In Spagna si nazionalizza

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doddi ha scritto:
Regmi ha scritto:
spiny79 ha scritto:ma se un paese membro dovesse decidere di uscire dall'euro, o ne fosse costretto, cosa si verificherebbe tecnicamente a quello stato ed al resto dell'area euro?

Per esempio
che lo stesso si ritroverebbe a dover competere da solo con i colossi economici mondiali e che i dieci Euro che ci ritroviamo in tasca diventerebbero carta straccia per via dell'inevitabile svalutazione.
...E tralasciando l'aspetto, non secondario, che un futuro di pace all'interno della stessa
come in prospettiva solo L'Unione Europea può garantire
verrebbe indebolito.
:salut
E l'Argentina che storia sarebbe?
Lasciamo perdere l'Islanda che e' una realta' piccola...
Per rinascere bisogna prima morire. Un'altra storia non auspicabile, appunto.
Prova a ricordare cosa avvenne e dove precipitò quel Paese e una risposta l'avrai.
Quello che io ricordo è che gli eredi di terza generazione dei nostri emigrati, avendo perso tutto,
fecero a cazzotti per aver riconosciuto il doppio passaporto e trasferirsi da noi.
Chi pagò e paga il debito che in % era di gran lunga inferiore al nostro?
L'inflazione a quanto viaggia?
Era tra le grandi economie?
Qual'è il dato dell'import/exsport?

Il nostro benessere deriva dall'essere diventati tra le più grandi economie del mondo che, non avendo nessuna risorsa naturale, trasforma tutto quello che importa e ...abbiamo il risparmio privato accumulato negli anni.
Ergo trasferimento di ricchezza (che non c'era), o meglio ancora si è preferito elargire spesa pubblica per ottenere consenso,
dal pubblico al privato che adesso torna indietro per far fronte al debito, che come d'incanto sparire non può, accumulato.

Per tornare all'attuale, lo stesso sistema politico che si vuole assurgere a modello e che tu appoggi.
...O ancora non te ne sei accorto? :mrgreen:
La speranza appartiene ai figli.
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doddi
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Discutere con te di queste cose o con mio nipotino che lunedi' compira'5 anni e' la stessa medesima cosa... Con la differenza che almeno lui apprende 8-)
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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doddi ha scritto:Discutere con te di queste cose o con mio nipotino che lunedi' compira'5 anni e' la stessa medesima cosa... Con la differenza che almeno lui apprende 8-)
Capisco solamente che ancora non te ne sei accorto e,
come per le risposte e la riflessione che avevo posto nel precedente,
mi toccherà aspettare una "velina" del buon Gasparri.

:fifi:
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pellarorc
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doddi ha scritto:
ciesse ha scritto:
spiny79 ha scritto:ma se un paese membro dovesse decidere di uscire dall'euro, o ne fosse costretto, cosa si verificherebbe tecnicamente a quello stato ed al resto dell'area euro?
Forse ci sarebbe una svalutazione immediata. La peggio certamente l'avrebbe chi possiede il debito all'estero (è il motivo per cui la Germania non vuole l'uscita della Grecia).
A livello interno i contraccolpi sarebbero limitati (se si esclude le importazioni denominate in euro), ma si presume che già al punto in cui si prende la decisione la situazione sia già grave.

Certo i sacrifici attuali servono solo a finanziare il grande sviluppo dell'economia tedesca
segnalato dal rendimento dei titoli tedeschi inferiori al 2%;
la corda sembra si stia per spezzare.....

Se cominciano a nazionalizzare le banche a colpi di miliardi di euro saranno, naturalmente, tutti soldi che dovranno pagare i cittadini spagnoli; per cui ulteriori aumenti della pressione fiscale in una situazione di recessione, con una disoccupazione ben oltre il 20%; la bolla speculativa del mercato immobiliare spagnolo farà ulteriori danni, temo.
Si bè però probabilmente la banca è stata nazionalizzata per non far perdere ai cittadini spagnoli investimenti o altri fondi non garantiti in quella banca.
La maggiorparte dei fondi non garantisono nulla in caso di fallimento della banca.
Vedi investitori italiani con le loro banche che a loro volta si erano rivolte su lehman brothers.
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doddi ha scritto:
Regmi ha scritto:
spiny79 ha scritto:ma se un paese membro dovesse decidere di uscire dall'euro, o ne fosse costretto, cosa si verificherebbe tecnicamente a quello stato ed al resto dell'area euro?

Per esempio
che lo stesso si ritroverebbe a dover competere da solo con i colossi economici mondiali e che i dieci Euro che ci ritroviamo in tasca diventerebbero carta straccia per via dell'inevitabile svalutazione.
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Doddi lascia perdere l'argentina.
Non possiamo in italia e in europa fare paragoni con l'argentina.
Nella storia economica sono due i casi misteriosi: lo sviluppo del giappone in 20 anni e il crollo (meglio dire la non nascita) della'rgentina.
L'argentina era un paese ricco e con le risorse incredibili che ha negli anni 20 e 30 era destinata a diventare la vera potenza.
Così non è stato per mille motivi.
Il loro fallimento è dovuto a ben altro dei problemi con l'euro.
0 esportazioni e solo importazioni con conseguente diminuzione notevole della moneta nazionale.
Privatizzazione di aziende di stato con licenziamenti in massa.
Trasferimenti all'estero di numerose aziende di stato (perchè??)
incapacità politica
corruzzione a livelli spaventosi.

Ed infine equiparazione del dollaro alla moneta nazionale.

In argentina da un giorno all'altro il governo ha chiamato le banche dicendo: nn date più soldi, neanche dai bancomat perchè nn c'è più liquidità!!!

la gente ha perso tutto.!!!
doddi
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pellarorc ha scritto:
doddi ha scritto:
Regmi ha scritto:
Per esempio
che lo stesso si ritroverebbe a dover competere da solo con i colossi economici mondiali e che i dieci Euro che ci ritroviamo in tasca diventerebbero carta straccia per via dell'inevitabile svalutazione.
...E tralasciando l'aspetto, non secondario, che un futuro di pace all'interno della stessa
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Non possiamo in italia e in europa fare paragoni con l'argentina.
Nella storia economica sono due i casi misteriosi: lo sviluppo del giappone in 20 anni e il crollo (meglio dire la non nascita) della'rgentina.
L'argentina era un paese ricco e con le risorse incredibili che ha negli anni 20 e 30 era destinata a diventare la vera potenza.
Così non è stato per mille motivi.
Il loro fallimento è dovuto a ben altro dei problemi con l'euro.
0 esportazioni e solo importazioni con conseguente diminuzione notevole della moneta nazionale.
Privatizzazione di aziende di stato con licenziamenti in massa.
Trasferimenti all'estero di numerose aziende di stato (perchè??)
incapacità politica
corruzzione a livelli spaventosi.

Ed infine equiparazione del dollaro alla moneta nazionale.

In argentina da un giorno all'altro il governo ha chiamato le banche dicendo: nn date più soldi, neanche dai bancomat perchè nn c'è più liquidità!!!

la gente ha perso tutto.!!!
Perfetto tutto giusto, ma oggi dopo l'ultimo "default" di 10 anni fa i dati sono questi:

http://www.firstonline.info/a/2011/12/2 ... 2b051552ea

Il Sudamerica vola, l'Argentina in testa a 10 anni dal default
Dieci anni fa Buenos Aires si trovava sull'orlo del baratro, oggi è in testa ai Paesi sudamericani con un Pil oltre il 9% – Tutto il continente latino ha registrato numeri straordinari ma la crisi del debito europeo lascia traccia anche oltreoceano - Tra le peggiori performance, il Brasile - Il migliore listino del mondo? La Borsa di Caracas


Dal crack al boom. Tre giorni fa (il 20 dicembre) ricorreva il decimo anniversario del default argentino, inizio di giornate di proteste violente contro il Corralito, le misure di austerità decise dal primo ministro Roberto Cavallo. I cittadini si sono visti sfumare tutti i loro risparmi e hanno assistito al crollo del loro Paese nel giro di poche ore. Ma Buenos Aires si è presa la sua rivincita. Quest'anno ha portato a casa il miglior risultato nel continente sudamericano con una crescita del Pil del 9%. Eppure la crisi del debito europea sta facendo sentire i suoi effetti anche oltreoceano. La Commisione economica per l'America Latina e i Caraibi, Cepal, ha stimato che la maggior parte dei Paesi latini, nonostante continueranno a registrare ottimi risultati, cresceranno meno del previsto. L'economia della regione nel complesso registrerà infatti un aumento del 4,4% (contro il 5% stimato) quest'anno e del 3,7% nel 2012 (contro il 4% previsto).

Argentina – L'economia si è mantenuta sullo stesso livello dello scorso anno con una crescita del Pil intorno al 9%. Nel 2011 la Casa Rosada ha confermato molte delle politiche espansive utilizzate per fare fronte agli effetti della crisi internazionale. Queste misure hanno contribuito a far scivolare leggermente verso il basso una crescita, che nel primo semestre dell'anno, era del 9,5%. Non sono altrettanto favorevoli le proiezioni per il 2012: infatti il Cepal, a seguito del rallentamento globale, stima una crescita del 5%.


Brasile – Nel 2011 l'economia brasiliana ha frenato, con una crescita del 2,9% quasi cinque punti percentuali in meno rispetto al 7,5% del 2010. Anche la Banca Centrale brasiliana ha ridotto la sua stima di aumento del Pil dal 5% al 3% per quest'anno e al 3,5% per il 2012. In aumento anche l'inflazione al 6,5% nel 2011 ben due punti sopra l'obiettivo dell'istituto centrale del 4,5%. La minore crescita del Paese è dovuta principalmente all'impatto delle politiche per contenere la domanda interna e alle pressioni inflazionistiche che ne seguono. A livello macroeconomico, il presidente Dilma Roussef cerca di spingere l'economia attraverso la riduzione dei tassi di interesse, la riduzione di tasse sui beni di consumo e l'alleggerimento di misure meno severe sul controllo del credito.

Venezuela – Il Paese guidato da Hugo Chavez, secondo i dati del Cepal, chiuderà il 2011 con un Pil al 4,2%, meno delle stime che prevedevano un +4,5%. Anche per il 2012 le attese sono state riviste a ribasso al 3% dal 3,5% iniziale. Questo valore è ben lontano dalla meta di crescita che si era proposto il Governo per il 2012 del 5%. Le autorità confidano sul fatto che i prezzi del petrolio si manterrano alti e che renderanno più dinamici alcuni settori strategici grazie all'aumento dell'investimento pubblico. La Borsa di Caracas, fortemente legata al valore del greggio, rimane la piazza con i migliori risultati al mondo: con una variazione dell'81,2% dal 31/12/10 e di +114.7& negli ultimi due anni.

Colombia – Nel 2011, l'economia colombiana ha mantenuto il buon ritmo dell'anno precedente con una crescita stimata al 5,5%. Sono state implementate molte riforme durante quest'anno che hanno favorito la competititvità del Paese, dal mondo del lavoro al sistema pensionistico fino alla lotta all'evasione fiscale. Il vero traino della dinamicità di Bogotà è stata la domanda interna: sono infatti aumentati esponenzialmente i consumi e gli investimenti. Tuttavia il clima più disteso verso l'attività economica non riuscirà a contrastare lo scenario mondiale avverso del 2012 e si prevede che il Pil crescerà più moderatamente al 4,5%.

Cile – La Banca centrale ha annunciato che inizierà un programma per iniettare maggiore liquidità nel sistema finanziario in moneta locale, in risposta alle maggiori tensioni osservate nel mercato monetario a causa di turbolenze esterne. Negli ultimi giorni i differenziali dei tassi di interesse interbancari a 6 e 12 mesi erano volati in alto, segnale che le istituzioni finanziarie hanno timore nel prestare fondi ai propri pari che cercano liquidità. Eppure il Pil del Cile, dove da mesi prosegue un duro scontro tra studenti e governo per una riforma nel sistema educativo, crescerà del 6,3% quest'anno, favorito dalla ripresa dopo il disastroso terremoto che aveva colpito Santiago lo scorso anno. Ma per il 2012 si prevede una flessione nell'economia che aumenterà solo del 4,2%.

Perù – Nel 2011 il Pil è cresciuto del 7%, grazie allo stimolo della domanda interna – in particolare del consumo e dell'investimento privato – e di quella estera. La crescita economica è stata accompagnata da un incremento dell'inflazione annuale, di un surplus fiscale e un aumento del deficit del conto corrente. Per il 2012 si stima che l'attività economica continuerà ad espandersi anche se in forma più moderata, con un Pil intorno al 5%.



In economia non esistono ricette giuste o sbagliate ex ante, perchè i fattori che poi interagiscono sono innumerevoli e tutti i vari modelli esistenti non riescono a prevedere il futuro.
L'unico dato certo è che uno stato determinate condizioni le può sopportare oltre quel limite deve cambiare strategia, come probabilmente avverrà in Grecia. Le tensioni sociali creano nuove situazioni politiche e quindi nuove scelte radicali.
Le nazionalizzazioni spagnole con questo stato di fatto della situazione economica interna ed internazionale graveranno ancora di più sulla nazione ... il peso sarà sopportabile anche per loro?
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Ho capito Doddi che l'aumento del PIL è al 9% ma se erano a 0 è ovvio che fanno 9%!
Ti ricordo che la l'estonia arrivo al 12% qualche anno fà ma nn è diventata la potenza europea.
Il sud america vola ma se prima erano con le pezze al culo adesso lo sono un pò meno.
Arrivare ai livelli di industrializzazione europei ce ne vuole.
Arrivare ai livelli di manifattura italiani o tedeschi mi spiace ma ce ne vuole.

Dobbiamo parlare di economie simili alle nostre non di economie dove cmq la maggiorparte della popolazione rimane nelle baracche.

Conosco persone che per lavoro sono andate in CIle. Fino all'anno scorso era il paese sud americano che non sentiva crisi e che aveva aumenti di PIL come quelli argentini che racconti tu.
Il punto è cmq che l'80% delle famiglie che vivono fuori santiago nn hanno l'auto, non hanno un computer, girano ancora sulle mulattiere con il cavallo, sono poveri insomma! Sono un paese in cui nn hanno i file dell'elettrcitià sotto terra ma sono tutti volanti e ho visto foto dove ai lati delle strade si vedono grovigli di centinaia di fili!!!
Non parliamo di Argentina o altre economie, noi viviamo in un altro mondo. Gia tra nord e sud d'italia la crisi è diversa e il pil è diverso e la crescita è diversa.
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pellarorc ha scritto:Ho capito Doddi che l'aumento del PIL è al 9% ma se erano a 0 è ovvio che fanno 9%!
Ti ricordo che la l'estonia arrivo al 12% qualche anno fà ma nn è diventata la potenza europea.
Il sud america vola ma se prima erano con le pezze al culo adesso lo sono un pò meno.
Arrivare ai livelli di industrializzazione europei ce ne vuole.
Arrivare ai livelli di manifattura italiani o tedeschi mi spiace ma ce ne vuole.

Dobbiamo parlare di economie simili alle nostre non di economie dove cmq la maggiorparte della popolazione rimane nelle baracche.

Conosco persone che per lavoro sono andate in CIle. Fino all'anno scorso era il paese sud americano che non sentiva crisi e che aveva aumenti di PIL come quelli argentini che racconti tu.
Il punto è cmq che l'80% delle famiglie che vivono fuori santiago nn hanno l'auto, non hanno un computer, girano ancora sulle mulattiere con il cavallo, sono poveri insomma! Sono un paese in cui nn hanno i file dell'elettrcitià sotto terra ma sono tutti volanti e ho visto foto dove ai lati delle strade si vedono grovigli di centinaia di fili!!!
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UnVeroTifoso ha scritto:
doddi ha scritto:

Dopo 10 anni di governo la responabilità ovviamente è dei popolari spagnoli.
Ah. Solo in Italia funziona così?
ahahahahaah

ma piddaveru!
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spiny79 ha scritto:grazie per le risposte!


Eccoti uno scenario raccontato da fonte più preparata:

http://www.repubblica.it/economia/2012/ ... -35060321/

ATENE - L'Europa si prepara ad alzare il sipario sulla madre di tutte le tragedie greche: l'addio di Atene all'euro. Il Partenone in crisi viaggia verso le elezioni-bis. E il vecchio continente allaccia le cinture di sicurezza in vista di un'Apocalisse finanziaria di cui tutti conoscono il copione ma nessuno è in grado di prevedere il finale. Unica certezza: il ritorno della dracma, se mai succederà, "non sarà indolore né per la Grecia né per la Ue", ha garantito Per Jansson, numero due della Banca di Svezia. E tra corse agli sportelli, crac da brividi, dazi, effetto-contagio (occhio all'Italia) e disordini sociali potrebbe costare all'Europa "100 miliardi in un anno", come ha vaticinato il presidente del Fondo salva-Stati Klaus Regling.

IL PRIMO ATTO
Il primo atto del possibile Calvario è già scritto: un fine settimana, a mercati chiusi, Atene formalizzerà a Bruxelles la sua uscita dalla moneta unica. Poi sarà il caos. La Banca di Grecia convertirà dalla sera alla mattina depositi, crediti e debiti in dracme, agganciandoli al vecchio tasso di cambio con cui il Paese è entrato nell'euro nel 2002: 340,75 dracme per un euro. Si tratta di un valore virtuale: alla riapertura dei listini, prevedono gli analisti, la nuova moneta ellenica si svaluterà del 40-70 per cento. Per evitare corse agli sportelli (i conti correnti domestici sono già calati da 240 a 165 miliardi in due anni), Atene sarà costretta a sigillare i bancomat, limitare

i prelievi fisici allo sportello e imporre rigidi controlli ai movimenti di capitali oltrefrontiera.

IL PIL GIU' DEL 20%
L'addio all'euro costerà carissimo ai greci: il Prodotto interno lordo, calcolano alcune proiezioni informali del Tesoro, potrebbe crollare del 20 per cento in un anno. I redditi andrebbero a picco, l'inflazione rischia di balzare del 20 per cento. Il vantaggio di competitività garantito dal "tombolone" della dracma sarà bruciato subito. La Grecia - che a quel punto non avrebbe più accesso ai mercati - sarà costretta a finanziare le sue uscite (stipendi e pensioni) solo con le entrate (tasse) senza potersi indebitare. E non potrà più contare né sui 130 miliardi di aiuti promessi dalla Trojka, nei sui 20,4 miliardi di fondi per lo sviluppo stanziati da Bruxelles. Di più: i costi delle importazioni (43 miliardi tra petrolio e altri beni di prima necessità nel 2011) schizzerebbero alle stelle mettendo altra pressione sui conti pubblici. Un Armageddon che rischia di far passare il memorandum della Trojka per una passeggiata. Il colpo di grazia per una nazione in ginocchio, reduce da cinque anni di recessione che hanno bruciato un quinto della sua ricchezza nazionale e con la disoccupazione al 21,7 per cento.

TORNANO I DAZI
In questa tragedia greca, l'Europa non avrà solo il ruolo di spettatore. Il pedaggio a carico del Vecchio continente - che un minuto dopo il ritorno della dracma potrebbe imporre dazi alle merci elleniche - è salatissimo. L'effetto contagio, tanto per cominciare, si tradurrà in una Caporetto per i mercati e una via crucis per Italia e Spagna. Gli spread, calcono gli algoritmi di Sungard, potrebbero salire del 20 per cento, le borse scendere del 15 per cento. Ma è solo l'antipasto. La Grecia - dove le banche saranno nazionalizzate - smetterà di pagare i debiti anche ai privati e così lo tsunami della dracma travolgerà diversi istituti di credito e molte imprese continentali. Una matassa inestricabile (anche legalmente), molto peggio di quella della Lehman che nel 2008 ha mandato in tilt il mondo.

I CALCOLI DI UBS
Italiani e spagnoli, ha calcolato Ubs un anno fa, pagherebbero tra i 9.500 e gli 11.500 euro a testa all'anno per l'addio all'euro di Atene. I tedeschi poco meno. Le cifre vanno aggiorante al rialzo: il debito di Atene a fine 2009 (301 miliardi) era tutto controllato da privati. Ora, grazie alla ristrutturazione, è sceso a 266 miliardi. E ben 194 sono in mano a paesi Ue, Bce e al Fondo Monetario. Se la Grecia non onorerà i suoi impegni come ha fatto l'Argentina, l'Apocalisse europea è belle e servita.
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mamma mia che scenario!
sono un pò dubbioso sui dazi.
Quali sono le merci che l'italia importa dalla grecia?
doddi
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Eccoci al quaglio, CVD (puru a stù giru 8-) ) ... dopo due mesi, un paio di declassamenti del debito, il sistema bancario pronto al collosso, miliardi di euro ritirati agli sportelli, sono pronti a chiedere aiuto, sono arrivati al capolinea

http://ansamed.ansa.it/ansamed/it/notiz ... 01674.html

Crisi: Spagna chiedera' aiuti nel weekend
Fonti Ue citate da Reuters. domani teleconferenza eurogruppo
08 giugno, 11:45

Indietro Stampa Invia Scrivi alla redazione Suggerisci
(ANSAmed) - BRUXELLES, 8 GIU - La Spagna dovrebbe presentare una richiesta di aiuti all'Ue nel corso del fine settimana. E' quanto scrive l'agenzia Reuters citando fonti europee. Domani, inoltre, si dovrebbe svolgere una teleconferenza tra i ministri delle Finanze dell'Eurogruppo.

La richiesta di aiuti, secondo le informazioni raccolte a Madrid e Berlino da Reuters, sarà formulata dopo lo svolgimento della teleconferenza tra i ministri dell'Eurogruppo, nel corso della quale saranno discussi i dettagli dell'operazione. La necessità della Spagna di ricorrere ad aiuti Ue è legata alla crisi del settore bancario e all'esigenza di ricapitalizzare diversi istituti, tra cui Bankia, per un fabbisogno totale stimato tra i 50 e i 100 miliardi di euro.(ANSAmed).
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100 mld. ...pero' servono alle banche non alla nazione.
La Germania sta' riuscendo per la terza volta in meno di 100 anni a distruggere un continente.
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doddi ha scritto:100 mld. ...pero' servono alle banche non alla nazione.
La Germania sta' riuscendo per la terza volta in meno di 100 anni a distruggere un continente.
ODDIOMIO!!
la Grecia falsifica i conti, spende MOLTO più di quello che si possono permettere, fallisce e a curpa è da Germania???

bene, continuate così chi ndi sarbamu sicuru
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chi controlla il debito controlla tutto...

la germania e le sue banche hanno alimentato ed alimentano tuttora questo sistema usuraio, mettendo in ginocchio i paesi UE che hanno economie più deboli...

i tedeschi sono sempre i soliti, calcolatrici umane senza pietà...
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spiny79 ha scritto:chi controlla il debito controlla tutto...

la germania e le sue banche hanno alimentato ed alimentano tuttora questo sistema usuraio, mettendo in ginocchio i paesi UE che hanno economie più deboli...

i tedeschi sono sempre i soliti, calcolatrici umane senza pietà...
Qua si parla ancora della Grecia ma il problema, come affermi, e' sul debito con cui si finanzia il futuro dei popoli e si gestisce il presente.
Eisiste uno spread notevole tra loro ed oltre il 50% della popolazione europea, ed ancora uno meno marcato, ma sempre importante con il resto del continente.
Loro continuano a trarne benefici incredibili, disimpegnandosi dai paesi che gli consentono di indebitarsi all'1%.
Le guerre adesso si fanno con il debito, creando tensioni sociali ed impoverendo sempre piu' gli altri.
La Grecia e' una goccia del secchio, la prima e la piu' piccola.
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@ doddi

assolutamente daccordo con te: la guerra per la conquista dei mercati, che poi è quella che consente di decidere delle sorti di una nazione, oggi si fa come la stanno facendo le banche tedesche, controllando il debito degli altri paesi e decidendo chi sopravvive e chi no...
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spiny79 ha scritto:@ doddi

assolutamente daccordo con te: la guerra per la conquista dei mercati, che poi è quella che consente di decidere delle sorti di una nazione, oggi si fa come la stanno facendo le banche tedesche, controllando il debito degli altri paesi e decidendo chi sopravvive e chi no...
La vera guerra economica/finanziaria non si combatte all'interno del fronte Europeo, lo scenario è mondiale (Usa, Cina, Brasile, India e tutte le economie emergenti).
Il solo sperare che un singolo Paese (Germania compresa) possa, non dico avere possibilità di uscirne vivo ma solo combatterla, è da miopi.
...Quasi quanto Gasparri Alemanno e Larussa messi assieme. :lol:
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Regmi ha scritto:La vera guerra economica/finanziaria non si combatte all'interno del fronte Europeo, lo scenario è mondiale (Usa, Cina, Brasile, India e tutte le economie emergenti).
Il solo sperare che un singolo Paese (Germania compresa) possa, non dico avere possibilità di uscirne vivo ma solo combatterla, è da miopi.
...Quasi quanto Gasparri Alemanno e Larussa messi assieme. :lol:
si parla della germania perchè è un paese membro della UE ma sembra si comporti da nemico dell'europa, ma ovviamente la guerra è di portata mondiale, gli americani fanno questa politica da decenni, i cinesi si stanno comprando il debito di mezza europa...
l'europa unita non esiste e si vede in momenti come questi in cui ci sono paesi come la germania che si arricchiscono comprando il debito degli altri, e paesi con economie deboli come la grecia che sono sull'orlo del baratro...
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L'Europa come è strutturata attualmente è solo monetaria infatti nelle decisioni ogni nazione guarda i propri interessi.
Non c'è più tempo di rimandare le cose, serve l'unione politica e una banca centrale vera con tutti i poteri delle altre banche centrali e in più servono i titoli di Stato unici. Deve essere l'Europa a garantire i titoli non il singolo Stato.
Solo così si salva la baracca altrimenti l'economia mondiale ci spazza via.
L'importante non è vincere ma partecipare, con onore, alla sconfitta dell'avversario.
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