Napolitano richiama la Magistratura

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Napolitano, intercettare solo se indispensabile
Il Capo dello Stato parla agli uditori, 'no a incarichi politici per i magistrati''
21 luglio, 17:03


ROMA - Evitare la confusione dei ruoli tra politica e giustizia. E' quanto chiede il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che parla di ''scontro intollerabile e sterile'' e si dice contrario agli incarichi politici per le toghe.

Nel discorso agli uditori giudiziari ricevuti al Quirinale, il presidente della Repubblica Napolitano ha chiesto ai magistrati di "evitare condotte che comunque creino indebita confusione di ruoli e fomentino l'ormai intollerabile, sterile scontro tra politica e magistratura, come accade, ad esempio, quando il magistrato si propone per incarichi politici nella sede in cui svolge la sua attività, oppure quando esercita il diritto di critica pubblica senza tenere in pieno conto che la sua posizione accentua i doveri di correttezza espositiva, compostezza, riserbo e sobrietà". "L'affermazione e il riconoscimento del ruolo dei magistrati - ha aggiunto il capo dello Stato - non può prescindere dal rispetto dei limiti che, di per se stesso, tale ruolo impone. Il magistrato deve assicurare, in ogni momento, anche al di fuori delle sue funzioni, l'imparzialità e l'immagine di imparzialità su cui poggia la percezione che i cittadini hanno della sua indipendenza e quindi la loro fiducia".

"Le strozzature del sistema giustizia pesano sullo sviluppo complessivo del paese", ha aggiunto Napolitano che ha chiesto di superarle "senza fatali ulteriori incertezze, lentezze e false partenze". Il problema è quello di una "grave insufficienza del sistema giustizia e della crisi di fiducia che esso determina nel cittadino".

Giorgio Napolitano ha chiesto ai neo magistrati di applicare rigorosamente le norme della procedura. "Il rispetto di questi elementari principi e la capacità di calare le proprie decisioni nella realtà del paese, facendosi carico delle ansie quotidiane e delle aspettative della collettività - ha infatti sottolineato - possono impedire o almeno attenuare attriti e polemiche in grado di lasciare strascichi velenosi e di appesantire le contrapposizioni tra politica e giustizia".

INTERCETTAZIONI SOLO SE INDISPENSABILI - "Alle intercettazioni non sempre si fa ricorso solo nei casi di 'assoluta indispensabilita', come invece insegna la Corte di Cassazione". Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Di questo strumento, ha aggiunto, non si fa sempre uso esclusivo "per le specifiche indagini" e il loro contenuto "viene poi spesso divulgato per quanto privo di rilievo processuale". Ciò "può essere lesivo della privatezza dell'indagato o, ancor più, di soggetti estranei al giudizio". Più in generale, Napolitano ha raccomandato di "evitare l'inserimento nei provvedimenti giudiziari di riferimenti non pertinenti o chiaramente eccedenti" e di "usare il massimo scrupolo nella valutazione degli elementi necessari per decidere l'apertura di un procedimento e, a maggior ragione, la richiesta o l'applicazione di misure cautelari".

NAPOLITANO, NON SPETTA A ME PROPORRE RIFORMA - Giorgio Napolitano ha indicato alcune proposte per risolvere i più gravi problemi della giustizia, in particolare per coprire i vuoti di organico e risolvere il problema degli uffici giudiziari troppo piccoli. "Di più non spetta a me dire, così come in generale - ha aggiunto - non spetta al capo dello Stato suggerire o valutare disegni di riforma della giustizia, che sono prerogativa del Parlamento nella sua dialettica tra maggioranza e opposizione e nella ricerca di qualificati apporti esterni a fini di ampia condivisione". Con questa premessa, il presidente della Repubblica ha aggiunto che "in ogni caso e comunque ciò cui dobbiamo mirare tutti assieme è un recupero di funzionalità, e insieme di razionale e limpido profilo, del sistema giudiziario. Ognuno può e deve fare la sua parte. A unirci deve essere la tenacia, il rigore, la serenità, il senso del dovere, il lavoro preso sul serio". In chiusura del discorso Napolitano ha ricordato i magistrati che hanno perso la vita "cadendo vittime della follia omicida dei terroristi o della sanguinaria barbarie mafiosa. A loro - ha concluso - va il nostro omaggio, il pubblico riconoscimento che il Paese deve ai suoi cittadini migliori per la dedizione, la professionalità, la passione civile e il coraggio che li hanno animati".

"Debbo purtroppo tornare oggi a denunciare il funzionamento gravemente insufficiente del 'sistema giustizia' e la crisi di fiducia che esso determina nel cittadino destinato a farvi ricorso come titolare di bisogni e di diritti", ha detto il presidente della Repubblica. Subito dopo ha precisato che alla crisi di fiducia "concorre anche un offuscamento dell'immagine della magistratura sul quale non mi stanco di sollecitare una seria riflessione critica". Di fronte a questo fenomeno, che crea "danno anche per lo sviluppo del Paese", Napolitano ha detto che "occorre, da parte di tutti, uno sforzo ulteriore per una migliore organizzazione, una adeguata coerente e sistematica semplificazione dei procedimenti, un'ampia diffusione di quelle tecnologie informatiche alle quali governo e Consiglio superiore della magistratura stanno peraltro dando encomiabile impulso, anche acquisendo concretamente contributi dall'esterno del mondo della giustizia. Auspico che su questi temi - ha affermato - permanga vigile l'attenzione del legislatore che ha dedicato ad essi alcune previsioni del recente provvedimento sulla stabilizzazione finanziaria". L'offuscamento dell'immagine della magistratura, ha detto Napolitano, è dovuto anche ad alcune condotte dei magistrati. "Fin dal 2007 - ha ricordato - ho invitato i magistrati a ispirare le proprie condotte a criteri di misura e riservatezza, a non cedere a fuorvianti esposizioni mediatiche, a non sentirsi investiti di improprie ed esorbitanti missioni, a non indulgere in atteggiamenti protagonistici e personalistici che possono mettere in discussione l'imparzialità dei singoli, dell'ufficio giudiziario cui appartengono, della magistratura in generale". In altre parola, ha concluso, bisogna rispettare i limiti delle proprie funzioni ed evitare anche condotta che possono creare confusioni di ruoli fra chi opera nel mondo della giustizia e chi in quello della politica.

LETTA, SCUSE A NAPOLITANO PER GIORNALISMO URLATO - ''Le chiedo scusa per certo giornalismo urlato di moda di questi tempi che arriva all'offesa, al dileggio, all'aggressione tanto piu' deprecabile quanto piu' e' ingiusta''. Cosi' il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta si rivolge al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo intervento alla cerimonia del Cnel in occasione dei 150 anni dell'Unita' d'Italia. ''Le esprimo - ha aggiunto Letta - fortissima solidarieta'''.

"La coesione sociale è il presupposto della coesione nazionale che Lei non si stanca mai di invocare in questi tempi difficili e ci indica l'unica strada per uscire dalle difficoltà e per imboccare finalmente la via della ripresa e della rinascita", ha proseguito il sottosegretario che ha ringraziato il capo dello Stato "a nome di tutti e con convinta e piena partecipazione personale".
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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http://www.ilgiornale.it/interni/ci_vol ... comments=1


venerdì 22 luglio 2011, 08:19 Ci volevano le manette per svegliare il Colle sulle intercettazioni...
di Mario Giordano

Napolitano piange lacrime di coccodrillo: ha detto basta agli abusi investigativi e ai pmsuperstar, ma solo dopo l'arresto di un deputato



Ma il coccodrillo come fa?Finalmente risolto l’antico dilem­ma della canzoncina per bambini: il coccodrillo fa come Napo­litano. Cioè piange sul latte versato. In effetti l’appello del capo dello Stato contro «il protagonismo dei giudici» sarebbe perfet­to se non fosse che arriva un po’ tardi: i giudici protagonisti stan­no scorrazzando per l’Italia, un deputato ha appena passato la sua prima notte in carcere e attorno al Parlamento si sente un tintinnare di manette da far paura. Chiedere adesso di fermare «l’intollerabile scontro fra politica e magistratura » è corretto ma leggermente fuori tempo. Un po’ come ricordare a tutti di chiudere i rubinetti del lavabo mentre fuori c’è lo tsunami.

A leggere le sue solenni parole, viene infatti da chiedersi: ma dove diavolo ha vissuto finora il presidente? Che, niente niente, negli ultimi mesi, mentre Woodcock impazzava, il Quirinale era stato trasferito su Marte? O nel bosco della Bella Addormentata? Ci vuole un «uso sapiente dei mezzi investigativi », tuona ora re Giorgio. Bisogna tutelare «i diritti costituzionalmente garantiti». E non bisogna esagerare con l’uso e l’abuso delle intercettazioni, e soprattutto con la divulgazione di contenuti «privi di rilievo processuale ». Ma davvero? O perdindirindina:chi l’avrebbe detto? E dov’era il Presidente della Repubblica quando tutti questi suoi sacrosanti e celestiali principi venivano fatti a pezzi, calpestati, offesi e vilipesi dalle Procure impazzite e dai John Herny associati? Era distratto? Faceva la pennichella? Giocava a briscola con i corazzieri? In questi ultimi mesi, sul fronte dell’«intollerabile scontro fra politica e magistratura», per dirla con Napolitano, abbiamo visto di tutto. Sui giornali sono state pubblicate telefonate private di ministri, con dettagli non soltanto «privi di rilievo processuale» ma anche di qualsiasi valore che non fosse quello del gossip spinto. Abbiamo sentito parlare di «mignotte», «stronze », «sboroni», quello che voleva «rompere il culo», quell’altro che faceva«puttanate»,abbiamo sentito gli sfoghi privati dei ministri, le confessioni dei parlamentari, senza nemmeno capire quale fosse il reato contenuto in quelle chiamate.

Abbiamo imparato a sfruculiare quotidianament l’intimità interurbana dei parlamentari, abbiamo visto sfondare senza ritegno la loro privacy, i«diritti costituzionalmente garantiti » sono stati ridotti a mocho vileda: roba da usare per pulire i pavimenti. E Napolitano che cosa faceva? Puntava il ditino contro il decreto sulle intercettazioni e si opponeva a ogni misura atta a fermare lo scempio. Proprio così: e allora adesso di che cosa si stupisce, il bello addormentato al Quirinale? Per carità, sempre meglio tardi che mai. Incontrando i futuri magi-strati, il capo dello Stato li invita a non inserire nei provvedimenti «riferimenti non pertinenti » e poi li incoraggia a usare il «massimo scrupolo » prima di mandare qualcuno in galera. Speriamo gli diano retta. Ma nel frattempo chissà che cosa ne pensa l’onorevole Papa, spedito direttamente dal Parlamento alla cella senza scrupoli né massimi né minimi. E anche in quanto a «riferimenti non pertinenti», purtroppo, fra «mignotte» e «sboroni» il più è stato fatto.

Al Presidente non viene per caso il dubbio di essere arrivato fuori tempo massimo come un maratoneta spompato? A un certo punto, per dire, ieri se l’è presa con gli «atteggiamenti protagonistici e personalistici dei pm»....

Ha messo sotto accusa le «esposizioni mediatiche», i comportamenti privi di «correttezza espositiva, compostezza, riserbo e sobrietà». E ha definito profondamente sbagliato che un magistrato si candidi nella stessa sede in cui ha svolto attività togata. Sante parole.

Ma Napolitano stava forse pensando a Michele Emiliano, che è passato direttamente da sostituto procuratore di Bari a sindaco della medesima città? O stava parlando del pm Luigi De Magistris che lavorava alla Procura di Napoli, città della quale è diventato sindaco? Perché non ce l’ha detto prima? E perché,se davvero s’indigna per l’esposizione mediatica dei magistrati, non ha mai avuto nulla da dire sulle innumerevoli comparsate in toga nel salotto incandescente di Annozero? Perché non è intervenuto, da capo del Csm, sulle esternazioni a reti unificate di Antonio Ingroia? Aveva il televisore rotto? Sbagliava canale? Non è che, per caso, al Quirinale il segnale è disturbato? Per l’amor del cielo, noi siamo lieti che alla fine anche sul Colle si sia accesa, insieme con l’antenna parabolica, anche la lampadina della saggezza. Ci chiediamo solo, con rispetto, che effetto faccia tutta questa luce, vista dal buio di una cella di Poggioreale.
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http://www.corriere.it/politica/11_lugl ... primopiano


L'APPELLO DEL QUIRINALE SULLA GIUSTIZIA
Napolitano: basta scontri politica-toghe
«Intollerabile», dice il Presidente ai giovani magistrati . E caldeggia l'«uso equilibrato dei mezzi investigativi»



MILANO - «Vanno evitate condotte che creino indebita confusione di ruoli e fomentino l'ormai intollerabile, sterile scontro tra politica e magistratura». Così il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al Quirinale, si rivolge ai nuovi magistrati in tirocinio. «Non spetta al Capo dello Stato suggerire o valutare disegni di riforma della giustizia, che sono prerogativa del parlamento nella sua dialettica tra maggioranza e opposizione e nella ricerca di qualificati rapporti esterni a fini di ampia condivisione», ha detto il Presidente ricordando che «ciò cui dobbiamo mirare tutti assieme è un recupero di funzionalità, e insieme di razionale e limpido profilo, del sistema».

INTERCETTAZIONI - Il Presidente Napolitano è tornato a stigmatizzare «l'intollerabile scontro tra politica e magistratura», proprio il giorno dopo che la maggioranza dei deputati ha detto sì all'arresto dell'onorevole del Pdl, Alfonso Papa. E ha rivolto un forte richiamo ai magistrati affinchè facciano «un uso sapiente ed equilibrato dei mezzi investigativi bilanciando l'esigenze del procedimento con la piena tutela dei diritti costituzionalmente garantiti». Nel suo intervento al Quirinale davanti alla platea di magistrati tirocinanti ha detto: «Il discorso vale in specie, per le intercettazioni cui non sempre si fa ricorso - come invece insegna la Corte di Cassazione - solo nei casi di assoluta indispensabilità per le specifiche indagine e delle quali viene poi spesso divulgato il contenuto pur quando esso è privo di rilievo processuale», ha detto ricordando che può essere lesivo della «privatezza dell'indagato, o ancor di più, di soggetti estranei al giudizio».


PRINCIPI ELEMENTARI - Per Napolitano, il rispetto di elementari principi e la capacità di calare le proprie decisioni nella realtà del Paese possono impedire o almeno attenuare attriti e polemiche tra politica e giustizia. Principi che il presidente ha elencato e ribadito: «Non posso che ribadire con forza l'invito che ho formulato negli scorsi anni a evitare l'inserimento nei provvedimenti giudiziari di riferimenti non pertinenti o chiaramente eccedenti rispetto alle finalità dei provvedimenti stessi - ha insistito - così come l'invito a usare il massimo scrupolo nella valutazione degli elementi necessari per decidere l'apertura di un procedimento e, a maggior ragione, la richiesta o l'applicazione di misure cautelari».

L'IMMAGINE DEL MAGISTRATO - Nell'intervento rivolto ai magistrati tirocinanti Giorgio Napolitano, ha rivolto un pressante appello a evitare personalismi e a essere imparziali rispetto all'immagine del magistrato, evitando tra l'altro incarichi politici presso le proprie sedi. «Fin dal 2007», ha ricordato il capo dello Stato, «ho invitato i magistrati a ispirare le proprie condotte a criteri di misura e riservatezza, a non cedere a fuorvianti esposizioni mediatiche, a non sentirsi investiti di improprie ed esorbitanti missioni ad non indulgere ad atteggiamenti protagonistici e personalistici che possono mettere in discussione l'imparzialità dei singoli, dell'ufficio giudiziario cui appartengono, della magistratura in generale». Per esempio, ha chiarito, questo accade «quando il magistrato si propone per incarico politici nella sede in cui svolge la sua attività oppure quando esercita il diritto di critica pubblica senza tenere in pieno conto che la sua posizione accentua i doveri di correttezza espositiva, compostezza, riserbo e sobrietà». Per Napolitano, «l'affermazione e il riconoscimento del ruolo dei magistrati non può prescindere dal rispetto dei limiti che, di per se stesso, tale ruolo impone. Il magistrato deve assicurare - in ogni momento, anche al di fuori delle sue funzioni - l'imparzialità e l'immagine di imparzialità su cui poggia la percezione che i cittadini hanno della sua indipendenza e quindi la loro fiducia». Dopo la cerimonia con i nuovi magistrati in tirocinio il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si è intrattenuto per una decina di minuti a colloquio con il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, e il vicepresidente del Csm, Michele Vietti.

Redazione online
21 luglio 2011 22:21
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Ognuno interpetra le notizie come più conviene :salut
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goldenboy ha scritto:Ognuno interpetra le notizie come più conviene :salut
Repubblica, dopo gli altri tre citati, per esempio, interpreta così, ma visto che citano tutti dei virgolettati non capisco cosa ci sia da intepretare :

http://www.repubblica.it/politica/2011/ ... ef=HREC1-6

QUIRINALE
Giustizia, il monito di Napolitano
"Intollerabile scontro tra politica e toghe"
Il capo dello Stato incontra i nuovi magistrati in tirocinio. "Evitare il protagonismo mediatico" e usare intercettazioni "solo se assolutamente indispensabili". La riforma è prerogativa del Parlamento, sottolinea, e va condivisa. Ma le strozzature del sistema "pesano sul Paese". Indispensabile il rilancio della crescita. L'Anm: "Massimo rispetto per le parole del presidente". Di Pietro: "Rispetto Napolitano, ma non condivido"


ROMA - "Vanno evitate condotte che creino indebita confusione di ruoli e fomentino l'ormai intollerabile, sterile scontro tra politica e magistratura". Così il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al Quirinale, si rivolge ai nuovi magistrati in tirocinio, con un richiamo alla moderazione. Il capo dello Stato ha chiesto alle toghe di "evitare il protagonismo" e di utilizzare le intercettazioni "solo se assolutamente indispensabili".

Napolitano ha chiesto ai neo magistrati di applicare rigorosamente le norme della procedura. "Il rispetto di questi elementari principi e la capacità di calare le proprie decisioni nella realtà del paese, facendosi carico delle ansie quotidiane e delle aspettative della collettività - ha infatti sottolineato - possono impedire o almeno attenuare attriti e polemiche in grado di lasciare strascichi velenosi e di appesantire le contrapposizioni tra politica e giustizia".

"Massimo rispetto per le parole del presidente della Repubblica. Sono fermamente convinto che la politica e la magistratura debbano agire separatamente e indipendentemente nel pieno rispetto delle regole": così si legge in una nota diffusa al presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara. Che aggiunge: "La magistratura, da parte sua, deve continuare a impegnarsi nella realizzazione dell'autoriforma, valorizzando la professionalità e il merito.

Intercettazioni solo in casi indispensabili. E ha toccato anche il tema caldo delle intercettazioni: vanno usate "solo nei casi di assoluta indispensabilità", ha ammonito il capo dello Stato, richiamando i magistrati "a fare uso sapiente ed equilibrato dei mezzi investigativi bilanciando le esigenze del procedimento con la piena tutela dei diritti costituzionalmente garantiti". Il discorso vale per la divulgazione del contenuto delle intercettazioni "pur quando esso è privo di rilievo processuale, am può essere lesivo della privatezza dell'indagato o, ancor più, di soggetti estranei al giudizio".

I magistrati sono stati invitati anche "ad usare il massimo scrupolo nella valutazione degli elementi necessari per decidere l'apertura di un procedimento e, a maggior ragione, la richiesta o l'applicazione di misure cautelari".

Strozzature del sistema giustizia pesano sul Paese. Il capo dello Stato ha affrontato anche la questione delle strozzature del sistema giustizia, che "pesano sullo sviluppo complessivo del Paese", chiedendo di superarle "senza fatali ulteriori incertezze, lentezze e false partenze". Il problema è una "grave insufficienza del sistema giustizia e della crisi di fiducia che esso determina nel cittadino".

Non cedere a protagonismi mediatici. Pur essendo la magistratura un patrimonio per il Paese, la sua immagine soffre di un "offuscamento", rileva Napolitano. Che richiama i giovani tirocinanti ad "una seria riflessione critica", sottolineando come i magistrati debbano ispirare le proprie condotte "a criteri di misura e riservatezza", come debbano evitare di cedere a "forvianti 'esposizioni mediatiche', a non sentirsi investiti di 'improprie ed esorbitanti missioni', a non indulgere in atteggiamenti protagonistici e personalistici che possano mettere in discussione l'imparzialità dei singoli, dell'ufficio giudiziario cui appartengono, della magistartura in generale".

Riforma giustizia prerogativa del Parlamento. Per risolvere i problemi della giustizia in Italia, Napolitano ha avanzato alcune proposte, pur ribadendo che non è suo compito proporre una riforma: "Non spetta al capo dello Stato suggerire o valutare disegni di riforma della giustizia, che sono prerogativa del Parlamento nella sua dialettica tra maggioranza e opposizione e nella ricerca di qualificati apporti esterni a fini di ampia condivisione", ha detto.

Comunque, ha proseguito, "ciò cui dobbiamo mirare tutti assieme è un recupero di funzionalità, e insieme di razionale e limpido profilo, del sistema giudiziario. Ognuno può e deve fare la sua parte. A unirci deve essere la tenacia, il rigore, la serenità, il senso del dovere, il lavoro preso sul serio".

Crisi, indispensabile rilancio crescita. Non è mancato un riferimento alla situazione economica: ai 253 uditori giudiziari ricevuti al Quirinale, Giorgio Napolitano ha detto che il loro lavoro, il superamento dei problemi e delle insufficienze del "sistema giustizia", è importante anche per affrontare "le pressanti esigenze del rilancio della crescita produttiva e occupazionale su basi più stabili ed equilibrate". Siamo in una fase di "seria difficoltà", ha aggiunto, "sia per il consolidamento degli equilibri della finanza pubblica sia per il conseguimento, parimenti indispensabile, di un più elevato ritmo di crescita economica in tutto il Paese".

Di Pietro: "Rispetto il presidente, ma non condivido le sue parole". "Con tutto il rispetto per la funzione e il ruolo del presidente della Repubblica, non posso condividere le sue parole, pronunciate proprio il giorno dopo che il Parlamento ha finalmente preso una decisione storica, quale quella di concedere l'autorizzazione all'arresto di un proprio parlamentare, smettendola così di trincerarsi dietro una sfacciata connivenza di casta. Mi pare, cioè, fuori luogo e fuori tempo fare di tutt'erba un fascio e parlare, come ha fatto il Capo dello Stato, di scontro tra politica e magistratura, come se ci trovassimo di fronte ad una guerra tra bande". Con queste parole il presidente dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, ha commentato l'intervento di Napolitano. "Tali banali generalizzazioni - aggiunge Di Pietro - rischiano di far credere che chi commette reati e chi li combatte siano sullo stesso piano: banditi entrambi! In realtà, come dimostra proprio il caso Papa, la magistratura sta facendo solo il proprio dovere, giacchè l'onorevole Papa è anche un magistrato che, però, nel momento in cui si è messo a fare politica, ha assunto comportamenti per i quali altri magistrati hanno sentito il dovere di procedere nei suoi confronti anche chiedendone l'arresto".
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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Ma se Napolitano richiama,anche lui viene intercettato
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Non sono d'accordo i magistrati devono intercettare a murra,e i giornalisti pubblicare a murra :mrgreen:
Scherzi a parte non parlerei di scontro tra politica e magistratura,ma di ladri che vengono mandati in galera.
E' come dire che c'è un conflitto tra docenti e alcuni alunni,nel momento in cui questi vengono bocciati, perchè hanno fatto scena muta nell'interrogazione.
I ladri,ci sono,vanno pescati,e buttati in prigione.
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ot: propongo di mettere al bando un "giornale" dove si scrive "niente niente" e "sfruculiare". un attacco bello e buono alla lingua.

comunque, è bellissimo come si voglia fare i garantisti ad ogni costo.

che schifezza, questo potere.
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suonatore Jones ha scritto:ot: propongo di mettere al bando un "giornale" dove si scrive "niente niente" e "sfruculiare". un attacco bello e buono alla lingua.

comunque, è bellissimo come si voglia fare i garantisti ad ogni costo.

che schifezza, questo potere.

Giordano ha una funzione sociale.
Se in famiglia c'è un ragazzo complessato con grossi complessi e problemi di autostima, gli fanno leggere o ascoltare Giordano e gli dicono: vedi, quel signore è stato direttore di un telegiornale, ora scrive su un giornale nazionale. Se uno come lui c'è riuscito, non ci sono limiti per nessuno
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Domande a Napolitano
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha invitato i magistrati a “evitare condotte che creino indebita confusione di ruoli e fomentino l’ormai intollerabile, sterile scontro tra politica e magistratura”. Su queste parole pronunciate all’indomani dell’arresto del deputato Alfonso Papa (Pdl), autorizzato dalla Camera, all’indomani del non arresto del senatore Alberto Tedesco (ex Pd) votato da Palazzo Madama, all’indomani delle notizie che riguardano Filippo Penati (Pd) indagato per tangenti a Milano, ci permettiamo di porre alcune domande che hanno il solo scopo di non incorrere in errate interpretazioni e meno che mai intendono tirare, come si dice, per la giacchetta l’inquilino del Colle.

La frase riportata pone l’accento sulle “condotte” dei magistrati, quasi fossero essi i maggiori responsabili dell’“intollerabile, sterile scontro” con la politica. È così? E quanto alle condotte della politica da evitare (le più disdicevoli quali la corruzione e l’associazione per delinquere oggetto delle indagini in questione) saranno affrontate in un intervento successivo del Quirinale? Tra le “condotte” da evitare ce ne sono di riscontrabili negli atti delle procure relativi ai succitati casi Papa, Tedesco, Penati? Oppure quello del capo dello Stato è un monito che solo casualmente si lega con la stretta attualità giudiziaria?

Infine, quando Napolitano chiede ai magistrati “di calare le proprie decisioni nella realtà del Paese, facendosi carico delle ansie quotidiane e delle aspettative della collettività” come tutto ciò può conciliarsi con l’articolo 101 della Costituzione secondo cui i giudici sono soggetti soltanto alla legge e con l’articolo 112 sull’obbligo dell’azione penale dei pm? E dove di ansie e aspettative non v’è menzione alcuna?

Il Fatto Quotidiano, 22 luglio 2011
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suonatore Jones ha scritto:ot: propongo di mettere al bando un "giornale" dove si scrive "niente niente" e "sfruculiare". un attacco bello e buono alla lingua.
non hai tutti i torti :roftl: :roftl: :roftl: :roftl: :roftl:


Per me un richiamo alla moderazione è sempre ben accetto, non capisco perché ci sia polemica sull'argomento
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TRE LEGGI PER UN PARLAMENTO PULITO

La questione morale in Italia è grande come una casa, anzi, come un palazzo, un condominio. Un parlamentare su dieci è sotto accusa, condannato o indagato. In tutto sono 84 e 49 sono del Pdl. Mi limito alla questione nazionale, senza analizzare quella siciliana, dove addirittura un rappresentante regionale su tra ha problemi con la giustizia. La politica ha superato i limiti della decenza, dell’arroganza, è così sfrontata da sentirsi Casta anche mentre tutto intorno al sistema di corruttela si disintegra. Il caso Papa ha, ce lo auguriamo, segnato una piccola inversione di tendenza, ma non è il caso di mostrarsi troppo ottimisti. Pensiamo che al governo, al ministero delle politiche agricole, c’è Saverio Romano, su cui pende una richiesta di rinvio a giudizio per fatti di mafia. Qualche giorno fa, sollevando il problema, sono stato attaccato duramente dalla collega del Pdl Jole Santelli perché avevo detto che Romano era stato rinviato a giudizio, non che c’era una richiesta di rinvio a giudizio coatto. Una quisquilia tecnica sulla quale la Santelli ha cercato di montare una polemica francamente sciocca. La stessa di chi guarda il dito che indica la luna, per usare una metafora abusata. Contro Romano le opposizioni hanno presentato una mozione di sfiducia, che è sacrosanta, ma per questa situazione generale è solo un palliativo. Serve una legge organica, e noi l’abbiamo presentata da tempo. Tre regole semplicissime per un ‘parlamento pulito’. Primo: chi è stato condannato in primo grado non può essere candidato. Secondo: nessun incarico di governo agli indagati. Terzo: gli imprenditori che hanno compiuto crimini contro la pubblica amministrazione non devono poter partecipare alle gare d’appalto. Chiediamo a tutte le forze politiche di sostenere questa proposta, perché la misura è colma e la politica ha bisogno di rinnovarsi per recuperare credibilità.

donadi blog
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io2
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Gentilmente quando si incollano articoli mettete pure i link. :wink
L'importante non è vincere ma partecipare, con onore, alla sconfitta dell'avversario.
suonatore Jones

rorschach ha scritto:
suonatore Jones ha scritto:ot: propongo di mettere al bando un "giornale" dove si scrive "niente niente" e "sfruculiare". un attacco bello e buono alla lingua.
non hai tutti i torti :roftl: :roftl: :roftl: :roftl: :roftl:


Per me un richiamo alla moderazione è sempre ben accetto, non capisco perché ci sia polemica sull'argomento

perchè tutti cercano di screditare il lavoro dei magistrati e si aggrappano a ogni tacchetta per riuscirci. roba che neanche maurizio zanolla quando ha completato "appigli ridicoli"
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