Sergio Marchionne

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doddi
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http://www.corriere.it/economia/11_giug ... 819c.shtml


sacconi: alla casa automobilistica torinese si oppone solo un'alleanza minoritaria

«Fiat? L'Italia cambi atteggiamento»
Marchionne: «Non abbiamo nessuna intenzione di spostare il quartiere generale da Torino a Detroit»

MILANO - «Quanto è avvenuto negli Usa deve essere letto in Italia in modo positivo. Se è possibile farlo là è possibile farlo anche qui. Deve cambiare però l'atteggiamento». Lo ha detto l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, parlando con i giornalisti nell'ambito del workshop del consiglio per le relazioni Italia-Stati Uniti. «Venerdì la gente ringraziava per quello che è stato fatto, invece di insultare», ha aggiunto Marchionne.

QUARTIER GENERALE - «Non abbiamo nessuna intenzione di spostare il quartiere generale» del gruppo da Torino a Detroit ha aggiunto Marchionne. Per quanto riguarda invece la sede legale dell'azienda, l'ad del Lingotto, rispondendo ai giornalisti, si è limitato ad aggiungere che «non è cambiato niente» e che «il problema non è sulla mia scrivania».

MERCATO ITALIANO - E' solo «un'inversione di tendenza» ha poi aggiunto Marchionne commentando il ritorno del mercato italiano a un segno positivo a maggio dopo tredici mesi consecutivi negativi. «Il mercato non è sano - ha osservato Marchionne - c'è una svolta tecnica».

QUOTA CANADESE - «La Fiat ha offerto giovedì scorso 125 milioni di dollari per la quota di Chrysler. Si tratta dell'1,7% della quota nella casa automobilistica americana» ha poi sottolineato Marchionne ritornando sulla scelta di acquisire il 100% dela capitale della casa automobilistica americana.

SACCONI - Il governo ha immediatamente replicato alle parole di Marchionne. In una nota il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maurizio Sacconi ha infatti dichiarato che all'amministratore delegato del gruppo Fiat, Sergio Marchionne, «si oppongono, in una non originale sintonia, il sindacato conservatore, settori ideologizzati della magistratura e ambienti delle borghesie bancarie. Una alleanza minoritaria che in Italia più volte ha rallentato il progresso».


Redazione online
04 giugno 2011
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Namber uan :okok:
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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Guarda caso, la menzione, anche se riferita a piccoli settori, alla magistratura , non manca mai...
Sono tutti telecomandati...


Saluti Sbarroti
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sugnurisbarri ha scritto:Guarda caso, la menzione, anche se riferita a piccoli settori, alla magistratura , non manca mai...
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Saluti Sbarroti
meglio, continuino così che va benissimo...
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premettiamo che Sacconi è uno dei ministri più pirla da me visti e ascoltati! Un buffone che ad annozero attacca gli avversari solamente facendogli il verso come a Renzi.
Un altro showman che un giorno vedremo con gli occhi sbarrati perchè la pacchia gli sarà finita!
doddi
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PREMI

Marchionne eletto manager dell'anno negli Usa

La motivazione: «Ha risanato la Chrysler in tempi record»

MILANO- La pubblicazione americana Automotive News ha nominato Sergio Marchionne miglior manager del 2011. «E' un personaggio a metà fra il visionario e il lavoratore infaticabile che vuole essere informato su qualsiasi decisione, che riguardi la pubblicità o il design di un dettaglio», si legge nella scheda a lui dedicata. «Quando ha preso il comando della Chrysler», ricorda Automotive News, «è stato accolto con scetticismo: in pochi pensavano che il manager italo-canadese avrebbe risanato una società così malmessa dal punto di vista finanziario. E invece è riuscito a mettere a segno 19 mesi consecutivi in crescita».

Anche se gli americani ricordano che la «battaglia ad Auburn Hills non è ancora finita». Nel 2012, infatti, si apre una nuova era, quella dei primi modelli Chrysler realizzati sulle architetture della Fiat: la prima a debuttare sarà una berlina Dodge attesa in gennaio al Salone di Detroit. «Si tratta un livello molto più profondo di integrazione fra le due società», conclude Automotive News, che ricorda come Marchionne ami infarcire di citazioni i suoi discorsi, spaziando da Winston Churchill a Bruce Springsteen.

Il numero uno del Lingotto, nella classifica stilata da Automotive News, si è piazzato davanti Chung Mong-Koo, capo della Hyundai, uno dei marchi cresciuti di più a livello mondiale, e a Martin Winterkorn, Ceo del gruppo Volkswagen.

Redazione Online
28 novembre 2011 | 17:40




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Margio
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Par condicio... :albino

http://blog-micromega.blogautore.espres ... aziendale/


GIORGIO CREMASCHI – Ecco perché quello di Fiat è fascismo aziendale

Vorrei rispondere alle critiche che ho ricevuto per aver usato la definizione fascismo aziendale per quello che oggi sta facendo la Fiat di Marchionne.

Partiamo dai fatti. Dopo la svolta di un anno e mezzo fa, quando l’amministratore delegato del gruppo lanciò il suo diktat agli operai di Pomigliano, l’aggressione al diritto dei lavoratori si è estesa a valanga nel Paese. Altro che eccezione, come disse allora il segretario del partito democratico. Il ricatto Fiat («O rinunci ai diritti o non lavori») è diventato il leit motiv che ha guidato la più grave offensiva contro i contratti, i diritti, le leggi a tutela del lavoro dal ’45 a oggi. Il sistema Pomigliano si è prima esteso a tutto il sistema Fiat e poi è diventato un modello per tutte le relazioni sindacali. L’arroganza e lo strapotere della casta dei top manager ha perso ogni senso della misura.

Cito qui, tra tanti episodi, il vergognoso licenziamento di Riccardo Antonini deciso dall’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato. Licenziamento avvenuto perché questo ferroviere è tecnico di parte civile per le famiglie vittime della strage di Viareggio. Il dovere della fedeltà, costi quel che costi, al capo dell’azienda e ai suoi principi è diventato la costituzione formale che ha sostituito in tanti luoghi di lavoro i principi della costituzione repubblicana.

Con l’accordo interconfederale del 28 giugno il principio delle deroghe al contratto nazionale è stato accettato da tutti i sindacati compresa la Cgil e con l’articolo 8 del decreto sulla crisi, voluto da Sacconi, si è persino stabilita la facoltà per le imprese prepotenti (e per i sindacati venduti ad esse) di non applicare più la legge dello Stato, a partire dalla tutela contro i licenziamenti.

Il dilagare del modello Marchionne ha comportato un giro di vite terribile sulle libertà dei lavoratori. Anche chi non usa quegli strumenti esplicitamente, li utilizza come minaccia. Se consideriamo che già una parte del mondo del lavoro, quello con contratti precari, è sottoposto al supersfruttamento, comprendiamo come l’attacco alla dignità delle lavoratrici e dei lavoratori sia diventato una costante comune ovunque.

In Fiat a tutto questo si aggiunge un sistema persecutorio meticoloso e raffinato, indagini sul pensiero e sui sentimenti dei dipendenti che vanno persino a rovistare su facebook. Un clima di intimidazione e di attacco alle libertà personali che si traduce nella consapevolezza che ogni lavoratore ha di essere sottoposto a un regime speciale.

I licenziamenti politici, come quelli avvenuti a Melfi, l’autoritarismo continuo, l’oppressione sul lavoro resa ancora più forte dal fatto che si continuano a chiudere fabbriche, tutto questo non è ancora fascismo.

Nel suo bellissimo ultimo romanzo “One big union” Valerio Evangelisti ci racconta le terribili lotte e le violentissime persecuzioni che subì il movimento operaio americano alla fine dell’ottocento. Marchionne e la casta manageriale che ragiona e si comporta come lui vengono da quella cultura. Da quelle campagne antisindacali fondate sulla liquidazione di chi si oppone ai voleri dell’azienda e sulla costruzione sapiente di sindacati servili per il padrone e inutili per i lavoratori. La storia della Fiat affonda in queste radici americane. Quelle che fecero sì che il presidente Roosevelt, negli anni Trenta considerasse Henry Ford un padrone autoritario da contrastare e combattere in tutti i modi.

Si può quindi definire la politica di Marchionne come una politica autoritaria, aziendalista e reazionaria, distruttrice di posti di lavoro e di diritti, senza utilizzare il termine fascismo. Perché allora l’ho usato? Perché con l’ultima decisione, quella di applicare dal 1° gennaio il contratto Fiat a tutti gli stabilimenti del gruppo, sia dell’auto che degli altri settori, l’azienda compie un passo in più.

Negli anni Cinquanta il capo della Fiat, Vittorio Valletta, usò tutte le politiche antisindacali e autoritarie, tutti gli strumenti della repressione allora conosciuti. Si fermò però di fronte ad una soglia: non abolì mai le elezioni delle commissioni interne. Anche nei periodi più bui della persecuzione della Fiom e dei comunisti e dei socialisti in fabbrica, i lavoratori periodicamente votavano per eleggere i propri rappresentanti. Marchionne ha invece abolito le elezioni. Dal 1° gennaio 2012 i lavoratori Fiat avranno solo sindacalisti nominati dall’alto, con il gradimento dell’azienda, le elezioni delle Rsu sono formalmente abolite.

C’è un solo precedente nella storia del nostro Paese che possa essere citato. Il 2 ottobre 1925, presidente del consiglio Benito Mussolini, la Confindustria e i sindacati corporativi e fascisti si accordarono per riconoscersi reciprocamente l’esclusiva nella rappresentanza sindacale. E conseguentemente abolirono le elezioni delle commissioni interne.

In un Paese ove è stata condotta una grande e giusta campagna contro i parlamentari nominati, e che però oggi subisce un governo nominato, non c’è da stupirsi se la cancellazione della democrazia formale negli stabilimenti Fiat passi sotto silenzio. Purtroppo verifichiamo ogni giorno che quando si parla di economia non c’è più la democrazia e che i principi brutali annunciati un anno e mezzo fa da Marchionne si stanno estendendo dalla fabbrica a tutta la società e a tutte le istituzioni. Per questo ho usato questo termine.

Marchionne ha dichiarato che la disdetta di tutti i contratti per imporre un nuovo sistema senza alcuna libertà formale per i lavoratori costituisce una semplice scelta tecnica. Tecnicamente è fascismo aziendale. La definizione è un po’ forte, si capisce chi la critica ricordando che il fascismo è stato qualcosa di ben altro e di ben più terribile. Tuttavia io penso che debba essere usata e urlata per forare il muro dell’indifferenza e della complicità che sta coprendo il massacro delle libertà fondamentali in Fiat. In Fiat soltanto? Un’altra eccezione? Non credo proprio.

Giorgio Cremaschi - da Liberazione

(28 novembre 2011)
doddi
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Per un mondo moderno è necessario l'abbattimento completo del comunismo, anche quello dei padroni, delle compagne e dei compagni, dentro e fuori le fabbriche, e se Marchionne, secondo questi soggetti, è da ritenersi "fascista", allora ben venga questo "fascismo" dentro le fabbriche e nei luoghi dove si lavora.
I diritti acquisiti sono fuffa, perchè se le condizioni cambiano cambia il mondo, e cambiano le eredità.

Marchione, il gerarca, namber uan :okok:
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http://www.corriere.it/economia/11_dice ... 816f.shtml


«La Fiom vuole la tirannia della minoranza»
Marchionne: «Fiat può lasciare l'Italia»
Termini: accordo sindacati-Dr Motor

L'ad del Lingotto: «Siamo una multinazionale, abbiamo attività in tutto il mondo»

MILANO - La Fiat potrebbe lasciare l'Italia. Lo ha affermato l'amministratore delegato Sergio Marchionne in un'intervento a a Radio 24 a margine di una conferenza organizzata a Washington dal Council for the United States and Italy. «Siamo una multinazionale e abbiamo attività in tutto il mondo: potremmo andare avanti anche senza l'Italia».

SINDACATO - Sui problemi sindacali, l'ad del Lingotto ha aggiunto che «la maggior parte dei lavoratori ha appoggiato un'alternativa. Il treno è passato ed è inutile cercare di insistere che bisogna rinegoziare. Quella decisione è stata presa e non possiamo continuare a votare finché non vince la Fiom. È la tirannia della minoranza verso la maggioranza. La Fiat non può essere la vittima di questa minoranza». Marchionne ha poi proseguito: «Il fatto è che un operaio su dieci vuole condizionare l'andamento dell'azienda. In questo clima non si può investire: parliamo di miliardi di euro di investimenti, non di aprire un supermercato. Possiamo lasciare l'Italia. Siamo una multinazionale e abbiamo attività in tutto il mondo. Potremmo andare avanti anche senza l'Italia. Chi pensa di poter condizionare la Fiat, si sbaglia alla grande».

MONTI - Sulla richiesta del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, di far intervenire anche il governo sui progetti industriali Fiat, Marchionne ha risposto: «Il governo non c'entra nulla e Monti, quel povero uomo che ha un mondo di cose da fare, cosa c'entra con la Fiat? Monti deve portare avanti una serie di manovre per cercare di ottenere la tranquillità a livello europeo dei finanziamenti del Paese e se non ce la fa, fallisce il progetto. Per questo deve essere assistito e appoggiato dalla politica fino a quando ha risolto il problema. Non abbiamo altra scelta. Bisogna lasciarlo lavorare. Ho una grande fiducia nelle sue capacità di gestione».

TERMINI IMERESE - Intanto sindacati e Dr Motor hanno sottoscritto l'accordo definitivo per la riconversione industriale dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. Lo ha annunciato l'amministratore delegato di Invitalia, Domenico Arcuri. «Dopo l'accordo tra Fiat e sindacati - ha detto - l'intesa è stata sottoscritta anche con Dr Motor. Quindi il processo di insediamento della Dr nel sito industriale di Termini da oggi può dirsi concretamente operativo».

Redazione Online
1 dicembre 2011 | 18:46
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Il link di doddi dice che le frasi sono state smentite sia da Marchionne che da Radio 24.
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DR Motor a Termini Imerese: siglato l'accordo
Dall'1 gennaio subentra a Fiat. Di Risio: "Faremo auto made in Italy"



DR Automobiles Groupe ha annunciato con una nota che è stato siglato l’accordo relativo all'acquisizione degli impianti ex Fiat di Termini Imerese. DR subentrerà a Fiat dal 1 gennaio 2012 per avviare il piano di riconversione industriale, mentre dalla fine del 2012 inizieranno ad uscire dallo stabilimento le prime nuove automobili DR. "L’accordo è frutto della fattiva sinergia tra tutte le parti coinvolte nella trattativa, che hanno garantito in questi mesi un confronto costruttivo in un clima di piena collaborazione", ha dichiarato Massimo Di Risio, Presidente e Fondatore di DR Automobiles Groupe.

"Parte da oggi una nuova fase per DR Automobiles Groupe, che si avvia verso un processo di rinnovamento volto a creare un nuovo assetto che, come previsto dal piano, ci permetterà di rispettare i tempi programmati e raccogliere le sfide future del mercato. "In questo contesto – continua Di Risio nella nota – mi preme mandare un sentito ringraziamento al Ministero dello Sviluppo Economico, all’advisor Invitalia, alla Regione Sicilia, ai sindacati e alla Fiat. L’aver creduto nel nostro progetto è indice della volontà congiunta di conservare a Termini Imerese lo strategico know-now automobilistico acquisito. "Termini Imerese sancisce la nascita della nuova DR che abbandona la vecchia dimensione di assemblatore e diventa costruttore di automobili totalmente Made in Italy, di fatto il secondo costruttore italiano di automobili in grado di dare nuovo impulso al mondo del lavoro in Italia".



http://www.omniauto.it/magazine/18019/d ... o-laccordo
'' A Reggina Esti Comu U viagra... faci 'nchianari i cazzi "

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doddi
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rorschach ha scritto:Il link di doddi dice che le frasi sono state smentite sia da Marchionne che da Radio 24.
Quelle relative all'addio all'Italia... Ma lo fara' se i talebani continueranno, smentita di facciata o meno. Sergione non e' un politico :wink
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una delle cause maggiori del debito pubblico sono i soldi che lo stato ha dato alla fiat sin dai tempi di Agnelli, comunque per uno come me che ama il blu di marchionne preferisco i suoi maglioni :lol:
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CALABRESE
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Al mio paese questo si chiama "sputare nel piatto dove si è mangiato".La Fiat ha ricevuto per anni soldi dallo stato italiano,ora che questi soldi vengono dati da altri paesi,si smantella tutto e via,anche a costo di mandare un pezzo dall' altra parte del mondo per riavere tutta l'auto costruità li'.Lascio perdere i modelli che sono stati prodotti da questa gestione Marchionne,Freemont auto senza personalità,chiaramente americana venduta a un prezzo indecente,per non parlare della Thema,50 mila euro per una mezza chrysler e mezza Maserati,a quel prezzo si compra altro..Questo signore non avrà mai da me nemmeno 1 euro :salut
"Preferisco che ci si abbracci quando si fa gol, evitando certe cose."
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pab397
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Come spiegherebbe questo "genio" del management l'eventuale approdo della Volkswagen a Torino
http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z1w3wUXLuA
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sono talmente comunista che da bambino mi mangiavo da solo
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ma che se ne vada in cina, ha rotto abbastanza, se siamo in queste condizioni lui ha una buona fetta del 30% di responsabilità, speriamo che dr cresca che mi sembra molto più seria della fiat. Arrivare al livello di fiat come robustezza di macchine è fattibilissimo.
Pickwick ha scritto:La percentuale di scemi del movimento 5 stelle supera anche il grande sud di Miccichè...
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riconvertire parte della produzione della fiat in cose utili, come motori ibridi, macchinari per piccole e medie imprese, impianti di produzione energetica a basso impatto ambientale, cioè cose che in futuro serviranno e per le quali ci sarà una grande richiesta e necessità, per cui iniziando a progettarli e produrli adesso ci si trova anche avvantaggiati rispetto alla concorrenza degli altri Paesi...

e poi basta con tutte 'ste macchine, ma quante macchine bisogna fabbricare? e per andare dove?
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sgabuzzone
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spiny79 ha scritto:riconvertire parte della produzione della fiat in cose utili, come motori ibridi, macchinari per piccole e medie imprese, impianti di produzione energetica a basso impatto ambientale, cioè cose che in futuro serviranno e per le quali ci sarà una grande richiesta e necessità, per cui iniziando a progettarli e produrli adesso ci si trova anche avvantaggiati rispetto alla concorrenza degli altri Paesi...
Ciò richiede una visione strategica e sopratutto tanti soldi investiti in ricerca senza un ritorno immediato, e data la politica di Marchionne, mi sembra abbastanza improbabile che avvenga.
La Fiat sarà competitiva quando raggiungerà lo stesso livello qualitativo dei concorrenti ad un prezzo accettabile.
Cosa pretendi da un paese, che ha la forma di una scarpa? (cit.)
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citrosodina
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Si chiama operazione "fino al 2015, benzina e gasolio a 1€" ed è la mossa - a sorpresa - del Gruppo Fiat contro il caro-carburanti. In pratica chi compra una Fiat nuova - non vale per Alfa Romeo o Lancia - fino al 31 luglio 2012 riceve una card attivata dal Concessionario e collegata a un PIN consegnato in busta chiusa. La card "segue" la macchina ed è precaricata con un ammontare di litri di combustibile diverso a seconda del modello scelto. "Per esempio - spiegano alla Fiat - se si sceglie una Bravo Multijet, la carta permetterà un rifornimento totale di 2.000 litri, corrispondenti a circa 45.000 Km, ovvero la percorrenza media di circa due anni e mezzo di utilizzo. Inoltre, per permettere ai clienti di fruire pienamente dei benefici previsti, la carta è utilizzabile fino al 31 dicembre 2015.

Così, con la card in tasca, il cliente puà andare in un distributori IP (sono 3700 in Italia, non ci sono problemi di diffusione sul territorio) e può fare rifornimento a un prezzo bloccato a 1 Euro al litro, dopo aver esibito la card al gestore, digitato il PIN e pagato l'equivalente dei litri erogati (ad esempio 10 Euro per 10 litri): il totale dei litri erogati viene detratto dal totale presente nella carta.

Insomma, la differenza tra l'euro al litro pagato dal cliente e il prezzo effettivo del carburante è pagata da Fiat: questa la scommessa del colosso torinese (che ha appena perso diverse centinaia di migliaia di euro perché è già deciso che ora la benzina
aumenterà di 2 centesimi per l'incremento di accise pro terremotati) che in questo modo però "regala" tranquillità economica ai propri clienti.

Ecco sta tutto qui il carattere innovativo della promozione: non tanto nel risparmio, ma nella tranquillità futura. Trattandosi infatti di una promozione è ovvio che il cliente potrà rinunciare a questa card e avere in cambio uno sconto maggiore sul listino, ma di questi tempi aderendo all'iniziativa Fiat ci si porta a casa qualcosa di più di un semplice sconto. Ossia la tranquillità di pagare per i prossimi 45 mila km la benzina ad un euro al litro. Un vantaggio di serenità non indifferente considerando la raffica di aumenti e il fatto che ormai si prevede uno sfondamento della fatidica soglia dei 2 euro/litro. Cosa che a Torino ora nessuno si augura (sarebbe un bagno di sangue per loro...) ma che potrebbe spingere diversi clienti Fiat ad aderire a questa iniziativa.

Perché IP? "Questo marchio - rispondono a Torino - condivide con Fiat sia una forte capillarità sull'intero territorio nazionale, quindi la vicinanza ai propri clienti, sia l'orgoglio di essere italiani (è l'unico gruppo di distribuzione privato al 100% italiano). Non a caso, entrambi i Gruppi sono Sponsor Ufficiale della Nazionale italiana di calcio".

Secondo i tecnici della Fiar ora si potrà andare da Milano a Napoli spendendo solo 33€ di benzina con una Punto TwinAir e 27€ di gasolio a bordo di una Punto Multijet II: un costo chilometrico davvero basso, paragonabile solo a quello che si avrebbe con un'alimentazione metano. "In questo modo - spiegano - i nostri clienti sono liberi di scegliere la motorizzazione che più risponde alle loro esigenze, senza le preoccupazioni relative al costo d'uso".

A dirla così sembra facile (ammesso di aver capito tutto perché ogni volta che scriviamo di iniziative commerciali così complesse scopriamo sempre dopo che c'è qualcosa che non è chiaro....) ma si è trattata di un'operazione difficile, soprattutto dal punto di vista operativo perché Fiat si farà carico per un periodo molto lungo, fino al 31/12/2015 di fare "da paracadute" all'aumento della benzina.

Un'operazione che la Fiat ha voluto fortemente perché perfettamente in linea con l'immagine di marca, da sempre legata a concetti di tecnologie e prodotti innovativi per abbattere i consumi: Common Rail, MultiAir, Easy Power, Natural Power, eco: Drive, Start&Stop. Non dimentichiamo che secondo JATO Dynamics, "Fiat è il brand che ha registrato il livello più basso di emissioni di CO2 delle vetture vendute in Europa nel 2011, con un valore medio di 118,2 g/km". Marchionne si danna perché nessuno le scrive queste cose. Effettivamente in un mondo dove la gente spegne gli
elettrodomestici, anziché lasciarli in 'stand by' oppure compra borse riutilizzabili invece dei sacchetti di plastica "usa e getta" è un po' strano...
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Classica operazione di marketing meglio nota come "gioco delle tre carte": Fiat sposta lo stesso "peso incentivante" facendolo "apparire" piu' allettante. :mrgreen:
Le feci tener su le scarpe coi tacchi alti. Sono un freak.
Il corpo al naturale non lo reggo, ho bisogno di farmi ingannare.
Gli psichiatri hanno un termine specifico per questo,
ed io ho un termine specifico per gli psichiatri.
[Charles Bukowski]
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http://www.liberoquotidiano.it/news/eco ... -mese.html

Vorrebbe gli schiavi nelle fabbriche,personalmente non comprerò una Fiat finchè ci sarà lui o qualcun altro come lui.
"Preferisco che ci si abbracci quando si fa gol, evitando certe cose."
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