"Estorsioni" e lettere

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doddi
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''Mai subite estorsioni'': dalla gelateria ''Cesare'' la precisazione di non essere vittima
Sabato 08 Ottobre 2011 02:18

di Claudio Cordova - Capita quasi sempre, ed è normale, che chi è accusato di un reato si dichiari innocente, contestando, anche in maniera assai decisa, le tesi dell’accusa. Capita un po’ meno spesso, invece, che chi sarebbe stato vittima di un reato, nella fattispecie di un’estorsione, si affretti e si batta per smentire, assolutamente, la circostanza. E però, talvolta, a Reggio Calabria, la “normalità”, viene sovvertita, come successo nel corso della prima udienza del processo “Alta tensione”, che vede alla sbarra presunti esponenti delle famiglie Borghetto, Zindato e Caridi, affiliate al più potente e famoso clan Libri. Un’udienza piuttosto breve, in cui il pm Marco Colamonici ha depositato ulteriori fonti di prova nei confronti dei soggetti alla sbarra, in tutto una trentina, e in cui si sono registrate le costituzioni di parte civile degli enti, in attesa delle scelte di rito che avverranno nel corso della prossima udienza.

A polarizzare l’attenzione e a caratterizzare l’udienza, però, è stata un’insolita lettera.

E’ stato Davide De Stefano, titolare della celeberrima gelateria “Cesare”, ubicata sul Lungomare di Reggio Calabria, a smentire, tramite una lettera fatta pervenire tramite l’avvocato, di aver mai subito un’estorsione da parte di nessuno. Tra le carte degli inquirenti, infatti, vi è una conversazione intercettata in cui Nicola Gattuso e Leandro Paviglianiti, due presunti esponenti della ‘ndrangheta, parlano della vicenda che avrebbe come protagonista, in qualità di vittima, proprio la gelateria “Cesare”: è il 10 novembre del 2008 e Nicola Gattuso, insieme a Santo Emilio Caridi, uno degli imputati principali del procedimento “Alta tensione”, avrebbe preteso del denaro da parte del gestore del locale del lungomare, in piazza Indipendenza, gestito dalla ditta “Cesare di Davide De Stefano & C. snc”.

Gattuso racconta a Paviglianiti di essere andato a chiedere dei soldi al titolare dell’impresa, ottenendo però una risposta negativa: “Un anno uno sponsor non ce l'ha voluto fare per 200 euro” dice. A sbloccare la situazione, sarebbe stato, però, “compare” Santo Caridi, con cui Gattuso si ripresenterebbe presso la gelateria. Dopo una reazione piccata da parte di De Stefano, Caridi farebbe presente che Gattuso era con lui: “No gli ha detto è con me!”, ricevendo le scuse del commerciante. Secondo il racconto di Gattuso, Caridi sarebbe riuscito a farsi dare, con estrema facilità, una somma pari a mille euro: “Sai quanto si è fatto dare Santo, 1000 euro. dice chiama, prendi 1000 euro e daglieli forza!”. De Stefano, peraltro, trovandosi evidentemente in difficoltà avrebbe cercato di giustificarsi riferendo che aveva detto a Gattuso di ripassare in occasione del loro primo incontro: “Ma no gli avevo detto di passare“. Il giochetto non tiene, però, e Nicola Gattuso lo corregge, dicendo che aveva ottenuto come risposta di andarsene, in quanto lui sapeva a chi darli: “Avete detto, glieli dati a chi glieli dovete dare e di andarmene“. Alla fine De Stefano, stando al racconto intercettato, avrebbe pagato e si sarebbe beccato anche l’avvertimento di Gattuso: “E poi gli ho detto voi guardateli i cristiani in faccia”.

Una ricostruzione che viene smentita seccamente dalla gelateria “Cesare”, con un'insolita lettera e un'altrettanto insolita precisazione. Una circostanza che non si vede spesso nelle aule di giustizia e che, automaticamente, dovrebbe escludere la costituzione come parte civile del commerciante De Stefano, indicato dalla magistratura come parte offesa. Insomma, dopo il “Vostro onore, non sono colpevole!”, cui ci hanno abituato i film americani, si passa al “Vostro onore, non sono vittima!”. In un film tutto made in Reggio Calabria.


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Reggio, titolare gelateria Cesare: "Estraneo alla vicenda in questione"
Sabato 08 Ottobre 2011 20:53


Riceviamo e pubblichiamo:

Buonasera, sono Davide Destefano titolare della gelateria Cesare, vorrei fare una precisazione in relazione a quanto pubblicato oggi dal dott Cordova. Nella lettera in questione da me presentata non ho detto di non aver mai subito episodi criminosi, ma di essere estraneo alla vicenda in questione e di aver sempre denunciato atti criminosi ed estorsivi. Invito quindi il signor Cordova a leggere con attenzione gli atti depositati evitando di far intendere in tono ironico ciò che io non ho detto assolutamente.

Davide Destefano
Ultima modifica di doddi il 09/10/2011, 10:57, modificato 1 volta in totale.
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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spiny79
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infatti mi sembrava strano che potesse dire una cosa del genere, mi ricordo bene che qualche anno fa fu rinvenuto un ordigno davanti al chioschetto e fu disinnescato dall'artificiere...
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