LA CONFINDUSTRIA SI SOSTITUISCE AL GOVERNO:ECCO IL MANIFESTO

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Paolo_Padano
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IL MANIFESTO
Imprese, le 5 priorità per la crescita "Non c'è più tempo, si deve agire ora"
Confindustria attacca "L'Italia è a un bivio: crescita o declino". La Marcegaglia presenta il documento che contiene le proposte al governo per rilanciare l'economia: interventi sulle infrastrutture, privatizzazioni e liberalizzazioni. "Concretezza o non ci sarà più dialogo". Ma la Cgil ribatte:"Le pensioni e i servizi non si toccano"

ROMA - "Non c'è più tempo. Servono scelte immediate e coraggiose" così la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ribadisce la necessità di un intervento immediato per superare la crisi economica e riprendere la crescita. La Marcegaglia si rivolge direttamente al governo, presentando il documento che contiene i cinque punti del "Progetto imprese per l'Italia", frutto del confronto fra le associazioni dei datori di lavoro Confindustria, Abi, rete imprese, cooperative e Ania. Il messaggio è chiaro: "Il Paese ha bisogno di una politica economica diversa".

Riforma fiscale, infrastrutture, privatizzazioni, liberalizzazioni e pensioni. Sono queste le cinque priorità per la crescita nel "manifesto" delle imprese italiane. "L'Italia si trova davanti ad un bivio - scrivono - può scegliere tra la strada delle riforme e della crescita in un contesto di stabilità dei conti pubblici o, viceversa, scivolare ineluttabilmente verso un declino economico e sociale". Per questo, si legge, "avvertiamo l'esigenza di non limitarci alle critiche, ma di indicare all'attenzione di tutti alcuni punti assolutamente prioritari". Sulle proposte, ha voluto sottolienare Marcegaglia, il confronto con i sindacati è aperto "Il documento nasce per le associazioni di imprese - ha detto - i sindacati lo conoscono e alcuni lo condividono. Noi siamo aperti a parlare con loro". Su Bankitalia ha aggiunto: "Auspico che si arrivi velocemente ad una una soluzione - ha detto - che l'Italia abbia al più presto un nuovo governatore della Banca d'Italia".

La concretezza delle proposte deve essere corrisposta da quella dell'esecutivo. Altrimenti si arriverà allo stop al dialogo con il governo: "Non saremo più disponibili, scindiamo le nostre responsabilità", aveva detto Marcegaglia 2. Il documento di partenza, presentato da Confindustria, è stato limato al tavolo con le altre associazioni. La priorità è la riforma fiscale per abbassare le tasse su lavoratori e imprese, con la disponibilità ad accettare una patrimoniale. Poi infrastrutture, privatizzazioni, liberalizzazioni e riforma delle pensioni. Ma proprio su questo ultimo punto c'è già il 'niet' dei sindacati.

Pensioni. Non solo aumentare l'età pensionabile per tutti a 65 anni (com'è già ora nel pubblico impiego), ma anche riformare le pensioni d'anzianità, limitando il pensionamento anticipato. L'obiettivo è agganciare al più presto (entro il 2012, chiedono Confindustria e le altre associazioni nel documento) l'arrivo alla pensione con l'aumento della speranza di vita. Infine, abrogare tutti i regimi speciali previsti dall'INPS e dagli enti previdenziali. "In questo modo - scrivono - si eliminerebbero privilegi che non trovano alcuna giustificazione".

Riforma fiscale. La prima azione da intraprendere, per i firmatari del documento, è ridurre il costo del lavoro, prolungando, ad esempio, la deduzione dalla base imponibile IRAP delle spese relative agli apprendisti. "Una misura per incentivare il lavoro giovanile", scrivono. Poi, incentivare l'innovazione, aumentando gli sgravi fiscali per i capitali investiti in ricerca e sviluppo e introducendo forme di incentivazione stabili a sostegno delle quote di salario correlate ad incrementi di produttività ed efficienza. Terzo, prevedere da subito "l'aiuto alla crescita economica (ACE)" previsto dalla bozza di legge delega per la riforma fiscale e assistenziale, che consente una riduzione del prelievo Ires commisurata al nuovo capitale immesso nell'impresa.

Infine, contrastare radicalmente l'evasione fiscale. Come? Incentivando l'uso della moneta elettronica: il documento propone di fissare a 500 euro il limite per l'utilizzo di contante. Poi prevedendo premi fiscali legati all'aumento di reddito per far emergere il sommerso e obbligando anche le persone fisiche a indicare il proprio "stato patrimoniale" nella dichiarazione dei redditi.

Cessione del patrimonio pubblico. Non vi sono dubbi, per Confindustria, Abi, Ania e rete imprese cooperative: per stimolare la crescita bisogna cedere tutto il patrimonio immobiliare degli enti statali e locali. I proventi potrebbero così essere utilizzati "al di fuori dei limiti del Patto di stabilità interno, per opere pubbliche, manutenzione straordinaria e ristrutturazione del patrimonio esistente, anche a fini di efficienza energetica".

Liberalizzazione e semplificazione. La formula dei datori di lavoro è chiara: liberalizzare tutto. Trasporti, attività economiche, servizi professionali, vietando la fissazione di tariffe e riformando gli ordini professionali. "Non parliamo di privatizzare Eni, Enel e Finmeccanica ma il patrimonio immobiliare di enti statali e locali" ha specificato la Marcegaglia". Per la semplificazione, bisogna investire nell'informatizzazione dei processi e dei documenti, così da velocizzare il rapporto tra imprese e pubblica amministrazione. "Bisogna rafforzare - scrivono - la trasparenza dei procedimenti amministrativi, prevedendo l'obbligo per tutte le PA di pubblicare tutto sul sito internet". Senza dimenticare la giustizia civile, di cui vanno migliorati i tempi, aumentando l'efficienza degli uffici, la specializzazione dei magistrati e puntando molto di più sulla mediazione dei contenziosi.

Infrastrutture ed efficenza energetica. Convertire le infrastutture italiane è una misura sempre più urgente. Per farlo, le soluzioni proposte sono molteplici, partendo dall'incentivare il coinvolgimento della finanza privata negli investimenti pubblici. Bisogna "concentrare le risorse sulle grandi priorità infrastrutturali - scrivono - d'interesse europeo e nazionale, e su pacchetti di piccole opere". Per l'efficenza energetica si dovrebbero, come minimo, prorogare gli incentivi fiscali fino al 2020, pensando nel frattempo a introdurre una normativa per promuovere l'uso di standard tecnologici più efficienti in tutti i nuovi investimenti.

Le reazioni del governo. Le prime risposte dal governo arrivano dal ministro Sacconi, scettico sulle misure fiscali proposte, in particolare su patrimoniale e revisione dell'IRAP e stupito che il documento non affronti "il tema del rapporto tra banche e imprese in una delicata fase di rattrappimento del credito". "Le proposte delle associazioni di impresa - ha concluso - meritano rispetto ed attenzione ma alla fase di doveroso ascolto di tutti dovrà ancora una volta seguire quella delle decisioni per il bene comune e non di singole parti della società". Ironico Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione: "Siamo talmente d'accordo - ha detto - con le proposte in materia di semplificazione avanzate questa mattina da Emma Marcegaglia e dagli amici imprenditori: le abbiamo già realizzate oppure siamo impegnati per farle diventare legge".

Sostegno dall'opposizione. Positivo il giudizio del Partito Democratico: "Il 'progetto delle imprese per l'Italia' è un ottimo contributo - ha detto Stefano Fassina, responsabile economico del Pd - le proposte indicate sono in larga misura condivisibili. Tuttavia è evidente a tutti che il primo e principale ostacolo da rimuovere per avviare una strategia per lo sviluppo è il governo Berlusconi". "Con le imprese - ha aggiunto il segretario Pier Luigi Bresani - siamo pronti a confrontarci già nei prossimi giorni con il nostro progetto. Alcuni dei punti che hanno esposto oggi a partire da quello sul fisco vanno nella stessa direzione di quanto abbiamo presentato anche nei nostri emendamenti".

Anche Pier Ferdinando Casini sostiene la posizione di Confindustria: "Accogliamo l'appello delle forze sociali, lo riteniamo importantissimo - ha detto il leader dell'Udc - Supplisce all'assenza del governo". "I cinque punti - ha aggiunto - dovranno essere i capisaldi delle iniziative per la crescita che il governo aveva annunciato per questa settimana e che invece rinvia 'sine die'. Una cosa inaccettabile".

Sindacati divisi. Dai sindacati, arriva il netto no di Susanna Camusso all'idea di ritoccare le pensioni e privatizzare i servizi pubblici: "Apprezziamo lo sforzo degli imprenditori - ha dichiarato la Camusso - ma su pensioni e privatizzazioni non può esserci alcuna convergenza, perché si continuerebbe a scaricare sui lavoratori il prezzo della crisi e questo non è per noi condivisibile". "Per noi - ha dichiarato il numero uno della Cgil - il tempo è già scaduto e il governo se ne deve andare, perché rappresenta gran parte del problema e la sua uscita di scena è condizione per recuperare credibilità sui mercati".

Raffaele Bonanni, segretario nazionale della Cisl, sembra invece approvare largamente il documento: "Hanno fatto bene le imprese a presentare un manifesto comune per la crescita che per molte parti condividiamo - ha dichiarato Bonanni - ma le riforme vanno fatte insieme e con una larga condivisione. Per questo riteniamo che solo un fronte comune politico e sociale può mettere in sicurezza il Paese".


(30 settembre 2011)
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