1° puntata nuova telenovela...
FORMIGONI COME VERONICA
di Alessandro Sallusti
Formigoni sta facendo da complice al ricatto di Casini: via Berlusconi e parliamone. E usa la stessa tecnica usata pochi anni fa dalla signora Veronica Lario. Cioè umiliare e incastrare il premier dalle pagine del giornale, La Repubblica, che del premier vuole la morte, dando lustro e credibilità all'editore De Benedetti che ha appena rapinato la famiglia Berlusconi, complice i giudici, di 600 milioni. Alfano respinge i diktat di Casini: "Impossibile accantonare Silvio"
Roberto Formigoni, governatore della Lombardia e leader della corrente ciellina dentro il Pdl, ha affidato ieri a La Repubblica , giornale notoriamente amico del centrodestra, il suo ultimatum a Silvio Berlusconi e ad Alfano. Secondo Formigoni, il Cavaliere deve annunciare subito che mai più si ricandiderà premier e il neosegretario deve aprire una trattativa con Casini per allargare la maggioranza. Dopo il fallimento dell'operazione Fini, l'opposizione ha quindi trovato un nuovo cavallo di Troia. Il quale non ha l'esercito del primo ma ha la sua stessa ambizione: far cadere Berlusconi per prenderne il posto. Come successe a Fini, anche Formigoni è destinato a prendere una facciata sul muso indipendentemente dal fatto che il governo riuscirà a stare in piedi. Perché è ovvio che il leader di una minoranza dei cattolici (Cl) che sono a loro volta una minoranza del Pdl non potrà mai essere il punto di sintesi di un grande partito laico. Ma l'uomo è vanitoso e in queste ore non resiste alla corte e alle promesse di matrimonio del furbo Casini, che ovviamente gli farà fare la stessa fine riservata a Fini.
Formigoni sta infatti facendo da complice al ricatto di Casini: via Berlusconi e parliamone. E usa la stessa tecnica usata pochi anni fa dalla signora Veronica Lario. Cioè umiliare e incastrare il premier dalle pagine del giornale, La Repubblica , che del premier vuole la morte, dando lustro e credibilità all'editore De Benedetti che ha appena rapinato la famiglia Berlusconi, complice i giudici, di 600 milioni. Così lo schiaffo è ancora più doloroso, l'umiliazione cocente. Come avvenne per Veronica, anche in questo caso c'è un di più di cattiveria e cinismo. Ma anche di sudditanza per una sinistra che, se prendesse il potere, i Formigoni li appenderebbe a testa in giù in una riedizione di piazzale Loreto. È la famosa sudditanza culturale, dalla quale non sono esenti neppure i cattolici, un inconscio riconoscimento di una presunta superiorità etica del nemico, una sconfessione della propria identità, il gusto di farsi applaudire da chi ti odia invece che da chi sta dalla tua. Sono complessi comuni a molti politici del centrodestra e che producono effetti devastanti. Il pontiere e pompiere Alfano è al lavoro per sminare e ricucire. Ieri ha respinto l'ultimatum di Formigoni, oggi di chi dovrà occuparsi?
fonte: http://www.ilgiornale.it
Nooo ma loro sono uniti....
Anche i pidiellini piangono...
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Ultima modifica di UnVeroTifoso il 10/10/2011, 12:19, modificato 1 volta in totale.
"Nani su iddi e vvonnu a tutti nani;
Nci vannu terra terra, peri e mmani;
E pa malignità brutta e superba,
Ccà non crisci chi erba, erba, erba"
(Nicola Giunta)
Nci vannu terra terra, peri e mmani;
E pa malignità brutta e superba,
Ccà non crisci chi erba, erba, erba"
(Nicola Giunta)
c'è un passaggio che mi fa sorridere:"ha appena rapinato la famiglia berlusconi". Rapinato?
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Cosa ti aspettavi?suonatore Jones ha scritto:c'è un passaggio che mi fa sorridere:"ha appena rapinato la famiglia berlusconi". Rapinato?
"Nani su iddi e vvonnu a tutti nani;
Nci vannu terra terra, peri e mmani;
E pa malignità brutta e superba,
Ccà non crisci chi erba, erba, erba"
(Nicola Giunta)
Nci vannu terra terra, peri e mmani;
E pa malignità brutta e superba,
Ccà non crisci chi erba, erba, erba"
(Nicola Giunta)
cabaret di bassa lega. infatti, mi ha fatto sorridere.UnVeroTifoso ha scritto:Cosa ti aspettavi?suonatore Jones ha scritto:c'è un passaggio che mi fa sorridere:"ha appena rapinato la famiglia berlusconi". Rapinato?
e, parafrasando un detto locale, si u pdl ciangi, a lega non riri:
Imposto un suo uomo, proteste. Reguzzoni: erano due fascisti
MARCO BRESOLIN
VARESE
«Caro Umberto, una cosa è l’autorevolezza, che tu hai e hai sempre avuto. Un'altra cosa è l’autoritarismo, con cui purtroppo hai gestito questa situazione». Il primo delegato a intervenire al congresso provinciale di Varese utilizza parole dure verso il Capo. Lo fa con una lettera a lui indirizzata, anche se il ministro ancora non si vede. E dalla platea parte un’ovazione. Soltanto pochi minuti prima, davanti ai flash e alle telecamere, Marco Reguzzoni aveva stretto a sé il segretario della Lega Lombarda Giancarlo Giorgetti (maroniano) per un abbraccio distensivo e il candidato unico Maurilio Canton aveva parlato di «unitarietà del movimento, un movimento democratico». Poi la porta tagliafuoco (sic) si era chiusa e i giornalisti allontanati. Via libera al lancio di coltelli.
Nelle oltre quattro ore di congresso, i trecento delegati se ne dicono tra di loro di tutti i colori nella sala «Arc de Triomphe» dell’Atahotel di Varese. Per quattro ore scandiscono più volte la loro richiesta «voto, voto», ma il voto non arriva. Maurilio Canton, il candidato bossiano, viene «proclamato» segretario senza essere votato. Nessuna acclamazione (semmai il contrario), nessun applauso. Al segretario uscente, il maroniano Stefano Candiani, viene addirittura impedito di fare la relazione di fine mandato («Provo grande amarezza perché c’è stata una forte mancanza di rispetto nei confronti della base» dirà poi all’uscita).
Dall’alto hanno deciso così e il grosso dell’assemblea alla fine se ne va urlando che «questo congresso è una farsa», che «oggi la Lega è finita» e che «quello non è il mio segretario perché io non l’ho votato». «Canton doveva accettare un confronto democratico. Perché non ha voluto affrontare la prova del voto?» chiede un delegato nel suo intervento. La platea si spella le mani e guarda a Leonardo Tarantino e a Donato Castiglioni, i due candidati «invitati» a farsi da parte dopo le cinque ore di riunione di venerdì in via Bellerio. Andrea Gibelli, vicepresidente della Regione Lombardia e presidente del congresso, cerca di stoppare l'intervento con la scusa che sono finiti i cinque minuti a disposizione. La sala insorge. «Voto, voto». E allora via con gli sfoghi dal palco: «Non è questa la Lega che vogliamo. Non vogliamo né nepotismo né amici degli amici». Applausi.
Qualcuno si gira e indica Marco Reguzzoni, in piedi in fondo alla sala. Roberto Maroni è seduto in prima fila. Ascolta immobile e in silenzio. Dentro di sé, forse, scuote la testa. Alla fine se ne andrà da un’uscita secondaria per evitare i giornalisti. Proseguono gli interventi e un delegato ricorda che per fare politica «ci vogliono tre “c”. Cervello, cuore e coglioni. Qui qualcuno non li ha. Vedo lobby interne al partito che portano avanti interessi personali».
Intanto è arrivato il Senatùr, ma viene lasciato in una stanza nascosta. Lontana dalla rabbia dei militanti. «Bossi ha attorno a sé troppi capetti» scandisce un altro delegato. Una signora cotonata si gira e con lo sguardo cerca Marco Reguzzoni. Non c’è. Forse è andato ad accogliere Bossi. E dal palco c’è chi nel suo intervento cita addirittura Jim Morrison: «È meglio alzare la testa e morire piuttosto che vivere strisciando». Ovazione.
Andrea Gibelli prova a prendere in mano la situazione e ricorda: «Oggi rappresentate molto più di quanto crediate. Questo congresso – ammette – non riguarda solo Varese, ma la Padania intera. Laviamoci i panni sporchi in casa. Avete visto cosa dicono i giornali?». Quindi fa la sua proposta: niente voto per il segretario. Il rischio è di ritrovarsi con una montagna di schede bianche o di protesta. I militanti insorgono, ma Gibelli non arretra. Si vota, ma solo per il direttivo. Poi entra Umberto Bossi. Il Senatùr denuncia il fallimento della vecchia segreteria, li accusa di aver ostacolato il tesseramento dei suoi figli e insiste nel dire che «Canton è aria nuova». La platea ascolta allibita.
Bossi esce dalla sala e il segretario uscente Candiani prende il microfono, ma Gibelli glielo toglie e proclama Canton nuovo segretario. I militanti, inferociti, lasciano la sala. Restano in pochi a stringere le mani al «tagliagole» Canton, avvolto in una bandiera con la croce di San Giorgio. Per Reguzzoni «il movimento è unito con Bossi» e il Senatùr promette che la Lega «bastonerà» i dissidenti. Le contestazioni? Solo di «un paio di fascisti, ex Msi, in seconda o terza fila». E poi via, a festeggiare nella sala ristorante dell’hotel. Al tavolo ci sono Bossi, il figlio Renzo, il neosegretario Canton, Reguzzoni e Rosi Mauro. In cerchio.
Imposto un suo uomo, proteste. Reguzzoni: erano due fascisti
MARCO BRESOLIN
VARESE
«Caro Umberto, una cosa è l’autorevolezza, che tu hai e hai sempre avuto. Un'altra cosa è l’autoritarismo, con cui purtroppo hai gestito questa situazione». Il primo delegato a intervenire al congresso provinciale di Varese utilizza parole dure verso il Capo. Lo fa con una lettera a lui indirizzata, anche se il ministro ancora non si vede. E dalla platea parte un’ovazione. Soltanto pochi minuti prima, davanti ai flash e alle telecamere, Marco Reguzzoni aveva stretto a sé il segretario della Lega Lombarda Giancarlo Giorgetti (maroniano) per un abbraccio distensivo e il candidato unico Maurilio Canton aveva parlato di «unitarietà del movimento, un movimento democratico». Poi la porta tagliafuoco (sic) si era chiusa e i giornalisti allontanati. Via libera al lancio di coltelli.
Nelle oltre quattro ore di congresso, i trecento delegati se ne dicono tra di loro di tutti i colori nella sala «Arc de Triomphe» dell’Atahotel di Varese. Per quattro ore scandiscono più volte la loro richiesta «voto, voto», ma il voto non arriva. Maurilio Canton, il candidato bossiano, viene «proclamato» segretario senza essere votato. Nessuna acclamazione (semmai il contrario), nessun applauso. Al segretario uscente, il maroniano Stefano Candiani, viene addirittura impedito di fare la relazione di fine mandato («Provo grande amarezza perché c’è stata una forte mancanza di rispetto nei confronti della base» dirà poi all’uscita).
Dall’alto hanno deciso così e il grosso dell’assemblea alla fine se ne va urlando che «questo congresso è una farsa», che «oggi la Lega è finita» e che «quello non è il mio segretario perché io non l’ho votato». «Canton doveva accettare un confronto democratico. Perché non ha voluto affrontare la prova del voto?» chiede un delegato nel suo intervento. La platea si spella le mani e guarda a Leonardo Tarantino e a Donato Castiglioni, i due candidati «invitati» a farsi da parte dopo le cinque ore di riunione di venerdì in via Bellerio. Andrea Gibelli, vicepresidente della Regione Lombardia e presidente del congresso, cerca di stoppare l'intervento con la scusa che sono finiti i cinque minuti a disposizione. La sala insorge. «Voto, voto». E allora via con gli sfoghi dal palco: «Non è questa la Lega che vogliamo. Non vogliamo né nepotismo né amici degli amici». Applausi.
Qualcuno si gira e indica Marco Reguzzoni, in piedi in fondo alla sala. Roberto Maroni è seduto in prima fila. Ascolta immobile e in silenzio. Dentro di sé, forse, scuote la testa. Alla fine se ne andrà da un’uscita secondaria per evitare i giornalisti. Proseguono gli interventi e un delegato ricorda che per fare politica «ci vogliono tre “c”. Cervello, cuore e coglioni. Qui qualcuno non li ha. Vedo lobby interne al partito che portano avanti interessi personali».
Intanto è arrivato il Senatùr, ma viene lasciato in una stanza nascosta. Lontana dalla rabbia dei militanti. «Bossi ha attorno a sé troppi capetti» scandisce un altro delegato. Una signora cotonata si gira e con lo sguardo cerca Marco Reguzzoni. Non c’è. Forse è andato ad accogliere Bossi. E dal palco c’è chi nel suo intervento cita addirittura Jim Morrison: «È meglio alzare la testa e morire piuttosto che vivere strisciando». Ovazione.
Andrea Gibelli prova a prendere in mano la situazione e ricorda: «Oggi rappresentate molto più di quanto crediate. Questo congresso – ammette – non riguarda solo Varese, ma la Padania intera. Laviamoci i panni sporchi in casa. Avete visto cosa dicono i giornali?». Quindi fa la sua proposta: niente voto per il segretario. Il rischio è di ritrovarsi con una montagna di schede bianche o di protesta. I militanti insorgono, ma Gibelli non arretra. Si vota, ma solo per il direttivo. Poi entra Umberto Bossi. Il Senatùr denuncia il fallimento della vecchia segreteria, li accusa di aver ostacolato il tesseramento dei suoi figli e insiste nel dire che «Canton è aria nuova». La platea ascolta allibita.
Bossi esce dalla sala e il segretario uscente Candiani prende il microfono, ma Gibelli glielo toglie e proclama Canton nuovo segretario. I militanti, inferociti, lasciano la sala. Restano in pochi a stringere le mani al «tagliagole» Canton, avvolto in una bandiera con la croce di San Giorgio. Per Reguzzoni «il movimento è unito con Bossi» e il Senatùr promette che la Lega «bastonerà» i dissidenti. Le contestazioni? Solo di «un paio di fascisti, ex Msi, in seconda o terza fila». E poi via, a festeggiare nella sala ristorante dell’hotel. Al tavolo ci sono Bossi, il figlio Renzo, il neosegretario Canton, Reguzzoni e Rosi Mauro. In cerchio.
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2° puntata:
La conversione di Giulio alla linea anti-condono convince anche i vescovi
di Mario Giordano
Il pio Giulio ha ottenuto quello che cercava: ieri mattina, prim’ancora della Santa Messa, aveva già incassato la benedizione dei vescovi. Nel nome del padre, del figlio e della lotta all’evasione fiscale: «Promossa la strategia Tremonti», scriveva infatti l’ Avvenire in prima pagina a caratteri cubitali, sotto un titolo dedicato alla nuova crociata tributaria di santa madre Chiesa. Il giorno prima il ministro dell’Economia aveva rilasciato un’intervista a doppia pagina proprio al quotidiano della Cei. Una scelta non casuale, evidentemente: era quella la sua prima uscita politica su un quotidiano, dopo giorni di silenzio. Perché privilegiare proprio l’ Avvenire ? È chiaro: voleva il condono delle gerarchie ecclesiastiche. E l’ha subito ottenuto. Ego te absolvo ... Per penitenza tre Pater, quattro Ave Maria e due dichiarazioni anti Berlusconi.
Non è difficile no? Il pio Giulio, come un novello san Paolo convertito sulla strada di Bagnasco, ha scoperto la bellezza della lotta all’evasione.Alleluia.Osanna nell’alto della finanza. Una vita da commercialista a cercare di non far pagare le tasse al prossimo, una vita da editorialista a raccontare che l’unico modo per far pagare le tasse al prossimo è abbassare le aliquote, tre anni da ministro a non fare un’ostia (con rispetto parlando) per combattere chi non paga le tasse, e adesso zac, illuminato dalla parola del Vangelo secondo il Vaticano ha scoperto che la priorità è la lotta all’evasione. Beh, che dire? Meglio tardi che mai. Se frequenta ancora un po’ i corsi in parrocchia c’è il rischio che scopra persino le virtù della buona educazione.
Comunque la linea è chiara: il pio Giulio sta con i buoni (che sarebbero i vescovi e le banche, pensate un po’) contro il condono. Dall’altra parte ci sono i cattivi, cioè tutti quelli che vogliono il condono. Si dà un gran daffare il catecumenale della Valtellina: parla con Bossi e lo convince a intervenire, fa fuoco e fiamme con Letta mentre il premier sta in Russia, si trasforma in una specie di Vincenzo Visco al sapor di bresaola e vin santo minacciando intrusioni nei conti correnti di tutti gli italiani. Ma sì,certo:nulla deve sfuggire all’occhio lungo del grande fratello fiscale, tutto dev’essere tracciabile, identificabile, guerra totale al pagamento in contanti. A meno che, naturalmente, si tratti di pagare l’affitto della casa di Milanese...
Va beh, che ci volete fare? La Chiesa insegna l’indulgenza. Del resto tutti i grandi santi hanno avuto le loro debolezze. E dunque Tremonti, con la benedizione dei vescovi, si appresta ad essere un santo grandissimo. Difficile dire quale sia il suo obiettivo, però di sicuro ormai vive come un corpo estraneo dal resto della maggioranza: negli ultimi giorni non ha fatto altro che rimarcare la sua diversità rispetto al Pdl. Ha cominciato a Bruxelles con l’infelice battuta sulla Spagna, di fatto invocando le dimissioni di Berlusconi (salvo smentita di prassi e nemmeno troppo convinta). E poi è andato avanti. Il capogruppo Cicchitto propone il condono? Lui lo boccia. Il ministro Romani pensa al piano di sviluppo? Lui lo blocca. Non che negli anni precedenti abbia mai fatto davvero gioco di squadra. Ma adesso siamo arrivati davvero al punto estremo. Il pio Giulio ha scelto evidentemente di andare per la sua strada, tutto solo come un beato eremita. Che Dio (e la Cei) l’abbiano in gloria.
Quale sia la direzione verso cui sta camminando il convertito di Bagnasco, però, è difficile dire. Emmaus? Cafarnao? Pisanu e Scajola? Non si sa quanto la conversione di Tremonti sia anche una convergenza con i malpancisti del Pdl, non si riesce per ora a capire bene che cosa si muova nelle sagrestie dei vescovi e della politica, se il nuovo soggetto cattolico auspicato dal mondo ecclesiastico sia davvero in gestazione e se il commercialista della Valtellina si candidi a rappresentarne il cervello economico. Certo: i segnali ci sono tutti. Ieri, per esempio, rispondendo a Bolzaneto a una domanda, il cardinal Bagnasco ha escluso l’esistenza di un«suo»partito.Il che fa subito nascere il sospetto perché, come è noto, excusatio non petita ... ( e i vescovi sanno bene il latino).
Per il momento, però, la situazione è fluida, tutta in divenire, anzi in Avvenire . I fatti certi sono pochi. Di sicuro all’interno del Pdl c’è un partito dello sviluppo che vorrebbe rilanciare l’economia, magari anche grazie al gettito generato da un condono. E di sicuro c’è il pio Giulio che si oppone a tutto questo. Di sicuro c’è che i cattolici sono in movimento, come le ripetute interviste di Formigoni e l’uscita di Bagnasco confermano. E di sicuro c’è che Tremonti s’isola dalla sua maggioranza e fa il solitario, ottenendo la benedizione della Chiesa. Tutto qui, ma è già abbastanza strano. A cominciare proprio da quest’ultimo fatto: un tempo la Chiesa di fronte a una scelta come questa avrebbe reagito in modo diverso. Non hanno sempre detto che a fare il solitario si rischia di diventare ciechi?
fonte: http://www.ilgiornale.it
La conversione di Giulio alla linea anti-condono convince anche i vescovi
di Mario Giordano
Il pio Giulio ha ottenuto quello che cercava: ieri mattina, prim’ancora della Santa Messa, aveva già incassato la benedizione dei vescovi. Nel nome del padre, del figlio e della lotta all’evasione fiscale: «Promossa la strategia Tremonti», scriveva infatti l’ Avvenire in prima pagina a caratteri cubitali, sotto un titolo dedicato alla nuova crociata tributaria di santa madre Chiesa. Il giorno prima il ministro dell’Economia aveva rilasciato un’intervista a doppia pagina proprio al quotidiano della Cei. Una scelta non casuale, evidentemente: era quella la sua prima uscita politica su un quotidiano, dopo giorni di silenzio. Perché privilegiare proprio l’ Avvenire ? È chiaro: voleva il condono delle gerarchie ecclesiastiche. E l’ha subito ottenuto. Ego te absolvo ... Per penitenza tre Pater, quattro Ave Maria e due dichiarazioni anti Berlusconi.
Non è difficile no? Il pio Giulio, come un novello san Paolo convertito sulla strada di Bagnasco, ha scoperto la bellezza della lotta all’evasione.Alleluia.Osanna nell’alto della finanza. Una vita da commercialista a cercare di non far pagare le tasse al prossimo, una vita da editorialista a raccontare che l’unico modo per far pagare le tasse al prossimo è abbassare le aliquote, tre anni da ministro a non fare un’ostia (con rispetto parlando) per combattere chi non paga le tasse, e adesso zac, illuminato dalla parola del Vangelo secondo il Vaticano ha scoperto che la priorità è la lotta all’evasione. Beh, che dire? Meglio tardi che mai. Se frequenta ancora un po’ i corsi in parrocchia c’è il rischio che scopra persino le virtù della buona educazione.
Comunque la linea è chiara: il pio Giulio sta con i buoni (che sarebbero i vescovi e le banche, pensate un po’) contro il condono. Dall’altra parte ci sono i cattivi, cioè tutti quelli che vogliono il condono. Si dà un gran daffare il catecumenale della Valtellina: parla con Bossi e lo convince a intervenire, fa fuoco e fiamme con Letta mentre il premier sta in Russia, si trasforma in una specie di Vincenzo Visco al sapor di bresaola e vin santo minacciando intrusioni nei conti correnti di tutti gli italiani. Ma sì,certo:nulla deve sfuggire all’occhio lungo del grande fratello fiscale, tutto dev’essere tracciabile, identificabile, guerra totale al pagamento in contanti. A meno che, naturalmente, si tratti di pagare l’affitto della casa di Milanese...
Va beh, che ci volete fare? La Chiesa insegna l’indulgenza. Del resto tutti i grandi santi hanno avuto le loro debolezze. E dunque Tremonti, con la benedizione dei vescovi, si appresta ad essere un santo grandissimo. Difficile dire quale sia il suo obiettivo, però di sicuro ormai vive come un corpo estraneo dal resto della maggioranza: negli ultimi giorni non ha fatto altro che rimarcare la sua diversità rispetto al Pdl. Ha cominciato a Bruxelles con l’infelice battuta sulla Spagna, di fatto invocando le dimissioni di Berlusconi (salvo smentita di prassi e nemmeno troppo convinta). E poi è andato avanti. Il capogruppo Cicchitto propone il condono? Lui lo boccia. Il ministro Romani pensa al piano di sviluppo? Lui lo blocca. Non che negli anni precedenti abbia mai fatto davvero gioco di squadra. Ma adesso siamo arrivati davvero al punto estremo. Il pio Giulio ha scelto evidentemente di andare per la sua strada, tutto solo come un beato eremita. Che Dio (e la Cei) l’abbiano in gloria.
Quale sia la direzione verso cui sta camminando il convertito di Bagnasco, però, è difficile dire. Emmaus? Cafarnao? Pisanu e Scajola? Non si sa quanto la conversione di Tremonti sia anche una convergenza con i malpancisti del Pdl, non si riesce per ora a capire bene che cosa si muova nelle sagrestie dei vescovi e della politica, se il nuovo soggetto cattolico auspicato dal mondo ecclesiastico sia davvero in gestazione e se il commercialista della Valtellina si candidi a rappresentarne il cervello economico. Certo: i segnali ci sono tutti. Ieri, per esempio, rispondendo a Bolzaneto a una domanda, il cardinal Bagnasco ha escluso l’esistenza di un«suo»partito.Il che fa subito nascere il sospetto perché, come è noto, excusatio non petita ... ( e i vescovi sanno bene il latino).
Per il momento, però, la situazione è fluida, tutta in divenire, anzi in Avvenire . I fatti certi sono pochi. Di sicuro all’interno del Pdl c’è un partito dello sviluppo che vorrebbe rilanciare l’economia, magari anche grazie al gettito generato da un condono. E di sicuro c’è il pio Giulio che si oppone a tutto questo. Di sicuro c’è che i cattolici sono in movimento, come le ripetute interviste di Formigoni e l’uscita di Bagnasco confermano. E di sicuro c’è che Tremonti s’isola dalla sua maggioranza e fa il solitario, ottenendo la benedizione della Chiesa. Tutto qui, ma è già abbastanza strano. A cominciare proprio da quest’ultimo fatto: un tempo la Chiesa di fronte a una scelta come questa avrebbe reagito in modo diverso. Non hanno sempre detto che a fare il solitario si rischia di diventare ciechi?
fonte: http://www.ilgiornale.it
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3° puntata:
Scajola, Pisanu, Formigoni: ecco i nuovi nemici del Cav
Fini e Tremonti? In confronto alla nuova ondata di maldipancisti e ribelli, i loro erano solo bisticci tra innamorati. Oggi Berlusconi deve far fronte a un fuoco di fila che mai ha visto in politica (nelle aule giudiziarie è un'altra storia). I frondisti di centro, guidati da Claudio Scajola e Beppe Pisanu, da settimane se non mesi stanno raccogliendo decine di adesioni in Parlamento, tessendo la trama di una alleanza trasversale dal Pdl al Pd. Proprio quello che Gianfranco, nella seconda metà del 2010, non era riuscito a fare. Su Libero di domenica 9 ottobre Giampaolo Pansa avvertiva che Scajola e Pisanu la sanno lunga, e che in fondo il dopo Silvio è già cominciato. Le grandi manovre, passate anche dai tavoli del ristorante romano Galleria e da pause in Buvette, arrivano ora fino al Pirellone. Perché l'ultimo in ordine di tempo a cercare la spallata al premier è stato niente meno che Roberto Formigoni. E guarda caso l'attacco frontale arriva attraverso una intervista a Repubblica. Più attacco trasversale di così non si può.
L'ultimo assalto - Nell'edizione domenicale del quotidiano diretto da Ezio Mauro, il governatore della Lombardia ribadisce: "Berlusconi non sarà il nostro candidato nel 2013, è una scelta ormai compiuta dal presidente ma va portata a conoscenza dei nostri alleati, degli elettori, degli interlocutori politici". Scelta già compiuta? Forse sì, ma i tempi e i modi dell'uscita di scena li vuole decidere Silvio Berlusconi. L'impressione del Cav, e non solo, è che invece ci siano molti tra i suoi che tenteranno di anticiparla di molti mesi. "Non mangia il Panettone", sibila qualcuno nel governo a proposito del presidente del Consiglio. E infatti Formigoni va a braccetto con i malpancisti. Le posizioni di Scajola e Pisanu non sono "il preannuncio di uno strappo, ma uno stimolo per il governo", assicura Formigoni. Che però sogna Un Pdl "moderato", magari per far fuori la Lega e imbarcare il Terzo Polo. E' l'obiettivo del Celeste, non certo di Berlusconi. L'ipotesi di una "costituente di centro" è sull'agenda di Formigoni. "Alfano - aggiunge il governatore -, aiutato da tutti noi, deve dare il via alle operazioni. Il primo luglio è alle spalle. Dobbiamo mettere nel conto le possibili elezioni anticipate. Sappiamo tutti che ci sono insidie, svolte possibili, trabocchetti che potrebbero anticipare la scadenza naturale del 2013 che il presidente continua legittimamente a indicare. Dunque, si apra subito il tavolo con i moderati". E poi via alle primarie, "anche per il premier". E lui sarà della partita? Formigoni, democristianamanete, non esclude la corsa e nemmeno "contempla" l'eventualità. Appunto: il dopo Berlusconi pare già cominciato.
10/10/2011
fonte: http://www.libero-news.it/news/841281/S ... l-Cav.html
Moooosecaaaaaa!
Scajola, Pisanu, Formigoni: ecco i nuovi nemici del Cav
Fini e Tremonti? In confronto alla nuova ondata di maldipancisti e ribelli, i loro erano solo bisticci tra innamorati. Oggi Berlusconi deve far fronte a un fuoco di fila che mai ha visto in politica (nelle aule giudiziarie è un'altra storia). I frondisti di centro, guidati da Claudio Scajola e Beppe Pisanu, da settimane se non mesi stanno raccogliendo decine di adesioni in Parlamento, tessendo la trama di una alleanza trasversale dal Pdl al Pd. Proprio quello che Gianfranco, nella seconda metà del 2010, non era riuscito a fare. Su Libero di domenica 9 ottobre Giampaolo Pansa avvertiva che Scajola e Pisanu la sanno lunga, e che in fondo il dopo Silvio è già cominciato. Le grandi manovre, passate anche dai tavoli del ristorante romano Galleria e da pause in Buvette, arrivano ora fino al Pirellone. Perché l'ultimo in ordine di tempo a cercare la spallata al premier è stato niente meno che Roberto Formigoni. E guarda caso l'attacco frontale arriva attraverso una intervista a Repubblica. Più attacco trasversale di così non si può.
L'ultimo assalto - Nell'edizione domenicale del quotidiano diretto da Ezio Mauro, il governatore della Lombardia ribadisce: "Berlusconi non sarà il nostro candidato nel 2013, è una scelta ormai compiuta dal presidente ma va portata a conoscenza dei nostri alleati, degli elettori, degli interlocutori politici". Scelta già compiuta? Forse sì, ma i tempi e i modi dell'uscita di scena li vuole decidere Silvio Berlusconi. L'impressione del Cav, e non solo, è che invece ci siano molti tra i suoi che tenteranno di anticiparla di molti mesi. "Non mangia il Panettone", sibila qualcuno nel governo a proposito del presidente del Consiglio. E infatti Formigoni va a braccetto con i malpancisti. Le posizioni di Scajola e Pisanu non sono "il preannuncio di uno strappo, ma uno stimolo per il governo", assicura Formigoni. Che però sogna Un Pdl "moderato", magari per far fuori la Lega e imbarcare il Terzo Polo. E' l'obiettivo del Celeste, non certo di Berlusconi. L'ipotesi di una "costituente di centro" è sull'agenda di Formigoni. "Alfano - aggiunge il governatore -, aiutato da tutti noi, deve dare il via alle operazioni. Il primo luglio è alle spalle. Dobbiamo mettere nel conto le possibili elezioni anticipate. Sappiamo tutti che ci sono insidie, svolte possibili, trabocchetti che potrebbero anticipare la scadenza naturale del 2013 che il presidente continua legittimamente a indicare. Dunque, si apra subito il tavolo con i moderati". E poi via alle primarie, "anche per il premier". E lui sarà della partita? Formigoni, democristianamanete, non esclude la corsa e nemmeno "contempla" l'eventualità. Appunto: il dopo Berlusconi pare già cominciato.
10/10/2011
fonte: http://www.libero-news.it/news/841281/S ... l-Cav.html
Moooosecaaaaaa!
"Nani su iddi e vvonnu a tutti nani;
Nci vannu terra terra, peri e mmani;
E pa malignità brutta e superba,
Ccà non crisci chi erba, erba, erba"
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Nci vannu terra terra, peri e mmani;
E pa malignità brutta e superba,
Ccà non crisci chi erba, erba, erba"
(Nicola Giunta)
UnVeroTifoso ha scritto:Il pio Giulio, come un novello san Paolo convertito sulla strada di Bagnasco, ha scoperto la bellezza della lotta all’evasione.Alleluia.Osanna nell’alto della finanza. Una vita da commercialista a cercare di non far pagare le tasse al prossimo, una vita da editorialista a raccontare che l’unico modo per far pagare le tasse al prossimo è abbassare le aliquote, tre anni da ministro a non fare un’ostia (con rispetto parlando) per combattere chi non paga le tasse, e adesso zac, illuminato dalla parola del Vangelo secondo il Vaticano ha scoperto che la priorità è la lotta all’evasione
ma come?! tremonti non era il miglior ministro dell'economia della storia? non era difeso da silvio fino a due mesi fa? e adesso diventa un commercialista che ha passato la sua vita cercando di non far pagare le tasse?
e questo è il modo con cui silvio tiene la situazione?
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Stay tuned!suonatore Jones ha scritto:
ma come?! tremonti non era il miglior ministro dell'economia della storia? non era difeso da silvio fino a due mesi fa? e adesso diventa un commercialista che ha passato la sua vita cercando di non far pagare le tasse?
e questo è il modo con cui silvio tiene la situazione?
"Nani su iddi e vvonnu a tutti nani;
Nci vannu terra terra, peri e mmani;
E pa malignità brutta e superba,
Ccà non crisci chi erba, erba, erba"
(Nicola Giunta)
Nci vannu terra terra, peri e mmani;
E pa malignità brutta e superba,
Ccà non crisci chi erba, erba, erba"
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se hanno scritto questo di tremonti, non oso immaginare cosa scriveranno della carfagna o della gelmini. o si?UnVeroTifoso ha scritto:Stay tuned!suonatore Jones ha scritto:
ma come?! tremonti non era il miglior ministro dell'economia della storia? non era difeso da silvio fino a due mesi fa? e adesso diventa un commercialista che ha passato la sua vita cercando di non far pagare le tasse?
e questo è il modo con cui silvio tiene la situazione?
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Perchè della Gelmini?suonatore Jones ha scritto:se hanno scritto questo di tremonti, non oso immaginare cosa scriveranno della carfagna o della gelmini. o si?UnVeroTifoso ha scritto:Stay tuned!suonatore Jones ha scritto:
ma come?! tremonti non era il miglior ministro dell'economia della storia? non era difeso da silvio fino a due mesi fa? e adesso diventa un commercialista che ha passato la sua vita cercando di non far pagare le tasse?
e questo è il modo con cui silvio tiene la situazione?
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UnVeroTifoso ha scritto: Perchè della Gelmini?
perchè prima o poi avranno qualcosa da ridire su due ministre di caratura inferiore al già modesto tvemonti. e se di lui scrivono questo, figuriamoci degli altri.
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Tu sopravvaluti gli sceneggiatori di questo romanzo... Fosse un problema di caratura... è semplicemente un problema di fedeltà...suonatore Jones ha scritto:UnVeroTifoso ha scritto: Perchè della Gelmini?
perchè prima o poi avranno qualcosa da ridire su due ministre di caratura inferiore al già modesto tvemonti. e se di lui scrivono questo, figuriamoci degli altri.
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Nci vannu terra terra, peri e mmani;
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UnVeroTifoso ha scritto: Tu sopravvaluti gli sceneggiatori di questo romanzo... Fosse un problema di caratura... è semplicemente un problema di fedeltà...
prima o poi tutti saranno degli infedeli, in questo romanzo. non vedo nessun collante così forte da tenere adesi questi burattini.
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Comunque siamo solo alla terza puntata. Ci sarà da divertirsi secondo me.suonatore Jones ha scritto:UnVeroTifoso ha scritto: Tu sopravvaluti gli sceneggiatori di questo romanzo... Fosse un problema di caratura... è semplicemente un problema di fedeltà...
prima o poi tutti saranno degli infedeli, in questo romanzo. non vedo nessun collante così forte da tenere adesi questi burattini.
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sara' incazzato, poveretto, il suo padrone a mbriacarsi di vodka e mignottoske, e lui in un angolino buio ad inventarsi nuove soluzioni verbali.UnVeroTifoso ha scritto: Alessandro Sallusti
Non potendo incarognirsi con chi gli tira l'osso, cerca di mordere altrove.
Spassoso.
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4° Puntata: Anche gli amici sono uniti....
Varese, Carroccio diviso: malumori nella base per il nuovo segretario
di Chiara Sarra
Ieri il Senatùr ha imposto Canton alla segreteria provinciale. Nella notte apparso uno striscione: "E' il segretario di nessuno"
Varese - Il nuovo segretario provinciale della Lega proprio non piace alla base del Carroccio. Già ieri durante il congresso provinciale a Varese, quando Maurilio Canton è stato nominato su indicazione di Umberto Bossi e senza il voto dei delegati, il malumore si era fatto sentire.
E così nella notte, all’esterno della sede della segreteria provinciale in via Magenta, è apparso uno striscione verde su cui campeggiava, sempre in verde, la scritta: "Canton segretario di chi? Di nessuno!!!".
Stamattina, sulle colonne del Corriere della sera il neo-eletto segretario aveva commentato: "È andato tutto come doveva andare: cioè bene. Sono stato eletto per acclamazione come in passato è già avvenuto in altri congressi della Lega Nord". Del resto, prima della nomina, "c’è stato un certo dibattito interno", assicura Canton, che aggiunge: "Venivamo da alcuni dissidi interni ma poi il presidente ha utilizzato i suoi poteri: siccome ero l’unico candidato ha deciso per l’acclamazione". E inizia subito il suo mandato chiedendo ai militanti più unione: "Le nostre frizioni nascono dalle dichiarazioni che compaiono sulla stampa e che invece dobbiamo darci tutti da fare per il raggiungimento dell’indipendenza della Padania".
fonte: http://www.ilgiornale.it
Evvaiiiii...
Varese, Carroccio diviso: malumori nella base per il nuovo segretario
di Chiara Sarra
Ieri il Senatùr ha imposto Canton alla segreteria provinciale. Nella notte apparso uno striscione: "E' il segretario di nessuno"
Varese - Il nuovo segretario provinciale della Lega proprio non piace alla base del Carroccio. Già ieri durante il congresso provinciale a Varese, quando Maurilio Canton è stato nominato su indicazione di Umberto Bossi e senza il voto dei delegati, il malumore si era fatto sentire.
E così nella notte, all’esterno della sede della segreteria provinciale in via Magenta, è apparso uno striscione verde su cui campeggiava, sempre in verde, la scritta: "Canton segretario di chi? Di nessuno!!!".
Stamattina, sulle colonne del Corriere della sera il neo-eletto segretario aveva commentato: "È andato tutto come doveva andare: cioè bene. Sono stato eletto per acclamazione come in passato è già avvenuto in altri congressi della Lega Nord". Del resto, prima della nomina, "c’è stato un certo dibattito interno", assicura Canton, che aggiunge: "Venivamo da alcuni dissidi interni ma poi il presidente ha utilizzato i suoi poteri: siccome ero l’unico candidato ha deciso per l’acclamazione". E inizia subito il suo mandato chiedendo ai militanti più unione: "Le nostre frizioni nascono dalle dichiarazioni che compaiono sulla stampa e che invece dobbiamo darci tutti da fare per il raggiungimento dell’indipendenza della Padania".
fonte: http://www.ilgiornale.it
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Nci vannu terra terra, peri e mmani;
E pa malignità brutta e superba,
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UnVeroTifoso ha scritto:4° Puntata: Anche gli amici sono uniti....
Varese, Carroccio diviso: malumori nella base per il nuovo segretario
di Chiara Sarra
Ieri il Senatùr ha imposto Canton alla segreteria provinciale. Nella notte apparso uno striscione: "E' il segretario di nessuno"
Varese - Il nuovo segretario provinciale della Lega proprio non piace alla base del Carroccio. Già ieri durante il congresso provinciale a Varese, quando Maurilio Canton è stato nominato su indicazione di Umberto Bossi e senza il voto dei delegati, il malumore si era fatto sentire.
E così nella notte, all’esterno della sede della segreteria provinciale in via Magenta, è apparso uno striscione verde su cui campeggiava, sempre in verde, la scritta: "Canton segretario di chi? Di nessuno!!!".
Stamattina, sulle colonne del Corriere della sera il neo-eletto segretario aveva commentato: "È andato tutto come doveva andare: cioè bene. Sono stato eletto per acclamazione come in passato è già avvenuto in altri congressi della Lega Nord". Del resto, prima della nomina, "c’è stato un certo dibattito interno", assicura Canton, che aggiunge: "Venivamo da alcuni dissidi interni ma poi il presidente ha utilizzato i suoi poteri: siccome ero l’unico candidato ha deciso per l’acclamazione". E inizia subito il suo mandato chiedendo ai militanti più unione: "Le nostre frizioni nascono dalle dichiarazioni che compaiono sulla stampa e che invece dobbiamo darci tutti da fare per il raggiungimento dell’indipendenza della Padania".
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Evvaiiiii...
postato su...ormai sono alla frutta...e c'è chi li difende.