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MILANO - Si chiude il secondo set della partita sulla competenza territoriali per i presunti ricatti al premier. La decisione del Tribunale del Riesame di Napoli, giunta nella notte tra lunedì e martedì, riporta a Bari le indagini. Con motivazioni che ricalcano la lettura data dalla Procura: «Tarantini avrebbe agito in base a una promessa (anche tacita) coprendo il premier». Non solo. Berlusconi, sostengono i giudici del Riesame, era pienamente «consapevole» del fatto che le ragazze portate nelle sue residenze dall'imprenditore pugliese erano delle escort. Lo dimostrerebbero, ad esempio, le conversazioni intercettate con Patrizia D'Addario: «Emblematiche della reticenza delle dichiarazioni di Tarantini in ordine alla piena e indiscutibile consapevolezza da parte del presidente del Consiglio della qualità di escort delle ragazze presentategli dall'imprenditore barese». Oltre a disporre il trasferimento dell'inchiesta a Bari, i giudici partenopei hanno scarcerato Tarantini e revocato i domiciliari per la moglie dell'imprenditore, Angela Devenuto, fin qui indagati per estorsione.
IL RIESAME - Nelle trenta pagine con cui i giudici di Napoli hanno motivato l'ordinanza di trasmissione degli atti a Bari, si esclude la natura estorsiva della complessa vicenda al centro dell'indagine avviata dalla Procura di Napoli. Analizzando gli elementi raccolti nella fase di indagine, le intercettazioni e le dichiarazioni dei vari testimoni i giudici sostengono che «la condotta processuale fin dall'origine assunta da Tarantini, volta a tenere il più possibile indenne il presidente del Consiglio da verosimili danni alla sua immagine pubblica derivanti dalla divulgazione dei risvolti più sconvenienti del processo pendente presso l'a.g. barese è stata indotta dalla promessa (anche tacita o facta concludentia quali la nomina e la retribuzione di un avvocato indicato dal suo entourage) da parte del premier di farsi carico della situazione di Tarantini». Secondo i giudici del Riesame questa condotta «posta in essere da Silvio Berlusconi - scrivono i giudici nell'ordinanza - con il concorso in qualità di intermediario di Valter Lavitola nei confronti di Tarantini appare perfettamente rispondente al paradigma legislativo di cui all'articolo 377 bis c.p.». Esiste dunque per i giudici l'ipotesi di un reato di istigazione a rendere dichiarazioni mendaci all'autorità giudiziaria. «In considerazione della qualità di destinatario dell'induzione» a rendere false dichiarazioni ai magistrati «assunta da Tarantini», la sua condotta, secondo il tribunale del Riesame di Napoli, «deve ritenersi non punibile». E la moglie, Angela Devenuto detta Nicla, è «totalmente estranea all'unica fattispecie di reato che il Collegio ha ritenuto configurabile».
SMENTITA LA BENEFICENZA - La giustificazione delle somme di denaro elargite da Silvio Berlusconi a Gianpaolo Tarantini fornita dal premier e dall'imprenditore ai magistrati («spirito di liberalità e solidarietà del presidente del Consiglio nei confronti di un soggetto trovatosi in gravi difficoltà economiche») viene poi rispedita al mittente dal Riesame, perché «inevitabilmente smentita non solo da una serie di argomentazioni di ordine logico, ma anche da una pluralità di circostanze di fatto emergenti dagli atti».
LAVITOLA - Nei confronti di Valter Lavitola c'è «un elevatissimo rischio di recidiva specifica, desumibile dalla gravità dei fatti in contestazione ma anche dalle peculiari modalità esecutive del reato, avendo l'indagato dimostrato la propria capacità di continuare a delinquere pur trovandosi dall'altro capo del mondo». I giudici definiscono quella del direttore de L'Avanti «una personalità assolutamente allarmante, dimostratasi in grado - attraverso l'attuazione di un abile doppio gioco - di perseguire il proprio utile personale non solo a scapito del destinatario della condotta delittuosa (Tarantini, ndr) ma addirittura in danno del concorrente nel medesimo reato (Berlusconi, ndr). Non va dimenticato, infatti, che Lavitola, una volta ottenuta la disponibilità delle ingenti somme messe da Berlusconi a disposizione di Tarantini, risulta averne trattenuta la maggior parte, reimpiegandola nelle proprie attività imprenditoriali». Sempre a proposito di Lavitola i giudici scrivono che «pur essendo intervenuto in una fase successiva al perfezionamento del reato, ha continuativamente fornito un prezioso ed insostituibile contributo affinchè la promessa di Berlusconi, nella fase attuativa, fosse effettivamente mantenuta, anche al di fine di garantire, nella continuità delle elargizioni, la conservazione della sua efficacia persuasiva nei confronti di Tarantini, in vista delle successive occasioni di cui questi sarebbe stato chiamato a rendere dichiarazioni all'autorità giudiziaria».
ATTI A BARI- L'inchiesta torna così a Bari, nella città di Tarantini, ma anche di Patrizia D'Addario, dove la vicenda ha preso le mosse. Qui è infatti incardinato il processo per sfruttamento della prostituzione a carico dello stesso Tarantini e di altri sette imputati da cui potevano emergere elementi compromettenti per il premier Berlusconi. Ed è per celare intercettazioni e per ammorbidire versioni delle persone coinvolte, che Berlusconi potrebbe essere stato indotto a pagare Tarantini attraverso Lavitola. Gli atti sono già partiti alla volta del capoluogo barese. E dalla procura i magistrati fanno sapere che valuteranno il da farsi non appena arriveranno. Resta però da stabilire il ruolo della Procura di Roma, che aveva ricevuto gli atti a seguito del primo pronunciamento sull'incompatibilità del gip Amelia Primavera.
GLI SCENARI FUTURI - Gli scenari: nelle prossime ore i pm Curcio, Piscitelli e Woodcock si riuniranno con il procuratore aggiunto Francesco Greco per studiare il provvedimento del Riesame e concordare il da farsi. Avendo i pm di Napoli già trasmesso il fascicolo nei giorni scorsi alla Procura di Roma (che ha iscritto nel registro degli indagati Valter Lavitola, Tarantini e la moglie per estorsione), spetterebbe ai pm capitolini cedere il passo ai colleghi baresi. Ma la Procura di Roma potrebbe non condividere le valutazioni del Riesame e sollevare il contrasto davanti alla Procura generale della Cassazione. O, ancora, ammesso che Roma invii il fascicolo a Bari, non è escluso che quei pm lo trasmettano a loro volta a Lecce, dove si indaga sui presunti ritardi nell'inchiesta sulle escort. Sembra escluso che a una eventuale iscrizione di Berlusconi nel registro degli indagati possa procedere la Procura di Napoli, «anche se - commenta Greco - la questione dovrà essere approfondita».
Redazione Online
27 settembre 2011 16:00
pare sia tutto normale, altro che quarto mondo. Quarto mondo, nel caso, perchè si lascia uno così a governare.