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"A Mammola nessuno ama parlare della galleria, anche se in molti in paese hanno lavorato per costruirla. È uno di quei posti dove nel giro di due minuti ci si sente degli intrusi. Alla fine un ex operaio in pensione, seduto sulla panchina della piazza, ricorda: «Di scorie e rifiuti tossici qui nessuno sa nulla. Ma posso dire che quella galleria è piena d’acqua e roccia friabile tutta uguale. È costruita solo con cemento, centine e tronchi di pioppo. Non ha impermeabilizzazione». Ecco, nel mare e nel cemento. Il procuratore capo di Reggio Calabria, quello a cui erano destinati i bazooka piazzati da Lo Giudice, non si nasconde. Giuseppe Pignatone è qui da due anni: «Quello dei veleni è un tema su cui abbiamo la massima sensibilità - spiega - saranno fatti tutti gli accertamenti. Lasceremo nulla di intentato. In passato però, mi è parso di capire, spesso il problema è stato trovarsi di fronte a segnalazioni troppo generiche».
Molti sapevano. Come dimostrano i documenti riservati numero 488/1 e 488/3 - consegnati da Giorgio Piccirillo, il direttore dell’Aisi (Agenzia di informazione e sicurezza interna), alla commissione parlamentare di inchiesta sui rifiuti. Era il 12 luglio. Documenti attraverso i quali, finalmente, venivano scoperte alcune carte: «Fin dal 1992 il servizio avrebbe acquisito notizie fiduciarie relative all’interesse del clan Mammoliti, in particolare i fratelli Cordì, per lo smaltimento illegale di rifiuti radioattivi, che sarebbero pervenuti sia dal centro, sia dal nord Italia, ma anche da fonti straniere». La Calabria era il posto giusto per risolvere questo tipo di problemi. Nel senso che la ’ndrangheta avrebbe trattato il tema alla stregua di un qualsiasi altro affare. E infatti: «Informatori del settore non in contatto tra loro - quindi fonti diverse che riportano la stessa informazione - hanno riferito che Morabito Giuseppe, detto Tiradiritto, previo accordo raggiunto nel corso di una riunione tenutasi recentemente con altri boss mafiosi, avrebbe concesso in cambio di una partita di armi, l’autorizzazione a far scaricare nella provincia di Africo un quantitativo di scorie tossiche presumibilmente radioattive».
Quel giorno di luglio, il presidente della commissione, Gaetano Pecorella, ha dichiarato: «Vi è una serie di notizie che ci paiono di specifico e rilevante interesse per indagini in materia di rifiuti radioattivi. Rifiuti che sono stati - secondo notizie sempre molto ricche ma poco verificate fino ad ora - occultati soprattutto in Calabria». È il succo velenoso della storia: notizie molto ricche ma poco verificate. A chi è convenuto?"
Che scempio!!!

