è morto Maurizio Maestrelli

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Lazio in lutto, morto Maurizio Maestrelli
uno dei gemelli di papà Tommaso


ROMA - Maurizio Maestrelli aveva il sorriso franco del suo papà. E' morto ieri, giovanissimo come lui, lasciando nello sconforto una famiglia martoriata dal destino, annichilita dall'ennesimo dolore. E una famiglia più grande, quella della Lazio, che ancora adesso ricorda il grande Tommaso, l'allenatore dello scudetto del '74, come "il maestro": unico, inimitabile, un signore del calcio. Maurizio aveva solo 48 anni ed era papà anche lui, di due ragazzi, Andrea di 13 anni e Alessio di 8, che la maglia biancoceleste continuano a onorare nelle giovanili della squadra che il loro nonno portò al trionfo. Aveva sposato, Maurizio, un'altra donna di calcio: Monia è la figlia di Beppe Materazzi, che sedette sulla panchina della Lazio una quindicina d'anni dopo Tommaso, e sorella di Marco (ex interista e campione del mondo) e Matteo. Maurizio si è arreso a un male terribile, lo stesso che ci aveva sottratto suo padre a 53 anni. Lo stesso che aveva portato via sua sorella Patrizia. Una famiglia segnata da una tragedia infinita. La signora Lina, mamma Lina, è una donna minuta e forte: difficile trovare le parole, adesso, per dirle quanto la gente laziale, la sua immensa famiglia allargata, senta proprio, vivissimo, il suo stesso dolore. Vale lo stesso per Tiziana, l'altra sorella, e ancor di più, per chi conosce la sintonia che li legava, per il gemello Massimo. Già, i gemelli. Ci sono foto in bianco e nero di Maurizio e Massimo, piccolissimi, negli spogliatoi dell'Olimpico.

Sempre appesi al loro grande papà, tutti presi dal pallone e da quella squadra fatta tutta di fratelli maggiori che li coccolavano come mascotte: da Chinaglia a Wilson, da Pulici a Facco, da D'Amico (il più giovane allora della compagnia) a Petrelli, Oddi e Martini, da Nanni a Manservisi, a quell'eterno burlone di Garlaschelli. Frustalupi e Re Cecconi non ci sono più da tempo, come il dottor Ziaco e nonno Lenzini, che li rimproverava bonariamente quando si inseguivano negli spogliatoi passando tra le sue gambe. C'è tutto un mondo in quella squadra magnifica, in quel gruppo di ragazzi un po' folli e geniali. Loro, Maurizio e Massimo, raccontavano volentieri, erano ricordi spensierati, di cuccioli dello scudetto. In quella storica impresa c'era anche il loro sorriso. E non mancavano mai quando in seguito la famiglia laziale si riuniva per festeggiare l'uscita di un libro o una data particolare. Maurizio se ne va e lascia un altro di quei vuoti che non si possono colmare. Mercoledì alle 12, nella Chiesa di Santa Chiara a Piazza dei Giochi Delfici, l'ultimo appuntamento. Non mancherà nessuno, vedrete, perché il dolore unisce un popolo, come la gioia e l'esultanza. Lui vorrebbe che ci fossero sciarpe e bandiere come in quel maggio del '74. E chi vorrà, invece dei fiori, potrà portare un contributo alla lotta contro i tumori, all'Airc o alla Onlus Irene. Una battaglia che non finisce mai e che i Maestrelli hanno affrontato con la dignità che Tommaso seppe insegnare.
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Paolo_Padano
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me li ricordo i gemelli dai capelli biondi che ad ogni partita entravano in campo con la squadra :salut
Lillu Fotti: "aundi ioca Spread cu cattu si mu rununu a paremetru zeru"
Lillu Foti: "non bogghiu 'nchinari poi mi rinnu chi vonnnu a squatra mi 'ndi sarbamu"
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