I biscazzieri di Lamezia

Tutto sulla Reggina

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Finalmente è tutto chiaro.

Dopo le esternazioni di Cardona, il puzzle si è completato, ogni pezzo è finalmente andato al suo posto; pertanto, si può fare una ricostruzione di quanto accaduto sotto l’era dei biscazzieri di Lamezia, come altro definire questi giocatori d’azzardo da quattro soldi.

Cominciamo dall’inizio, cioè dal giugno scorso quando il Felice Saladini piombò a Reggio come il salvatore della Patria Reggina.

All’inizio, se ricordate, i programmi erano molto contenuti, si parlava di taglio alle spese, di rientro dai debiti, insomma di una spending review che prevedeva addirittura l’esodo per i vari Menez, Galabinov, ecc., poi d’un tratto, ecco che hanno trovato la soluzione geniale il classico “uovo di colombo”, sperimentare, attraverso la sua applicazione, il codice di impresa nel mondo del calcio. Vi ricordo che il codice di impresa, fonte di tutte le nostre recenti sventure, risale al 2019, poi via, via modificato, ma che nessuno prima d’allora si era azzardato, dico azzardato, a usare.

Questi geni del male, invece, dolosamente avevano già in mente di adottare questo escamotage, in barba a tutte le norme di lealtà sportiva, suscitando per questo, le ire di tutte le altre società che si sono viste scavalcare sul campo dalla nuova rampante Reggina, la quale, nel frattempo, aveva costruito a ulteriore “buffo”, una buonissima squadra in grado di lottare per la promozione.

Così, le vecchie zavorre, rappresentate dai vecchi ingaggi, non sono state più rottamate, anzi, si sono acquistati fior, fiori di calciatori di categoria, anche superiore, vedi tra tutti i vari: Hernani, Majer, Gagliolo, ecc., con una ciliegina sulla torta costituita dallo stellare Pippo Inzaghi.

Sembrava che fosse tornato lo zio d’America in riva allo stretto.

Tutto è filato liscio fino a dicembre, poi con l’anno nuovo inizia una vita vecchia, il dejà-vù già visto nella precedente stagione poi sfociata nella drammatica estate del 2022, dove la Reggina era stata salvata dalla sua morte certa, giusto però, per sottoporla a un nuovo esperimento finanziario.

Risparmio le peripezie che abbiamo attraversato durante la lunga marcia nel deserto, durante l’ultimo inverno-primavera, con tutte le pessime prestazioni della squadra sul campo di gioco, mai visto una squadra trasformarsi da schiacciasassi in una squadra di svagati villeggianti, e penalizzazioni che abbiamo dovuto subire, nostro malgrado, in nome di un piano di ristrutturazione partito male e finito peggio.

Per farla breve, graziati dalla giustizia sportiva mediante un abbattimento dei punti di penalizzazione, la Federazione ha dovuto, purtroppo, arginare le contestazioni e i malumori che la società Reggina aveva innescato con il suo gioco d’azzardo, ecco che viene preparato il famoso trappolone del comunicato n. 169 dell’aprile scorso, norme scritte ad hoc per impedire alla Reggina di potersi iscrivere al campionato.

Arriviamo al dunque: i biscazzieri di Lamezia, sapevano scientemente di aver barato al tavolo del gioco, infatti le cose si erano messe veramente male con quel comunicato n. 169, ma ormai la frittata era fatta, la scorciatoia era già stata tracciata, si era costretti a dover solo andare avanti, fino in fondo, non si poteva più tornare indietro.

Allora per mantenere il punto definito dell’omologa del Tribunale fallimentare, sono stati costretti a pagare l’importo pattuito (5 milioni di euro circa), eccetto i famigerati 757.000 euro, questo perché, giusto per continuare l’azzardo intrapreso, non essendo assolutamente sicuri di riuscire nell’impresa, avevano cercato di limitare gli eventuali danni, forzando tutte le regole del diritto sia sportivo che ordinario.

Con la scusa che quei maledetti 757.000 euro potevano essere pagati entro il 12 luglio, hanno optato per la guerra alle istituzioni sportive, resistere ad ogni attacco mediante le impugnazioni giudiziarie, sperando che avrebbero potuto trovare un altro giudice accondiscendente come quello di Reggio Calabria.

Purtroppo più per noi, che per loro, non è stato così: si è consumata la più grande disfatta della storia amaranto, assoggettata ad una tale umiliazione, che ancora grida vendetta.
Loro sapevano benissimo che avrebbero avuto torto nella interpretazione delle norme, non tanto per il pagamento del famoso stralcio eseguito solo il 5 luglio, non perché convinti di poter arginare l’assalto al fortino amaranto poco blindato, ma perché, pensavano di poterseli risparmiare per accollarli alla nuova fittizia proprietà, costituita dall’ineffabile Ilari, il quale, dal canto suo non ha abboccato, introducendo quella clausola del "salvo buon fine".

Il Consiglio di Stato ha, infine, smascherato la perpetrata truffa ai danni della Reggina, stabilendo che i 30 giorni per il pagamento dello stralcio, non decorrevano dal 12 giugno, data di approvazione dell’omologa e quindi, secondo i geni del diritto, entro il 12 luglio, data da loro creata fittiziamente come scadenza naturale per il pagamento del debito, bensì dalla definitività dell’omologa, la quale, visto che nel frattempo era stata impugnata dall’Agenzia delle Entrate, nonché dall’INPS, non era ancora passata in giudicato.

Il Consiglio di Stato ha stabilito che i 30 giorni decorrono, non da un’omologa generica, la quale rappresenta una plausibile ipotesi di accordo, ma da 30 giorni dopo che questo accordo è stato definitivamente raggiunto tra tutte le parti in causa, in pratica, se il prossimo 25 settembre si dovesse giungere ad un accordo sull’entità del pagamento da parte della società, i 30 giorni decorrerebbero dal 25 settembre.

Questa è la verità, non credo che ne esistano altre, è stato tutto uno spudorato gioco al massacro in cui hanno coinvolto il povero Cardona che, in buona fede, ci è cascato con tutte le scarpe, e da ultimo, a dispetto della sua versione, secondo cui, se la società avesse pagato tutto entro il 20 giugno, la COVISOC non avrebbe sollevato alcuna obiezione, non credo che sarebbe stato così.

La COVISOC rappresentava il primo sbarramento, in quanto già istruita sulla linea interpretativa che avrebbe dovuto adottare del famigerato comunicato n. 169.

Il mancato pagamento dei 757.000 euro ha spiazzato anche loro, non credevano che i biscazzieri fossero così ingenui da non effettuarlo, la vera trappola era l’omologa, come effettivamente indicato in maniera insistente ed astiosa dagli avvocati della Federazione in tutti i gradi di giudizio.

La trappola era stata preparata bene, una trappola molto raffinata proprio per incastrare i biscazzieri che avevano scommesso con grande azzardo e sprezzo del pericolo, volevano fottere tutti, alla fine sono rimasti fottuti. :salut
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onlyamaranto
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La ricostruzione è secondo me perfetta ed esauriente.
Soprattutto capiamo il perché non hanno pagato le 750000 euro, lo hanno fatto apposta, e quando come era logico e come loro stessi sapevano bene, hanno avuto torto anche dal consiglio di stato,
volevano buttarla in caciara, dando la colpa ai poteri forti del nord che volevano il male della Reggina.
Quando invece il male della Reggina lo hanno creato loro a tavolino!

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Angelo82
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Non fa una piega.
Tra l'altro i biscazzieri in tutto questo hanno lasciato un sacco di buffi in giro.
Ora leggo della squadra a Milano per il compleanno del figlio di mentadent alla vigilia della trasferta... Figghioli in che cazzo di mani eravamo finiti.
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pezzentuni
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Oggi ho ascoltato la conferenza di Cardona sperando in un colpo di scena,un particolare inedito che aiutasse a capire meglio questo pandemonio. Invece nulla,la storia è quella che hai ricostruito ed è da pazzi assoluti, credo che negli ultimi anni abbiamo battuto il record di folli mitomani che non hanno nulla a che fare con lo sport,mi viene il vomito leggendo questi particolari come il fatto della festa di compleanno, siamo nell'assurdo più completo
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onlyamaranto
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Sì il dirottamento della squadra a Milano per farla partecipare al compleanno del figlio di Saladini alla vigilia di una partita importantissima è davvero da vomito
Nessun giornalista l'ha saputo? possibile? nemmeno Cardona l'ha saputo? hanno avallato tutti questa follia

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Si dirà che col senno di poi son piene le fosse, ma il fatto che questo losco affarista, viscido e bastardo, avesse in un passato abbastanza recente, voler acquisire il Perugia, il Cosenza, l'Arezzo e chissà quante altre squadre in crisi, senza mai riuscirci, perché allontanato subito, doveva in qualche modo far suonare un campanello d'allarme.
Purtroppo eravamo disperati e, piuttosto che morire, abbiamo accolto questo falso Profeta, certo che a Reggio ci sentiamo dritti e poi ndi facimu futtiri ri fissa.
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Basta fare un giro su internet e vedrete che il nome di faccia di bronzo è accostato all'acquisto di tante squadre di calcio senza mai riuscirci, un po' come Ilari, sempre a caccia dell'affare.
In tutte le piazze è stato subito sicutato, dovevamo anche noi farci qualche domanda sul perché di tanti fallimenti, nessuno si fidava del tipo avido e spregiudicato.
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Non vorrei che tutto questo casino intorno alla nuova società sviasse l'attenzione sul PORCO.
Non deve passarla liscia perché due sono le cose: o il suino è un delinquente, in quanto ha deliberatamente affossato la Reggina e quindi va perseguito in tutte le sedi, o è un demente e in questo caso va ricercato per applicargli un TSO perché estremamente pericoloso per la collettività.
Questo tizio andrebbe sottoposto quanto meno ad una visita psichiatrica e non appena mette piede in città i vigili urbani dovrebbero arrestarlo e portarlo al manicomio.
Non si può spiegare altrimenti il mistero della vicenda Reggina.
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Mai dimenticare, ma non scherziamo, deve essere chiaro che devono pagare tutto, dobbiamo capire il motivo per il quale non sono stati pagati quei soldi, è ormai certo che non sono stati pagati apposta.
Io la mia idea ce l'ho, non sono state pagate per farci fallire deliberatamente e quindi per favorire il ripescaggio del Brescia.
E poi la fuga di Cardona, non dobbiamo dimenticare nemmeno quella fuga ignominiosa

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