morto pietro saviotti

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E' morto nel pomeriggio di ieri per un infarto il procuratore aggiunto Pietro Saviotti, capo del pool anti-terrorismo della Procura di Roma. Aveva 56 anni. Questa mattina e per tutto il giorno sarà allestita la camera ardente nell'Aula Occorsio del Tribunale di Roma. Il funerale si svolgerà domani venerdì 13 alle ore 11 presso la Chiesa di S. Paola Romana a via Duccio Galimberti.

Pietro Saviotti ha seguito negli anni le principali inchieste sul terrorismo. Ultime le indagini sulle lettere minatorie indirizzate a politici, sugli scontri avvenuti nella capitale il 15 ottobre scorso e sui sequestri delle navi italiane finite nelle mani dei pirati. A dicembre aveva aperto anche un fascicolo sul Storm Front, forum di un sito neofascista.

Il procuratore aggiunto aveva trascorso la giornata in Procura dove aveva partecipato a una riunione con il procuratore vicario Giancarlo Capaldo e gli altri sostituti. Saviotti sarebbe stato colto da un malore mentre lasciava piazzale Clodio. Inutili i soccorsi.

Il ritratto.
Da magistrato ha rappresentato la pubblica accusa nel processo per l'omicidio del professor Massimo D'Antona. Saviotti aveva assunto la responsabilità del pool anti-terrorismo della capitale, raccogliendo il testimone da Franco Ionta quando questo è andato al Dap.

Persona di grande cortesia ma al tempo stesso risoluto, è stato punto di riferimento per investigatori e inquirenti concentrati nella lotta al terrorismo e alle nuove Brigate Rosse. La grande conoscenza di sistemi informatici, della rete internet e del web lo hanno più volte reso protagonista di importanti indagini come ad esempio quella che ha permesso di disarticolare una vasta rete di intercettazioni illegali che faceva riferimento ad un gruppo di pregiudicati investigatori privati.

Da pubblico ministero, negli ultimi tempi, stava seguendo l'inchiesta su Valter Lavitola. Sempre Saviotti chiese ed ottenne l'arresto del faccendiere napoletano Mario Scaramella, al centro della spy story che coinvolse alcuni anni fa i servizi segreti dell'ex Unione sovietica in Inghilterra. Ma sono tanti i fascicoli d'indagine trattati da Saviotti e che hanno portato alla soluzione di casi intricati come quello che ha riguardato l'infermiere serial killer che uccideva anziani, Angelo Stazzi, su cui ha poi trasmesso gli atti alla procura di Tivoli. È proprio la grande attenzione alle persone più deboli, ai sofferenti ad essere sempre stato un dogma per Saviotti. In molti a piazzale Clodio oggi ricordano il caso di un pittore che, raggirato da un suo amico era finito in una clinica psichiatrica dopo la morte della moglie, ma grazie alle indagini coordinate dal procuratore da tempo quell'uomo è stato restituito ai suoi cari.

Unanime il cordoglio. "Sgomento" per la morte di Saviotti è stato espresso dal presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara. Il leader del sindacato delle toghe ricorda "le alte doti morali e giuridiche" che hanno contrassegnato la carriera del collega.

Il presidente dell'Unione camere penali italiane, Valerio Spigarelli, esprime a nome suo e della Giunta dell'Ucpi, "profondo cordoglio", per la "scomparsa improvvisa del procuratore aggiunto"

"Un magistrato di altissimo livello e di grandi capacità investigative". Così il capo della Polizia, Antonio Manganelli, ricorda Saviotti. E lo ha ricordato anche il sindcao di Roma Alemanno: "Ho appreso con profondo dispiacere della sua improvvisa scomparsa. Ho avuto modo di conoscerlo personalmente e di apprezzarne le capacità, la professionalità e la grande umanità. Con Saviotti, con cui condividevo anche la passione per la montagna, la procura di Roma perde un punto di riferimento importante".

"L'improvvisa morte del procuratore Pietro Saviotti colpisce profondamente. Magistrato capace e stimato aveva affrontato con competenza tante indagini delicate e complesse" afferma Walter Veltroni "Su un tema così scottante come quello del terrorismo aveva dato sempre prova di equilibrio, conoscenza dei problemi e decisione. Esprimo il mio cordoglio alla famiglia, ai colleghi, a quanti hanno lavorato con lui tra gli inquirenti e le forze dell'ordine".
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reggino ha scritto:http://www.youtube.com/watch?v=37R1bJJoIjw

Regmi,Busi ha ragione.
Assolutamente si.

La più grande colpa di B è stata quella di, pur di salvaguardare il proprio deretano, aprire i tombini nel 1994 rendendo l'aria irrespirabile.
:salut
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