Facciamo un gioco. Arrivate in fondo a questa pagina, poi tornate in cima e modificate qualche nome prima di rileggere. Dove c'è Foti mettete Praticò e viceversa. Dove non è specificato alcun nome, mettete voi quello della prima persona ricca e simpatica che vi viene in mente, oppure del peggior dittatore mai esistito.
Cominciamo però con dei personaggi minori. Se Claudio Cordova si recasse all'anagrafe per modificare il proprio nome in Antonio Ficara, ciò non lo renderebbe mio padre. E se io lo chiamassi papà, otterrei solo una dichiarazione di instabilità mentale causa stress, potendo così scroccargli un mese e mezzo di ferie dal Dispaccio.
Se subissi un gravissimo torto da mio padre, probabilmente andrei prima o poi a chiedergli spiegazioni. Anche nella più scorbutica delle mie reazioni, non andrei mica a cambiare padre. Né tantomeno intimerei a mio padre di cambiare lui il suo cognome, pur di non avercelo uguale al mio. Bene, sgomberato il campo da alcuni dubbi esistenziali, passiamo a vicende e personaggi di maggior dominio pubblico.
I soci della Asd Reggio Calabria (20, 30, quanti in tutto?) hanno il merito di aver tirato fuori 300.000 euro a fondo perduto per poter rappresentare calcisticamente la città in Serie D. Dal giorno immediatamente successivo a tale versamento, non ne hanno azzeccata una né a livello tecnico (approfondiremo fra qualche giorno) né soprattutto comunicativo. Autoproclamazioni ("noi siamo la Reggina!"), autocelebrazioni (con tanto di maglia), discorsi sulla Fiorentina che si chiamava Florentia Viola, Salernitana che si chiamava Salerno, Germania che si chiamava Prussia, Yusuf Islam che si chiamava Cat Stevens e via dicendo.
Tutte queste chiacchiere non possono modificare la sostanza: la Asd Reggio Calabria è una nuova società che non raccoglie alcuna eredità, la Reggina esiste ancora ed è regolarmente affiliata alla Figc. Auguriamo a Mimmo Praticò e soci di poter un giorno realizzare il proprio desiderio di mettersi l'appellativo che ritengono più opportuno per la propria società, senza mai dover soffiare sul fuoco del fallimento altrui. Per il momento, andrebbero invitati a non aumentare la confusione più di quanto non abbiano già fatto nei precedenti 6 mesi. Per il futuro, sappiano che il nome non basta a mettere la palla in rete, e dicano ai loro sostenitori se esistono le basi non per chiamarsi Reggina a luglio, ma per arrivarci a luglio.
La Reggina Calcio non si è iscritta in Lega Pro l'estate scorsa, raccogliendo il "frutto" dei propri errori accumulati negli anni e non di certo perchè qualcuno si è alzato la mattina del 14 luglio ed ha trovato la cassaforte vuota. Dirigenti validi (Bigon, Calveri, Barresi) scaricati o lasciati andare, altri trattenuti anche troppo, allenatori cambiati con cadenza trimestrale, valutazioni errate sulle decine di giocatori nuovi messi in organico nelle ultime stagioni. Per il momento ci fermiamo qui. Roba da mettersi davanti allo specchio e prendersi a schiaffi da soli, ancor prima che giunga la critica del giornalista o del tifoso. E soprattutto, molto prima di arrivare al 14 luglio 2015.
Se adesso Lillo Foti, sì, proprio lui, riesce ad evitare il fallimento di una società che ci ha fatto sognare il 30 maggio 2015, il 30 aprile 2006, il 13 giugno del '99 e nel complesso per decenni, fa una gran cosa. Punto. C'è poco da ironizzare o contestare. O forse dovremmo scrivere che le partnership con Figc e Juventus rappresentano un misfatto, una vergogna superiore ad una retrocessione dalla A alla B o dalla B alla C? Tanto di cappello a chi ha trovato alleati affidabili e prestigiosi, a prescindere da chi sia o chi non sia. Questi sono i fatti recenti, per il momento. Tra qualche giorno si saprà se la Reggina è viva o morta, in base al pronunciamento del Tribunale sul concordato. Ogni altro discorso futuro, futuribile, futuristico è rinviato a quel giorno.
Poi esiste un generoso signore che ha offerto decine di migliaia di euro per un marchio storico, quello appartenuto alla A.S. Reggina estintasi nel 1986. Non sappiamo chi sia, ma a prescindere dal fatto che possa essere Hitler o San Francesco, è un bellissimo gesto. Onore a lui. In chiave giornalistica, è nostro dovere informarci (ed informare) se questa offerta verrà accettata, e soprattutto capire che uso si intenderà eventualmente fare di tale marchio. Tale mossa mal cela l'intenzione di fare calcio (e forse non solo calcio) a Reggio Calabria, questo va sottolineato per non prendere in giro nessuno. Prima si saprà che direzione vorrà imboccare, meglio sarà per tutti.
Le vicende attorno alla Reggina assumono sempre più i contorni del romanzo. Nessuno sarebbe più adatto di Alessandro Manzoni per scriverlo, e la frase "i nomi sono puri accidenti" dei Promessi Sposi calzerebbe a pennello. Attualmente non si può prospettare una soluzione se non si è ancora compreso il problema, ma per creare meno confusione possibile è consigliabile soffermarsi sui fatti. Non su chi fa i fatti, dato che non si riscontra la maturità necessaria per rendere scevri i propri giudizi dai condizionamenti verso questa o quella persona. Ovviamente i fatti vanno analizzati sul momento, ricordarsi a scoppio ritardato che la Reggina esiste ancora è troppo comodo.
Non sia mai che fra qualche mese, recandosi in tribunale, qualcuno scopra che nella denominazione sociale della vecchia A.S. Reggina non compare l'anno 1914, mentre in quella della Reggina Calcio sì.
http://46.252.144.190/calcio/84-quadran ... -accidenti
Non capisco l'articolo. Troppa confusione. Una tifoseria ostaggio di personaggi (nessuno escluso) che fanno i propri interessi.
Magari è un mio limite ma non capisco il senso di questo articolo. E' ASSURDO.
I tifosi sono l'ultima ruota del carro, questo giornalista è incomprensibile.