi rapporti oscuri. Esiste un argine, ma siamo pronti a dire che questo argine evidentemente non basta. La politica non può essere commissariata perché la delegittimazione della politica non può che favorire le cosche. In questa terrà dobbiamo inserire all’interno delle aree sensibili anche l’informazione. Dobbiamo dirle certe cose. Ogni anno gli editori perdono in Calabria 600 o 700 mila euro. Io mi chiedo perché. Si tratta di beneficienza, di spirito di servizio o di altro? Io non voglio fingermi cretino e mi pongo queste domande perché se non lo facessi farei un torto a mia figlia”. E poi concludendo il suo intervento Scopelliti fa riferimento alla sua attività di Sindaco a Reggio Calabria durante le scorse legislatura: “Non guardiamo solo a quello che fa audience. Stiamo stati molto attenti a quello che avviene sul territorio. Noi in otto anni al Comune abbiamo messo delle regole. Certo ci sono quelli che sbagliano. Esistono leggi dello Stato che dicono che se un politico chiede a un dirigente di fare un progetto il dirigente ha la possibilità di dire di no e bloccare tutto. Tra l’altro il Dirigente prende uno stipendio doppio rispetto a quello del Sindaco e questo proprio per sottolineare il suo ruolo di responsabilità. Purtroppo qui c’è chi ha sbagliato e su questo tema vedremo cosa accadrà. Ci sono anche gli atti su quello che dicevo io tempo fa sulle società miste. Non potevano essere estranee al tessuto cittadino. Non ci siamo chiesti dove facevano benzina o dove facevano le riparazioni dei mezzi? E’ molto importante oggi fare analisi coerenti, corrette e scevre da interessi, con molta serenità, ma anche con molta fermezza. E’ sbagliato generalizzare. Le battaglie si vincono con il dialogo. Chi vuole vincere da solo ha già perso. In questa città abbiamo pagato a lungo le liti tra poteri dello stato. Noi vogliamo la collaborazione e il confronto, per costruire il futuro con un modello vincente capace di affrontare le sfide”.
Subito dopo di lui altro intervento istituzionale che giunge dal Sindaco di Reggio Demetrio Arena. “In questi anni – spiega il Sindaco - Reggio si sta giocando la sua partita più importante. Finalmente lo Stato assume una posizione forte contro la ndrangheta. Frutto del lavoro di tanti magistrati che svolgono un lavoro gravoso, anche fuori dai riflettori. E con una società civile che reagisce perché trova un interlocutore nello Stato. Il passaggio più delicato è proprio la zona grigia. Andare a incidere su un fenomeno cosi radicato che pervade tutta la società è il momento più importante. Per questo è necessario che la comunità sia consapevole e pronta ad affrontare determinati passaggi, come quelli avvenuti qualche giorno fa. Dire che io sono turbato è un eufemismo. Ma in tutto questo si aprono scenari pericolosi determinati da chi pensa di inserirsi in queste fratture per interessi politici o personali rischiando di disgregare la società e farci ritornare nell’epoca del pessimismo che ha fatto divenire questo territorio uno dei più degradati d’Italia. Non diamo spazio a questi gruppi di inserirsi e di scagliarsi contro la preda, che oggi può essere un politico, domani un magistrato, dopodomani un prelato. Non ci facciamo prendere in giro da chi pensa di combattere la ndrangheta ma favorisce interessi personali”.
Presente tra gli interventi istituzionali anche quello del Presidente della Camera di Commercio di Reggio Calabria Lucio Dattola: “Quelli degli ultimi giorni sono eventi che ci hanno scioccato tutti perché per la prima volta è stata toccata una fascia dell’alta borghesia reggina che noi abbiamo sempre considerato immune da certi problemi. Dopo anni e anni di lavoro si inizia a capire che la forza persuasiva di certi ambienti criminali riesce anche a carpire la caratura morale di certi personaggi. Anche chi è impegnato nelle istituzioni da tanti anni spesso non sa chi si trova davanti. Io sono garantista, ma credo che quando qualcuno sbaglia debba essere immediatamente messo fuori dai circuiti della politica”.
Dopo di lui interviene anche il Procuratore Generale della Repubblica Salvatore Di Landro: “Sono molto contento di essere qui a parlare di fronte a tanti giovani. Proprio questo noi dobbiamo fare, andare nelle scuole per parlare di legalità e di etica. Il seme che viene piantato con questi incontri può diventare una speranza e deve costruire l’essenza della nostra società. Quello che conta è quello che rimane”.
Interviene sul tema anche Antonino Romeo, nuovo Vicequestore di Reggio Calabria che portando i saluti del Questore Casabona ha offerto il suo contributo alla discussione in atto.
Significativo anche l’intervento di Monsignor Antonino Iachino , Vicario Generale della Curia Arcivescovile di Reggio Calabria. “Sono lieto e onorato – ha detto Monsignor Iachino - di portare i saluti dell’Arcivescovo di Reggio Calabria-Bova. Voglio esprimere la preoccupazione viva nella comunità cristiana dovuta alla presenza di alcune componenti mafiose, occulte ed oscure, che guastano il volto delle nostre chiese in maniera pesante. In alcuni ambienti non sempre sono osservate in maniera scrupolosa e puntuale le regole che la Chiesa fornisce proprio per evitare queste infiltrazioni. Spesso i mafiosi frequentano le chiese, si pregiano di essere amici degli uomini di chiesa, con l’obiettivo di ripulire la loro immagine. Ma noi siamo consapevoli che mafia è la causa prima del mancato sviluppo del sud, proprio perché succhia le migliori risorse e le energie. Oggi dobbiamo essere tutti uniti per combatterla”.
A concludere la prima fase di interventi istituzionali è il Presidente del Tribunale di Reggio Calabria Luciano Gerardis: “Non è questa la sede per accertare responsabilità penali – ha dichiarato Gerardis – ma io ritengo che i comportamenti anche privati dei singoli magistrati devono essere rigorosi, ancora più degli altri, perché non possa neanche sembrare e neanche per un momento che venga meno la fedeltà ai principi costituzionali sui quali essi hanno giurato. I fatti degli ultimi giorni riguardano le attività dei singoli e non Rifletteremo su come rendere ancora più trasparenti e pubblici i percorsi individuali di ognuno di noi. Non vorrei però che questi sospetti si trasformassero in una sfiducia generale nei confronti dell’istituzione della magistratura”.
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.