"Follia" allo stato brado

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se fosse vero il 10 percento, equivarrebbe a una decina abbondante di decenni di carcere con multe fino alla riduzione sul lastrico. Per lui e gli accoliti. Se fosse vero il 10 percento.
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doddi ha scritto:il Mega-Faccendiere, manipolatore, ricattatore, trafficante di armi-droga-organi con il Sud America - noto alla cronache come LAVITOLA - non deve essere più arrestato, cialtronolandia continua. "RIMANI DOVE SEI" è stato un ottimo consiglio...


http://corrieredelmezzogiorno.corriere. ... 3049.shtml

INCHIESTA ESCORT
«No ai gravi indizi di colpevolezza»
Drago: revocate l'arresto di Lavitola
È quanto scritto nella richiesta del pubblico ministero
Decisione del gip entro sabato, indagano i carabinieri


BARI - Secondo il procuratore aggiunto di Bari, Pasquale Drago, non ci sarebbero i gravi indizi di colpevolezza nei confronti di Valter Lavitola in riferimento al reato di induzione a mentire. È quanto scritto nella richiesta di revoca dell'arresto nei confronti del giornalista latitante.

LA PROCEDURA - Il gip Sergio Di Paola dovrà decidere entro sabato prossimo se accogliere la richiesta del pm di annullare il provvedimento restrittivo. Le indagini intanto proseguono e sono state affidate ai carabinieri.

Vincenzo Damiani
12 ottobre 2011
© RIPRODUZIONE RISERVATA


Caso escort, gip di Bari
“No a revoca arresto per Lavitola”


La procura di Bari è ancora in grado di condurre la delicata inchiesta sulle centinaia di migliaia di euro versate da Silvio Berlusconi a Giampaolo Tarantini, tramite il faccendiere latitante Valter Lavitola? La domanda è obbligata dopo che il gip Sergio Di Paola ha respinto la richiesta di revocare il provvedimento di arresto per Lavitola, avanzata a sorpresa dal procuratore aggiunto Pasquale Drago. Il magistrato, sebbene tre giudici del tribunale del riesame di Napoli avessero sostenuto l’esatto contrario, aveva chiesto la revoca del provvedimento per mancanza dei gravi indizi di colpevolezza. Secondo lui i soldi versati, le deposizioni testimoniali e le intercettazioni telefoniche, non bastavano per rendere solida l’indagine per induzione a mentire aperta nei confronti dell’editore dell’Avanti: niente “gravi indizi”.

Più di un osservatore aveva però sottolineato come questa scelta di fatto evitasse a Drago di dover di affrontare la spinosa questione dell’iscrizione di Berlusconi sul registro degli indagati. E come, sopratutto, rendesse impossibile un’eventuale richiesta di emissione di un’ordinanza di custodia cautelare confronti del premier. Un’ipotesi che adesso torna attuale. Infatti se davvero Lavitola deve andare in carcere per aver indotto Tarantini alla menzogna è difficile pensare che il suo presunto mandante, Berlusconi, non rischi di trovarsi (dal punto di vista giuridico) nella medesima condizione.

Nella richiesta di revoca dell’ordinanza contro Lavitola, Drago aveva evidenziato come fosse certo che Tarantini, durante i suoi interrogatori, avesse mentito. Anche per Drago, al contrario di quanto sostenuto da Tarantini, Berlusconi era al corrente della reale professione (la più vecchia del mondo) di molte delle ragazze portate a Palazzo Grazioli, villa La Certosa e Arcore. Il magistrato aveva però aggiunto che non si poteva essere sicuri sul perché di questa bugia. Per lui i regali del premier fatti arrivare tramite Lavitola (soldi, assistenza legale, una casa e un lavoro – fasullo -in virtù del quale Tarantini era stato scarcerato) non bastavano per dimostrare che quella fosse una menzogna a pagamento. E aveva detto che al massimo quello di Lavitola poteva essere considerato un tentativo di induzione alla menzogna.

Per il gip – e per i giudici del tribunale del tribunale del riesame di Napoli – invece “gravi indizi” dicono l’esatto contrario. Le somme sono state versate. Tarantini ha mentito. Il cerchio è chiuso. E ovviamente, visto che il faccendiere è latitante e ha detto esplicitamente di non voler tornare, il pericolo di fuga, più che un pericolo è una certezza.

L’atteggiamento estremamente morbido di Drago – che a questo punto dovrà in un modo o nell’altro quantomeno tentare d’interrogare Berlusconi – s’inserisce però in un quadro ancor più complicato. Il procuratore aggiunto conduce infatti l’indagine da solo, dopo che il suo superiore, il procuratore Antonio Laudati, è stato costretto ad astenersi perchè fnito sotto inchiesta a Lecce proprio per il caso Tarantini. Laudati, un magistrato descritto da alcune testimonianze come legatissimo all’ex ministro della Giustizia, Angelino Alfano, è sospettato di aver fatto di tutto per rallentare l’indagine sulle escort a Palazzo Grazioli.

Nonostante la delicatezza della situazione, Drago ha però scelto di seguire il fascicolo su Lavitola da solo, senza ricorrere all’aiuto di altri pubblici ministeri. Nemmeno di quello dei magistrati che si occupavano, sottola stretta supervisione di Laudati, del caso Tarantini.

Qualcosa, insomma, non torna. Anche perché almeno un fatto dimostra che a Bari, nei mesi scorsi, le cose non sono andate per il verso giusto. Durante la sua deposizione davanti al Csm Laudati ha, infatti, elencato una lunga serie di presunte fughe di notizie riguardanti l’indagine sulle escort e ha sostenuto che dopo il suo insediamento la procura è rimasta invece blindata. Nell’elenco dei fascicoli aperti per violazione del segreto investigativo ne manca però uno. Che verosimilmente non è mai stato aperto. Quello riguardante gli articoli di Panorama, il settimanale della famiglia Berlusconi, che un anno fa parlò con grande evidenza di un filone d’indagine in cui veniva ipotizzato un complotto ai danni del premier. Una macchinazione, ordita da imprenditori vicini a Massimo D’Alema, tesa a portare a casa di Berlusconi la escort Patrizia D’Addario, per poi far esplodere lo scandalo.

Ebbene, stando a una deposizione al Csm di uno dei pm di Bari, Eugenia Pontassuglia, Tarantini avrebbe parlato del presunto complotto spontaneamente durante un interrogatorio. E davanti alla sorpresa di chi lo interrogava per la decisione di affrontare un argomento del genere che non trovava riscontro credibile nelle carte, il suo avvocato Nicola Quaranta, avrebbe spiegato che questo era uno dei punti che proprio Laudati aveva chiesto di chiarire.

Sempre Panorama è poi il giornale che grazie a uno scoop sulla richiesta di arresto nei confronti di Lavitola (per il reato inizialmente ipotizzato di estorsione) ha di fatto provocato la fuga del faccendiere. Anche in questo però le indagini latitano. Il nuovo ministro della giustizia, Nitto Palma, ha infatti deciso di inviare, tra le polemiche, i suoi ispettori a Napoli con il compito di chiarire una sola fuga di notizie, che danni all’inchiestae non ha provocat0: quella del settimanale concorrente L’Espresso, riguardante il riassunto di un’intercettazione tra Lavitola e il premier.

Insomma, se davvero le grandi manovre per salvare il Cavaliere ci sono state, ancora non si sono fermate. Adesso però il gip mette un primo punto fermo. Ed entro 3 giorni, come stabilisce la legge per il faccendiere sarà emesso un nuovo ordine di cattura internazionale.

fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it
"Nani su iddi e vvonnu a tutti nani;
Nci vannu terra terra, peri e mmani;
E pa malignità brutta e superba,
Ccà non crisci chi erba, erba, erba"
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doddi
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UVT mi hai anticipato 8-) ... bellissimo anche questo contro-contro-provvedimento :fifi:
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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http://www.agi.it/research-e-sviluppo/n ... ell_aquila


TERREMOTO: G8, VERDINI E FUSI PROSCIOLTI DAL GUP DELL'AQUILA
16:07 14 OTT 2011

(AGI) - L'Aquila, 14 ott. - Il coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini e l'imprenditore fiorentino Riccardo Fusi, presidente dimissionario della Btp, sono stati prosciolti stamane dal giudice per le udienze preliminari del tribunale dell'Aquila, Giuseppe Romano Gargarella, con la formula "perche' il fatto non sussiste". Entrambi erano imputati per tentato abuso di ufficio nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti per il G8 dell'Aquila e per la ricostruzione post-terremoto. Nel corso dell'udienza preliminare il pm Stefano Gallo aveva chiesto il rinvio a giudizio per entrambi e l'audizione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta e dell'ex numero uno del Dipartimento della Protezione civile, Guido Bertolaso in relazione a una lettera fotocopiata (arrivata negli uffici della Procura aquilana in forma anonima) in cui Letta avrebbe chiesto a Bertolaso la disponibilita' a ricevere l'imprenditore Fusi. Oltre a Gallo in aula erano presenti il procuratore della Repubblica dell'Aquila Alfredo Rossini e il sostituto Olga Capasso, quest'ultima della Direzione nazionale antimafia, distaccata in citta' per seguire da vicino le indagini sulle infiltrazioni della criminalita' organizzata nel post-sisma e quelle delle "cricche" d'affari. Nell'ambito dello stesso procedimento penale era gia' uscito di scena il costruttore aquilano Ettore Barattelli, presidente del Consorzio Federico II, anche lui indagato nella fase iniziale. Le indagini hanno ruotato sugli appalti del Consorzio Federico II, che venne costituito dopo il terremoto del 6 aprile 2009 per partecipare alla gestione dell'emergenza e alla ricostruzione, del quale hanno fatto parte, oltre a Fusi e Barattelli, gli altri due imprenditori aquilani Marinelli e Vittorini che, a scanso di equivoci, non sono mai stati indagati. Le indagini hanno cercato di dimostrare che Verdini, attraverso influenti amicizie politiche e abusando della sua veste di autorevole parlamentare, avesse favorito il Consorzio nell'aggiudicazione di appalti. Ma i riscontri hanno dimostrato che il Consorzio non ha mai preso affidamenti diretti dalla Protezione civile nazionale che ha gestito il G8 dell'Aquila e la fase dell'emergenza terremoto. L'inchiesta aquilana prese impulso dalle intercettazioni telefoniche successivamente acquisite nell'ambito delle indagini della Procura di Firenze sugli appalti per i Grandi eventi e per il G8 della Maddalena.
Durante le indagini sono stati ascoltati in Procura come persone informate sui fatti il presidente della giunta regionale e commissario per la ricostruzione, Gianni Chiodi e l'ex capo della Protezione civile, Guido Bertolaso. (AGI) .


http://www.agi.it/research-e-sviluppo/n ... _giustizia

TERREMOTO: G8, LEGALI DI FUSI E VERDINI "FINALMENTE GIUSTIZIA"
16:08 14 OTT 2011

(AGI) - L'Aquila, 14 ott. - "La soddisfazione e' ovvia. Quando si va di fronte a un giudice si arriva poi alla soluzione di tutto perche' ha letto le carte e ha tirato le conseguenze naturali. Non e' che ci ha regalato nulla o ha fatto un'interpretazione forzata di norme processuali. Il fatto non sussiste perche' il reato che veniva contestato era assolutamente assente dai presupposti normativi". Lo ha detto l'avvocato Marco Rocchi del Foro di Firenze, legale di fiducia dell'onorevole del Pdl, Denis Verdini, subito dopo la lettura della sentenza di proscioglimento del proprio assistito e dell'imprenditore, anche lui fiorentino, Riccardo Fusi, nell'ambito dell'inchiesta della Procura distrettuale antimafia dell'Aquila, sugli appalti del G8 dell'Aquila e della ricostruzione post-sisma. "Ci hanno contestato un tentato abuso d'ufficio - ha proseguito - quando non c'e stato vantaggio per nessuno, non c'e stato alcun incremento patrimoniale da parte di nessuno e soprattutto non c'e' stata nessuna forma di pressione da parte dell'onorevole Verdini". Soddisfatta anche l'avvocato Sara Gennai, anche lei del Foro di Firenze, legale di fiducia dell'imprenditore Riccardo Fusi. "Ritengo che la sentenza sia assolutamente corretta, finalmente ha fatto giustizia di questa vicenda dove questo ipotizzato tentato abuso d'ufficio non c'era assolutamente in alcun modo perche' il Consorzio Federico II ha avuto solo opere legittimamente acquisite, non c'e' stata alcuna indebita pressione da parte dell'onorevole di Verdini ne' da parte di Fusi. Le semplici segnalazioni - ha concluso - non costituiscono in alcun modo una pressione ma un normale rapportarsi tra gli imprenditori, i politici e gli enti istituzionali". (AGI) .
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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doddi ha scritto:UVT mi hai anticipato 8-) ... bellissimo anche questo contro-contro-provvedimento :fifi:
"Contro-contro-provvedimento".
Tra tutti, magari aiva ragiuni giustu giustu chiddu... :mrgreen:
doddi
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peas! ha scritto:
doddi ha scritto:UVT mi hai anticipato 8-) ... bellissimo anche questo contro-contro-provvedimento :fifi:
"Contro-contro-provvedimento".
Tra tutti, magari aiva ragiuni giustu giustu chiddu... :mrgreen:

Cu avi raggiuni no sacciu ma na stampicedda i confusioni c'è, o no? 8-)

Hai sentito Nitto Palma chi dissi?
O non vale il suo pensiero in quanto dipendente diretto? :scrolleye:
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doddi ha scritto: Cu avi raggiuni no sacciu ma na stampicedda i confusioni c'è, o no? 8-)

Hai sentito Nitto Palma chi dissi?
O non vale il suo pensiero in quanto dipendente diretto? :scrolleye:
Non c'è affatto confusione. L'ordinamento italiano prevede più livelli e più soggetti, alcuni dei quali preposti a convalidare le decisioni di chi sta ai livelli precedenti; e, di convesso, anche a non convalidarle. Quando questo avviene, non si può parlare sensatamente di confusione, ma di naturale andamento del nostro ordinamento.
Così come non si può parlare di malagiustizia o di "errori giuridici" - come ha fatto il predecessore di Nitto Palma (questo per farTi capire quanto tengo in considerazione di questi tempi l'opinione dei Ministri della Giustizia in materia di Giustizia) - quando la sentenza di terzo grado di Amanda e Sollecito ribalta i gradi precedenti.
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doddi ha scritto:O meglio cialtroneria giudiziaria da stato del quarto mondo:


- A ROMA TARANTINI È INDAGATO E BERLUSCONI PARTE LESA (dopo trasferimento coatto da quel di Napoli)
- A BARI BERLUSCONI SARÀ INDAGATO E TARANTINI PARTE LESA


8-) 8-) 8-)


:beer2:
Follia perchè dovevano essere tutte e 2 al gabbio da anni, ecco perchè follia !
peas!
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doddi ha scritto:http://www.agi.it/research-e-sviluppo/n ... ell_aquila


TERREMOTO: G8, VERDINI E FUSI PROSCIOLTI DAL GUP DELL'AQUILA
16:07 14 OTT 2011
http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2011 ... gati.shtml

Firenze - Ci sono anche Denis Verdini, parlamentare e coordinatore del Pdl, e il senatore del Pdl, Marcello Dell’Utri, tra i 55 indagati nella chiusura di indagine relativa al filone dell’inchiesta sui Grandi Appalti, che ha analizzato la gestione della Banca Credito Cooperativo Fiorentino
Verdini è indagato da tempo, ma l’ipotesi di reato è passata dal mendacio bancario all’associazione per delinquere finalizzata, tra l’altro, all’appropriazione indebita. Quest’ultima è invece l’accusa per Dell’Utri.

L’accusa nei suoi confronti farebbe riferimento ad un affidamento con scoperto di conto che si aggirerebbe intorno ai 3 milioni di euro. Fra gli indagati gran parte dei vertici del Credito Cooperativo Fiorentino e della Btp, all’epoca presieduta da Riccardo Fusi.
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News che aiutano a comprendere da dove arrivi l'impazzimento.

http://inchieste.repubblica.it/it/repub ... ef=HREC1-3

Caso escort, la verità di Scelsi
"Laudati frenò le indagini sul Cavaliere" Giuseppe Laudati

L'ex pm che ha accusato il procuratore di Bari racconta al Csm la sua versione: "Aveva puntato su D'Alema e voleva trascurare il caso escort". Ecco i verbali delle deposizioni di LIANA MILELLA
ROMA - "Gli dissi: guarda, Antonio, non te ne venire con questi trucchetti, se anche la D'Addario ha registrato l'interrogatorio, non mi cambia la vita". Antonio è Antonio Laudati, l'attuale procuratore di Bari. Chi gli parla, e ne riferisce il colloquio al Csm, è l'ex pm Pino Scelsi, il magistrato che ha indagato, finché ha potuto, sulle escort e su Berlusconi.

L'INCHIESTA IL CASO ESCORT

Uno Scelsi su tutte le furie racconta un suo incontro di due anni prima nella stanza di Laudati, appena diventato capo dell'ufficio, il 9 settembre 2009. Toni drammatici. "Eravamo io, Laudati, la Pontassuglia. Lui mi fece vedere il filmino e mi fece una domanda trabocchetto, se si può dire. Mi fece vedere questo famoso braccio destro dell'onorevole D'Alema, da me fatto filmare con Tarantini (era l'imprenditore De Santis, ndr). Mi disse: questo lo conosci? No, dissi, non l'ho mai visto".

Lunedì 19 settembre, pieno pomeriggio, Scelsi è lì, nella grande sala circolare di palazzo dei Marescialli, dove si apre, con due mesi di ritardo, il "processo" contro Laudati che lo stesso Scelsi ha fatto scoppiare. Lui racconta: "Un'altra volta, eravamo da soli, lui disse: la D'Addario ha registrato l'interrogatorio che le hai fatto, con il tono tipo: il tuo compare ha confessato. Parla anche tu".

Qui Scelsi lo attacca. È passato tanto tempo, ma la voce gli trema. Racconta di avergli chiesto a bruciapelo: "Ma tu come fai a trovarti il filmino? Potevi chiederlo a me. Com'è che te lo trovi?". Laudati ribatte: "Guarda, se ti metti su questa strada, io vado al Consiglio, andiamo al Consiglio, e vinco io". E Scelsi di rimando: "Gli dissi 'no, qua non vinci tu, non vinco io, perdiamo tutti'. Così gli dissi e questa è la ragione per cui sono stato a lungo tranquillo, ho cercato di dare un contributo pure in queste condizioni nelle quali mi sentivo veramente sotto pressione".

Una pagina drammatica per la magistratura italiana, uno scontro durissimo. Che la prossima settimana arriva alla boa della "sentenza" iniziale, il verdetto della prima commissione del Csm cui seguirà quello definitivo del plenum. Un'istruttoria difficile, in cui sono sfilati i magistrati di Bari e gli ufficiali delle Fiamme gialle. Repubblica ha potuto fare il punto sulle testimonianze più forti. Quella del maggiore Nicola Sportelli, il capo della squadretta della Finanza che rispondeva solo a Laudati e "indagava" sulle indagini dei pm; quella del capo dei gip Antonio Lo Vecchio, che conferma malvolentieri le ingerenze di Laudati; quella del colonnello Gianluigi D'Alfonso, comandante del nucleo di polizia giudiziaria, che si chiude in imbarazzanti, ma comunque rivelatori "non ricordo".

Testimonianze che fanno pendere la bilancia a favore di Scelsi e spingono molti consiglieri del Csm - il relatore Guido Calvi, Paolo Carfì, Riccardo Fuzio, Antonello Racanelli - a porre interrogativi stringenti, da vero e proprio tribunale.

"È SCATTATA LA TRAPPOLA"
Scelsi, per 70, lunghe, pagine, conferma il suo atto d'accusa che a luglio si era tradotto nell'esposto al Csm. Aggiunge novità, come la teoria di Laudati sull'origine del caso escort, che lui stesso espone a numerosi magistrati baresi. "D'Alema ha una serie di amici in Puglia che a loro volta sono amici di Tarantini. Non riuscendo con le armi della politica a sconfiggere la maggioranza di segno opposto ha pensato bene di finanziare Tarantini perché reclutasse, addestrasse, inserisse la D'Addario nelle residenze dei suoi nemici politici onde poter poi fare emergere questa come un'attività scandalosa e quindi portare alle dimissioni del suo nemico politico. Per fare questo, mi diceva e diceva ai colleghi, è stata reclutata Patrizia D'Addario, è stata portata da Scelsi, poi come per incanto sono uscite le copie della registrazioni che aveva fatto la D'Addario, la D'Addario ha fatto la dichiarazione, l'ex collega amico di Scelsi, ora politico (si riferisce al senatore Alberto Maritati, ndr), è venuto per assicurarsi dell'esistenza del materiale investigativo, quindi è scattata la trappola".

Laudati "commissaria" Scelsi con due pm, Pontassuglia e Angelillis, crea la squadretta della Finanza, che su carta intestata si firma ufficialmente "l'aliquota Gdf", arrivano ufficiali da fuori come Sportelli reclutato a Napoli. Parte la campagna di Laudati contro le fughe di notizie, tutto si accentra nella Finanza. Scelsi, messo sotto pressione, rinuncia pure al computer su cui poteva sentire in diretta le intercettazioni. Quando lo chiede di nuovo non glielo ridanno più.

Il "metodo" Laudati prende piede e dilaga. Lui, protagonisat della famosa prima riunione di giugno nella caserma della Gdf dove dà le direttive e si presenta come l'inviato del Guardasigilli Alfano, con cui era al ministero, con l'aliquota accentra tutto nelle sue mani e quando può intimidisce pure i gip. Sono questi i suoi punti deboli che potrebbero convincere il Csm a chiederne il trasferimento.

"ELIMINARE FUGHE DI NOTIZIE"
È il 13 ottobre quando al Csm arriva il colonnello D'Alfonso. Lo interrogano sulla riunione di giugno. Lui riferisce che Laudati, come aveva denunciato Scelsi, si fa portavoce delle preoccupazioni per le fughe di notizie. Dichiara: "Fece presente che dall'esterno aveva registrato che l'indagine presentava come criticità le fughe. Disse che era importante cercare di eliminare questa problematica".

Calvi gli chiede se in quella riunione si parlò "di costruire un organismo specifico per rafforzare le indagini". Il colonnello conferma che "fu chiesto anche l'intervento del generale Bardi (comandante interregionale, ndr) per chiedere il potenziamento del numero degli investigatori". Calvi, noto avvocato romano, arriva al punto dolente: "Laudati disse che era stato mandato da qualcuno?". D'Alfonso: "No, questo non lo ricordo, non ricordo che disse che era stato mandato da qualcuno". Calvi: "Lei non lo ricorda o lo esclude?". Il colonnello: "Al momento non sono in grado di avere questa percezione che lui mi disse: mi manda una persona specifica".

"PRIORITÀ ALLE INCHIESTE ASL"
Ancora il 13 ottobre. Va in un crescendo l'audizione del maggiore Sportelli, l'anima della squadretta di Laudati. Dal suo verbale una frase va estrapolata subito, per la sua estrema rilevanza. Egli dice testualmente: "Sugli unici due procedimenti penali che mi è stato detto di portare avanti, cioè l'Asl di Bari e l'Asl di Lecce, con lui mi confrontavo".

Dunque, questa era la linea di Laudati, mandare avanti quelle indagini e non certo il caso escort. Era la linea che l'attuale comandante del nucleo di polizia giudiziaria Antonio Quintavalle un giorno si lascia scappare davanti ai pm. "Ma non si era detto di lasciarla indietro?". Detto ovviamente dell'inchiesta Berlusconi-Tarantini. Ora arriva un'autorevole conferma. In un verbale, quello di Sportelli, che ha rappresentato una svolta nella sfilata delle audizioni. Dice Sportelli: "Laudati mi disse al primo incontro che prima di tutto il nostro compito era di controllare, guardare tutti i fascicoli processuali che riguardavano la sanità. Erano circa 15".

La squadretta li passa al setaccio. Alla fine fa una relazione. "Calcoli che per farla non è stata fatta nessuna attività, ci si è basati esclusivamente sulle carte che man mano il procuratore ci dava. Erano carte che non riguardavano solo le indagini della Gdf, c'erano carte dei carabinieri, della polizia, carte fatte dai magistrati, relazioni fatte dai magistrati". Qual era l'ordine di Laudati? "Individuare e rappresentare eventuali criticità che c'erano in determinati procedimenti".

Calvi lo incalza: "Qual era la ragione della relazione?". Sportelli: "Voleva rendersi conto di ciò che si era fatto e ciò che non si era fatto". Calvi: "Ha mai avuto conoscenza anche di atti interni?". Il maggiore: "I verbali di coordinamenti, sì". Drammatico il confronto con Carfì: "Quali atti consegnati e da chi?". Lui: "Tutti. Tutti gli atti di tutti i procedimenti penali. I magistrati mandavano le carte al procuratore e il procuratore ci dava queste carte a noi". Carfì: "Questa relazione aveva lo scopo di sottoporre a vaglio critico le indagini dei pm Scelsi e Digeronimo?". Sportelli: "No, no". Carfì: "Perché andava solo dalla Pontassuglia e non da Scelsi?". Lui: "Con la dottoressa c'era un rapporto...".

"ANGOSCIATO DA VOCI ESTERNE"
Laudati era questo. Questo il suo "metodo". Quello che lo porta per ben due volte a parlare con il capo dei gip Antonio Lo Vecchio e a pronunciare quelli che Lo Vecchio definisce "bisbigli". Cioè delle allusioni a comportamenti opachi di due gip, Vito Fanizzi e Sergio Di Paola, quello che ha deciso l'arresto di Lavitola. Lo aveva detto Scelsi nell'esposto.

Ecco cosa racconta Lo Vecchio l'11 ottobre. "Laudati aveva un rapporto con me, scendeva e scende talvolta a trovarmi. Era rammaricato di questo provvedimento. Mi ha detto: "questo perché Fanizzi partecipa alle feste di Tarantini"". Si lagnava, Laudati, perché Fanizzi aveva respinto la richiesta di mettere Tarantini in carcere e gli aveva dato solo i domiciliari. La scesa si ripete simile con Di Paola.

Lo Vecchio risponde a Calvi che gli legge l'esposto di Scelsi: "Ricevetti la visita di Laudati il quale mi disse "Di Paola? Ho avuto voci di suoi interessi nella vicenda che sta esaminando". Quando se ne andò mi precipitai nell'ufficio di Di Paola e dissi "che cosa sono queste voci, perché non depositi questa benedetta ordinanza?" Di Paola mi fece vedere l'ordinanza che aveva poggiata lì sul tavolo bella e pronta, dicendo che dalla procura gli erano venute disposizioni perché fosse depositata dopo il convegno organizzato dalla Giustizia".

I consiglieri della prima commissione chiedono a Lo Vecchio se questo gli pare un comportamento consono per un capo dell'ufficio. Lui risponde: "Era una persona preoccupata di qualcosa che aveva sentito e a cui credeva. Quando lo rassicuravo non mi credeva e continuava a ripetere sempre ossessivamente la stessa cosa: Fanizzi così, quelle là frequentavano le feste, non sono affidabili eccetera, ma mai con toni arroganti. Mi sembrava soltanto preoccupazione. Mi sembrava un recettore di voci provenienti dall'esterno, non mi chiedete da dove, che lo angosciavano".
28 ottobre 2011
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http://it.reuters.com/article/topNews/i ... AD20111027

Rai, Procura Roma chiede archiviazione per Berlusconi e Masi

giovedì 27 ottobre 2011 18:03

ROMA (Reuters) - La procura di Roma ha chiesto al gip di archiviare l'inchiesta che vedeva indagato per abuso d'ufficio Silvio Berlusconi, perché nel 2009 avrebbe esercitato pressioni per impedire la messa in onda della trasmissione "Anno Zero" di Michele Santoro. Lo hanno riferito oggi fonti giudiziarie.
L'archiviazione è stata chiesta anche per gli altri due indagati, l'ex direttore generale della Rai, Mauro Masi, e l'ex commissario dell'Agcom, Giancarlo Innocenzi.

Inizialmente il fascicolo ipotizzava i reati di concussione e di minacce da parte di Berlusconi nei confronti di Innocenzi e Masi per far chiudere la trasmissione a lui sgradita.

Nell'aprile 2010 l'inchiesta era passata al Tribunale dei ministri, con allegati i testi delle 18 telefonate intercettate dagli inquirenti e relative alla vicenda.

Ma nel luglio scorso il Tribunale ha concluso di non essere competente, perché le minacce di cui è accusato Berlusconi non sarebbero state proferite nel suo ruolo di presidente del Consiglio, ma di persona privata.

Dopo aver riesaminato le intercettazioni, dunque, i magistrati romani hanno aperto un nuovo fascicolo, cambiando l'ipotesi di reato e anche ipotizzando un altro ruolo sia per Innocenzi - che si era poi dimesso dall'Agcom - che di Masi: non più parti lese ma anche loro indagati.

Ma ulteriori approfondimenti investigativi hanno poi spinto i magistrati romani a ritenere che non si possa contestare l'abuso d'ufficio sulla base delle sole telefonate che Berlusconi ha fatto per lamentarsi del programma di Santoro. Telefonate che non hanno avuto l'effetto sperato perché "Annozero" non ha subito alcuna sospensione.

Da qui, in assenza di un ingiusto vantaggio e di una violazione di legge o di regolamento, la decisione di chiudere la vicenda con una richiesta di archiviazione.
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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