ATAM a rischio default
Inviato: 04/10/2011, 9:18
di Damiano Praticò - Potrebbe essere un Capodanno senza panettone (ma soprattutto senza lavoro) per molti dipendenti Atam. E’ il 31 dicembre, infatti, la data di scadenza
entro la quale Azienda e sindacati dovranno accordarsi per ridisegnare il nuovo piano industriale 2009-2011. Pochi giorni fa, precisamente il 26 settembre, le parti si sono incontrate a Palazzo S. Giorgio ed hanno aperto, infatti, un tavolo tecnico al fine di rivedere il piano industriale triennale. Quello precedente è stato automaticamente disdetto.
Ciò guarda, in parole povere, al futuro di Atam. Un futuro, a causa della crisi generale del settore trasporti, come ha più volte ribadito l’Amministratore Unico Vincenzo Filardo, “in cui non vediamo prospettive rosee se non ci muoviamo rapidamente. Non è questione di mesi, è questione di giorni”.
Dopo l’incontro di lunedì scorso al Comune, Azienda e sindacati si sono ritrovati nei locali Atam del Viale Calabria questo pomeriggio. Scopo: analizzare i dati del precedente piano industriale, capire quali scenari si aprono con il 2012, quindi gettare le basi per il nuovo programma di gestione dell’Azienda.
Le linee guida sono state generalmente: aumento dei ricavi, riduzione dei costi. In quest’ultima voce, è prevista la riduzione del personale da 330 addetti nell’anno 2011 a 317 per l’anno seguente. Aleggia lo spettro della cassa integrazione, ma, sui metodi di mobilità (che potrebbero anche non essere la CIG), Atam e sigle sindacali devono ancora trovare un accordo.
L’Amministratore Unico Ing. Vincenzo Filardo ha ammesso di fronte ai sindacati, dati alla mano, che l’Azienda possiede un margine negativo, quindi sostanzialmente una disparità tra entrate ed uscite, di circa due milioni e duecentomila euro. Buco di bilancio praticamente simile a quello previsto dal piano industriale 2008, ma che adesso dev’essere necessariamente riassorbito. Pena: il crack. L’Amministratore ha fornito, altresì, diverse ricette per sanare il gap perché, se il tempo scorre, Filardo ‘corre’ giustamente ai ripari. Insieme ai sindacati.
“Il piano industriale 2008 prevedeva – ha detto l’Amministratore Unico – un margine negativo aziendale pari a due milioni quattrocentonovantaquattro mila euro. Si è cercato di tamponarlo tramite la riduzione dei dipendenti, dei costi di manutenzione, l’ottimizzazione del servizio e la gestione della sosta, ma non si è risolto il problema. Quello che doveva diventare un trend positivo è rimasto così com’era a causa della mancata attuazione, in maniera strutturale, di quelle soluzioni. E così, da allora – ha proseguito Filardo – la disparità tra entrate ed uscite è rimasta pressoché eguale: due milioni e duecentomila euro. Il che – ha puntualizzato – non è un risultato totalmente disprezzabile se si pensa che i costi su cui non possiamo incidere, ad esempio assicurazioni e gasolio, sono notevolmente aumentati”.
E allora qual è, adesso, lo scenario che si apre per il 2012? Innanzitutto aumentare i ricavi: “Dal primo ottobre è attiva – ha detto Filardo – la nuova tariffa urbana che ha portato il prezzo del biglietto dell’autobus ad un euro. E’ prevista, inoltre, la rimodulazione della sosta per far sì che il Comune costituisca, sul territorio urbano, maggiori stalli a pagamento con tariffa maggiorata: non più cinquanta centesimi ad ora, ma un euro. In terzo luogo, bisogna lottare contro l’evasione tariffaria tramite un maggiore controllo sui mezzi, anche da parte degli autisti”.
In secondo luogo, diminuire i costi provenienti: il 65% dal personale, il 16% dal gasolio e il 15% dalle assicurazioni. E qui si gioca con la patata bollente, cioè la riduzione del personale: “Per diminuire i costi abbiamo pensato – ha riferito Filardo – che debba essere presente, nel nuovo piano industriale, la manutenzione full service dei mezzi, insieme ad una revisione della pianta organica ed alla disdetta degli accordi integrativi (da ricontrattualizzare). Congiuntamente sono necessari: il collocamento in quiescenza del personale fuori struttura, cambi profilo e, come ultima ratio, ammortizzatori sociali in deroga”. Azioni definite da Filardo “irrinunciabili se si vuole evitare una contrazione sempre maggiore del personale. L’Azienda, sia chiaro, sta facendo di tutto per trasformare i valori economici negativi in positivi e, soprattutto, per evitare di far la fine di molte altre aziende del settore. I punti d’intervento esposti possono ancora salvarci dal default”. Gli ultimi tre di essi, cioè sostanzialmente le modifiche del personale, saranno oggetto specifico di un nuovo incontro tra sindacati ed Atam stabilito per lunedì prossimo.
In chiusura, dopo la ricetta risolutiva proposta da Atam, ha avanzato ulteriori suggerimenti Pasquale Laganà (Filt-Cgil), aggiungendo che sarebbe possibile “ottenere maggiori ricavi dalla pubblicità e dall’avvio di un’ipotetica attività commerciale tramite l’istituzione di carro attrezzi Atam. Di sicuro” – e su questo punto è d’accordo anche l’Azienda – “l’aumento tariffario del biglietto non può coprire, da solo, il gap finanziario”.
Potranno i dipendenti Atam mangiare il panettone in santa pace?
ma quindi.. quell'ottimo amministratore di prima.....
entro la quale Azienda e sindacati dovranno accordarsi per ridisegnare il nuovo piano industriale 2009-2011. Pochi giorni fa, precisamente il 26 settembre, le parti si sono incontrate a Palazzo S. Giorgio ed hanno aperto, infatti, un tavolo tecnico al fine di rivedere il piano industriale triennale. Quello precedente è stato automaticamente disdetto.
Ciò guarda, in parole povere, al futuro di Atam. Un futuro, a causa della crisi generale del settore trasporti, come ha più volte ribadito l’Amministratore Unico Vincenzo Filardo, “in cui non vediamo prospettive rosee se non ci muoviamo rapidamente. Non è questione di mesi, è questione di giorni”.
Dopo l’incontro di lunedì scorso al Comune, Azienda e sindacati si sono ritrovati nei locali Atam del Viale Calabria questo pomeriggio. Scopo: analizzare i dati del precedente piano industriale, capire quali scenari si aprono con il 2012, quindi gettare le basi per il nuovo programma di gestione dell’Azienda.
Le linee guida sono state generalmente: aumento dei ricavi, riduzione dei costi. In quest’ultima voce, è prevista la riduzione del personale da 330 addetti nell’anno 2011 a 317 per l’anno seguente. Aleggia lo spettro della cassa integrazione, ma, sui metodi di mobilità (che potrebbero anche non essere la CIG), Atam e sigle sindacali devono ancora trovare un accordo.
L’Amministratore Unico Ing. Vincenzo Filardo ha ammesso di fronte ai sindacati, dati alla mano, che l’Azienda possiede un margine negativo, quindi sostanzialmente una disparità tra entrate ed uscite, di circa due milioni e duecentomila euro. Buco di bilancio praticamente simile a quello previsto dal piano industriale 2008, ma che adesso dev’essere necessariamente riassorbito. Pena: il crack. L’Amministratore ha fornito, altresì, diverse ricette per sanare il gap perché, se il tempo scorre, Filardo ‘corre’ giustamente ai ripari. Insieme ai sindacati.
“Il piano industriale 2008 prevedeva – ha detto l’Amministratore Unico – un margine negativo aziendale pari a due milioni quattrocentonovantaquattro mila euro. Si è cercato di tamponarlo tramite la riduzione dei dipendenti, dei costi di manutenzione, l’ottimizzazione del servizio e la gestione della sosta, ma non si è risolto il problema. Quello che doveva diventare un trend positivo è rimasto così com’era a causa della mancata attuazione, in maniera strutturale, di quelle soluzioni. E così, da allora – ha proseguito Filardo – la disparità tra entrate ed uscite è rimasta pressoché eguale: due milioni e duecentomila euro. Il che – ha puntualizzato – non è un risultato totalmente disprezzabile se si pensa che i costi su cui non possiamo incidere, ad esempio assicurazioni e gasolio, sono notevolmente aumentati”.
E allora qual è, adesso, lo scenario che si apre per il 2012? Innanzitutto aumentare i ricavi: “Dal primo ottobre è attiva – ha detto Filardo – la nuova tariffa urbana che ha portato il prezzo del biglietto dell’autobus ad un euro. E’ prevista, inoltre, la rimodulazione della sosta per far sì che il Comune costituisca, sul territorio urbano, maggiori stalli a pagamento con tariffa maggiorata: non più cinquanta centesimi ad ora, ma un euro. In terzo luogo, bisogna lottare contro l’evasione tariffaria tramite un maggiore controllo sui mezzi, anche da parte degli autisti”.
In secondo luogo, diminuire i costi provenienti: il 65% dal personale, il 16% dal gasolio e il 15% dalle assicurazioni. E qui si gioca con la patata bollente, cioè la riduzione del personale: “Per diminuire i costi abbiamo pensato – ha riferito Filardo – che debba essere presente, nel nuovo piano industriale, la manutenzione full service dei mezzi, insieme ad una revisione della pianta organica ed alla disdetta degli accordi integrativi (da ricontrattualizzare). Congiuntamente sono necessari: il collocamento in quiescenza del personale fuori struttura, cambi profilo e, come ultima ratio, ammortizzatori sociali in deroga”. Azioni definite da Filardo “irrinunciabili se si vuole evitare una contrazione sempre maggiore del personale. L’Azienda, sia chiaro, sta facendo di tutto per trasformare i valori economici negativi in positivi e, soprattutto, per evitare di far la fine di molte altre aziende del settore. I punti d’intervento esposti possono ancora salvarci dal default”. Gli ultimi tre di essi, cioè sostanzialmente le modifiche del personale, saranno oggetto specifico di un nuovo incontro tra sindacati ed Atam stabilito per lunedì prossimo.
In chiusura, dopo la ricetta risolutiva proposta da Atam, ha avanzato ulteriori suggerimenti Pasquale Laganà (Filt-Cgil), aggiungendo che sarebbe possibile “ottenere maggiori ricavi dalla pubblicità e dall’avvio di un’ipotetica attività commerciale tramite l’istituzione di carro attrezzi Atam. Di sicuro” – e su questo punto è d’accordo anche l’Azienda – “l’aumento tariffario del biglietto non può coprire, da solo, il gap finanziario”.
Potranno i dipendenti Atam mangiare il panettone in santa pace?
ma quindi.. quell'ottimo amministratore di prima.....