sempre tg1, sempre più in basso

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UnVeroTifoso
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suonatore Jones ha scritto:ma mi dicono dalla regia che ieri abbiano omesso la notizia di berlusconi che deve andare a testimoniare...confermate? 8-)
Possiamo accenderla. Ma ad onor del vero occorre dire che è in buona compagnia di testate gloriose quale La Padania, mentre Il Giornale titola con un sobrio: "Silvio prigioniero politico".

:cheers
"Nani su iddi e vvonnu a tutti nani;
Nci vannu terra terra, peri e mmani;
E pa malignità brutta e superba,
Ccà non crisci chi erba, erba, erba"
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UnVeroTifoso ha scritto:Il Giornale titola con un sobrio: "Silvio prigioniero politico".
bah...
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UnVeroTifoso ha scritto:
suonatore Jones ha scritto:ma mi dicono dalla regia che ieri abbiano omesso la notizia di berlusconi che deve andare a testimoniare...confermate? 8-)
Possiamo accenderla. Ma ad onor del vero occorre dire che è in buona compagnia di testate gloriose quale La Padania, mentre Il Giornale titola con un sobrio: "Silvio prigioniero politico".

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suonatore Jones

comunque, nonostante l'attualità e la citazione iterativa di questo topic, era in seconda pagina. segno che il tg1 sta in basso davvero.
UnVeroTifoso
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suonatore Jones ha scritto:comunque, nonostante l'attualità e la citazione iterativa di questo topic, era in seconda pagina. segno che il tg1 sta in basso davvero.
Ma cosa dici mai?!?! Il direttorissimo Minzolini che fa delle scelte coraggiose ed innovative per mantenere il TG1 ad altissimi livelli!!!
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ecco l'ennesimo capitolo di quell'opera drammatica chiamata comunemente "tg1". questo capitolo si intitola "santi in paradiso". è diviso in due atti (per ora) e un prologo.


atto primo:

ROMA - Il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Sergio Zavoli non ha usato giri di parole: "L'opinione pubblica è sempre più unanime nel criticare l'atteggiamento del Tg1 che pervicacemente continua a produrre i motivi del discredito professionale e politico che non giova al prestigio del servizio pubblico". Così ha parlato rivolgendo le sue domande al direttore generale della Rai Lorenza Lei, chiamata in audizione. Zavoli ha sottolineato il calo di ascolti della Rai, "che principalmente è del Tg1". Zavoli ha posto alcuni quesiti al dg della Rai, a cominciare dai "preoccupanti segnali di una generale disaffezione verso il servizio pubblico. Il canone visto come la tassa più odiosa e quindi da non pagare. Calo di ascolti del Tg1". Un tema caldissimo, quest'ultimo. "Quando dirò basta al Tg1? Basta non lo posso dire solo io ma lo devono dire anche i consiglieri", ha risposto in proposito la Lei. "Certo, un basta posso anche portarlo in consiglio, ma devo avere con me un coro che non deve essere composto solo da cinque anime". A stretto giro di posta è arrivato anche il commento di Augusto Minzolini, direttore del Tg1, nell'occhio del ciclone per i suoi editoriali a sperticata difesa del premier 1 e più in generale per il netto calo di ascolti della Rai: "Zavoli è un presidente di parte e lo dimostra nelle dichiarazioni
che fa", ha detto.

La Lei, nella risposta, ha rivendicato il suo operare con "onestà intellettuale", respingendo illazioni o sospetti sul suo operato, specie in relazione alle ultime vicende dell'azienda. "Io non sono faziosa né pretestuosa - ha aggiunto - dico che ci sono regole che vanno rispettate come policy aziendale. Non seguo una linea misteriosa che parte da lontano e che elimina soggetti e persone". Una sottolineatura che Lorenza Lei ha fatto a proposito della domanda di uno dei commissari sull'uscita dall'azienda di tre figure come Michele Santoro, Paolo Ruffini e Serena Dandini. Pura coincidenza l'uscita dei tre, sono tre casi distinti: "Santoro ci ha chiesto di andare via, ora stiamo lavorando perchè nella stagione da gennaio in poi ci sia un programma adeguato che possa raccogliere lo spirito dello spazio che Santoro ha lasciato. Il direttore di rete sta lavorando a questo progetto. La bacchetta magica non ce l'ha nessuno, si lavora". Quanto a Ruffini, "anche lui ha scelto di andare via", e una scelta l'ha fatta anche la Dandini: "Le porte sono aperte per la Dandini, il programma è Rai, il programma è nel palinsesto e sarà il direttore di rete a decidere cosa mettere in quella fascia".
(20 settembre 2011)

http://www.repubblica.it/politica/2011/ ... index.html


atto secondo:

TORINO - Il presidente della Rai interviene nel polemico botta e risposta di ieri 1 tra Sergio Zavoli e il direttore del Tg1: "Ho trovato le parole di Minzolini nei confronti del presidente Zavoli inaccettabili. Minzolini deve imparare a tacere quando è il momento. Non si attaccano le istituzioni", ha dichiarato Paolo Garimberti a margine del Prix Italia, in corso a Torino. Ieri il direttore del Tg1 aveva definito il presidente della Commissione di Vigilanza "di parte. E lo dimostra nelle dichiarazioni che fa".

VIDEO Premier a Ballarò, telefonata muta 2

Secondo Garimberti "chiunque di noi lavori in Rai, ma anche non in Rai, deve rispettare le istituzioni". Immediata la replica del direttore del Tg1: "Io ho sempre rispettato e rispetto le istituzioni, ma le istituzioni debbono rispettare il Tg1 e chi lo dirige". Ma il presidente della Rai ha continuato: "Zavoli è il presidente della commissione di Vigilanza, è stato presidente della Rai è e resta un grande giornalista". Minzolini dunque "deve imparare a tacere quando è il momento perché non si attaccano le istituzioni, che hanno diritto, soprattutto se si tratta della commissione di Vigilanza, a fare i rilievi critici. Noi dobbiamo

rispondere ma dobbiamo farlo con i fatti o comunque in modo educato".

"Ho trovato la risposta di Minzolini nei confronti di Zavoli quando lo ha definito 'presidente di parte' inaccettabile. E aggiungo, questo problema della forma lo porrò nei luoghi opportuni. E' il direttore generale che eventualmente deve occuparsi di questa cosa", ha spiegato Garimberti.

"E' inutile nascondersi dietro un dito ed è inutile che Minzolini continui a sfidare tutto e tutti facendosi scudo con le dichiarazioni dei politici che appena lui viene criticato, come è successo a me l'altra sera, immediatamente dichiarano a suo favore", ha continuato Garimberti. "Mi pare che questo sia un sistema ormai collaudato. Ripeto, non me ne importa nulla di questo sistema collaudato, perché ho il diritto ma soprattutto il dovere come presidente della Rai di dire quando le cose non vanno, e lo dirò sempre. E non saranno sicuramente alcuni politici abituati a dichiarare a gettone che mi fermeranno", ha concluso il presidente Rai.

La polemica era nata dopo che ieri 3 il presidente della commissione di Vigilanza Rai aveva criticato "l'atteggiamento del Tg1 che pervicacemente continua a produrre i motivi del discredito professionale e politico che non giova al prestigio del servizio pubblico". L'aveva fatto rivolgendosi al direttore generale della Rai Lorenza Lei, chiamata in audizione. Zavoli aveva anche sottolineato il calo di ascolti della Rai, "che principalmente è del Tg1". Un tema caldissimo. Lorenza Lei aveva risposto: "Quando dirò basta al Tg1? Basta non lo posso dire solo io ma lo devono dire anche i consiglieri".

Poco dopo era arrivato il commento di Augusto Minzolini, direttore del Tg1, nell'occhio del ciclone per i suoi editoriali a sperticata difesa del premier 4 e più in generale per il netto calo di ascolti della Rai: "Zavoli è un presidente di parte e lo dimostra nelle dichiarazioni che fa", aveva detto.

Le parole del dg Lei hanno comunque soddisfatto Nino Rizzo Nervo, consigliere Rai: "Ne prendo atto con soddisfazione", ha detto. "Sono parole - sottolinea il consigliere di area Pd - che non le ho mai sentito dire in Consiglio di amministrazione ogni qualvolta è stato sollevato il caso del Tg1". In relazione poi al fatto che il dg di viale Mazzini abbia ricordato ai commissari della Vigilanza che su un eventuale "basta al Tg1" firmato Minzolini non possa pronunciarsi da sola ma debba essere il Cda a pronunciarsi, Rizzo Nervo dice che di fronte a una proposta "una decisione del Cda per essere valida ha bisogno della maggioranza dei voti dei presenti", come hanno dimostrato anche recenti delibere. Il consigliere ha ricordato poi che la crisi di ascolti, di autorevolezza e di indipendenza della testata "è da tempo sotto gli occhi di tutti" e chi sino ad oggi ha sostenuto e ha continuato a sostenere Minzolini "si assume una grave responsabilità aziendale".

Sullo stesso tema degli ascolti è arrivato oggi l'affondo di Garimberti: "E' il direttore generale che eventualmente deve occuparsi di intervenire su questa cosa. Il direttore generale in commissione di Vigilanza ieri ha detto cose che io condivido completamente. Ha detto che il problema esiste ed è un problema di contenuti e di ascolti", ha sottolineato il presidente della Rai.

"Il problema degli ascolti - ha insistito Garimberti - c'è, non ci si può nascondere dietro il dito che un giorno fa il 23 e un altro il 21 per cento, e se la gente va via un motivo ci sarà, se la partita di calcio è noiosa io vado via. Non è che gli ascolti sono capricciosi, soprattutto quando gli ascolti sono sistematicamente in una certa direzione". Il presidente della Rai ha quindi sottolineato: "Ho letto quello che ha detto il direttore generale ieri sera in commissione e lo condivido quasi al 100 per cento, soprattutto sui temi più sensibili, trovo che sia stata coraggiosa a dire queste cose e trovo soprattutto che abbia ragione a dire che non può lei da sola decidere, soprattutto su posizioni così importanti". Per Garimberti "ci vuole una presa di coscienza del Cda, ma vera e non per modo di dire".

"Guai se il servizio pubblico fa disinformazione, guai se, e accade in Rai, si omettono notizie per nascondere i fatti. Si fa un delitto grave non solo verso gli ascoltatori e verso chi paga il canone ma verso l'intero Paese", ha detto Garimberti. "Per questo - ha insistito il presidente della Rai - non accetto proteste quando si fa della disinformazione e chi vuole capire capisca, ma credo che tutti possano capire". Garimberti ha ricordato poi il periodo in cui faceva l'inviato nell'ex Unione sovietica: "Ho vissuto un po' di anni in un Paese dove si faceva disinformazione, si distorceva la cronaca a propaganda del regime. Ecco si faceva quel che io chiamo 'disinformatia'. Si riscriveva la storia, si abbelliva il brutto e viceversa". E riferendosi alle dichiarazioni del Capo dello Stato, Garimberti ha fatto notare: "Lo ha detto anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che non si può pensare un futuro senza memoria del passato e che non si dà fiducia agli italiani minimizzando i nodi critici della realtà. Napolitano è tornato spesso su questo concetto. Le sue parole tradiscono un disagio per il modo in cui si racconta cosa accade e per come gli storici ritroveranno questi fatti".

Le reazioni. E sul Tg di Minzolini le parti politiche si dividono. Per Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl: "Assistiamo a troppi attacchi al direttore del Tg1 che hanno evidenti risvolti para-politici. La richiesta di tacere è davvero sopra le righe". In difesa del direttore di testata è arrivato anche il commento del capogruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri: "Con tutto il rispetto per il presidente Zavoli, mi sembra che abbia travalicato il suo ruolo con le affermazioni fatte in commissione di Vigilanza in riferimento al Tg1. Lo stesso credo stia facendo il presidente della Rai Garimberti". "Entrambi - prosegue Gasparri - non hanno sollevato alcuna critica, invece, quando abbiamo assistito ad altri autentici episodi di faziosità e di disinformazione". Dello stesso parere anche il vice presidente Pdl della Camera dei deputati, Maurizio Lupi: "Ormai siamo alla lotta ad personam. Gli attacchi al direttore del Tg1, Minzolini, oltre che assolutamente ideologici e strumentali, dimostrano quanta demagogia ci sia ogni volta che si affronta il dibattito intorno alla Rai".

Per la chiusura del telegiornale di RaiUno si è pronunciato il vicepresidente Pd della commissione di Vigilanza Rai, Giorgio Merlo: "E' inutile nasconderlo o fingere che il problema non esiste. Di fronte a un preoccupante calo di ascolti, l'azienda ha il dovere e il diritto di intervenire. E' questo senza alcuna polemica e senza accanimento", ha dichiarato. "Minzolini dimentica che il suo ruolo è quello di fare informazione in modo obiettivo al servizio dei cittadini che pagano il canone. Il rispetto delle istituzioni dovrebbe essere cosa scontata per un direttore professionista, ma a quanto pare non è così", ha detto il senatore dell'Italia dei Valori Pancho Pardi, capogruppo in commissione di vigilanza Rai. Mentre dal Pd il senatore Fabrizio Morri, della commissione di Vigilanza Rai, ha aggiunto: "Con una conduzione insopportabilmente faziosa, con la scelta di evitare perfino di dare notizie scomode a chi governa, ma sulle prime pagine di tutti gli altri media, il direttore Minzolini si è reso responsabile del peggior crollo di ascolti che mai abbia riguardato il principale Tg del Paese. Dovrebbe perciò stare solo chiedere scusa ai telespettatori e farsi da parte". Per il senatore del Pd Vincenzo Vita: "Non c'è bisogno neppure di commentare, mentre a questo punto diventa dirimente la domanda: ma Minzolini rimane per preparare la privatizzazione della Rai?". "Zavoli è un simbolo di libertà e professionalità per tutti noi - afferma il segretario dell'Usigrai Carlo Verna - è inammissibile cercare in un solo colpo di intaccare la sua personale autorevolezza morale e il suo ruolo istituzionale di Presidente della commissione parlamentare di Vigilanza".
(21 settembre 2011)


http://www.repubblica.it/politica/2011/ ... -21985682/


nulla di cui stupirsi, in uno stato dove il miglior tg è quello di murdoch.
suonatore Jones

ennesima puntata. e ancora, qualcuno, lo difende.


“Io di notizie ne do troppe e do quelle che gli altri nascondono”. A riconoscersi la patente di paladino della libertà di stampa è il direttore del tg1, Augusto Minzolini, fino a oggi noto per la capacità di nascondere le notizie che gli altri danno. “Vogliono solo intimidirmi”, dice. In un’intervista a Il Giornale il direttorissimo, indagato per abuso d’ufficio e mancato adempimento di un’ordinanza del giudice del lavoro, risponde agli inquirenti sostenendo che l’indagine a suo carico è “una boiata, vogliono solo intimidirmi”. E nella gentile intervista spiega che il motivo di cotanto accanimento nei suoi confronti sta nel fatto che lui di notizie ne da troppe e “do quelle che gli altri nascondono”, dice. La Guardia di Finanza ieri ha perquisito i suoi uffici a Saxa Rubra in merito al “caso Ferrario“: la giornalista che è stata rimossa dalla conduzione del telegiornale e ha fatto causa, vincendola. Ma non è stata reintegrata. E Minzolini si difende sostenendo di averle offerto un incarico “più importante” ma lei ha rifiutato. Questo il motivo dell’intervista. Che diventa la difesa di Minzolini da tutto, anche dalle accuse di partigianeria che gli stessi vertici della Rai gli hanno rivolto. Lui nega. “Do troppe notizie e do quelle che gli altri nascondono”, dice.

E spiega: “Come l’inchiesta sui presunti condizionamenti della camorra nelle primarie del Pd a Napoli, o quella su Penati a Milano o quella sul coinvolgimento di esponenti di sinistra a Bari”. Tutte a senso unico, fa notare la giornalista che lo intervista. “Ma noi diamo anche le altre, pure quelle sulle intercettazioni sulle nottate di Berlusconi. Non faccio sentire registrazioni scabrose, per rispetto del pubblico. E penso che interessi più sapere le notizie sulla camorra che quelle sulle mutande della D’Addario”. Sembra una scusa. “Assolutamente no. E in ogni caso io rivendico il diritto di vedere in maniera diversa la gerarchia delle notizie. Anzi di essere super partes in un mondo che pende tutto per una pars. Dato che l’informazione in Italia è quasi tutta orientata a sinistra, io offro un’altra visione, insomma completo il panorama dei media”. Come dire: un tg schierato? Macché, Minzolini nega: “Faccio un tg nazional popolare riadattato”.

I risultati? Il tg1 è passato dal 28% di share al 24. “Dovrebbero dirmi grazie, anzi darmi una medaglia. E invece mi fanno un sacco di menate. Nel calo di ascolti di tutta la tv generalista, io sto frenando il deragliamento”, sostiene Minzolini. E se ora ci fosse Enrico Mentana alla direzione del Tg1, andrebbe meglio? “Per nulla. Lui usa la formula del talk show che può funzionare sul pubblico di La7, ma da noi con quel tipo di Tg perderebbe il confronto col Tg5″. C’è poi la questione delle carte di credito. Minzolini è accusato di peculato per aver speso indebitamente 68 mila euro. “Ho restituito tutto e ho agito sulla base di permessi che mi erano stati concessi. E’ solo una montatura politica”.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/09 ... no/161112/

'cciu mia.
suonatore Jones

MILANO - La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio del direttore del Tg1, Augusto Minzolini. L'accusa per lui è di peculato in relazione all'inchiesta che lo vede indagato per le spese effettuate con la carta aziendale e mai autorizzate. Secondo gli accertamenti, il giornalista avrebbe speso in poco più di un anno circa 65mila euro.
«SPESE DI RAPPRESENTANZA» - Le somme, però, sono poi state restituite. Nel luglio scorso Minzolini era stato interrogato dai magistrati della Procura Roma e si era difeso affermando di aver usato la carta di credito per spese di rappresentanza e, comunque, senza che i vertici aziendali avessero mai obiettato qualcosa.

«ME LO ASPETTAVO» - «Tenendo conto come vanno le cose in questo Paese e che l'esposto da cui nasce la vicenda porta la firma dell'ex pm Antonio Di Pietro, me lo aspettavo». E' la prima reazione di Augusto Minzolini, direttore del Tg1, dopo la notizia del rinvio a giudizio chiesto dalla Procura di Roma. «Io comunque sono tranquillo e ho la coscienza a posto su una vicenda che ho già chiarito con l'azienda», ha concluso Minzolini.

http://www.corriere.it/politica/11_otto ... 4921.shtml

daje, minzolì
reggino
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SI ha notizie di ferrara??è riuscito ad avere la meglio su dragonball??oppure ha perso anche con carrot??
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iocupocumajocu
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Il regime era quello di Prodi. il criminale era Visco che metteva le mani nelle tasche degli italiani.
il biscione si è comprato la democrazia a petroldollari ed i bisciones sono tutti giovani e felici (cit)
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pellarorc
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nella minzo parade abbiamo anche il ritrovamento del materasso dello yeti

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10 ... ia/163366/
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CALABRESE
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Indecente,solo questo,ma fino a quando la Rai sarà controllata dalla politica,il risultato sarà questo.
"Preferisco che ci si abbracci quando si fa gol, evitando certe cose."
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CALABRESE ha scritto:Indecente,solo questo,ma fino a quando la Rai sarà controllata dalla politica,il risultato sarà questo.
c'è politica e politica. Chi ti mette lì Gianni Riotta e chi ti installa Minzolingua.
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la rai è sempre stata politicizzata.
Ma non si era mai arrivati a qusto punto. I giornalisti sono costretti a dire dei manifestanti la parola:dissidenti.
Telegiornali inguardabili in questo modo non ci sono mai stati.
suonatore Jones

"HO L'AMBIZIONE di ridurre la distanza che spesso divide la realtà virtuale che emerge dai media, a volte autoreferenziale, dalla vita reale coi problemi di tutti i giorni che voi, noi, tutti affrontiamo". "Una distanza per cui oggi i giornali hanno sempre più difficoltà a leggere la realtà e i cittadini non riescono più a leggere i giornali. Come si è visto durante l'ultima campagna elettorale (...) i media si sono occupati di gossip e non di argomenti concreti". Con questa lezione di giornalismo, Augusto Minzolini si era presentato il 9 giugno 2009 agli spettatori del Tg1. Un bel salto in alto per uno che in vent'anni di professione era stimato dai colleghi soprattutto per una specialità del giornalismo, il pettegolezzo sulla vita privata dei politici, sì, proprio l'orrido gossip che il Minzolini dell'epoca rivendicava come suprema missione dei giornali.

La poltrona del Tg1 era arrivata in fondo a una serie di estasiati articoli pubblicati su La Stampa sui miracoli compiuti da Silvio Berlusconi a L'Aquila e dintorni, al cui confronto i mitici cinegiornali dell'Istituto Luce sono un esempio di misura anglosassone. Per avere un'idea, Luca Sofri citava subito dopo la nomina, un singolo articolo di Minzolini su La Stampa, il famoso giorno del predellino: "Silvio Berlusconi tocca il cielo con un dito. Non s'aspettava un successo del genere. Come pure non s'aspettava il veleno, le accuse e gli insulti che gli hanno riversato addosso in questi giorni i suoi alleati. E visto che l'uomo risponde alle difficoltà come un leone, in quattro e quattr'otto, come quando discese in campo, ha deciso di rivoluzionare il campo politico italiano". Seguiva l'intervista, di cui vale la pena di ricordare l'incipit: "Ho l'impressione che lei non sopporti più le accuse dei suoi alleati, che cosa è stato a ferirla di più in questi giorni?".

Ma torniamo alla dichiarazione d'intenti del professor Minzolini. Ed ecco come ha ridotto la distanza fra la realtà virtuale dei media e i problemi concreti.

Seppelliti da una risata
Prendiamo una settimana a caso, la scorsa, dal 22 al 28 ottobre. Quella in cui sui media del mondo, non soltanto i nostri, esplode in tutta la sua gravità il caso Italia. Gli ultimatum dell'Europa, la lettera di Berlusconi, il vertice Merkel-Sarkozy, le polemiche all'interno della stessa maggioranza sull'opportunità che il premier faccia un passo indietro nell'interesse del Paese. L'immagine simbolo della settimana, per tutti i notiziari del mondo, è la risata di Sarkozy e Merkel nella sala stampa di Bruxelles dopo la domanda sull'affidabilità di Berlusconi. Il Tg1 semplicemente la censura. Non compare, non esiste, non risulta. La risata è coperta dalle parole del conduttore, il servizio da Bruxelles parte subito dopo e spiega che c'è stato in effetti un momento d'ilarità, ma soltanto perché il presidente francese si aspettava "una domanda sull'Italia". Ma la domanda era su Berlusconi e non sull'Italia. Avendo censurato la notizia, il Tg1 nei giorni seguenti sarà costretto a non riferire delle moltissime reazioni, comprese quelle di Berlusconi e dello stesso Sarkozy. In maniera incomprensibile, almeno per lo spettatore del Tg1, il 25 ottobre invece Giuliano Ferrara in Radio Londra lancia i suoi strali nei confronti del "ridicolo Sarkozy" e della Francia tutta, in risposta alle "risate su Berlusconi che tutti i telegiornali vi hanno inflitto". Dimentica di aggiungere: tranne quello che avete appena visto.

I veri problemi: la guerra del formaggio
Sempre nella settimana dal 22 al 28 ottobre nei titoli del Tg1 non si trovano tracce di fatti rilevanti come la risalita verso quota 400 dello spread fra titoli pubblici italiani e bond tedeschi o dell'aumento della pressione fiscale in Italia. Il Tg1 è anche l'unico notiziario, compresi quelli Mediaset, a non menzionare la lettera in cui i dissidenti del Pdl chiedono al premier un "passo indietro". La polemica fra Berlusconi e Bossi sulla riforma delle pensioni è molto attenuata, ma offre lo spunto per un paradossale servizio sulla necessità di riforma il sistema pensionistico nella solita, perfida Francia. La quale, s'intende, "sta molto peggio dell'Italia". A dimostrazione della spaventosa crisi francese, il Tg1 per ben tre giorni di seguito informa dal fronte della "guerra del formaggio" fra Italia e Francia, attestando il poderoso sfondamento di gorgonzola e fontina nella risibile linea Maginot eretta dai sordidi cugini intorno al camembert.

Liste di proscrizione e di prescrizione
I nomi di Angela Merkel e Nicholas Sarkozy si aggiungono a una lista di personaggi censurati dal Tg1 che non ha precedenti nelle tv pubbliche del mondo occidentale, dove si trovano capi di stato e artisti, eventi e calciatori, vescovi e terremotati. Il Tg1 dei problemi reali detesta e ignora anzitutto le manifestazioni di piazza antigovernative, cioè tutte. Ma anche quelle dove si contestano altre importanti istituzioni, almeno percepite come tali. Per esempio, la mafia. Infatti la marcia di 150 mila persone a Milano il 22 marzo del 2010, promossa da Libera per ricordare le vittime delle cosche, non merita alcuna notizia. Sono ignorate sistematicamente tutte le proteste dei terremotati abruzzesi, che smentirebbero l'evidenza del miracolo berlusconiano a L'Aquila. Sparisce nel luglio scorso dai servizi anche la manifestazione delle donne "Se non ora quando", al suo posto va in onda un servizio sulla "corsa sui tacchi a spillo", scatenando la lettera di protesta al direttore generale di tredici giornaliste della testata. Le censure sono talmente numerose che ogni tanto il direttore se ne dimentica, al punto da entrare in polemica con un editoriale contro la manifestazione per la libertà di stampa di cui lo spettatore del Tg1 non sapeva nulla.
Fra i nomi illustri dei censurati da Minzolini spicca, per l'idiozia della circostanza, il nome del capitano della Nazionale campione del mondo, Fabio Cannavaro, colpevole di aver replicato, peraltro in modo assai gentile, all'invito a non tifare Italia partito da Renzo Bossi, in arte il Trota. Censurata la regina d'Inghilterra, che al "mister Obamaaaa!" berciato da Berlusconi, risponde infastidita: "Ma perché quello deve gridare tanto?". Il grande regista e premio Oscar Bernardo Bertolucci fa un riferimento alla classe politica italiana nella cerimonia di accettazione della Palma d'Oro di Cannes alla carriera: cancellato.

Il 30 settembre 2010 si tocca il record: viene censurato Silvio Berlusconi in persona, che racconta una barzelletta sulla Bindi con bestemmia finale. Nei giorni successivi scompaiono dal Tg1 le reazioni del mondo ecclesiastico, a cominciare dalla nota dell'Osservatore Romano, ovviamente ripresa da mezzo mondo. A fare le spese del Minzulpop è perfino il più conservatore degli esponenti della chiesa cattolica, il cardinal Bertone, che s'era permesso una larvata critica ai comportamenti privati dei personaggi pubblici.

Un capitolo a parte meriterebbe l'informazione sulle inchieste e i processi riguardanti Berlusconi, i ministri e gli altri esponenti della maggioranza. Ma occorrerebbe un numero speciale di Repubblica. Si va dalla famosa "assoluzione" inventata per il caso Mills, dov'era soltanto scattata al solito la prescrizione, fino al rovesciamento grottesco della condanna a sette anni per mafia a Marcello Dell'Utri in un successo ("Pena ridotta in appello, smontato il teorema dell'accusa"), senza mai usare in tutto il servizio la parola "condanna".

Quanto ci costa il Tg1 di Minzolini?
Dopo aver colmato in tutti questi modi la colpevole distanza dei media con "la realtà di tutti i giorni, i problemi veri", il Tg1 di Augusto Minzolini si è dedicato a colmare molte altre distanze. Per esempio quella degli ascolti fra il Tg1 e il telegiornale de La7, che Minzolini ha ridotto dalla proporzione di 10 a 1 a quella di 2 (scarso) a 1. In due anni il giornalista in rivolta contro i giornali "che nessuno più legge", ma intanto hanno continuato ad aumentare indici di lettura su versione cartacea e Internet, ha fatto precipitare gli ascolti del principale notiziario pubblico del 9 per cento di share, dal 29-31 della la gestione Gianni Riotta al 20-22 attuale. In termini economici, Minzolini costa all'azienda quanto una catastrofe naturale. Ogni punto di share quotidiano vale 25 milioni di euro di pubblicità, dato certificato. Si discute di quanto valga un punto di share in prima serata. Alcuni sostengono due terzi, altri molto di più, visto che la prima serata contribuisce a deprimere l'ascolto dell'intera giornata. Con una valutazione serena e generosa si può arrivare comunque a concludere che la direzione Minzolini faccia perdere alla Rai almeno 150 milioni all'anno, ovvero un settimo dell'intero ricavo pubblicitario. In qualsiasi impresa seria, un gruppo dirigente dotato di un minimo di dignità professionale avrebbe da tempo rimosso la causa di un simile disastro. La masnada piazzata dai partiti alla guida della prima azienda culturale del Paese preferisce invece parlare d'altro. Oppure accettare le comiche spiegazioni del direttore, il quale, dopo aver negato per mesi il calo di audience, ora attribuisce la colpa alla digitalizzazione "che ha polverizzato lo share di tutti i programmi". Peccato che in piena digitalizzazione i programmi di Santoro e della Dandini, per fare due esempi, abbiano guadagnato ascolti. Per questo, infatti, sono stati chiusi.


http://www.repubblica.it/politica/2011/ ... ef=HREC1-4

ormai...
suonatore Jones

C ontestatissimo, criticatissimo, direttorissimo. Per Augusto Minzolini è superlativo pure l’odio. Sono pochi nella storia televisiva i direttori del Tg1 a cui siano stati riservati tanti improperi quanti ne riceve Minzo. Hanno cominciato i quotidiani progressisti, con Travaglio che gli impresse il consueto Marco d’Infamia: «Minzolingua». A ruota gli altri, buono ultimo l’ex collega della Stampa e ora assaltatore di riserva di Repubblica, Curzio Maltese. Il quale non più tardi di due giorni fa ha occupato una paginata per spiegare che la lista dei «censurati» dal telegiornale ammiraglio «non ha precedenti nel mondo occidentale». Seguivano mirabolanti sparate: «In termini economici, Minzolini costa all’azienda quanto una catastrofe nucleare». E ancora: «Con una valutazione serena e generosa si può arrivare comunque a concludere che la direzione Minzolini faccia perdere alla Rai almeno 150 milioni all’anno». Aiuto, chiamate Spiderman.

Come Berlusconi - Sembrano le accuse che l’opposizione rivolge a Berlusconi: il succo è che se il Direttorissimo lasciasse viale Mazzini, il bilancio sarebbe risanato, gli ascolti d’incanto risalirebbero e il regime sarebbe finalmente sconfitto. Dunque Minzo si deve dimettere, come il suo amico Silvio. E proprio come avvenuto col Cavaliere, l’odio si trasferisce dall’edicola alla libreria. Negli ultimi mesi, infatti, abbiamo assistito alla moltiplicazione dei libri antiminzoliniani. Si va dalla biografia scandalistica e sputtanante in stile tabloid anni Cinquanta al saggio pretenzioso sulla videocrazia imperante, fino al memoir rancorosetto. A segnare la tendenza è stato Minzulpop del «collettivo» Hari Seldon, nato da un gruppo su Facebook. Mira in alto, il volumetto, vorrebbe essere un viaggio negli ingranaggi della «macchina del consenso» del centrodestra. Trattasi in realtà della consueta collezione di bestialità in stile Fatto quotidiano, tanto che nella presentazione campeggia l’ipse dixit di Travaglio: «Il Minzulpop è la versione moderna e farsesca del Minculpop. (...) Il Minzolini, o Minzolingua, o Scodinzolini, è una nuova maschera della commedia dell’arte, convinta di convincere gli italiani con i suoi editoriali in cui compare con la testa dorata (...) sproloquiando frasi sconnesse in cui nemmeno lui mostra di credere. Se poi riesce a persuadere qualcuno, vuol dire che quel qualcuno è addirittura peggio di lui». Insomma, Minzolini è un servo, ma chi gli dà retta è un cretino col turbo. Sull’onda del disgusto si colloca la biografia con toni (olo)caustici di Michele De Lucia per Kaos edizioni, Se questo è un giornalista. Ravana tutta la carriera del direttorissimo in cerca di particolari infamanti, ma riesce solo a dimostrare che per la maggior parte del tempo Minzolini ha fatto il suo mestiere: il cronista politico. Con la ferocia dell’ex, Giulio Borrelli scarica astio in Le mani sul Tg1. Da Vespa a Minzolini: l’ammiraglia Rai in guerra (Coniglio editore). Il fastidio sta nel fatto che, per una volta, le mani sul tg sono quelle altrui. Minzo viene sbertucciato anche in La Spoon River di Arcore (Aliberti), firmato Marco Damilano, dove figura nel ruolo del servo, e in altri tomi assortiti fino al recentissimo Zero titoli di Paolo Ojetti (Editori Riuniti). Quest’ultimo presenta una interessante novità: oltre al Direttorissimo, son presi di mira anche i «Minzoliniani». Ieri il solito Fatto ne ha pubblicato l’elenco con tanto di foto segnaletiche: quando il regime di Silvio cadrà, saprete chi colpire.

Scaletta sotto accusa - Mai in passato la scaletta dell’edizione delle 20 era stata così attentamente esaminata. Gli spettatori più assidui del Tg1 sono giornalisti e intellettualoidi di sinistra. E Minzo se la ride. «Mi stupisco solo di non riconoscermi in nemmeno uno di questi libri», dice. «Io sono coerente: un tempo mi attaccavano da un lato per come facevo il cronista politico. Ora mi attaccano dall’altro per come dirigo. Il fatto è che io non ho accetto la sudditanza culturale che ha sempre regnato nei tg. Non vedo perché avrei dovuto sottomettermi a Repubblica o ai “grandi giornali”. L’avessi fatto, adesso il 99% dell’informazione televisiva sarebbe a senso unico. Il mio Tg1 è una garanzia di pluralismo». Intanto, però, lo sbranano. «Sono motivazioni politiche. Quanto a Curzio Maltese su Repubblica... Lo conosco, ha lavorato alla Stampa. Ha sempre analizzato le notizie standone fuori, come se le vedesse alla televisione. Mi accusa di aver censurato la lettera dei “dissidenti del Pdl” che chiedevano a Berlusconi un passo indietro. Sa che le dico? Di quella lettera non si conoscevano gli estensori, quelli indicati come tali hanno smentito. Era una non notizia. Non era una lettera, ma una cosa buttata nel calderone dell’informazione come una velina. E io non lo accetto». Dicono che c’è il regime... «Fosse vero tutto quel che scrivono i giornali, in Italia ci sarebbe una vera guerra civile. Se ci fosse il regime, io sare lodato da tutti e premiato da tutti, invece mi attaccano di continuo, sono il più perseguitato». Che sia quello su cui si accaniscono di più non c’è dubbio. Ma lui sorride ancora: «Chissà, forse un libro adesso dovrei farlo io. Ci sarebbe da divertirsi».

http://www.libero-news.it/news/859466/A ... rario.html

le cose sono tre:

1) al mondo non esistono persone più innocenti (o meno colpevoli di altre)
2) libero ha scelto di difendere solo i colpevoli
3) guarda che caso: libero difende i colpevoli
suonatore Jones

e minzolini non è più direttore. peccato che sia stato accusato solo di peculato. non capisco perchè, inoltre, garimberti gli debba assicurare un posto di uguale rilievo. ma si sa...

http://www.repubblica.it/politica/2011/ ... -26536583/

ROMA - Augusto Minzolini non è più il direttore del Tg1. Il Cda della Rai lo ha rimosso dall'incarico, su proposta del direttore generale Lorenza Lei formulata in base a quanto previsto dalla legge n. 97 del marzo 2001 relativa a dipendenti di aziende non solo della pubblica amministrazione ma anche a prevalente partecipazione pubblica, nel momento in cui sullo stesso soggetto pende un giudizio della magistratura penale.

Il Cda della Rai ha disposto a maggioranza il trasferimento di Minzolini ad altro incarico equivalente con quattro i voti favorevoli (quelli di Nino Rizzo Nervo, Giorgio Van Straten, Alessio Gorla e quello del presidente Paolo Garimberti, che in caso di parità vale doppio), e quattro i voti contrari (Antonio Verro, Giovanna Bianchi Clerici, Angelo Maria Petroni e Guglielmo Rositani). Mentre il consigliere Rodolfo De Laurentiis è uscito al momento del voto.

Il Cda della Rai ha anche votato a maggioranza il via libera all'interim per Alberto Maccari, fino a oggi direttore della Tgr, per la direzione del Tg1 al posto di Augusto Minzolini fino al 31 gennaio 2012. La delibera su Maccari è stata votata separatamente rispetto a quella che dispone il trasferimento di Minzolini e ha visto una maggioranza diversa e leggermente più ampia. A favore hanno votato infatti Antonio Verro, Gugliamo Rositani, Giovanna Bianchi Clerici, Alessio Gorla e il presidente Paolo Garimberti. Contro si espressi Nino Rizzo Nervo, Rodolfo De Laurentiis e Angelo Maria Petroni. Mentre Giorgio Van Straten si è astenuto.

GUARDA LE TABELLE 1

La seduta straordinaria 2 del consiglio di amministrazione era stata convocata oggi per decidere sull''avvicendamento (anticipato) di Augusto Minzolini alla direzione del Tg1 dopo il rinvio a giudizio 3 per peculato, a causa delle spese sostenute con la carta di credito aziendale. L'apertura del processo è fissata per il prossimo 8 marzo e la Rai ha deciso di costituirsi parte civile.

Nei giorni scorsi il presidente della Rai, Paolo Garimberti, pur auspicando il non rinvio a giudizio di Augusto Minzolini "per una questione di immagine aziendale" si era detto pronto alla convocazione straordinaria qualora ci fosse stato invece, come è avvenuto, il rinvio a giudizio. Contro le misure di risanamento decise dall'azienda nel Cda della scorsa settimana sono scesi in campo i sindacati: le sei sigle che rappresentano il personale non giornalistico della Rai (Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil, Ugl-Telecomunicazioni, Snater e Libersind) hanno proclamato uno sciopero generale per il 22 dicembre prossimo.

Adesso toccherà a Garimberti proporre a Minzolini un nuovo incarico, di peso equivalente a quello da cui è stato rimosso. Con ogni probabilità gli sarà proposta una destinazione all'estero, in un ufficio di corrispondenza di primissimo piano. Fermo restando che lo stesso Minzolini non decida di ricorrere al magistrato del lavoro per il reintegro qualora ritenesse inadeguato il nuovo incarico. Lo scontro in Cda è stato tutto sulla interpretazione dell'articolo 3 della legge 97/2001, che secondo i legali consultati dalla Rai equiparano il lavoro privato al pubblico impiego e la legge è pertanto applicabile anche all'azienda di viale Mazzini non in quanto essa appartenente alla pubblica amministrazione ma perché caratterizzata da prevalente partecipazione pubblica. Al contrario, i consiglieri che hanno votato per il no alla rimozione ritengono non applicabile alla Rai questa legge.
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Minzolini, pronto il ricorso per tornare al Tg1: "Ora capisco Santoro. Io mai schierato"
27 dic 2011 —
Il direttore del Tg1 pronto a presentare ricorso contro la decisione del Cda della Rai che gli ha tolto la direzione del Tg1. E dice: "Ora capisco Santoro con i suoi ricorsi e i tribunali.."

"Capisco Santoro". No, a parlare non è Marco Travaglio. E neppure Vauro, o Sandro Ruotolo. E' Augusto Minzolini, l'ex direttore del Tg1 considerato da molti non solo il regista del più brutto telegiornale che la prima rete Rai abbia mai ospitato, ma anche il braccio armato di Berlusconi nella tv pubblica. Ebbene, proprio Augusto Minzolini ora dice di "capire" il suo più acerrimo rivale giornalistico.

Perché? Semplice: Minzolini non ha mai accettato di essere stato cacciato dalla guida del Tg1. Ed è ponto a dare battaglia, a colpi di ricors. "Sono diventato un azzeccagarbugli contro la mia natura", ha detto alla Zanzara, la trasmissione di Radio24. "Mi hanno proposto di andare a New York, ma per ora non accetto nulla e vado avanti con il ricorso. Uso gli stessi metodi dell'azienda. Ora capisco Santoro con i suoi ricorsi e i tribunali".

Quali sono le pezze d'appoggio del direttore? Non poche, secondo la legge. "Hanno applicato per la prima volta una norma che è inapplicabile solo per farmi fuori", dice. Si tratta di una norma, la legge n. 97/2001, che si applica alle aziende pubbliche: ma la Rai non è, di fatto, una "azienda pubblica" tout court. E "il colmo", dice Minzolini, "è che le spese di rappresentanza io alla fine le ho rimborsate mentre la Rai le ha scaricate fiscalmente. La Rai ci ha guadagnato, non è un paradosso?".

L'ex direttore si scaglia anche contro il presidente del Consiglio di amministrazione Paolo Garimberti: "Il mio il tg più brutto? Ma Garimberti da quale cattedra parla? Io nella mia carriera ho fatto diversi scoop e sono finito anche sulla Treccani, di Garimberti non ricordo nulla. Al Tg1 penso di essere stato molto equilibrato e mai schierato. Ho contribuito al pluralismo, visto come è schierata l'informazione italiana; mi hanno emarginato anche perché ho dato informazioni che a molti non piacevano".
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reggino
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Minzolini che si paragona a Santoro :lol: :lol: :lol: :lol:
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mohammed
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che goduria vedere questi lecchini pidiellini che si pigliano lo gghiombero, e ancora quanti ce nè che devono pagare ora che il capo ha dovuto mollare l'osso, aspetto con ansia i prossimi che volano via a puntate nel culo...
Allah è grande, Gheddafi è il suo profeta!
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