Ex consigliere Zappalà..pena esemplare..

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Motociclista
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Solo 4 anni di carcere per voto di scambio..
Altro bel colpo della nostra giustizia.. :zip: :muro:
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A prescindere da quello che è l'iter giudiziario credo che il giudizio di condanna politica, almeno da parte degli elettori a cui stano a cuore le sorti della nostra terra, sia stato già definitivamente emesso.
La speranza appartiene ai figli.
Noi adulti abbiamo già sperato e quasi sempre perso.
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Motociclista ha scritto:Solo 4 anni di carcere per voto di scambio..
Altro bel colpo della nostra giustizia.. :zip: :muro:
.....................e domani gli daranno gli arresti domiciliari!!!! :muro:
CUNONMBOLIMISCIORBA!!!!
iocupocumajocu
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ecco le vergogne della nostra nazione quali sono.
nosacciu
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mah... complimenti alla giustizia... meno male che siamo governati dalla dittatura dei magistrati di sinistra! :bash:
Pickwick ha scritto:La percentuale di scemi del movimento 5 stelle supera anche il grande sud di Miccichè...
peas!
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Processo ''Reale'': stangate le cosche Pelle e Ficara. Condannato anche Santi Zappalà
Mercoledì 15 Giugno 2011 18:58

di Claudio Cordova - La mannaia del Gup di Reggio Calabria, Daniela Oliva, si abbatte, violentemente, sulle cosche Pelle e Ficara, ma anche sull’ex consigliere regionale del Pdl, Santi Zappalà. Sono tutti puniti, con condanne esemplari, gli imputati del procedimento “Reale”, scaturito da un’operazione dell’Arma dei Carabinieri. Il Gup Oliva, dopo una camera di consiglio non troppo lunga, ha condannato tutti i soggetti alla sbarra, comminando pene per quasi 200 anni di carcere: vent’anni di reclusione sono stati inflitti al boss Giuseppe Pelle, diciotto ad Antonino Latella, venti a Rocco Morabito, diciotto a Giovanni Ficara, otto a Costantino Carmelo Billari, dodici a Domenico Pelle, dieci a Sebastiano Pelle, otto anni e otto mesi a Giuseppe Antonio Mesiani Mazzacuva, dieci anni a otto mesi ad Antonio Pelle, classe 1987, otto anni a Mario Versaci, così come a Pietro Antonio Nucera e Filippo Iaria, quattro anni a Antonio Pelle classe 1986, quattro anni ciascuno a Sebastiano Carbone e Giuseppe Frantone, sei anni a Giorgio Macrì, due anni e otto mesi a Francesco Iaria, due anni e due mesi a Liliana Aiello e, da ultimo, quattro anni all’ex sindaco di Bagnara Calabra, Santi Zappalà, in carcere dal dicembre 2010.

Il Gup Oliva, dunque, ha pienamente avvalorato l’impianto accusatorio sostenuto dal pubblico ministero Giovanni Musarò, che ha fronteggiato l’enorme numero di avvocati (tra gli altri Antonino Curatola, Francesco Albanese, Lorenzo Gatto, Maurizio Punturieri, Emanuele Genovese, Aldo Labate e Francesco Calabrese). Nonostante la scelta del rito, abbreviato, che prevede la riduzione di un terzo della pena, i soggetti alla sbarra vengono dunque puniti con pene esemplari. Pressoché irrilevanti le differenze tra le richieste del pm Musarò e l’effettiva condanna emessa dal Gup Oliva, con nessuno degli imputati che, per ora, uscirà dal carcere: viene così pienamente certificata la bontà delle indagini della Dda di Reggio Calabria. Una sentenza che ha ferito duramente anche i parenti e gli amici degli imputati, presenti in massa presso l'aula bunker. Sia all'interno della struttura, al momento del pronunciamento della sentenza, sia fuori, nei minuti successivi, si sono lasciati andare a lacrime di disperazione e a urla di dolore.

I tre filoni dell’indagine “Reale” furono curati dall’Arma dei Carabinieri, in particolare dal Ros, comandato dal Tenente Colonnello Stefano Russo. Si iniziò ad aprile del 2010, con l’operazione che portò alla ribalta la figura del commercialista Giovanni Zumbo, l’uomo, in contatto con i servizi segreti, che informava i boss Giuseppe Pelle e Giovanni Ficara su importanti e riservatissime indagini contro la criminalità organizzata. Il secondo filone dell’inchiesta, invece, si occupò delle presunte infiltrazioni della cosca Pelle all’interno dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, con il giovane Antonio Pelle che avrebbe intrattenuto rapporti un po’ troppo amichevoli con alcuni docenti: una circostanza che, secondo i magistrati, lo avrebbe favorito anche nel corso della carriera universitaria. Da ultimo, invece, il terzo filone dell’indagine andò a toccare i presunti accordi politico-mafiosi, messi in piedi dalla cosca Pelle, anche con Santi Zappalà, candidato ed eletto con cifre altissime in quota Popolo della Libertà. In una conversazione intercettata proprio con il boss Pelle, nell’abitazione storica della cosca, a Bovalino, Zappalà dice in modo significativo “Vediamo se possiamo trovare un accordo, se ci sono le condizioni”… io faccio una... una straordinaria, come si dice... affermazione... elettorale, no? Per arrivare sicuramente nei primi tre, e non dico... non dico questo... però...”. Al che Pelle Giuseppe assicura il massimo appoggio: “Ma da parte nostra, dottore, ci sarà il massimo impegno!” e di ciò Santi Zappalà dimostra di essere assolutamente consapevole: “Lo so, lo so!”. Zappalà avrebbe incontrato il boss Pelle proprio nella sua abitazione, venendo accompagnato e introdotto dall’imprenditore Giuseppe Mesiani Mazzacuva, considerato il “collante” tra i due.

I filoni d’indagine, dunque, furono unificati all’inizio del processo di primo grado, che vedeva alla sbarra boss di primissimo livello come Giuseppe Pelle e Giovanni Ficara, ma l’imputato principale era proprio Zappalà: per lui viene confermata in toto la richiesta del pm Musarò che ne aveva chiesto la condanna a quattro anni di reclusione. Arrestato con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, Zappalà ha visto “cadere” tale capo d’imputazione già in sede di Tdl: per lui restava solo la contestazione elettorale. La sua vicenda, peraltro, si è intersecata con la figura del “Presidente”, l’uomo, individuato nell’ex presidente della Corte d’Appello di Reggio Calabria, Franco Pontorieri, che si sarebbe interessato, secondo i colloqui in carcere della famiglia Zappalà, alla posizione del politico, ex sindaco di Bagnara Calabra.

Viene anche avvalorata, per la prima volta, un'impostazione accusatoria che potrà tornare molto utile agli inquirenti anche nel procedimento "Crimine" che, dopo la prima udienza, spiccherà il volo a partire dal 20 giugno. Assai significativa, nella ricostruzione delle dinamiche, sempre mutevoli, all’interno della struttura delle cosche, la frase pronunciata da Giovanni Ficara: e intercettata dalle cimici del Ros “Tutti siamo nella ‘ndrangheta” dice al suo interlocutore. Proprio da tale affermazione si rinsalda, ulteriormente, la convinzione degli inquirenti di lottare contro un organismo unitario, che si riconosce tale.
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spiny79
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purtroppo la pena prevista per quel reato è quella...

ma cmq credo che non finirà qui la vicenda zappalà, la procura sta indagando anche sul tentativo fatto da un suo parente di avvicinare un magistrato per intercedere favorevolmente nel processo contro l'ex consigliere regionale, la notizia uscì sui giornali alcuni mesi fa, quindi credo stiano ancora indagando...

per quanto riguarda gli altri imputati, hanno avuto condanne esemplari abbastanza pesanti, bene, anzi benissimo, spero non escano più dalla galera!
Giusva
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Beh, non mi pare propio un trattamento di favore; la pena massima è sei anni, con lo sconto per l'abbreviato si va a 4, ancora il massimo.
E 4 anni ha preso.
Cosa vogliamo di più?
reggino
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Giustizia & impunità | di Lucio Musolino
16 giugno 2011

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all’ex consigliere regionale Pdl Zappalà
Il politico viene condannato per corruzione elettorale aggravata dalle modalità mafiose. Durante la campagna per le regionali in Calabria del 2010 incontra il boss Giuseppe Pelle. Dure condanne anche per alcuni appartenenti di spicco dei clan Pelle e Ficarra
Il consigliere regionale Santi Zappalà (Pdl)
Quattro anni di carcere. Tanto l’ex consigliere regionale del Pdl Santi Zappalà dovrà scontare per il gup Daniela Oliva di Reggio Calabria che, ieri pomeriggio, ha emesso la sentenza di primo grado del processo “Reale”. Gli è costato caro l’incontro a casa del boss della ‘ndrangheta Giuseppe Pelle durante la campagna elettorale per le regionali del 2010. Condannato, dunque, per corruzione elettorale aggravata dalle modalità mafiose. Il giudice per le udienze preliminari ha accolto in pieno la richiesta del pubblico ministero Giovanni Musarò, infliggendo complessivamente circa 200 anni di reclusione agli imputati che hanno scelto il rito abbreviato.

L’abitazione del mammasantissima di San Luca era diventata un luogo di pellegrinaggio per i candidati a Palazzo Campanella. Quarto degli eletti nella lista del Pdl con 11052 voti, Zappalà non si è tirato indietro davanti a una tappa obbligata per chi vuole rastrellare voti negli ambienti mafiosi. Una sorta di santuario dove chiedere consensi in cambio di appalti.

Ambienti dai quali, come ha affermato nel corso di un’intercettazione telefonica lo stesso Giuseppe Pelle, potrebbero essere eletti ben sei consiglieri regionali. Un partito della ‘ndrangheta seduto allo stesso tavolo della politica e delle istituzioni. Nel corso delle indagini, i carabinieri del Ros aveva filmato Zappalà mentre, a bordo della sua Alfa 159, arrivava a Bovalino intercettando anche le conversazioni con il boss il quale ha garantito il suo appoggio e quello della potente famiglia mafiosa dei Pelle.

“Da parte nostra, dottore, ci sarà il massimo impegno” è la frase che il figlio del patriarca ‘Ntoni Gambazza ha riferito a Zappalà che conferma la tendenza di come, oggi, siano i politici a rivolgersi ai mafiosi e non viceversa. Un impegno non disinteressato certo. Se Zappalà chiede i voti, la cosca pretende una contropartita. Un “do ut des” insomma che, oltre all’odore delle schede elettorali, aveva il sapore degli appalti.

Ed è un imprenditore, Giuseppe Antonio Mesiani, presente all’incontro tra il mafioso e il politico, a spiegare le condizioni del “patto elettorale”: “Quando sposo una causa e quindi io e gli amici miei diamo il massimo, nello stesso tempo noi desidereremmo avere quell’attenzione per come poi ce la accattiviamo, per simpatia ma per amicizia prima di tutto”.

Chiaro, gentile ma, allo stesso tempo, fermo e consapevole di fornire a Zappalà l’unica condizione possibile per usufruire dei voti dei “santolucoti”: la ‘ndrangheta garantisce l’elezione, il politico gli appalti alle ditte di riferimento della cosca. Non si scappa. L’ex sindaco di Bagnara Santi Zappalà, però, non era il solo ad aspirare al pacchetto di voti di Peppe Pelle. Con lui, a dicembre, sono stati arrestati, altri candidati (di centrodestra e di centrosinistra) al consiglio regionale della Calabria che si erano recati durante la campagna elettorale a casa del boss.

Zappalà era stato arrestato inizialmente con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio. Il primo reato, però, è caduto davanti al Tribunale della Libertà che, pur lasciando in carcere il consigliere regionale, aveva ridimensionato l’impianto accusatorio nei suoi confronti. Impianto accusatorio che rimane, tuttavia, grave e che oggi ha portato alla condanna a 4 anni di carcere per Santi Zappalà e di tutti gli altri candidati coinvolti nell’inchiesta.

Mafiosi e politici alla sbarra. Ritornando alla sentenza, infatti, il gup ha condannato anche il boss Giuseppe Pelle (20 anni di reclusione), Rocco Morabito (20), Giovanni Ficara (18), Costantino Carmelo Billari (8), Domenico Pelle (12), Sebastiano Pelle (10), Giuseppe Antonio Mesiani (8 anni e 8 mesi), Antonio Pelle cl.87 (10 anni e 8 mesi), Mario Versaci (8), Pietro Antonio Nucera (8), Filippo Iaria (8), Antonio Pelle cl.86 (4), Sebastiano Carbone (4), Giuseppe Frantone (4), Giorgio Macrì (6), Francesco Iaria (2 anni e 8 mesi), Liliana Aiello (2 anni e 2 mesi).

L’inchiesta “Reale” è molto più vasta di quella che, ieri, è arrivata a sentenza. Non solo politica. Alcuni filoni dell’indagine portano alla talpa Giovanni Zumbo che, informava, i boss Giovanni Ficara e Giuseppe Pelle sull’operazione “Crimine” e “Infinito” e sulle altre attività investigative dei carabinieri sulle rispettive famiglie mafiose. Un commercialista, coinvolto in un giro di servizi segreti e ‘ndrangheta, sulla cui figura ancora aleggiano tante, troppe ombre.

Uno squarcio anche sull’Università di Reggio Calabria dove il figlio del boss Pelle era in grado di sostenere un numero elevato di esami in pochi mesi, per poi scrivere le lettere dal carcere con errori grammaticali che lasciano pensare ai compiti di uno scolaro delle elementari.



ilfatto
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Giusva ha scritto:Beh, non mi pare propio un trattamento di favore; la pena massima è sei anni, con lo sconto per l'abbreviato si va a 4, ancora il massimo.
E 4 anni ha preso.
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Appunto.
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Reggio, operazione "Soldi Reali": sequestro di denaro, titoli e assicurazioni a Santi Zappalà
Mercoledì 12 Ottobre 2011 09:10

Di seguito la nota diffusa dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria
Non si arresta l’azione di contrasto ai patrimoni illecitamente accumulati disposta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria.

Nella mattinata odierna, sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia, i finanzieri del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e i carabinieri del R.O.S. e del Comando Provinciale di Reggio Calabria, hanno sottoposto a sequestro denaro contante, titoli e assicurazioni, per un ammontare pari a € 7,5 mln, nei confronti del noto politico bagnarese ZAPPALÀ Santi.

Con l’operazione odierna le Fiamme gialle ed i Carabinieri stringono il cerchio intorno alla figura dello ZAPPALÀ, aggredendo nel concreto l’imponente patrimonio finanziario del noto politico calabrese, risultato assolutamente sperequato ed incoerente con i redditi dichiarati dal medesimo e dal nucleo familiare convivente.

Nel merito, si ricorda che nell’ambito della nota Operazione “REALE 3”, sono state intercettate plurime conversazioni a casa di PELLE Giuseppe tra lo stesso e Santi ZAPPALA’. Più in particolare, emergeva come il politico bagnarese, nel periodo antecedente le consultazioni elettorali per il rinnovo del Consiglio Regionale della Calabria, tenutesi in data 28-29 marzo 2010, avesse intrattenuto rapporti con la famiglia mafiosa PELLE “Gambazza”, al fine di raggiungere un accordo politico-mafioso che garantisse l’elezione dello ZAPPALÀ, come poi realmente avvenuto.
Lo ZAPPALÀ, per tali fatti, nel decorso mese di giugno 2011, è stato condannato, in primo grado, dal Tribunale di Reggio Calabria, per il delitto di corruzione elettorale, aggravata dall’art. 7 Legge 203/1991, in relazione ai colloqui - avuti il giorno 27.2.2010 - con il boss PELLE Giuseppe, condannato nel medesimo procedimento penale per il delitto di partecipazione ad associazione mafiosa e corruzione elettorale.

In tale contesto, quindi, la locale Direzione Distrettuale Antimafia delegava alla Guardia di Finanza l’esecuzione di più approfonditi accertamenti bancari, i quali consentivano di riscontrare il possesso, da parte del solo ZAPPALÀ, di un patrimonio bancario stimabile in ben € 7.300.000,00 circa, a fronte di redditi dichiarati nell’ultimo decennio pari a € 1 mln circa.
Analoghi accertamenti sono stati estesi alla moglie convivente PARISI Francesca, alla figlia ZAPPALÀ Carmela, alla società “FISIOKINESITERAPIA BAGNARESE S.r.l.” - operante nel settore delle attività “professionali paramediche indipendenti” – e “ILECA CHARTER s.a.s. di ZAPPALÀ CARMELA & C.” - esercente l’attività di “noleggio senza equipaggio di imbarcazioni da diporto” - riconducibili alla famiglia ZAPPALÀ.
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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spiny79
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minati ca cruci...!

:salut :salut :salut
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Falko
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Anzi, per aver avuto voti che comunque non avrebbero pregiudicato il suo ingresso al consiglio regionale e sopratutto per quando prevede la legge, almeno una persona sta pagando il giusto.... pensa a quanti se la sono scampata tra quelli che entravano ed uscivano dalla casa di quei mafiosi.

ps. Giusva, spero a un tuo lapsus riguardo al "propio" che ho letto poco fa (a un giornalista lo contesto l'errore grammaticale) :lol:
Se il destino mi è avverso, peggio per lui!!!

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"La mia rielezione sarebbe al limite del ridicolo" Giorgio Napolitano 14/4/2013
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un fituso indegno di questi...e la gente muore di fame...
levategli anche i vestiti di dosso... :muro:
UnVeroTifoso
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Ma perchè è stato chiuso il vecchio forum, perchè? :twisted: :twisted: :twisted:
"Nani su iddi e vvonnu a tutti nani;
Nci vannu terra terra, peri e mmani;
E pa malignità brutta e superba,
Ccà non crisci chi erba, erba, erba"
(Nicola Giunta)
doddi
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http://www.strill.it/index.php?option=c ... &Itemid=86


Il focus di Guardia di Finanza e Ros dei Carabinieri sui conti di Santi Zappalà
Mercoledì 12 Ottobre 2011 20:17

di Alessia Candito - Sette milioni e mezzo di euro: a tanto equivale il patrimonio che Guardia di Finanza e Carabinieri hanno oggi sequestrato a Santi Zappalà, l’ex consigliere regionale del Pdl condannato nel giugno scorso per aver chiesto e ottenuto l’appoggio della cosca Pelle per garantirsi l’elezione a Palazzo Alemanni.
Spalmato in conti correnti, titoli, assicurazioni e denaro contante, per gli inquirenti quello di Zappalà era un patrimonio ingiustificato e soprattutto “assolutamente sperequato ed incoerente con i redditi dichiarati”. Nell’ultimo decennio, l’ex sindaco di Bagnara non aveva mai dichiarato più di un milione di euro.
Ma a finire sotto la lente degli investigatori sono stati anche conti correnti e società intestate alla moglie e alle figlie del politico pidiellino oggi dietro le sbarre, la Fisiokinesiterapia bagnarese , attiva nel settore paramedico e l’attività di noleggio di imbarcazioni da diporto ILECA CHARTER. Società di natura molto diversa delle quali le due donne erano solo – secondo gli inquirenti – le formali titolari. A tirare le redini di entrambe, “si ha fondato motivo di credere”, secondo quanto si legge nel decreto di sequestro preventivo, sarebbe stato lo stesso Zappalà.
Società di natura e attività radicalmente diverse, ma fra le quali gli investigatori hanno riscontrato strani e sospetti passaggi di denaro, curiose triangolazioni con i conti correnti dei tre familiari che rendono assolutamente chiaro – scrive il gip Daniela Oliva - “il tentativo - in atto - di effettuare una vera e propria “smobilizzazione finanziaria del conto corrente di ZAPPALÀ Santi”.
Con il fiato degli inquirenti sul collo quindi, le donne della famiglia Zappalà avrebbero tentato di mettere al sicuro il “patrimonio di famiglia”, svuotando progressivamente il conto del rispettivo padre e marito. Un’operazione che Francesca Parisi, moglie dell’ex sindaco di Bagnara, poteva svolgere agevolmente, essendo ancora in possesso della procura a operare sul conto del congiunto e che la figlia Carmela, impiegata dell’Istituto di credito presso il quale il padre aveva aperto il proprio milionario conto, avrebbe potuto trattare lontano da occhi indiscreti, ma che non sono sfuggite agli uomini del Gico e del Ros.
Con l’operazione di sequestro realizzata da Fiamme Gialle e Carabinieri – scrive la Gdf – “si stringe il cerchio intorno alla figura dello ZAPPALÀ, aggredendo nel concreto l’imponente patrimonio finanziario del noto politico calabrese”.
Nel giugno scorso, l’ex consigliere regionale è stato condannato in primo grado a quattro anni di reclusione perché pizzicato nell’ambito dell’operazione Reale3 a prendere accordi con il boss Giuseppe Pelle per garantirsi un seggio in Regione
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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doddi ha scritto:http://www.strill.it/index.php?option=c ... &Itemid=86


Il focus di Guardia di Finanza e Ros dei Carabinieri sui conti di Santi Zappalà
Mercoledì 12 Ottobre 2011 20:17

di Alessia Candito - Sette milioni e mezzo di euro: a tanto equivale il patrimonio che Guardia di Finanza e Carabinieri hanno oggi sequestrato a Santi Zappalà, l’ex consigliere regionale del Pdl condannato nel giugno scorso per aver chiesto e ottenuto l’appoggio della cosca Pelle per garantirsi l’elezione a Palazzo Alemanni.
Spalmato in conti correnti, titoli, assicurazioni e denaro contante, per gli inquirenti quello di Zappalà era un patrimonio ingiustificato e soprattutto “assolutamente sperequato ed incoerente con i redditi dichiarati”. Nell’ultimo decennio, l’ex sindaco di Bagnara non aveva mai dichiarato più di un milione di euro.
Ma a finire sotto la lente degli investigatori sono stati anche conti correnti e società intestate alla moglie e alle figlie del politico pidiellino oggi dietro le sbarre, la Fisiokinesiterapia bagnarese , attiva nel settore paramedico e l’attività di noleggio di imbarcazioni da diporto ILECA CHARTER. Società di natura molto diversa delle quali le due donne erano solo – secondo gli inquirenti – le formali titolari. A tirare le redini di entrambe, “si ha fondato motivo di credere”, secondo quanto si legge nel decreto di sequestro preventivo, sarebbe stato lo stesso Zappalà.
Società di natura e attività radicalmente diverse, ma fra le quali gli investigatori hanno riscontrato strani e sospetti passaggi di denaro, curiose triangolazioni con i conti correnti dei tre familiari che rendono assolutamente chiaro – scrive il gip Daniela Oliva - “il tentativo - in atto - di effettuare una vera e propria “smobilizzazione finanziaria del conto corrente di ZAPPALÀ Santi”.
Con il fiato degli inquirenti sul collo quindi, le donne della famiglia Zappalà avrebbero tentato di mettere al sicuro il “patrimonio di famiglia”, svuotando progressivamente il conto del rispettivo padre e marito. Un’operazione che Francesca Parisi, moglie dell’ex sindaco di Bagnara, poteva svolgere agevolmente, essendo ancora in possesso della procura a operare sul conto del congiunto e che la figlia Carmela, impiegata dell’Istituto di credito presso il quale il padre aveva aperto il proprio milionario conto, avrebbe potuto trattare lontano da occhi indiscreti, ma che non sono sfuggite agli uomini del Gico e del Ros.
Con l’operazione di sequestro realizzata da Fiamme Gialle e Carabinieri – scrive la Gdf – “si stringe il cerchio intorno alla figura dello ZAPPALÀ, aggredendo nel concreto l’imponente patrimonio finanziario del noto politico calabrese”.
Nel giugno scorso, l’ex consigliere regionale è stato condannato in primo grado a quattro anni di reclusione perché pizzicato nell’ambito dell’operazione Reale3 a prendere accordi con il boss Giuseppe Pelle per garantirsi un seggio in Regione

dietro un grande uomo ci sono sempre grandi donne :fifi:

che differenza tra ste due e la Pesce (chissà che fine farà)
Il dolore ci rimette in mezzo alle cose in modo nuovo.
Malaca
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I BENI SEQUESTRATI:



http://www.newz.it/2012/04/06/operazion ... la/142000/



Le persone piu' hanno e piu' vogliono......
pincopallino
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Pepè Scopelliti come coordinatore regionale del PDL ha scelto gli uomini e formato le liste.
Zappalà è stato appunto eletto in queste liste.
Che sfortunato Pepè: di Zappalà non sapeva nulla – della Fallara non sapeva nulla – di Morelli non sapeva nulla ecc. ecc. ecc.
sognatore82
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Località: gerace

scusate la mia ignoranza ma se un pincopallino chiedesse alla mia famiglia i voti elettorali in cambio di un posto di lavoro sarebbe voto di scambio? allura se poi non lo mantenessero sarebbe inculata senza scambio?

in pratica , a prescindere che a tutti lo fanno ma questo costume c'è dai moti di reggio se non ricordo male


mio padre riceveva ste proposte sin dagli anni 70


ora vi ndi accurgistuvu ?


per cortesia la morale facciamola per partito preso perchè di ste proposte c'è ne saranno sempre soprattutto per raccogliere voti
a reggio calabria del comunismo è rimasto solo il pcl

la speranza vera ma misera rimane il 5 stelle !
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