Fine del berlusconismo

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Enzinoamaranto
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onlyamaranto ha scritto:
reggino ha scritto:"A Napoli avremmo vinto con Mara
Ma l'avremmo data alla camorra"
«Sono sereno, quello delle amministrative è un risultato che prevedevo, ma non potevamo fare scelte diverse. Avrei potuto vincere in Campania con Mara Carfagna, ma l'avremmo consegnata alla Camorra». Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi conversando con i giornalisti ai Giardini del Quirinale in occasione della festa della Repubblica. «È una frase che il presidente del Consiglio dovrebbe spiegare approfonditamente. In attesa di chiarimenti, ci sembra che confermi un fatto: l'entourage del PdL a Napoli ha rapporti preoccupanti». Così Laura Garavini, capogruppo Pd nella commissione Antimafia, commenta le affermazioni di Silvio Berlusconi «avrei potuto vincere in Campania con Mara Carfagna, ma l'avremmo consegnata alla Camorra». 31 maggio 2011

l'unità.it

E' una persona allo sbando, quasi quasi mi fa pena...tutti quelli che lo leccavano quando era potente, adesso che sta cadendo lo abbandoneranno e cercheranno di levarselo dalle scatole, oppure cercheranno scialuppe di salvataggio
A me fanno pena l'Italia e noi italiani, per come ci siamo ridotti . . . .ahimè .. :sad:
reggino
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Nel voto la rivolta cattolica
contro B. Ora la Cei a un bivio
Anche per la Chiesa l'esito dei ballottaggi del 29 maggio ha rappresentato un terremoto. E ora i vertici della Cei hanno tempo fino al Consiglio permanente di settembre per decidere la nuova strategia. Intanto s'impone la scelta per il nuovo arcivescovo di Milano. Candidato principale monsignor Scola. ma questa sarebbe una scelta di normalizzazione
Cento giorni alla Cei per decidere la sua strategia rispetto alla politica italiana, una settimana al Papa per scegliere il nuovo arcivescovo di Milano.

A Milano il cardinale Tettamanzi sta per lasciare. Nelle ultime settimane si è infittito il toto-candidati. In testa appare il cardinale Scola, patriarca di Venezia. Seguono il vescovo Francesco Lambiasi di Rimini già assistente nazionale dell’Azione cattolica e mons. Aldo Giordano, prelato di grande esperienza ecumenica ed europea per essere stato segretario del Consiglio delle conferenze episcopali (cattoliche) europee ed avere ottenuto successivamente da Benedetto XVI la nomina a osservatore della Santa Sede per il Consiglio d’Europa. Altri candidati possibili: il vescovo-teologo Bruno Forte, il vescovo-diplomatico Parolin.

Milanoè una postazione chiave della Chiesa italiana. Negli ultimi trent’anni – dalla nomina di Martini avvenuta nel 1979 – ha rappresentato il polo “conciliare” nel panorama delle diocesi. Con Martini ha fatto da contrappunto all’ortodossia politico-ecclesiale della presidenza Cei di Ruini. Con Tettamanzi la diocesi milanese è stata un punto di riferimento per un cattolicesimo non supinamente allineato al clima politico e culturale del berlusco-leghismo e quindi attento ai problemi della solidarietà, della legalità, dell’ordine costituzionale, dell’accoglienza degli immigrati e del rispetto dei diritti religiosi dei musulmani. Non a caso i berlusconiani hanno avvertito nel cattolicesimo ambrosiano un pericolo mortale prima del ballottaggio di domenica, al punto da spingere il Giornale ad un furibondo attacco contro Tettamanzi alla vigilia dei ballottaggi.

L’arrivo di Scola a Milano non sarebbe una scelta felice. Il patriarca ha sviluppato a Venezia un’intensa attività pastorale, culturale e internazionale orientata fruttuosamente al mondo musulmano e asiatico. Trasferirsi a Milano non aumenterebbe di una virgola le chance – che ha già oggi – di entrare nella lista dei papabili. Sarebbe un brutto esempio di trasferimento di un porporato da una sede cardinalizia all’altra, alla stregua delle caselle di Monopoli. Fu molto criticata a suo tempo la scelta di trasferire Tettamanzi da Genova a Milano.

In ultima analisi finirebbe per apparire come una decisione di Benedetto XVI, tesa a normalizzare la diocesi ambrosiana e toglierle la sua vivacità nello sperimentare un cattolicesimo attento al pluralismo della società moderna. Significherebbe inoltre che in Vaticano non riescono a scegliere o scoprire una personalità nuova all’altezza della diocesi milanese.

Anche per la Chiesa in Italia l’esito dei ballottaggi del 29 maggio ha rappresentato un terremoto. La Cei in realtà aveva le antenne sociali per captare il malessere del Paese. E nella sua relazione all’assemblea dei vescovi, apertasi il 23 maggio, il cardinale Bagnasco ha fatto emergere un quadro opposto al paese di cuccagna “dove i ristoranti sono tutti pieni” (Silvio Berlusconi). Bagnasco ha parlato di crisi non facile, famiglie in sofferenza, disoccupazione, “senso di spaesamento”, precariato giovanile, contestazione studentesca. Ha evocato una “generazione inascoltata”, senza futuro.

Forse non aveva previsto che tantissimi cattolici del quotidiano avrebbero trasformato tutto ciò in voto secco contro il governo e che molti moderati avrebbero respinto nelle urne l’ottimismo berlusconiano, che non tiene conto dei bilanci delle famiglie. Ma è successo.

Lo spostamento del Paese c’è stato. Fino al Consiglio permanente Cei di settembre i vertici ecclesiastici hanno tempo per costruire la loro strategia. La sconfitta della Lega è una boccata d’ossigeno per la Chiesa. Con un’impronta stalinista la Lega – dove ha potuto – ha instaurato nel territorio un controllo capillare, tallonando parroci e vescovi per metterli in difficoltà quando volevano contestare il razzismo, le vessazioni anti-immigrati e le fobie anti-islasmiche e anti-unitarie dell’ideologia padana. Si legga l’ottimo libro di Renzo Guolo “Chi impugna la croce”. La Chiesa del Nord ora è più libera, perché i leghisti pretendevano di imporre il “vero cristianesimo del popolo padano”. Le elezioni tolgono l’illusione che il futuro sia al Centro. Casini e Fini saranno cruciali per ogni passaggio, ma l’elettorato riconferma un bipolarismo di fondo. Resta quindi da sciogliere per la gerarchia il nodo del rapporto con l’area di centro-sinistra. La Cei deve decidere. Da un lato può continuare a brandire come ricatto lobbistico i cosiddetti principi non negoziabili (per imporre il veto a leggi di modernizzazione) e mettersi a gridare contro una “sinistra radicale”, che per gli elettori non è affatto estremista. Oppure potrebbe iniziare a lasciare spazio all’associazionismo bianco e alle energie cattoliche della società civile perché autonomamente, laicamente individuino la strada per ricostruire il Paese. Se Pio XII ha lasciato De Gasperi trattare con Togliatti, Bagnasco potrebbe pure lasciare che i cattolici facciano politica con Bersani, Vendola e Di Pietro.

da Il Fatto Quotidiano del 4 giugno 2011
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Regmi
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reggino ha scritto:"A Napoli avremmo vinto con Mara
Ma l'avremmo data alla camorra"
«Sono sereno, quello delle amministrative è un risultato che prevedevo, ma non potevamo fare scelte diverse. Avrei potuto vincere in Campania con Mara Carfagna, ma l'avremmo consegnata alla Camorra». Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi conversando con i giornalisti ai Giardini del Quirinale in occasione della festa della Repubblica. «È una frase che il presidente del Consiglio dovrebbe spiegare approfonditamente. In attesa di chiarimenti, ci sembra che confermi un fatto: l'entourage del PdL a Napoli ha rapporti preoccupanti». Così Laura Garavini, capogruppo Pd nella commissione Antimafia, commenta le affermazioni di Silvio Berlusconi «avrei potuto vincere in Campania con Mara Carfagna, ma l'avremmo consegnata alla Camorra». 31 maggio 2011

l'unità.it

Un dubbio interpretativo sorge spontaneo:
Intendeva solamente, e anche, la suobrette scollacciata che si è laureata (titolo che pochi possono vantare...diamogli atto) o l'intera città?
La speranza appartiene ai figli.
Noi adulti abbiamo già sperato e quasi sempre perso.
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io2
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Rivoluzione nel Pdl, Alfano segretario politico "Scelto all'unanimità"

Roma - La rivoluzione del Pdl parte da Angelino Alfano. Sarà lui infatti il segretario politico del partito a cui sarà affidato il ruolo di "guida politica del partito". E' stato stabilito oggi all'Ufficio di presidenza Pdl a palazzo Grazioli e l’indicazione del Guardasigilli come segretario nazionale del Pdl è sancita in un documento letto da Silvio Berlusconi durante l’ufficio di presidenza. Secondo quanto riferiscono fonti vicine al Guardasigilli, Alfano avrà tutti i poteri e le deleghe del caso, mentre i tre coordinatori avranno competenze di carattere settoriale. È la prima volta che Silvio Berlusconi affida il proprio partito ad un segretario nazionale, figura tradizionale che richiama gli storici partiti politici. Non era accaduto con Forza Italia e, fino ad oggi, nemmeno con il Pdl. Tanto che nello statuto del Popolo della libertà la carica di segretario non è nemmeno prevista. Sarà necessario convocare il Consiglio nazionale per formalizzare l’introduzione di questa nuova figura. E il Consiglio nazionale si terrà entro giugno, riferiscono fonti parlamentari del Pdl. Intanto, nel giro di pochi giorni, dovrebbero arrivare le dimissioni dell’attuale ministro della Giustizia. L’accelerazione, spiega un dirigente del partito, è stata impressa ieri in nottata grazie ad un vorticoso giro di contatti telefonici, ma anche ad una cena dal presidente del Senato Renato Schifani alla quale hanno preso parte molti ex An. Da questi ultimi è arrivato un sostanziale "via libera" all’indicazione di Alfano come guida politica del Pdl, spiega una fonte della maggioranza. Si è così arrivati alla decisione di indicare il Guardasigilli come segretario politico.

http://www.ilgiornale.it/interni/staser ... comments=1
L'importante non è vincere ma partecipare, con onore, alla sconfitta dell'avversario.
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io2 ha scritto:Rivoluzione nel Pdl, Alfano segretario politico "Scelto all'unanimità"

Roma - La rivoluzione del Pdl parte da Angelino Alfano. Sarà lui infatti il segretario politico del partito a cui sarà affidato il ruolo di "guida politica del partito". E' stato stabilito oggi all'Ufficio di presidenza Pdl a palazzo Grazioli e l’indicazione del Guardasigilli come segretario nazionale del Pdl è sancita in un documento letto da Silvio Berlusconi durante l’ufficio di presidenza. Secondo quanto riferiscono fonti vicine al Guardasigilli, Alfano avrà tutti i poteri e le deleghe del caso, mentre i tre coordinatori avranno competenze di carattere settoriale. È la prima volta che Silvio Berlusconi affida il proprio partito ad un segretario nazionale, figura tradizionale che richiama gli storici partiti politici. Non era accaduto con Forza Italia e, fino ad oggi, nemmeno con il Pdl. Tanto che nello statuto del Popolo della libertà la carica di segretario non è nemmeno prevista. Sarà necessario convocare il Consiglio nazionale per formalizzare l’introduzione di questa nuova figura. E il Consiglio nazionale si terrà entro giugno, riferiscono fonti parlamentari del Pdl. Intanto, nel giro di pochi giorni, dovrebbero arrivare le dimissioni dell’attuale ministro della Giustizia. L’accelerazione, spiega un dirigente del partito, è stata impressa ieri in nottata grazie ad un vorticoso giro di contatti telefonici, ma anche ad una cena dal presidente del Senato Renato Schifani alla quale hanno preso parte molti ex An. Da questi ultimi è arrivato un sostanziale "via libera" all’indicazione di Alfano come guida politica del Pdl, spiega una fonte della maggioranza. Si è così arrivati alla decisione di indicare il Guardasigilli come segretario politico.

http://www.ilgiornale.it/interni/staser ... comments=1

nello statuto del pdl non ci sarebbe la carica di segretario, oltretutto, diceva la mussolini ieri (e stiamo parlando della mussolini, attenzione) che una scelta dall'alto non è concepibile, che il segretario si fa per votazione dopo un congresso, chi boli diri all'unanimità? Comunque va bene così, berlusconi non ha intenzione di cambiare rotta anche perché non saprebbe dove altro andare...
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mohammed ha scritto:
io2 ha scritto:Rivoluzione nel Pdl, Alfano segretario politico "Scelto all'unanimità"

Roma - La rivoluzione del Pdl parte da Angelino Alfano. Sarà lui infatti il segretario politico del partito a cui sarà affidato il ruolo di "guida politica del partito". E' stato stabilito oggi all'Ufficio di presidenza Pdl a palazzo Grazioli e l’indicazione del Guardasigilli come segretario nazionale del Pdl è sancita in un documento letto da Silvio Berlusconi durante l’ufficio di presidenza. Secondo quanto riferiscono fonti vicine al Guardasigilli, Alfano avrà tutti i poteri e le deleghe del caso, mentre i tre coordinatori avranno competenze di carattere settoriale. È la prima volta che Silvio Berlusconi affida il proprio partito ad un segretario nazionale, figura tradizionale che richiama gli storici partiti politici. Non era accaduto con Forza Italia e, fino ad oggi, nemmeno con il Pdl. Tanto che nello statuto del Popolo della libertà la carica di segretario non è nemmeno prevista. Sarà necessario convocare il Consiglio nazionale per formalizzare l’introduzione di questa nuova figura. E il Consiglio nazionale si terrà entro giugno, riferiscono fonti parlamentari del Pdl. Intanto, nel giro di pochi giorni, dovrebbero arrivare le dimissioni dell’attuale ministro della Giustizia. L’accelerazione, spiega un dirigente del partito, è stata impressa ieri in nottata grazie ad un vorticoso giro di contatti telefonici, ma anche ad una cena dal presidente del Senato Renato Schifani alla quale hanno preso parte molti ex An. Da questi ultimi è arrivato un sostanziale "via libera" all’indicazione di Alfano come guida politica del Pdl, spiega una fonte della maggioranza. Si è così arrivati alla decisione di indicare il Guardasigilli come segretario politico.

http://www.ilgiornale.it/interni/staser ... comments=1

nello statuto del pdl non ci sarebbe la carica di segretario, oltretutto, diceva la mussolini ieri (e stiamo parlando della mussolini, attenzione) che una scelta dall'alto non è concepibile, che il segretario si fa per votazione dopo un congresso, chi boli diri all'unanimità? Comunque va bene così, berlusconi non ha intenzione di cambiare rotta anche perché non saprebbe dove altro andare...
Alfano rimarrà in carica fino al congresso dell'anno prossimo dove si voterà oppure si scegliera di fare le primarie per il nuovo segretario.
Ricordo a tutti che anche il pd quando tolse Veltroni nominò a tavolino Franceschini. Oppure quello non vale?
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io2 ha scritto:
mohammed ha scritto:
io2 ha scritto:Rivoluzione nel Pdl, Alfano segretario politico "Scelto all'unanimità"

Roma - La rivoluzione del Pdl parte da Angelino Alfano. Sarà lui infatti il segretario politico del partito a cui sarà affidato il ruolo di "guida politica del partito". E' stato stabilito oggi all'Ufficio di presidenza Pdl a palazzo Grazioli e l’indicazione del Guardasigilli come segretario nazionale del Pdl è sancita in un documento letto da Silvio Berlusconi durante l’ufficio di presidenza. Secondo quanto riferiscono fonti vicine al Guardasigilli, Alfano avrà tutti i poteri e le deleghe del caso, mentre i tre coordinatori avranno competenze di carattere settoriale. È la prima volta che Silvio Berlusconi affida il proprio partito ad un segretario nazionale, figura tradizionale che richiama gli storici partiti politici. Non era accaduto con Forza Italia e, fino ad oggi, nemmeno con il Pdl. Tanto che nello statuto del Popolo della libertà la carica di segretario non è nemmeno prevista. Sarà necessario convocare il Consiglio nazionale per formalizzare l’introduzione di questa nuova figura. E il Consiglio nazionale si terrà entro giugno, riferiscono fonti parlamentari del Pdl. Intanto, nel giro di pochi giorni, dovrebbero arrivare le dimissioni dell’attuale ministro della Giustizia. L’accelerazione, spiega un dirigente del partito, è stata impressa ieri in nottata grazie ad un vorticoso giro di contatti telefonici, ma anche ad una cena dal presidente del Senato Renato Schifani alla quale hanno preso parte molti ex An. Da questi ultimi è arrivato un sostanziale "via libera" all’indicazione di Alfano come guida politica del Pdl, spiega una fonte della maggioranza. Si è così arrivati alla decisione di indicare il Guardasigilli come segretario politico.

http://www.ilgiornale.it/interni/staser ... comments=1

nello statuto del pdl non ci sarebbe la carica di segretario, oltretutto, diceva la mussolini ieri (e stiamo parlando della mussolini, attenzione) che una scelta dall'alto non è concepibile, che il segretario si fa per votazione dopo un congresso, chi boli diri all'unanimità? Comunque va bene così, berlusconi non ha intenzione di cambiare rotta anche perché non saprebbe dove altro andare...
Alfano rimarrà in carica fino al congresso dell'anno prossimo dove si voterà oppure si scegliera di fare le primarie per il nuovo segretario.
Ricordo a tutti che anche il pd quando tolse Veltroni nominò a tavolino Franceschini. Oppure quello non vale?

ma veramente franceschini è stato regolarmente eletto...
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mohammed ha scritto:
ma veramente franceschini è stato regolarmente eletto...
Ricordi male, Franceschini fu nominato dai dirigenti e durò in carica fino alle primarie che elessero Bersani
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io2 ha scritto:
mohammed ha scritto:
ma veramente franceschini è stato regolarmente eletto...
Ricordi male, Franceschini fu nominato dai dirigenti e durò in carica fino alle primarie che elessero Bersani
Per la precisione:
Dario Franceschini fu nominato segretario dall'Assemblea Nazionale del Partito che a maggioranza (1.047 voti) lo incaricò per gestire il partito dopo le dimissioni di Veltroni e in attesa del congresso che, dopo le primarie, avrebbe indicato il prossimo segretario.
Cioè:
1. A seguito della sconfitta nelle elezioni in Sardegna, Veltroni si dimette da segretario.
2. Per coprire il periodo intercorrente tra le dimissioni, le primarie e l'indicazione del segretario, un'assemblea fatta da 1.258 persone nomina un "facente funzioni".
Come vedi, il contesto è completamente diverso.
Non si è dimesso nessuno, non si è riunita nessuna assemblea, non si sa se e quando ci sarà un congresso.
:salut
http://www.corriere.it/politica/09_febb ... aabc.shtml

P.S. Secondo me Alfano, con l'accettazione dell'incarico è stato suicidato da berlusconi.
8-)
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aquamoon ha scritto:
io2 ha scritto:
mohammed ha scritto:
ma veramente franceschini è stato regolarmente eletto...
Ricordi male, Franceschini fu nominato dai dirigenti e durò in carica fino alle primarie che elessero Bersani
Per la precisione:
Dario Franceschini fu nominato segretario dall'Assemblea Nazionale del Partito che a maggioranza (1.047 voti) lo incaricò per gestire il partito dopo le dimissioni di Veltroni e in attesa del congresso che, dopo le primarie, avrebbe indicato il prossimo segretario.
Cioè:
1. A seguito della sconfitta nelle elezioni in Sardegna, Veltroni si dimette da segretario.
2. Per coprire il periodo intercorrente tra le dimissioni, le primarie e l'indicazione del segretario, un'assemblea fatta da 1.258 persone nomina un "facente funzioni".
Come vedi, il contesto è completamente diverso.
Non si è dimesso nessuno, non si è riunita nessuna assemblea, non si sa se e quando ci sarà un congresso.
:salut
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P.S. Secondo me Alfano, con l'accettazione dell'incarico è stato suicidato da berlusconi.
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io intendevo proprio questo, è stato eletto dall'assemblea del partito, proprio con la nomina di alfano fatta da berlusconi non centra una benemerita mazza... :salut
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consiglio di leggere l'intervista fatta all'ex sindaco di Milano Albertini:



Gabriele Albertini ad Affari: Il Pdl? "Non ha né Popolo né Libertà"
Martedí 07.06.2011 18:00


Gabriele Albertini

Di Mariela Golia

"Con l'ingresso di Tabacci, esponente di Api e personalità importante del triumvirato, la giunta Pisapia in qualche misura si orienta in una posizione non ancora definita in una sede politica. L'alleanza con la sinistra, non solo con la sinistra moderata, e con Sel e i partiti minori della sinistra estrema è un po' un'acrobazia per una linea moderata". L'ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini, commenta in un'intervista ad Affaritaliani.it, la nomina di Bruno Tabacci assessore al Bilancio nella squadra del neosindaco. Poi l'europarlamentare e presidente della Commissione Affari Esteri prende definitivamente le distanze dal Pdl e rivela il futuro di Letizia Moratti.

L'intervista

Come valuta la mossa di Pisapia di nominare Tabacci?
"E' molto significativa. Vedo uno schema da uno-due. Arriva Vendola che spara sull'abbraccio ai fratelli rom e musulmani ma Pisapia replica che, come dice un proverbio cinese, “bisogna avere due orecchie e una sola lingua per qualche motivo”. Quando si va in una città che non si conosce bisogna ascoltare il doppio di quanto si parli. Poi il neosindaco allarga la giunta a un'altra componente. Se Vendola è all'estrema sinistra, Tabacci sta all'estrema destra. E lo associa sulla base della sua linea civica, di sindaco di tutta la città come ha voluto precisare. Non ha detto di tutti i milanesi. C'è un'interpretazione in questa precisazione. Di tutti vuol dire di tutte le sue componenti, della civitas. Dei valori, della collettività, delle persone che sono nella legge, nella correttezza. Come diceva Clemenceau 'l'arte del buon governo è rendere la vita facile per i bravi cittadini e difficile per i delinquenti".

Quindi approva la scelta del neosindaco?
"Dal punto di vista di Pisapia è eccellente perché marca le distanze dalla sua possibile dipendenza nei confronti della componente estrema e movimentista, dei centri sociali. Prima mette a tacere Vendola poi chiama Tabacci. Mi ricorda Attali e Sarkozy. Il presidente francese che ha allargato la sua Amministrazione reclutando personalità del campo avverso".

Ovvero?
"Dal punto di vista della città è positivo perché dà un connotato civico a un'amministrazione che nasce come una componente politica ma che si profila civica. Tabacci è vicino al mondo della finanza cattolica, delle fondazioni bancarie. Dell'area che sta tra Giuseppe Guzzetti e Giovanni Bazoli".

Pisapia in questi primi passi sta dimostrando coraggio non cedendo alle "indicazioni" del Pd che vorrebbe Stefano Boeri vicesindaco?
"L'indipendenza non è solo quella di dire no a qualche indicazione sui nomi. I no più consistenti o i sì più significativi riguardano le scelte sulla città e per la città".

Nel Pdl ci sono acqua agitate. Quale consiglio si sente di dare?
"La malattia del partito è nel suo stesso nome a cui on corrisponde la sua realtà perchè non è Popolo e non c'è Libertà. E' singolare che nel popolo, che rappresenta il più largo concetto di partito, e della libertà, dove si può dibattere e parlare non ci sia né il popolo né la libertà perché non ci sono congressi, luoghi dove ci si può confrontare sulle scelte politiche, sulla strategia di governo, sull'elezione, e non la nomina, dei dirigenti".

Come vede la nomina di Alfano a segretario nazionale del Pdl?
"Alfano è un eccellente personaggio ma è un nominato e cooptato da cooptati. Il problema del Pdl è nella sua stessa ragione. E' nato per essere qualcosa che poi non è stato. A Napoli è stato eletto un magistrato d'assalto nella città della Camorra. A Milano ha vinto un avvocato paladino della legalità. Nel nostro partito la legalità non è considerata un valore poiché siamo tutti soggetti all'accanimento giudiziario, si dice. Ma in questo scenario si possono inserire delle responsabilità vere. E' indubbio che vi è una componente faziosa nella Magistratura, iattura del nostro Paese, ma c'è anche la corruzione e il malaffare, persone scorrette che sono nel nostro partito e occupano posizioni di governo, vedi il caso Cosentino".

Di chi è la colpa?
"Sono d'accordo con Fini che ha detto o questo partito lo cambiamo insieme oppure io ne faccio uno mio ed esco da questo scenario in cui non c'è legalità, meritocrazia, democrazia interna, ci sono nominati e non eletti, non si fanno congressi. E' una signoria dove non c'è la possibilità di selezionare un ceto che possa sopravvivere al carisma del leader. Se tutti sono nominati e nessuno viene eletto dalla base, alla fine succede quello che è accaduto a Milano. Che la base vota per gli altri".

Perché la Moratti ha perso?
"Ci sono quattro ragioni. Una è la crisi economica. Obama ha perso in America, Zapatero in Spagna, Sarkozy si è dovuto inventare il suo Iraq per contendere la spada crociata alla Le Pen e se non ci fosse stato il caso di Strauss Khan con ogni probabilità non sarebbe stato sicuramente rieletto. Poi c'è la prima della classe, la Merkel, che ha perso la maggioranza in Germania. E' stata impostata la campagna elettorale a Milano dalle Amministrative alle Governative. Un referendum sul governo vista la scarsa fiducia nel sindaco. Berlusconi ha detto 'ghe pensi mi'. Ma no ha giovato".

E poi?
"Legalità e meritocrazia sono valori che in Lombardia contano, l'aver propagandato delle forme di solidarietà, quali le manifestazioni davanti a Palazzo di Giustizia aggressive nei confronti dei giudici per compiacenza verso il premier non ha fatto piacere a chi crede nella legalità. Gli attacchi alla Magistratura, l'aver messo in lista una bella ragazza... Il ceto dirigente del partito e del governo ha fatto delle scelte che hanno allontano gli elettori, le donne, la componente cattolica, gli anziani. Poi c'è la scissione interna. Casini che se ne va e Fini che viene espulso. Ecco i 36mila voti dei 70mila che mancano alla Moratti. Abbiamo perso per strada delle alleanze per scelte che si stanno dimostrando perdenti. I voti che abbiamo perso perché sono andati ai centristi non sono stati rimpiazzati. La popolarità del sindaco non è mai stata alta. La Moratti è nata e vissuta nei privilegi, invidia e gelosia contano se non si trovano delle modalità di simpatia per attenuarli. Ma è sembrata una recita. Per non parare degli errori amministrativi. I milanesi hanno valutato i 5 anni non solo i 5 mesi di campagna elettorale. L'aver affidato la comunicazione a persone aggressive e negative non ha giovato al desiderio di moderazione".

E ora l'ex sindaco che cosa cosa deve fare?
"Non ha mai fatto la signora per bene che prende il tè e fa shopping".

Non mollerà?
"C'è un movimento che si sta configurando, si parla di Monti, Montezemolo, un Terzo Polo un po' più tecnocratico ed un po' più nordista che prende ciò che resta di quella componente del Pdl o dell'astensionismo che non si riconoscono in questo Centrodestra e neanche nella sinistra più o meno moderata. La Moratti ha i mezzi economici e ha notorietà".

Che cosa pensa dell'ipotesi Formigoni premier?
"O si gioca a scacchi o si va sul ring. Se si creano dei criteri di selezione del ceto dirigente sulla base delle relazioni con il vertice ci si circonda di pretoriani e di cortigiani e si perdono le legioni. Altro discorso è se si chiamano dei legionari: Formigoni dopo 20 anni di guida della Lombardia e di consenso vero non è mai stato un pretoriano; Verdini invece ha preso 2mila voti alle Regionali e oggi è uno dei massimi dirigenti del partito, influenzatore dell'Imperatore come pochi altri. Ma è un pretoriano, un cooptato, non un legionario eletto dalle legioni. Con questi criteri degli scacchi e non del pugilato Formigoni è uno scacchista che dà un più nobile significato al voto di popolo che non di corte. Se sai sceglie la box allora passa Verdini e chi fa parte della corte dell'Imperatore".

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L’Economist mette Berlusconi in copertina
“L’uomo che ha fregato un intero Paese”
”L’uomo che ha fregato un intero Paese”. E’ questo il titolo di copertina dell’Economist in edicola domani, sopra una foto a tutta pagina del premier. All’interno uno speciale di 14 pagine dedicato all’Italia di Berlusconi.

Già in passato il settimanale britannico ha criticato il Cavaliere. Nel 2001 sopra la sua immagine c’era la domanda “Perché Silvio Berlusconi è inadatto a guidare l’Italia?”. Nel 2006 un invito: “Basta. E’ il momento per l’Italia di licenziare Berlusconi”. “Mamma mia” nel 2008 dopo la vittoria elettorale. E il giudizio sul premier non è lusinghiero nemmeno questa volta. Quando sparirà dalla scena politica, scrive John Prideaux, “Berlusconi avrà lasciato in eredità al Paese, un ulteriore indebolimento delle istituzioni, che già non erano solide all’inizio, e una maggiore tolleranza per conflitti di interesse”. E ancora:”Quindici anni di assalti verbali ai tribunali d’Italia – si legge – hanno portato molti a credere che il sistema giudiziario sia costituito da una cricca di giudici sinistrorsi che cercano di indebolire il governo. Berlusconi e i suoi sostenitori hanno rafforzato questi attacchi sostenendo falsamente che Berlusconi non è mai stato condannato e che non ha mai avuto guai con la giustizia prima di entrare in politica”. Mentre il premier pensava a ‘difendersi’ dai processi “sono state messe da parte le complesse riforme necessarie a far crescere l’Italia”.

Tra i problemi del nostro Paese, secondo il settimanale, c’è la bassa crescita economica. “Tra il 2000 e il 2010 la crescita media dell’Italia, misurata in Pil a prezzi costanti è stata pari ad appena lo 0,25% su base annua. Di tutti i Paesi del mondo, solo Haiti e Zimbabwe hanno fatto peggio. Sono molti i fattori che hanno contribuito a creare questo fosco quadro. L’Italia è diventata un Paese a disagio nel nuovo mondo, timoroso della globalizzazione e dell’immigrazione. Ha adottato un insieme di politiche che discriminano fortemente i giovani a favore degli anziani. Se aggiungiamo una forte avversione alla meritocrazia, ecco perché molti giovani talenti decidono di emigrare all’estero”. “L’Italia non è riuscita a innovare le sue istituzione – prosegue – ed è indebolita dai continui conflitti d’interesse in campo giudiziario, politico, dei media e finanziario. Questi sono problemi che riguardano la nazione nel suo insieme, non una provincia o un’altra. E questi problemi non sono stati risolti dalla permanenza di Berlusconi a Palazzo Chigi”.

Malgrado tutti i suoi problemi, comunque c’è ancora molto da ammirare in Italia, scrive il settimanale, e qui la citazione è per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per Mario Draghi e la Banca d’Italia. “Tuttavia, negli ultimi decenni il Paese è vissuto di rendita – ha concluso Prideaux – del miracolo economico della fine degli ani’70. Potrebbe andare avanti in questo modo, impoverendosi e invecchiando sempre più, ma comunque restando a galla abbastanza agevolmente. Per il momento sembra che questa sia la cosa più probabile che possa accadere. Ma il Paese ha un bisogno disperato di un nuovo risveglio, come quello che portò all’unificazione 150 anni fa”.

”L’Italia ha tutte le cose che leservono per ripartire, quello di cui ha bisogno è un cambio politico e di governo”, ha commentato Prideaux presentando lo speciale oggi a Milano. “Non farò l’errore di predire la fine di Berlusconi – racconta -, ma arrivando qui, parlando con le persone si inizia a sentire un’aria nuova, la fine di un’era”.


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reggino ha scritto:L’Economist mette Berlusconi in copertina
“L’uomo che ha fregato un intero Paese”
”L’uomo che ha fregato un intero Paese”. E’ questo il titolo di copertina dell’Economist in edicola domani, sopra una foto a tutta pagina del premier. All’interno uno speciale di 14 pagine dedicato all’Italia di Berlusconi.

Già in passato il settimanale britannico ha criticato il Cavaliere. Nel 2001 sopra la sua immagine c’era la domanda “Perché Silvio Berlusconi è inadatto a guidare l’Italia?”. Nel 2006 un invito: “Basta. E’ il momento per l’Italia di licenziare Berlusconi”. “Mamma mia” nel 2008 dopo la vittoria elettorale. E il giudizio sul premier non è lusinghiero nemmeno questa volta. Quando sparirà dalla scena politica, scrive John Prideaux, “Berlusconi avrà lasciato in eredità al Paese, un ulteriore indebolimento delle istituzioni, che già non erano solide all’inizio, e una maggiore tolleranza per conflitti di interesse”. E ancora:”Quindici anni di assalti verbali ai tribunali d’Italia – si legge – hanno portato molti a credere che il sistema giudiziario sia costituito da una cricca di giudici sinistrorsi che cercano di indebolire il governo. Berlusconi e i suoi sostenitori hanno rafforzato questi attacchi sostenendo falsamente che Berlusconi non è mai stato condannato e che non ha mai avuto guai con la giustizia prima di entrare in politica”. Mentre il premier pensava a ‘difendersi’ dai processi “sono state messe da parte le complesse riforme necessarie a far crescere l’Italia”.

Tra i problemi del nostro Paese, secondo il settimanale, c’è la bassa crescita economica. “Tra il 2000 e il 2010 la crescita media dell’Italia, misurata in Pil a prezzi costanti è stata pari ad appena lo 0,25% su base annua. Di tutti i Paesi del mondo, solo Haiti e Zimbabwe hanno fatto peggio. Sono molti i fattori che hanno contribuito a creare questo fosco quadro. L’Italia è diventata un Paese a disagio nel nuovo mondo, timoroso della globalizzazione e dell’immigrazione. Ha adottato un insieme di politiche che discriminano fortemente i giovani a favore degli anziani. Se aggiungiamo una forte avversione alla meritocrazia, ecco perché molti giovani talenti decidono di emigrare all’estero”. “L’Italia non è riuscita a innovare le sue istituzione – prosegue – ed è indebolita dai continui conflitti d’interesse in campo giudiziario, politico, dei media e finanziario. Questi sono problemi che riguardano la nazione nel suo insieme, non una provincia o un’altra. E questi problemi non sono stati risolti dalla permanenza di Berlusconi a Palazzo Chigi”.

Malgrado tutti i suoi problemi, comunque c’è ancora molto da ammirare in Italia, scrive il settimanale, e qui la citazione è per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per Mario Draghi e la Banca d’Italia. “Tuttavia, negli ultimi decenni il Paese è vissuto di rendita – ha concluso Prideaux – del miracolo economico della fine degli ani’70. Potrebbe andare avanti in questo modo, impoverendosi e invecchiando sempre più, ma comunque restando a galla abbastanza agevolmente. Per il momento sembra che questa sia la cosa più probabile che possa accadere. Ma il Paese ha un bisogno disperato di un nuovo risveglio, come quello che portò all’unificazione 150 anni fa”.

”L’Italia ha tutte le cose che leservono per ripartire, quello di cui ha bisogno è un cambio politico e di governo”, ha commentato Prideaux presentando lo speciale oggi a Milano. “Non farò l’errore di predire la fine di Berlusconi – racconta -, ma arrivando qui, parlando con le persone si inizia a sentire un’aria nuova, la fine di un’era”.


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reggino ha scritto:L’Economist mette Berlusconi in copertina
“L’uomo che ha fregato un intero Paese” ....
quell idell'Economist sono tutti komunisti. :okok:
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NinoMed ha scritto:
reggino ha scritto:L’Economist mette Berlusconi in copertina
“L’uomo che ha fregato un intero Paese” ....
quell idell'Economist sono tutti komunisti. :okok:

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Governo anti-Stato e anti-popolo

Forse è la mia poca esperienza politica a trarmi in inganno, ma non ricordo un Governo che in Italia sia stato così tanto avversario del popolo, a tal punto da mettersi in competizione con la volontà popolare evocata quotidianamente nei tempi d’oro per giustificare ogni angheria, tra cui la messa in discussione persino della Costituzione formale a favore di un presunto ordinamento dello Stato ‘materiale’ in cui il dominus può tutto perché autorizzato dal popolo.

Non ricordo un Berlusconi così tanto ansiosamente in fuga dal consenso, così incapace di leggere gli umori degli italiani, così slegato anche dalla logica forse arida, ma spesso efficace, della scelta della linea politica solo dopo aver consultato rilevazioni e sondaggi.

Queste ultime due settimane, dal punto di vista della comunicazione politica di chi governa l’Italia, non marcano alcuna differenza con il mese precedente di campagna per le Amministrative. Semplificando, pare che si sia sciolto l’unico collante che teneva insieme centinaia di leader di seconda fascia in attesa perenne di un’opportunità: lo stare insieme perché tanto Berlusconi porta i voti a tutti.

Questo assioma si è rotto alle Amministrative, dove il Premier era temuto persino da Moratti e Lettieri, che avrebbero evitato volentieri di trovarselo tra i piedi. Berlusconi, non a caso, ha restituito loro il favore a quattro giorni dal ballottaggio attribuendo la sconfitta della destra alla debolezza delle loro candidature.

L’incoerenza è deleteria in comunicazione, ma pare che questo non importi a nessuno. Basterebbe che il centrosinistra mandasse a memoria la rassegna stampa degli ultimi 60 giorni per poter impostare serenamente la prossima campagna elettorale per le politiche.

Berlusconi si è contraddetto su tutto: prima ha detto che le Amministrative erano un test nazionale, poi ha ridotto lo scivolone di metà maggio a una semplice sconfitta amministrativa. Prima ha magnificato il nucleare inserendolo nel suo programma di governo nel 2008, poi non ha avuto il coraggio di affrontare l’opinione pubblica a viso aperto dopo Fukushima (non riuscendo, peraltro, a evitare quel confronto: i referendum sono rimasti in piedi). Proprio sull’appuntamento del 12 e 13 giugno il premier ha fatto ciò che non gli era riuscito in decenni di carriera da imprenditore e da politico: cambiare idea tre volte in cinque giorni.

“I referendum sono inutili”, diceva il 4 giugno; “sono un evento il cui risultato è un’indicazione che l’opinione pubblica dà al Governo” (7 giugno); oggi, 9 giugno, dopo aver dato libertà di coscienza agli elettori del PDL e dopo che il Presidente della Repubblica Napolitano ha dichiarato di voler esercitare il suo ‘dovere di elettore’, Berlusconi ha dichiarato di non avere intenzione a votare. Parafrasando, ci ha detto da un lato che ha paura di perdere e dall’altro che del rispetto del mandato con gli elettori non gliene può fregare di meno.

In queste settimane è mancata completamente la difesa del programma di Governo dove, tra l’altro ci sono anche riferimenti espliciti ad acqua e riforma della giustizia in nome di improvvisi e non concordati cambi di strategia.

A questo appello avrebbero tutti risposto con una sola voce fino a pochi mesi fa. Invece in questi giorni trapelano i distinguo, mai ufficiali e per questo più dolorosi per il Cavaliere. Su tutti mi preme citare quello di Stefania Prestigiacomo, ministro dell’Ambiente e persino di Nicole Minetti: entrambe, con tutta probabilità, voteranno sì sul nucleare. A dimostrazione che Berlusconi non aggrega né spaventa più.

Sulla posizione del non voto si era accomodato Umberto Bossi: una scelta che marca ancora una volta la distanza crescente tra la Lega Nord di Roma (ladrona?) e quella dei territori, oltre a confermare il valore puramente strumentale del programma di Governo per chi oggi guida il Paese. I tre sì (facciamo quattro?) di Zaia e Cota pesano come macigni sulla solidità del partito del Senatur e dimostrano, ancora una volta, la faida in corso tra il cerchio magico attorno al leader e leghisti di seconda e terza generazione: la competizione potrebbe esplodere anche a Pontida, dove si temono i primi fischi a Bossi da quando esiste la Lega.

Un’ulteriore conferma della dissociazione in corso tra la coppia Berlusconi-Bossi e ‘il popolo sovrano’ è l’assurda uscita di ieri del Senatur: ricordare a tutti che non si giura sulla Costituzione non crea oramai alcun effetto sul suo elettorato, così come la ‘puttanata intercontintentale’ dei ministeri al Nord (copyright di Giancarlo Galan, di certo né terrone né comunista), e fa sicuramente incazzare tutti gli altri, nel 150mo dell’Unità d’Italia e con un consenso straordinario nei confronti di Napolitano.

Il fatto che due tra i personaggi politici più influenti d’Italia, oltre che due massime autorità della Repubblica, non diano indicazioni di voto, è a mio avviso un segnale di un atteggiamento anti-italiano del Governo.

In queste ultime settimane il centrodestra ha distrutto in un sol colpo tutti i monoliti della sua azione politica. Combatte col popolo affinché non si esprima, ignorano le indicazioni del programma che era il pilastro di ogni decisione (repulisti ai finiani inclusa) e dunque della credibilità del centro-destra, non tenta neanche di attutire l’impatto con la verità: Stracquadanio che afferma che la legge sull’acqua si ridiscuterà dopo il referendum in ogni caso e il Senato che in queste ore sta calendarizzando la discussione sulla prescrizione breve dicono di un Governo a metà strada tra lo stordimento da fuoco amico e l’arroganza ubriaca del potere.

Il risultato è una plurivocità, polifonia e disorganizzazione che neanche il PD dei tempi peggiori o l’Unione erano stati in grado di mettere insieme. A proposito: forse è questo il monolite che il centro-destra ha buttato via in pochi giorni con maggiore ardore suicida.

Con che coraggio potranno ora parlare di sinistra litigiosa, dopo quello che combinano ogni giorno?

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LE INTERCETTAZIONI di PIERO COLAPRICOLe telefonate Briatore-Santanché
"Silvio continua a far festini" Briatore e la Santanché
E parlano anche di Geronzi e della Lei. L'imprenditore intercettato dalla Gdf nell'ambito dell'inchiesta per evasione fiscale legata alla gestione
del suo panfilo. Con la Santanché (disperata) discute dei festini organizzati da Lele Mora per il premier anche nello scorso aprile ad inchiesta Ruby aperta
MILANO - Il sottosegretario Daniela Santanché appare disperata: "Va be', ma allora - dice - qua crolla tutto". "Qua" è il mondo di Silvio Berlusconi, il premier che continua a stupire - e non in senso positivo - persino i suoi pasdaran.
È stato l'ex manager della Formula Uno Flavio Briatore a spaventare l'amica impegnata in politica con il Pdl. Ha appena saputo che il presidente del Consiglio continua i suoi festini. "Ma sei sicuro che lui (Berlusconi) ha ripreso?", domanda sconcertata. Sì, "al cento per cento", è la risposta.

La nascita delle nuove intercettazioni
L'ultimo guaio con la giustizia è arrivato a Briatore dalla procura di Genova. La seconda sezione del nucleo operativo Gdf ha messo sotto intercettazione l'affarista, accusandolo d'evasione fiscale per la gestione del suo yacht "Force blue": sessanta metri, dodici membri d'equipaggio, batte bandiera del paradiso fiscale delle Isole Cayman e non paga le giuste tasse. I detective hanno inviato a Milano una parte delle telefonate perché riguardano i processi milanesi per il caso di Karima El Mahroug, detta Ruby Rubacuori, che da minorenne frequentò i claustrofobici bunga bunga di Arcore. Esistono sia nuovi riscontri sul kamasutra chimico nelle ville del premier. Sia nuovi indizi che sembrano confermare (in peggio) le accuse contro Emilio Fede, direttore del Tg 4, e Lele Mora, agente di spettacolo in bancarotta.

"Il suo piacere è"
"Io sono senza parole", continua Santanché, e domanda quello che ciascuno si chiede da tempo: "Ma perché?" Berlusconi insiste con i bunga bunga.
La risposta di Briatore è drammatica: "É malato, Dani! Il suo piacere è vedere queste qui, stanche, che vanno via da lui. Stanche, dicono. Oh, che poi queste qui ormai lo sanno! Dopo "due botte" cominciano a dire che sono stanche, che le ha rovinate". Va detto che questo scambio telefonico, con dettagli così privati, risale a due mesi fa. A maggio è stato però lo stesso sottosegretario per l'Attuazione del programma a definire, all'uscita dal processo Mills, a Milano, i pubblici ministeri "metastasi. Vabbè, volete un nome? Boccassini", e cioè Ilda Boccassini, che con Pietro Forno e Antonio Sangermano ha raccolto 26mila pagine d'inchiesta, accusando il premier di concussione e prostituzione minorile. Sa che la realtà è diversa.

"Lo stesso film"
Sono le 14.53 del 3 aprile, Briatore e Santanché discutono del prossimo sindaco di Cuneo, poi Briatore non resiste:
B: "Sai chi è venuto a trovarmi a Montecarlo? Lele Mora. Non bene di salute, e mi ha detto: "Tutto continua come se nulla fosse"".
S: "Roba da pazzi!".
B: "Non più lì (ad Arcore), ma nell'altra villa (...) Tutto come prima, non è cambiato un cazzo. Stessi attori (...) stesso film, proiettato in un cinema diverso (...). Come prima, più di prima. Stesso gruppo, qualche new entry, ma la base del film è uguale, il nocciolo duro, "Cento vetrine"".
S: "Ma ti rendi conto? E che cosa si può fare?".
B: "Lele è stato da me due ore, mi fa pena. Dice. "Fla, mi hanno messo in mezzo. E sono talmente nella merda che l'unico che mi può aiutare è lui (Berlusconi), sia con la televisione, sia con tutto. Faccio quello che mi dicono, faccio quello che mi chiedono". E poi quella roba di Fede! È indecente".

La "mezza" di Emilio Fede
"(Fede) non ha più parlato con il Presidente", è stato tenuto in quarantena e "sembra - rivela Briatore - che abbia comprato delle case alla Zardo, con tutti 'sti soldi. Ma pensa che deficiente". Zardo è Manuela Zardo, presentatrice tv, amica di Fede, già coinvolta in un'inchiesta passata sulla prostituzione, presentatrice al concorso di bellezza di Sant'Alessio Siculo, dove tra le concorrenti apparve "Ruby Eyek, egiziana, sedici anni", e cioè Ruby Rubacuori. Briatore non sembra inventare: "(Mora) era in estrema difficoltà e Fede gli ha preso il cinquanta per cento dei soldi" del prestito che l'agente in crisi economica aveva ottenuto da Berlusconi.
S: "Madonna mia!"
B: "E poi (Fede) è andato a dire al presidente: "Erano i soldi che gli ho prestato". Invece non è vero, figlio di puttana"".
S: "Che gentaglia".

Perché gli investigatori sono sicuri che Briatore non stia millantando? Semplice: i due, che hanno passato insieme stagioni intere al Billionaire, si sono scambiati sms e telefonate. E "Flavietto" ha detto a Lele: "Sono atterrato a Nizza in questo momento, ti mandiamo un messaggino con l'indirizzo, fammi uscire dall'aeroporto". Briatore - come dimenticarlo? - è anche uno dei principali testimoni che la traballante difesa di Berlusconi ha chiamato in causa. Scopo? Ribadire come quelle che si tenevano ad Arcore fossero solo "cene eleganti tra persone per bene". Un bel guaio per Niccolò Ghedini e il suo staff.

"Tremonti contro Berlusconi"
Il 7 aprile, alle 19.33, Flavio Briatore e Daniela Santanché affrontano vari argomenti e cominciano dall'economia.
S: "Ieri sono andata da Geronzi. Questo casino che è successo, Della Valle contro Montezemolo". Geronzi è Cesare Geronzi, che si è appena dimesso dalla presidenze di Generali, i due sono gli imprenditori che gli hanno mosso contro.
B: "C'è anche Tremonti, che gli ha dato una mano. Come azionista Generali, Geronzi voleva fare un po' il politico, il papà della cupola, no?".
S: "Geronzi mica finisce così. E mica questi penseranno che lui sta lì, senza colpo ferire".
B. "No, no, ma ha 75 anni".
S: "Bollorè è con lui", Vincent, vicepresidente del gruppo triestino. "E non credo che Bollorè molli Geronzi".
B: "Non fidarti mai dei francesi. Quando c'è bisogno, non ci sono mai".
I due parlano di Mediobanca e di un'operazione di Della Valle e Montezemolo "con i treni" per ingraziarsi il ministro Giulio Tremonti, tanto che il sottosegretario conferma le indiscrezioni dei giornali, sempre smentite: "Di fatto, Tremonti è stato contro Berlusconi".
B: "Tremonti ha dato la spallatina finale, eh?".
S: "Senza i suoi tre voti non era così".

"Perde Berlusconi se perde Geronzi"
Il sottosegretario racconta al compaesano anche della "guerra che si scatena in Mediobanca", con Geronzi che vuole tornarci e - dice - c'è anche la partita del Corriere della Sera, eh". Briatore resta scettico: "A mio feeling, Geronzi non rientra in Mediobanca".
"Ma vuol dire che perde Berlusconi", insorge Santanché. E insiste: "Il vicepresidente di Mediobanca si chiama Marina Berlusconi".
Briatore non riesce più a tacere: "Dani, io ti dico un'altra roba. Se il presidente continua a fare che cosa fa... ".
Santanché: "Ah, non dirmi niente!".
B: "Siamo nelle mani di Dio qui, eh? Perché - continua - ieri sera, l'altra sera, ho saputo che c'era stata un'altra grande festa lì, eh?".
S: "Ma tu pensa!? E che cazzo dobbiamo fare!?".
B: "Ha ragione Veronica, è malato. Perché uno normale non fa 'ste robe qui. Adesso Lele, che gli continua a portare, a organizzare questo, è persino in imbarazzo lui! E dice: "Ma io che cazzo devo fare?"".
S: "Va beh, ma allora qua crolla tutto".
B: "Daniela, qui parliamo di problemi veramente seri di un Paese che deve essere riformato. Se io fossi al suo posto non dormirei di notte. Ma non per le troie. Non dormirei per la situazione che c'è in Italia".
S: "E con il clima che c'è, uno lo prende di qua, l'altro che scappa di lì".
B: "Brava, il problema è che poi la gente comincia veramente a tirar le monete".
S: "Stanno già tirando", e insultano pure.

Un'amica in Rai
Ma tutto sommato a Santanché non va malissimo, spiega all'amico come sta acquistando peso e prestigio:
S: "E Berlusconi ha fatto fare a me l'accordo. Ho fatto l'accordo con Masi, e quindi tra il 7 e il 9 aprile viene nominata Lei, perché sai, una mia carissima amica... ".
B: "Bene, meglio avere qualche amico in più".
S: "In un mondo... ".
B: "Di merda, guarda!".


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Briatore e Santanché preoccupati
“Silvio continua a fare i festini, è malato”
“Non più lì (ad Arcore) ma nell’altra villa (Gernetto, ndr). Tutto come prima, non è cambiato un cazzo. Stessi attori, stesso film, proiettato in un cinema diverso. Come prima, più di prima. Stesso gruppo, qualche new entry, ma la base del film è uguale”. Flavio Briatore si sfoga così con Daniela Santanché. Il film di cui parla è il bunga bunga del premier. Perché Silvio Berlusconi non ha mai smesso di farsi organizzare i festini da Lele Mora. Ed è proprio l’agente dei vip che va a trovare l’ex manager della Formula Uno a Cuneo per sfogarsi. “E’ stato da me due ore, mi fa pena mi ha detto ‘tutto continua come nulla fosse’”, racconta Briatore a Santanché, amica e socia.

Quanto anticipato dal Fatto Quotidiano trova così conferma. Il sottosegretario si preoccupa e la conversazione (intercettata due mesi fa e pubblicata oggi dal quotidiano La Repubblica) si trasforma in una sorta di testimonianza utile ai pm di Milano titolari dell’inchiesta sul cosiddetto Ruby gate. Perché Briatore è uno dei testimoni nominati dal premier per la sua difesa. Un amico, che racconta come i festini siano in realtà cene serie. Al telefono invece Briatore dice tutt’altro. “Veronica (Lario, ndr) ha ragione, è malato”. “E’ malato Dani, il suo piacere è vedere queste qui stanche che vanno via da lui. Dopo ‘due botte’ cominciano a dire che sono stanche, che le ha rovinate”, racconta Briatore. “Io sono senza parole”, risponde Santanché. “Ti rendi conto? E che cosa si può fare?” chiede. E Briatore: “Dani, io ti dico un’altra roba. Se il presidente continua a fare che cosa fa…. siamo nelle mani di Dio qui. Perché ieri sera, l’altra sera, ho saputo che c’era stata un’altra grande festa lì… (…) Ha ragione Veronica, è malato. Perché uno normale non fa ‘ste robe qui. Adesso Lele, che gli continua a portare, a organizzare questo, è persino in imbarazzo lui. E dice: ‘Ma io che cazzo devo fare?’”. Santanché sempra preoccupata: “Ma allora qui crolla tutto”. E l’ex managar conferma: “Daniela, qui parliamo di problemi veramente seri di un Paese che deve essere riformato. Se io fossi al suo posto non dormirei la notte. Ma non per le troie. Non dormirei per la situazione che c’è in Italia. (…) Poi la gente comincia veramente a tirare le monete”. Santanché concorda: “Stanno già tirando”.
Però il sottosegretario è comunque soddisfatta del rilievo che ha conquistato nel partito. E racconta all’amico: “Berlusconi ha fatto fare a me l’accordo. Ho fatto l’accordo con Masi, e quindi tra il 7 e il 9 aprile viene nominata Lei, perché sai, una mia carissima amica”.

La telefonata è stata intercettata dalla procura di Genova ed è molto probabilmente destinata a finire nei faldoni del processo milanese a carico del Presidente del Consiglio. Il telefono di Briatore è finito sotto controllo della Guardia di Finanza perché è accusato d’evasione fiscale per il suo yacht che non paga le tasse italiane ed è registrato nel paradiso fiscale delle isole Cayman. Con questa intercettazione oltre alla posizione del premier potrebbe aggravarsi anche quella di Emilio Fede. Stando a quanto racconta l’ex manager a Santanché, Lele Mora gli ha spiegato bene la situazione del direttore del Tg4. Riporta Briatore: “Quella roba di Fede, è indecente. Non ha più parlato con il presidente e sembra che abbia comprato casa alla Zardo, pensa che deficiente”, dice al sottosegretario. Manuela Zardo è un’amica di Fede coinvolta in un’inchiesta sulla prostituzione. “Mora era in estrema difficoltà e Fede gli ha preso il cinquanta per cento dei soldi” del prestito che Berlusconi aveva fatto all’agente dei vip. “E poi (Fede, ndr) è andato a dire al presidente: ‘Erano i soldi che gli ho prestato’. Invece non è vero, figlio di puttana’”. Lapidaria la Santanché: “Che gentaglia”.



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che esseri viscidi...
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Rubygate, Fede contro Briatore e Santanchè
11 giugno 2011

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Daniela Santanchè e Flavio Briatore

Roma - «Pensavo fossero degli amici, invece i peggiori nemici sono quelli che ti stanno più vicino. Chi? Ma Daniela Santanchè e soprattutto Flavio Briatore, che conosco da trenta anni. E invece ancora una volta aveva ragione mia moglie: stamattina mi ha detto “Emilio, te lo ripetevo sempre, erano persone da non frequentare”».

Lontani anni luce i tempi del Billionaire, delle foto sorridenti tutti e tre insieme, Emilio Fede va giù duro con i commenti dopo avere letto le intercettazioni del colloquio tra Briatore e la Santanchè (come anticipato dal Secolo XIX a inizio giugno , il manager era stato intercettato su ordine della Procura di Genova): «Una totale paranoia - ha detto a metà mattinata all’agenzia di stampa Ansa - Sono discorsi paranoici tanto assurdi che ho pensato di essere su “Scherzi a parte” e invece, purtroppo, non siamo su “Scherzi a parte”. Sono cose che fanno parte della arroganza e della imbecillità di persone che conosco da trent’anni».

La prima «falsità», a giudizio del direttore del Tg4, è la presunta “cresta” fatta dallo stesso Fede su un prestito a Lele Mora: «E poi - dice Briatore nelle intercettazioni della sua conversazione con la Santanchè - quella roba di Fede, è indecente»! «È talmente tanto chiarita che non ha bisogno di commenti - secondo - È agli atti dell’indagine e lo ha detto lo stesso Mora pubblicamente, che quando era in difficoltà economiche io gli ho fatto un prestito che lui mi ha restituito. Lo stesso Berlusconi mi ha detto quando ho cercato di spiegare le illazioni “Emilio, stai tranquillo, so che non ti sei appropriato di nulla”».

La seconda «falsità» sono le affermazioni su Raffaella Zardo: «Fede - afferma Briatore nella telefonata intercettata dalla Procura di Genova nell’ambito della indagine per evasione fiscale per il suo yacht Force Blue - non ha più parlato con il presidente, è stato tenuto “in quarantena” e sembra che abbia comprato delle case alla Zardo con tutti ‘sti soldi»... «Ho detto a Raffaella Zardo di contattare gli avvocati e querelare Briatore - ha detto questa mattina Fede - Raffaella ha già avuto un sacco di problemi, è una falsità bella e buona, lei vive in un monolocale di 40 metri quadri e paga un affitto di 800 euro. Stamattina mi ha mandato un sms: “E meno male che io non possiedo nemmeno una casa e sto lavorando onestamente per cercare di comprarmela”. Insomma, sono davvero falsità, di cui Briatore dovrà rendere conto. È il tentativo di gettare fango su Raffaella e questo è davvero molto triste: come si fa a difendersi da cazzate come questa? Io so di non essere un figlio di puttana, Briatore non lo so davvero. Lui sì che è pluriindagato»...

«Falsità», secondo Fede, anche i “bunga bunga” che continuano, come si legge in un altro passo delle intercettazioni della Finanza, relative al 3 aprile scorso: «Sai chi è venuto a trovarmi a Montecarlo? - dice Briatore alla Santanchè - Lele Mora. Mi ha detto “tutto continua come se nulla fosse”». «Roba da pazzi», risponde la Santanchè. «Non più lì (ad Arcore, ndr) - spiega Briatore - ma nell’altra villa. Tutto come prima, non è cambiato un cazzo. Stessi attori... stesso film, proietatto in un cinema diverso... come prima, più di prima»... «Ripeto: sono cose allucinanti - spiega Fede - dette da persone che consideravo amici e non solo io: la Santanchè ha fatto praticamente la portavoce di Berlusconi e Briatore lui lo ha sempre trattato come un amico. Insomma, è vero quando dicono che i peggiori nemici sono quelli che ti stanno più vicino»...

Intanto, gli avvocati Fabio Lattanzi e Massimo Pellicciotta, che tutelano gli interessi di Flavio Briatore, hanno fatto sapere che presenteranno una denuncia per rivelazione di segreto di ufficio dopo la pubblicazione di queste ultime intercettazioni, che la Procura di Genova ha trasmesso “per competenza” ai magistrati di Milano che indagano sul cosiddetto Rubygate.


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Briatore-Santanchè, spuntano
i dialoghi: "Il premier è malato"
L'imprenditore Flavio Briatore e il sottosegretario Daniela Santanchè
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Le intercettazioni su Repubblica:
«Il bunga-bunga non si ferma»
Il ciclone dell’inchiesta «Rubygate» è pronto ad abbattersi nuovamente sul presidente del Consiglio. E, ancora una volta, le prove che metterebbero all’angolo Silvio Berlusconi arrivano proprio dal suo storico «entourage». A «parlare» sono le intercettazioni, registrate dalla Guardia di Finanza, dell’imprenditore Flavio Briatore, indagato dalla Procura di Genova per presunta evasione fiscale commessa riguardo al panfilo «Force Blue». Nel mirino dei pm milanesi, ai quali sono stati inviati gli audio, le telefonate con l’amica Daniela Santanchè, la cui pubblicazione sul quotidiano Repubblica è valsa una denuncia per rivelazione di segreto di ufficio, presentata questa mattina dagli avvocati Fabio Lattanzi e Massimo Pellicciotta.

Nelle «chiacchiere» private l’affarista si lascia andare a commenti sul premier e sui festini – mai interrotti – nelle ville di sua proprietà. Rivelazioni scottanti che scandalizzano la sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio e le fanno presagire un tracollo ormai inevitabile. «Va be', ma allora - dice - qua crolla tutto», come rivela il giornale di piazza Indipendenza, che oggi riporta stralci di quelle conversazioni private.

Lo sconcerto attraversa trasversalmente quelli che dal ’94 all’ultimo governo hanno sempre appoggiato Berlusconi. La domanda è ricorrente: «Perché?». « È malato Dani – risponde sicuro e rassegnato Briatore il 3 aprile scorso - Il suo piacere è vedere queste qui, stanche che vanno via da lui. Stanche, dicono. Oh, che poi queste ormai lo sanno. Dopo due botte cominciano a dire che sono stanche, che le ha rovinate». Per il proprietario del Billionaire, il copione si ripete: «Non più lì (ad Arcore, ndr), ma nell'altra villa. Tutto come prima. Stessi attori, stesso film, proiettato in un cinema diverso». La nuova «location» dei festini a luci rosse sarebbe questa volta Villa Gernetto, a Lesmo nei pressi di Monza, di proprietà del premier.

A procacciare le ragazze, un «disperato» Mora, messo all’angolo dagli eventi al punto da essere costretto ad eseguire gli «ordini». «Mi fa pena – rivela Briatore a proposito dell’agente di spettacolo in bancarotta - Dice. "Fla, mi hanno messo in mezzo. E sono talmente nella merda che l'unico che mi può aiutare è lui (Berlusconi, nrd), sia con la televisione, sia con tutto. Faccio quello che mi dicono, faccio quello che mi chiedono". E poi quella roba di Fede! È indecente"».

Anche il direttore del Tg4, «tenuto in quarantena» dal leader del Pdl, ricorre spesso nei colloqui con la Santanché. Pare che il giornalista abbia comperato delle case alla presentatrice tv Manuela Zardo, utilizzando «il cinquanta per cento dei soldi del prestito che l'agente in crisi economica aveva ottenuto da Berlusconi». Laconica la reazione della Santanché: «Che gentaglia».

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