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PALAZZO INFETTO | Naccari (Pd): responsabilità politiche chiare a tutti
Falcomatà: «Aspettiamo le carte». Nucera (Pri): «un giorno amaro»
«Se il governo ha deciso di sciogliere il consiglio comunale di Reggio vuol dire che sono veramente gravi i fatti accertati dalla commissione d’accesso». Ad affermarlo è l'esponente del Partito democratico Demetrio Naccari a poche ore dalla decisione del Consiglio dei ministri.
«Le responsabilità amministrative – ha aggiunto l'ex assessore regionale – saranno chiare alla lettura del provvedimento e della relazione. Quelle politiche sono evidenti per tutti. Arena si è ostinato a fare il continuatore e non il sindaco. Questo ha nuociuto ad una città che oggi, sul piano finanziario ed amministrativo, è fortemente provata. Noi sappiamo che Reggio è fatta di persone e cittadini onesti che quotidianamente sono parte lesa rispetto alla presenza criminale. Arena e Scopelliti, spinti da una visione di parte della politica, hanno sbagliato a tentare di impedire lo scioglimento facendosi scudo della città. Altre scelte avrebbero messo al riparo dallo scioglimento ma è evidente che da loro non potevamo aspettarcele. Questo scioglimento in ogni caso anche indirettamente mortifica la nostra coscienza civica ma Reggio ha i valori e la forza per ripartire». Infine, Naccari replica all'intervento del governatore della Calabria a Palazzo Campanella: «Anche in queste ore abbiamo ascoltato parole senza senso da parte di Scopelliti in Consiglio regionale. Mi chiama in causa per le società miste e continua a non avere rispetto della verità. Gli sono scappati colpevolmente i buoi e ora cerca le corna».
Sullo scioglimento sono intervenuti anche i consiglieri di opposizione Giuseppe Falcomatà e Antonino Liotta e il consigliere regionale Giovanni Nucera. Secondo quest'ultimo occorre «capire le motivazioni di questa scelta. È un giorno amaro, una botta forte. Speravamo che una delle dieci città metropolitane fosse salvata. È un danno pesante che si abbatte su Reggio, già diffamata come città di mafia. Un'esperienza già vissuta nel 1992. invece di annullare gli organi politici il governo avrebbe potuto fare arrestare i malfattori, i farabutti senza criminalizzare una città».
«Il ministro – ha invece affermato Falcomatà – è stato conseguenziale rispetto a quanto annunciato. Era quello che ci aspettavamo. Siamo in attesa di conoscere il contenuto della relazione, ma il ministro ha valutato che esistessero i presupposti per uno scioglimento».
«Il governo ha tirato una linea – ha sottolineato il consigliere Liotta – e vuol dire che qualcosa in questa città non va. Speriamo che adesso lo Stato compia un altro atto per farla risorgere. Serve un piano Marshall perché Reggio paga le colpe di chi ha mal governato e intrecciato rapporti con elementi insani della città».
«Salutiamo con profonda soddisfazione lo scioglimento del Comune di Reggio Calabria per gravi contiguità mafiose». È il commento del segretario cittadino dei Comunisti italiani Ivan Tripodi secondo cui «il ministro Cancellieri ha affermato che lo scioglimento è stato deciso non per infiltrazioni mafiose, ma, addirittura, per contiguità della giunta comunale con la ‘ndrangheta.
Una pesantissima differenza sostanziale che evidenzia in maniera tragica l’altissimo livello della presenza e della penetrazione della ‘ndrangheta dentro l’amministrazione comunale di Reggio». «Questo atto del Consiglio dei ministri – rincara la dose Tripodi - è un inequivocabile gesto di legalità che rende giustizia alla città e alla stragrande maggioranza dei reggini: cittadini onesti che credono nei valori della giustizia e della legge. La decisione di oggi rende, quindi, giustizia a tutti i reggini che non hanno piegato la testa ad un “regime cittadino” infestato, come attestato dal Consiglio dei Ministri, dalla ‘ndrangheta». «Pertanto, - conclude il segretario del Pdci – si chiude miseramente il sipario su un tragico decennio caratterizzato dal nefasto “modello-Reggio” degli ex sindaci Scopelliti, Raffa e Arena: un sistema di potere che ha causato una bancarotta etica, morale e finanziaria della città. Alla terna commissariale, composta dai dottori Panico, Piazza e Castaldo, auguriamo buon lavoro nel delicato e difficilissimo compito che dovranno affrontare».
09/10/2012 21:22
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...E POI ....
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Leonia: dai pentiti accuse già nel 2005. Tirato in ballo anche Naccari
di Claudio Cordova - Una serie di indagini documentali, ma anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Sono in particolare Antonio Zavettieri e Roberto Moio a fornire le indicazioni più precise sulle infiltrazioni della cosca Fontana all'interno della Leonia SpA, la società mista del Comune di Reggio Calabria che si occupa della raccolta dei rifiuti e che è stata coinvolta nell'indagine odierna della Guardia di Finanza.
Il primo a parlarne è, addirittura nel 2005, il pentito Antonio Zavettieri: "Le attività della cosca Fontana sono le., le., il fatto della spazzatura" dice la procuratore Franco Scuderi. Già nel 2005 (la Leonia viene costituita nel 2004) Zavettieri fa il nome di Bruno De Caria, il direttore operativo arrestato oggi all'alba: "Che hanno... che nelle mani hanno un certo De Caria, non mi ricordo come si.. De Caria si chiama.."
Stando alle dichiarazioni di Zavettieri, De Caria (nella foto) sarebbe stato, da sempre, un uomo dei Fontana: "Non lo so come hanno avuto questo., questo aggancio, non lo so. So che si era interessato anche il sindaco., il vecchio sindaco". E il vecchio sindaco non è Italo Falcomatà, come chiedono i pm, ma il genero del defunto primo cittadino, Demetrio Naccari, rimasto facente funzioni per alcuni mesi dopo la morte del professore: "Perciò loro hanno votato Naccari; portavano Naccari sia al Comune, hanno votato, mi ha raccontato Fontana, e sia alla Regione, adesso. E anch'io ho votato Naccari; mi hanno., mi hanno dato i fac-simile...". Secondo il pentito Zavettieri, dunque, Naccari si sarebbe interessato alla vicenda: "Naccari era interessato a far prendere l'appalto alla Ecoterm. Poi forse l'ha preso la Fata Morgana non mi ricordo".
In epoca più recente, poi, le dichiarazioni più precise arrivano da Roberto Moio, nipote del mammasantissima Giovanni Tegano, arrestato nell'ambito dell'operazione "Agathos" e subito passato dalla parte della giustizia: "Ma veramente i soldi, tutti, tutti i soldi della Leonia ...... tutti i soldi li prende Giovanni Fontana" dice. Soldi che poi sarebbero stati distribuiti alle altre famiglie, i De Stefano, i Tegano, i Condello: "Questa circostanza l'ho appresa da Michele Crudo il quale anche in questo ha preso il posto di Paolo Schimizzi".
"Quindi Giovanni Fontana non è scomparso dalla scena?" chiedono gli investigatori. "Chi è che ha detto che è scomparso, mi scusi, ma si vede dalla vita che fanno i figlioli, no, Michele, le mogli". E anche Moio, infine, individua, chiaramente, in Bruno De Caria il referente diretto della cosca Fontana: "All'interno della Leonia S.p.a. opera il direttore De Cariache secondo me ha il ruolo di creare le provviste per pagare le tangenti: si capisce che è un soggetto appoggiato dalla 'ndrangheta".
Affermazioni, quelle di Moio, ribadite anche dal collaboratore di giustizia Antonino Lo Giudice:
Lo Giudice Antonino: allora a Reggio Calabria centro funziona così per esempio se si va ad Archi il discorso cambia ad Archi prendono parte i Condello, i De Stefano e i Tegano.
Dr Pignatone: e devono divìdere fra questi.
Lo Giudice Antonino: Fontana non prende niente perché allora hanno deciso che Fontana, questo su volere di Pasquale Condellot Fontana non deve prendere niente.
Dr Pignatone: sua (incomprendibile)
Lo Giudice Antonino: soltanto sii hanno dato la manutenzione della Leonia a Fontana che non dava conto a nessuno che poi duello che è successo mesi fa che sii hanno sparato tutti i camion della spazzatura è che volevano i soldi...
Dr Pignatone: che hanno? Non si è sentita la parola. Gli hanno bruciato?
Lo Giudice Antonino: no gli hanno sparato ...
Dr Pignatone: ah sparato!
Lo Giudice Antonino: se vi ricordate tempo fa.
Dr Pignatone: e questo perché è successo?
Lo Giudice Antonino: perché allora Quando sii hanno concesso Questa cosa non si rendevano conto che l'introito era ...
Dr Pignatone: era ungsrosso affare.
Lo Giudice Antonino: ... era un grosso affare, dopo che Fontana ha incominciato a prendere piede volevano i soldi loro.
Dr Pignatone: e volevano soldi De Stefano, Condello e Tegano?
Lo Giudice Antonino: tutti.
Dr Pignatone: lutti, e come ... si è risolta la questione lei lo sa?
Lo Giudice Antonino: penso che si è risolta perché non è successo più niente.
Dr Pignatone: quindi non lo sa ma lo desume da quello che è l'osservazione ...
Lo Giudice Antonino: anche un bambino lo capisce.
Un vero e proprio "sistema", su cui arriverà la pietra tombale anche da Consolato Villani: La Leonia S.p.A. è totalmente controllata da Giovanni Fontana: doveva versare una tangente a questi ed ai suoi figli. Nel 2007, mi disse Nino Lo Giudice che Peppe De Stefano e Pasquale Condello decisero che la tangente doveva essere divisa anche con loro: per questo motivo decisero di danneggiare alcuni mezzi della Leonia. La tangente veniva ricavata gonfiando le richieste di finanziamento che la Leonia faceva: da tali somme veniva ricavata la tangente che veniva versata alla 'ndrangheta per il tramite di tale De Caria".






E-SI-LA-RAN-TE!
