Sequestrati beni per oltre 200 milioni

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goldenboy
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A Reggio, invece, sequestrati beni per oltre 200 milioni a imprenditori Pietro Siclari e Pasquale Rappoccio. Sequestrate anche quote Hotel de la Ville e Hotel Plaza a Villa San Giovanni
di Alessia Candito - È un sequestro record per numero di beni e valore di questi – stimato in oltre 230 milioni di euro – quello che il procuratore aggiunto Michele Prestipino Giarritta, insieme al sostituto Giuseppe Lombardo ha chiesto e ottenuto per Pietro Siclari e Pasquale Rappoccio. Due volti e nomi noti dell'imprenditoria reggina, salita agli onori delle cronache per i rapporti più che cordiali con le ndrine più diverse con le quali – ha dimostrato più di un'inchiesta – non disdegnano fare affari e spartirsi profitti. Ed è proprio in ragione di questi rapporti, emersi in numerosi atti di indagine, che la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha chiesto e ottenuto l'emissione per entrambi di un provvedimento di sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza e il sequestro dell'intero patrimonio, tra cui spiccano anche le quote del Grand Hotel de la Ville e l'Hotel Plaza di Villa San Giovanni. Ma nel "bottino" ci sono anche appartamenti, immobili, quote societarie, conti correnti intestati a mogli e figli, ugualmente frutto secondo gli inquirenti degli illeciti rapporti con cui entrambi hanno costruito le proprie fortune.
Per quanto riguarda Pietro Siclari, gli inquirenti hanno messo i sigilli a quote e patrimonio di sei ditte e imprese, fra le quali l'Immobiliare Otto, società che aveva fra i propri soci l'agente INA-Assitalia Giovanni Filianoti, sul cui misterioso omicidio ancora di indaga, e i cui soci avevano una serie di interessi anche nelle società miste che operano per conto del Comune di Reggio Calabria. Ed è invece un elenco impressionante quello dei beni di Siclari cui i militari della Guardia di Finanza hanno apposto i sigilli alle quote di Siclari e famiglia di: 29 di appartamenti, abitazioni e ville, 24 appezzamenti di terreno, 5 fabbricati rurali15 autorimesse, due magazzini, dieci fra box e garage. In minor numero, ma ugualmente rilevanti in termini di valore pecuniario i beni sequestrati all'ex patron della Medinex Pasquale Rappoccio: le quote a lui riconducibili e il relativo patrimonio sociale di tredici società – inclusa la Nuovo Basket Viola Reggio 98 – cinque fra garage, posti auto e box, un negozio e otto fra abitazioni e appartamenti.
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http://www.strill.it/index.php?option=c ... &Itemid=86

Reggio, maxisequestro imprenditori: l'elenco dei beni sequestrati
Martedì 23 Ottobre 2012 11:50


Con i provvedimenti adottati dai finanzieri del GICO è stato disposto ed eseguito il sequestro del patrimonio riconducibile agli imprenditori Rappoccio e Siclari, al momento stimato in oltre 230 milioni di euro, tra cui figurano, in particolare:

(a) per RAPPOCCIO PASQUALE


» nr. 18 unità immobiliari (11 appartamenti, nr. 4 garage, nr. 2 box auto e nr. 1 negozio);
» Ditta Individuale RAPPOCCIO Pasquale, operante nel settore dell’intermediazione del commercio di prodotti, con relativo patrimonio aziendale;
» MEDINEX DI RAFFA ROSALIA MARIA S.A.S., operante nel settore commercio all'ingrosso di articoli medicali ed ortopedici con relativo patrimonio aziendale;
» MEDINEX S.R.L., operante nel settore del commercio all'ingrosso di articoli medicali ed ortopedici con relativo patrimonio aziendale;
» A.R. MEDICA S.R.L., operante nel settore del commercio all'ingrosso di articoli medicali ed ortopedici;
» 89% della NUOVO BASKET VIOLA REGGIO 98 S.R.L., operante nel settore dell’associazionismo sportivo con relativa quota spettante del patrimonio aziendale;
» 70% della ANTARES EUROTRADING S.R.L., operante nel settore del commercio all'ingrosso di altri prodotti con relativa quota spettante del patrimonio aziendale;
» 67% della GRUPPO GESTIONE SANITARIE S.R.L., operante nel settore della costruzione di edifici con relativa quota spettante del patrimonio aziendale (tra cui 4 unità immobiliari);
» 50% della “WELCOME INVESTMENTS ITALIA S.r.l., operante nel settore della costruzione di edifici con relativa quota spettante del patrimonio aziendale (tra cui 6 unità immobiliari e l’80% del capitale sociale della JONIO BLU S.r.l., società che gestisce il noto “Villaggio Jonio Blu” di Bianco);
» 40% della I.C.R.A.S. S.R.L., operante nel settore della locazione immobiliare di beni propri con relativa quota spettante del patrimonio aziendale (tra cui ben 39 unità immobiliari);
» 34% della ICARUS S.R.L., operante nel settore della compravendita di beni immobili con relativa quota spettante del patrimonio aziendale;
» 28,9% della PICCOLO HOTEL S.R.L., operante nel settore degli alberghi e motel con ristorante con relativa quota spettante del patrimonio aziendale (tra cui il noto Hotel Plaza);
» 26% della G.E.S.A.M. S.P.A., operante nel settore alberghiero con relativa quota spettante del patrimonio aziendale (tra cui il noto Grand Hotel De La Ville);
» 10% della POLISPORTIVA PIERO VIOLA S.P.A., operante nel settore dell’associazionismo sportivo con relativa quota spettante del patrimonio aziendale;


(b) per SICLARI Pietro

» nr. 88 unità immobiliari (39 appartamenti, nr. 26 autorimesse e nr. 23 terreni);
» SICLARI ANTONINO & FIGLI S.A.S., operante nel settore della costruzione di edifici con relativo patrimonio aziendale (tra cui ben 116 unità immobiliari);
» 50% della “WELCOME INVESTMENTS ITALIA S.r.l., operante nel settore della costruzione di edifici con relativa quota spettante del patrimonio aziendale (tra cui 6 unità immobiliari e l’80% del capitale sociale della JONIO BLU S.r.l., società che gestisce il noto “Villaggio Jonio Blu” di Bianco);
» 33% della GRUPPO GESTIONE SANITARIE S.R.L., operante nel settore della costruzione di edifici con relativa quota spettante del patrimonio aziendale (tra cui 4 unità immobiliari);
» 24,77% della G.E.S.A.M. S.P.A., operante nel settore alberghiero con relativa quota spettante del patrimonio aziendale (tra cui il noto Grand Hotel De La Ville);
» 28,85% della PICCOLO HOTEL S.R.L., operante nel settore alberghiero con relativa quota spettante del patrimonio aziendale (tra cui 2 complessi immobiliari);
» 15% della OTTO SRL, operante nel settore costruzione di edifici con relativa quota spettante del patrimonio aziendale (con un attivo di oltre 10 milioni di euro per il 2011);
doddi
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Tutti coloro che hanno frequentato locali, hotels, palazzetti e quant'altro inserito in quell'elenco devono considerarsi, di diritto, quantomeno contigui al malaffare, per aver contribuito ed aver portato anche i loro soldi alla creazione di un simile impero, che non è il primo nè sarà l'ultimo beccato in città.

That's Reggio, 'ndrangheta's city


(ma forse non lo sapevano ... fuorsemafuorse :ooh: )


https://www.youtube.com/watch?v=5thW0dxYgjs
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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OronzoPugliese
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doddi ha scritto:Tutti coloro che hanno frequentato locali, hotels, palazzetti e quant'altro inserito in quell'elenco devono considerarsi, di diritto, quantomeno contigui al malaffare

Fai tenerezza :emo_pic_18:
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OronzoPugliese ha scritto:

Fai tenerezza :emo_pic_18:
Stessa considerazione che ho fatto tra me e me... :thumleft
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Nci vannu terra terra, peri e mmani;
E pa malignità brutta e superba,
Ccà non crisci chi erba, erba, erba"
(Nicola Giunta)
doddi
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OronzoPugliese ha scritto:
doddi ha scritto:Tutti coloro che hanno frequentato locali, hotels, palazzetti e quant'altro inserito in quell'elenco devono considerarsi, di diritto, quantomeno contigui al malaffare

Fai tenerezza :emo_pic_18:
Me ne compiaccio...ma forse non è così? Trovi errori in quanto affermato?

Per quanto mi riguarda se il propietario di un'esercizio commerciale non è di mio gradimento non vado di certo a fare spese. Quando ho contezza su chi è.

Caro Oronzo il "problema" sta tutto qua. O forse non ti è ancora chiaro...ed in quest'ultimo caso a fare tenerezza sei tu.
Lascia perdere la vicenda Comune, se ti riesce... per cinque minuti. Ty.
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UnVeroTifoso ha scritto:
OronzoPugliese ha scritto:

Fai tenerezza :emo_pic_18:
Stessa considerazione che ho fatto tra me e me... :thumleft

Idem con patate mayonese checiup di oronzo :fifi:
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aquamoon
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doddi ha scritto:Tutti coloro che hanno frequentato locali, hotels, palazzetti e quant'altro inserito in quell'elenco devono considerarsi, di diritto, quantomeno contigui al malaffare, per aver contribuito ed aver portato anche i loro soldi alla creazione di un simile impero, che non è il primo nè sarà l'ultimo beccato in città.

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Se i custoditi sono equiparati ai loro custodi... dove sono i miei 230 milioni?
:scratch
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aquamoon ha scritto:
doddi ha scritto:Tutti coloro che hanno frequentato locali, hotels, palazzetti e quant'altro inserito in quell'elenco devono considerarsi, di diritto, quantomeno contigui al malaffare, per aver contribuito ed aver portato anche i loro soldi alla creazione di un simile impero, che non è il primo nè sarà l'ultimo beccato in città.

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Se i custoditi sono equiparati ai loro custodi... dove sono i miei 230 milioni?
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Detto in parole povere? :scratch
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pab397
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aquamoon ha scritto:
doddi ha scritto:Tutti coloro che hanno frequentato locali, hotels, palazzetti e quant'altro inserito in quell'elenco devono considerarsi, di diritto, quantomeno contigui al malaffare, per aver contribuito ed aver portato anche i loro soldi alla creazione di un simile impero, che non è il primo nè sarà l'ultimo beccato in città.

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sono talmente comunista che da bambino mi mangiavo da solo
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aquamoon
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doddi ha scritto:
aquamoon ha scritto:
doddi ha scritto:Tutti coloro che hanno frequentato locali, hotels, palazzetti e quant'altro inserito in quell'elenco devono considerarsi, di diritto, quantomeno contigui al malaffare, per aver contribuito ed aver portato anche i loro soldi alla creazione di un simile impero, che non è il primo nè sarà l'ultimo beccato in città.

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Se i custoditi sono equiparati ai loro custodi... dove sono i miei 230 milioni?
:scratch

Detto in parole povere? :scratch
Visto che ho contribuito con le mie frequentazioni a creare il patrimonio del tipo su indicato, dov'è la mia parte?
Non si parla di scontrini, stiamo parlando di patrimoni multimilionari che non provengono certamente dalle pizze o dai biglietti al palazzetto.
Questo per intenderci.
...
Altra cosa è farci affari insieme, consapevolmente.
Se vuoi, da stasera, per non avere noie in futuro... butto la spazzatura fuori dai cassonetti... shhh, pare siano collusi pure loro.
Anzi, metto pure i salsicciotti alle finestre così non sento Antonacci... potrebbero indagarmi per favoreggiamento...
:wink
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aquamoon ha scritto:
doddi ha scritto:
aquamoon ha scritto:
Se i custoditi sono equiparati ai loro custodi... dove sono i miei 230 milioni?
:scratch

Detto in parole povere? :scratch
Visto che ho contribuito con le mie frequentazioni a creare il patrimonio del tipo su indicato, dov'è la mia parte?
Non si parla di scontrini, stiamo parlando di patrimoni multimilionari che non provengono certamente dalle pizze o dai biglietti al palazzetto.
Questo per intenderci.
...
Altra cosa è farci affari insieme, consapevolmente.
Se vuoi, da stasera, per non avere noie in futuro... butto la spazzatura fuori dai cassonetti... shhh, pare siano collusi pure loro.
Anzi, metto pure i salsicciotti alle finestre così non sento Antonacci... potrebbero indagarmi per favoreggiamento...
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Non c'è la tua parte, se la sono 'nfossata i delinquenti.
Se la prendono quando vai a fare la spesa, quando compri gli abiti, quando compri l'automobile, il caffè, la pizza... se la prendono molto più spesso di quanto tu possa pensare.

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doddi ha scritto:

Non c'è la tua parte, se la sono 'nfossata i delinquenti.
Se la prendono quando vai a fare la spesa, quando compri gli abiti, quando compri l'automobile, il caffè, la pizza... se la prendono molto più spesso di quanto tu possa pensare.

That's Reggio, 'ndrangheta's city
Credo di averlo scritto un paio d'anni fa e lo penso da quando mi hanno rubato il primo motorino... embè?
Non sono un Amministratore nè un funzionario dello Stato, non ho obblighi se non morali ed etici. Gli altri, gli Amministratori, per esempio, hanno obblighi di legge.
Se vuoi mettere dalla stessa parte mia moglie che compra la frutta al mercatino di Piazza del Popolo,
a proposito apro una parentesi: (che fine ha fatto il mercatino? Dov'è che si può comprare la frutta?),
con chi assegna appalti milionari e "concede" revisioni prezzi altrettanto milionari,
fallo pure,
ma non è corretto.
:salut
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onlyamaranto
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Quindi io prima di fare la spesa, andare ad un cinema, ecc, dovrei informarmi su chi sono i propietari/beneficiari dei miei soldi? e da chi dovrei informarmi? dalla questura o dai carabinieri, e se non mi informo divento complice?

"...e qualcosa rimane
tra le pagine chiare e le pagine scure... "
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onlyamaranto ha scritto:Quindi io prima di fare la spesa, andare ad un cinema, ecc, dovrei informarmi su chi sono i propietari/beneficiari dei miei soldi? e da chi dovrei informarmi? dalla questura o dai carabinieri, e se non mi informo divento complice?
Il problema non è solo il tuo.
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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LEttura interessante

http://www.ildispaccio.it/primo-piano/1 ... lle-ndrine


Rappoccio e Siclari, vent'anni di business al servizio delle ndrine
Share di Alessia Candito - "Una richiesta fondata tanto sul piano personale come su quella patrimoniale": non ha dubbi il giudice Kate Tassone quando sulla sua scrivania della Sezione Misure di Prevenzione piomba la richiesta di un provvedimento di sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza e di sequestro dell'intero patrimonio per Pietro Siclari e Pasquale Rappoccio.
Due volti e nomi noti della cosiddetta Reggio bene, ufficialmente più o meno spregiudicati imprenditori, assurti alla ribalta delle cronache per i rapporti più che cordiali con le ndrine più diverse con le quali non hanno avuto remora alcuna a fare affari e spartirsi profitti. Rapporti, frequentazioni e affari emersi nei numerosi atti di indagine che li hanno condotto in carcere e andati a pesare nella richiesta redatta dal procuratore aggiunto Michele Prestipino Giarritta e dai sostituti Giuseppe Lombardo e Stefano Musolino.
Rapporti strutturati nel tempo. Già nell'operazione Olimpia, ricorda il giudice, Siclari figurava come membro a pieno titolo di quel "cosiddetto 'comitato d'affari' che dominava la gestione degli appalti pubblici nella città e nell'hinterland di Reggio Calabria ed al cui interno l'imprenditore rivestiva un ruolo di primo piano quale esponente di una lobby di politici, imprenditori e mafiosi in grado di condizionare le scelte sulle opere finanziarie e sulle aziende da selezionare". All'epoca, a Siclari si contestava di essersi intromesso, in qualità di rappresentante della famiglia Libri, nell'assegnazione dell'appalto per il prolungamento della pista dell'aeroporto di Reggio Calabria, elementi ritenuti però non sufficienti per l'adozione di una qualsiasi misura nei confronti del colletto bianco. Ma se ai tempi Siclari riesce a dribblare i provvedimenti della magistratura, quanto emerso nelle operazioni degli anni 2000, a partire da Entourage, lo connota – sottolinea il giudice Tassone come "soggetto socialmente pericoloso perchè fortemente indiziato di appartenere alla ndrangheta". Ed è proprio in quell'indagine che emerge " con prepotenza" la figura di Siclari come imprenditore "astuto e senza scrupoli" che ha basato la propria fortuna sullo "sfruttamento di stretti vincoli, come si vedrà risalenti nel tempo, con personaggi di spicco di diverse consorterie mafiose attive sia all'interno del territorio cittadino che nella provincia, e ne ha tratto consistenti vantaggi per il conseguimento dei più svariati interessi collegati all'esercizio della propria attività".
Sarà infatti proprio l'indagine Entourage – che ha dimostrato l'esistenza di un'organizzazione che si è spartita undici appalti per l'esecuzione di lavori pubblici, tra il 2003 ed il 2007, dividendosi un totale di cinque milioni di euro di commesse della Provincia, del Comune ed altri enti di alcuni centri dell'hinterland – a svelare l'iperattività di Siclari, che pur di scovare e punire i responsabili di una rapina subita, non esita – né ha alcun problema – a scomodare noti affiliati della cosca Alvaro di Sinopoli e dei Libri di Reggio, chiedendo addirittura l'eliminazione del rapinatore. Ma l'istanza avrà esito negativo. E al no dei clan della città, Siclari non esita a contattare i Barbaro di Platì. Richieste che l'imprenditore, con metodi degni di un boss, porta avanti ricordando ai diversi interlocutori da cui pretende la testa dell'uomo, i rapporti di lunga data che lo legano a storici capi delle ndrine di città e provincia, che hanno scritto di proprio pugno la storia della ndrangheta in città, come "don Rocco Musolino", ex sindaco di Santo Stefano d'Aspromonte, storico mediatore di controversie di ndrangheta, o Domenico Alvaro, patriarca di Sinopoli, o ancora "i platioti". "Il Siclari – scrive il giudice – si destreggia con lucida abilità attraverso una fitta rete di relazioni criminali con esponenti vertice delle tre cosche menzionate". Ma fra le pieghe delle intercettazioni confluite in quel procedimento ci sono anche le prove di come l'attività imprenditoriale di Siclari a braccetto con i clan sia iniziata già negli anni 80, quando l'allora giovane imprenditore iniziava a fare i primi investimenti immobiliari, forte dell'appoggio di boss del calibro di Mico Alvaro. Tutti elementi contenuti nell'inchiesta Entourage che già di per sé sarebbero sufficienti a fornire un quadro dell'attività e della personalità dell'uomo, il cui nome è stato citato a vario titolo in molte delle grandi inchieste degli ultimi vent'anni contro la ndrangheta reggina. È fra le carte di Olimpia infatti che per la prima volta il nome di Rappoccio appare associato a quello di uomini delle cosche Tegano e Condello, quali impresentabili soci in affari. Di lui, parlerà anche lo storico collaboratore Giacomo Lauro, che spiegherà come la sua impresa edile fosse stata uno degli strumenti privilegiati della cosca De Stefano per riciclare enormi somme di denaro e accaparrarsi appalti su appalti. Ancora, nel 99, Siclari viene deferito all'autorità giudiziaria per il reato di estorsione in concorso perchè avrebbe costretto l'imprenditore Demetrio Rullo, titolare di un'impresa vincitrice di un appalto per una fornitura di calcestruzzo, a cedere una parte della commessa a Bruno Crucitti, imprenditore affiliato alla cosca Libri. Ma Siclari – emerge dalle carte di diverse inchieste firmate dalla Dda reggina - non è solo disposto a "rappresentare" gli interessi del clan Libri presso colleghi e concorrenti, ma nel corso del tempo non ha avuto neanche remore a scegliere come partner d'affari, uomini di riferimento del clan come Demetrio Frascati e Vincenzo Carriago. Una fedeltà che sarà ben ricompensata: sarà infatti sempre per intercessione dello stesso patriarca Pasquale Libri che Siclari riuscirà a entrare negli appalti per la manutenzione del Cedir, sede anche della Orocura, su cui Matteo Alampi, affiliato allo stesso clan Libri aveva messo gli occhi. Tutti elementi che portano il giudice a concludere: "i legami con ambienti della criminalità organizzata, di volta in volta differenti a seconda della convenienza economica, hanno fatto da cornice a tutto il percorso che ha portato il proposto a diventare uno dei più potenti imprenditori reggini".
E i risultati di tali legami, nell'analisi dettagliata del percorso economico e finanziario fatta dagli uomini della Gdf, sono evidenti. Dalle mani di Siclari, che ha costruito la sua fortuna sul cemento e sul mattone, nel corso degli anni sono transitati fiumi di soldi, reinvestiti nei settori più diversi, assolutamente inspiegabili alla luce delle dichiarazioni dei redditi presentate. Così come inspiegabile è il capitale di partenza con cui da giovane rampante imprenditore Siclari ha iniziato la sua scalata al gotha imprenditoriale reggino. Un'analisi che porta inquirenti e investigatori a una conclusione lapidaria: "se il patrimonio immobiliare originariamente acquistato dal Siclari è da considerarsi di provenienza illecita, i cui frutti sono anch'essi di natura illecita, nello stesso modo vanno al momento qualificati tutti gli altri beni nella disponibilità diretta e indiretta del proposto collegati alle somme di denaro, ancorchè fiscalmente dichiarate, tratte da tali investimenti". A Siclari quindi – indicano i magistrati e concorda il giudice – va sequestrato tutto. Tutti i beni. Tutte le imprese, le quote sociali, le partecipazioni e le attività. Anche quelle che nel corso degli anni ha intestato a moglie e figli, titolari di veri e propri imperi già negli anni in cui risultavano nullatenenti. Anche quelle che hanno visto Siclari agire in tandem – economico e criminale - con l'altro grande protagonista dello storico sequestro messo a segno dalla Dda reggina, Pasquale Rappoccio. Conosciuto anche come Berlusconi, l'ex patron della Medinex, insieme a Siclari possedeva, direttamente o indirettamente, rilevanti quote societarie in alcune delle più rinomate strutture alberghiere della provincia reggina, tra cui il Grand Hotel De La Ville e Hotel Plaza, di Villa San Giovanni (RC), ma anche il rinomato villaggio turistico "Villaggio JONIO BLU" di Bianco, ottenuto tramite la Welcome Investments. Insieme controllavano anche l'importante Gruppo Gestioni Sanitarie S.r.l., operante nel settore immobiliare. Ma la prova più evidente del connubio affaristico e criminale fra Siclari e Rappoccio, che del primo è considerato dagli inquirenti una delle principali teste di legno, è senza dubbio l'acquisto del Limoneto, noto centro della movida reggina. Un affare che secondo gli inquirenti, il Berlusconi di Reggio avrebbe condotto in nome e per conto delle cosche Tegano e Condello, " mettendo a disposizione non solo i suoi beni – si legge nel decreto di sequestro – ma il suo know how imprenditoriale" al servizio dei due clan.
Ma a disposizione del clan Tegano, Rappoccio non aveva messo a disposizione solo le proprie competenze professionali. Secondo il collaboratore Roberto Moio, il Berlusconi dello Stretto avrebbe anche favorito anche la latitanza del boss Giovanni Tegano, nascondendolo per un lungo periodo a casa del cognato, Paolo Siciliano, dove il boss latitante avrebbe addirittura organizzato il ricevimento per il matrimonio di una delle figlie. Festeggiamenti ai quali anche Rappoccio avrebbe partecipato, proprio negli anni in cui si affermava come dominus indiscusso delle forniture sanitarie alle Asl calabresi. "Un'attività" che gli costerà diversi procedimenti penali per truffa, abuso di ufficio e turbata libertà di incanti, un rinvio a giudizio per i reati di associazione a delinquere, falsità materiale ed ideologica, truffa e frode nelle pubbliche forniture al di fuori di qualsivoglia procedura legale di approvvigionamento, nonché mediante la sistematica applicazione di sproporzionati ed ingiustificati ricarichi sui prezzi finali dei beni acquistati e una – per adesso - condanna ad un anno e 4 mesi di reclusione per aver arrecato un danno ingiusto all'ASL nr.9 di Locri per un ordinativo di acquisto di beni sanitari senza l'indizione di una gara, in violazione della normativa vigente in tema di fornitura pubbliche.
A fornire il quadro completo o meglio, nelle parole dei magistrati "un impietoso spaccato" di come Rappoccio gestisse i suoi rapporti con le varie Asl del territorio calabrese e – passando lo Stretto – con quella di Messina, è l'informativa Volley della Guardia di Finanza. Un vero e proprio "zibaldone – scrivono i pm nella richiesta - degli intrecci di interessi personali e imprenditoriali in cui affoga l'efficienza della sanità calabrese". Palmi, Polistena, Locri, Vibo, Cosenza, non c'era presidio che sfuggisse alle mire dell'imprenditore che su quegli ospedali e sui rapporti illeciti tessuti al loro interno ha costruito la propria fortuna. "L'affermazione e lo sviluppo imprenditoriale del proposto – si legge nelle carte - sono infatti caratterizzate da un costante rapporto illecito con funzionari corrotti, sia perchè infedeli sia perchè si prestavano a strumentalizzare la propria funzione al fine di agevolare gli interessi del preposto. Ed infatti, il Rappoccio tessendo abilmente la tela dei rapporti con personaggi politici influenti negli ambienti sanitari, dirigenti amministrativi delle Asl e delle Aziende ospedaliere, diretti rapporti con i primari interessati alle forniture di prodotti parasanitari, attrezzature e strumenti diagnostici alterava il mercato e la concorrenza, attraverso l'abuso di informazioni, la formazione concordata dei bandi di gara, la manipolazione delle offerte, così garantendo l'illecito sviluppo imprenditoriale delle sue imprese".
Imprese e patrimonio – hanno dimostrato in seguito le indagini – che Rappoccio, al pari di Siclari, avrebbe messo spesso a completa disposizione dei clan, convertendosi nello strumento essenziale di penetrazione delle ndrine all'interno delle pubbliche amministrazioni e di pubblici e privati appalti, rappresentazione plastica di quella zona grigia spesso evocata e cui i due imprenditori sono inequivocabili nomi e volti.
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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Sono purtroppo i padroni della città, con la loro presenza hanno distrutto tutto,anche le coscienze e vogliono negare anche il futuro alla nostra gente, secondo me esistono molte strade per un cambiamento,forte azione repressiva su persone e cose,etc., ma per noi ci vorrebbe di più, anche il ribaltamento totale di una parte della nostra cultura e forse anche di alcuni aspetti delle nostre tradizioni, che, in qualche modo, fanno da collante con loro, anche se non in maniera volontaria chiaramente,bisogna staccare qualsiasi forma di relazione con questa gente, in questo modo si potrà capire meglio da che parte si sta.
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strettomessina ha scritto:Sono purtroppo i padroni della città, con la loro presenza hanno distrutto tutto,anche le coscienze e vogliono negare anche il futuro alla nostra gente, secondo me esistono molte strade per un cambiamento,forte azione repressiva su persone e cose,etc., ma per noi ci vorrebbe di più, anche il ribaltamento totale di una parte della nostra cultura e forse anche di alcuni aspetti delle nostre tradizioni, che, in qualche modo, fanno da collante con loro, anche se non in maniera volontaria chiaramente,bisogna staccare qualsiasi forma di relazione con questa gente, in questo modo si potrà capire meglio da che parte si sta.

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strettomessina ha scritto:Sono purtroppo i padroni della città, con la loro presenza hanno distrutto tutto,anche le coscienze e vogliono negare anche il futuro alla nostra gente, secondo me esistono molte strade per un cambiamento,forte azione repressiva su persone e cose,etc., ma per noi ci vorrebbe di più, anche il ribaltamento totale di una parte della nostra cultura e forse anche di alcuni aspetti delle nostre tradizioni, che, in qualche modo, fanno da collante con loro, anche se non in maniera volontaria chiaramente,bisogna staccare qualsiasi forma di relazione con questa gente, in questo modo si potrà capire meglio da che parte si sta.

Basta chiedergli se gentilmente potrebbero indossare il giubbino fluorescente dell'Anas quando escono di casa...
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doddi ha scritto:
strettomessina ha scritto:Sono purtroppo i padroni della città, con la loro presenza hanno distrutto tutto,anche le coscienze e vogliono negare anche il futuro alla nostra gente, secondo me esistono molte strade per un cambiamento,forte azione repressiva su persone e cose,etc., ma per noi ci vorrebbe di più, anche il ribaltamento totale di una parte della nostra cultura e forse anche di alcuni aspetti delle nostre tradizioni, che, in qualche modo, fanno da collante con loro, anche se non in maniera volontaria chiaramente,bisogna staccare qualsiasi forma di relazione con questa gente, in questo modo si potrà capire meglio da che parte si sta.

Basta chiedergli se gentilmente potrebbero indossare il giubbino fluorescente dell'Anas quando escono di casa...
Il che, nella prossima mancanza di illuminazione notturna, dovrebbe far comodo.
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