Dopo le tasse i tagli?

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CALABRESE
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doddi ha scritto:Presumo che non ci sara' una bella estate per la pubblica amministrazione nella sua totalita'. Tutto porta a ritenere ineluttabile, finita la pratica "riforma lavoro", pesanti tagli nel settore, non potendo piu' spingere oltre la leva delle entrate fiscale con ulteriori tasse che stanno portando al collasso l'econmia reale.
Stavolta possiamo prepararci alla rivoluzione, che ricevera' ben pochi appoggi dalle altre categorie.
I segnali sono chiari...e poi basta rispolverare la vecchia letterina della UE per vedere ancora cosa manca per finire gli esercizi.

Quali categorie?Se mettono mano alla pubblica amministrazione possono andare a casa già da ora,altro che proteste per l' articolo 18.Fino ad ora la crisi l'hanno pagata loro per primi.
"Preferisco che ci si abbracci quando si fa gol, evitando certe cose."
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CALABRESE ha scritto:
doddi ha scritto:Presumo che non ci sara' una bella estate per la pubblica amministrazione nella sua totalita'. Tutto porta a ritenere ineluttabile, finita la pratica "riforma lavoro", pesanti tagli nel settore, non potendo piu' spingere oltre la leva delle entrate fiscale con ulteriori tasse che stanno portando al collasso l'econmia reale.
Stavolta possiamo prepararci alla rivoluzione, che ricevera' ben pochi appoggi dalle altre categorie.
I segnali sono chiari...e poi basta rispolverare la vecchia letterina della UE per vedere ancora cosa manca per finire gli esercizi.

Quali categorie?Se mettono mano alla pubblica amministrazione possono andare a casa già da ora,altro che proteste per l' articolo 18.Fino ad ora la crisi l'hanno pagata loro per primi.
E come l'avrebbero pagata?
Gli manca qualche stipendio? Cassa integrazione? Riduzioni d'organico? Chiusura "uffici"?

A casa i tecnici, non ci vanno, non conviene a nessuno.
Altri boia volontari ed immuni dalla morte non ce ne stanno.
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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doddi ha scritto:
CALABRESE ha scritto:
doddi ha scritto:Presumo che non ci sara' una bella estate per la pubblica amministrazione nella sua totalita'. Tutto porta a ritenere ineluttabile, finita la pratica "riforma lavoro", pesanti tagli nel settore, non potendo piu' spingere oltre la leva delle entrate fiscale con ulteriori tasse che stanno portando al collasso l'econmia reale.
Stavolta possiamo prepararci alla rivoluzione, che ricevera' ben pochi appoggi dalle altre categorie.
I segnali sono chiari...e poi basta rispolverare la vecchia letterina della UE per vedere ancora cosa manca per finire gli esercizi.

Quali categorie?Se mettono mano alla pubblica amministrazione possono andare a casa già da ora,altro che proteste per l' articolo 18.Fino ad ora la crisi l'hanno pagata loro per primi.
E come l'avrebbero pagata?
Gli manca qualche stipendio? Cassa integrazione? Riduzioni d'organico? Chiusura "uffici"?

A casa i tecnici, non ci vanno, non conviene a nessuno.
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ah non so,prendi la busta paga di un pubblico dipendente e fai tu,vedi quanto tasse ci sono e sono state aggiunte.Di riduzioni in organico ci sono stati parecchi,fatti un giro negli ospedali,nelle scuole,tutto ciò che è pubblico è stato smantellato.E vorrei ricordare anche un' altra cosa,con i tagli alla pubblica amministrazione,le tasse pagate sicure dagli italiani non ci sono più,finiti i soldi l'economia si ferma,questo è matematico e non discutibile.Potevano tagliare il 50 % alle pensioni baby,eliminare gli sprechi delle regioni a statuto speciale come la Sicilia e altre a seguire,eliminandole,invece no,stanno distruggendo un paese dalla base e non dai ricchi evasori che girano indisturbati.
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CALABRESE ha scritto:[quote="


ah non so,prendi la busta paga di un pubblico dipendente e fai tu,vedi quanto tasse ci sono e sono state aggiunte.Di riduzioni in organico ci sono stati parecchi,fatti un giro negli ospedali,nelle scuole,tutto ciò che è pubblico è stato smantellato.E vorrei ricordare anche un' altra cosa,con i tagli alla pubblica amministrazione,le tasse pagate sicure dagli italiani non ci sono più,finiti i soldi l'economia si ferma,questo è matematico e non discutibile.Potevano tagliare il 50 % alle pensioni baby,eliminare gli sprechi delle regioni a statuto speciale come la Sicilia e altre a seguire,eliminandole,invece no,stanno distruggendo un paese dalla base e non dai ricchi evasori che girano indisturbati.
O anche:tassare i patrimoni,i redditi alti,ridurre drasticamente gli stipendi dei manager pubblici,colpire le pensioni d'oro,oltre che quelle baby.Insomma far pagare la crisi anche ai ricchi,cosa che non è stata fatta. :na: :na:
https://www.youtube.com/watch?v=-JQINuybHL4" onclick="window.open(this.href);return false;
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kimba
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Ultima modifica di kimba il 27/05/2012, 18:03, modificato 1 volta in totale.
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Continuo a non capire dove siano i peoblemi.
Le buste paga sono tutte tassate, non solo quelle dei dipendenti pubblici.
I tagli saranno ben altra faccenda.
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doddi ha scritto:Continuo a non capire dove siano i peoblemi.
Le buste paga sono tutte tassate, non solo quelle dei dipendenti pubblici.
I tagli saranno ben altra faccenda.
Se non li vuoi capire c'è poco da fare...
"Preferisco che ci si abbracci quando si fa gol, evitando certe cose."
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CALABRESE ha scritto:
doddi ha scritto:Continuo a non capire dove siano i peoblemi.
Le buste paga sono tutte tassate, non solo quelle dei dipendenti pubblici.
I tagli saranno ben altra faccenda.
Se non li vuoi capire c'è poco da fare...
Che differenza di tasse insiste su un dipendente pubblico ed uno privato?
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doddi ha scritto:
CALABRESE ha scritto:
doddi ha scritto:Continuo a non capire dove siano i peoblemi.
Le buste paga sono tutte tassate, non solo quelle dei dipendenti pubblici.
I tagli saranno ben altra faccenda.
Se non li vuoi capire c'è poco da fare...
Che differenza di tasse insiste su un dipendente pubblico ed uno privato?

Il punto penso sia un altro,nel privato quanti al giorno d'oggi ti fanno un contratto?Da un punto di vista di tasse penso non ci sia nessuna differenza tra un contratto a tempo indeterminato nel pubblico o nel privato.Poi quandi dici che i tagli saranno ben altra faccendo cosa vuori dire?Ti sembra che la gente sarà buttata in mezzo alla strada mettendosi a 90 gradi?
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CALABRESE ha scritto:
doddi ha scritto:
CALABRESE ha scritto:
Se non li vuoi capire c'è poco da fare...
Che differenza di tasse insiste su un dipendente pubblico ed uno privato?

Il punto penso sia un altro,nel privato quanti al giorno d'oggi ti fanno un contratto?Da un punto di vista di tasse penso non ci sia nessuna differenza tra un contratto a tempo indeterminato nel pubblico o nel privato.Poi quandi dici che i tagli saranno ben altra faccendo cosa vuori dire?Ti sembra che la gente sarà buttata in mezzo alla strada mettendosi a 90 gradi?
Protesteranno come in Francia, Germania,Spagna, ma non si arrivera' alla Grecia.

http://borsaitaliana.it/borsa/notizie/m ... 23&lang=it

P.A.: Patroni Griffi; possibile licenziare, sindacati capiscano (stampa)


ROMA (MF-DJ)--"Entro l'estate sara' definito per ogni singola amministrazione il quadro delle eccedenze del personale in servizio e solo se alla fine non si troveranno alternative, l'unica strada rimarra' quella del licenziamento".

Lo dice in un'intervista ad Avvenire il ministro della Funzione Pubblica Filippo Patroni Griffi che precisa come la riforma del mercato del lavoro sia solo il "primo tempo di una partita che non sara' chiusa senza la ripresa", ovvero la delega per l'estensione delle nuove norme anche al pubblico impiego.

"Spero che capiscano tutti - auspica il ministro - anche i sindacati. Devono accettare il meccanismo di mobilita' obbligatoria per due anni che gia' esiste ma che ancora non e' stato attuato. Devo farlo perche' le amministrazioni pubbliche vanno riorganizzate anche per attuare la spending review sulla spesa pubblica".

Gia' "nella seconda meta' di maggio - prosegue - dopo gli incontri che ho in corso con i sindacati, vorrei che si varasse il disegno di legge sulle nuove regole nel pubblico impiego. Si comporra' di due parti: dirigenza e formazione; poi il mercato del lavoro, con la maggior convergenza possibile con il settore privato" pur tenendo conto delle peculiarita' del pubblico.

Sui dipendenti, chiarisce Griffi, "i licenziamenti discriminatori hanno una disciplina identica al privato, quelli disciplinari sono regolati da una procedura dettagliata", mentre "bisogna ragionare" sul licenziamento "per giustificato motivo oggettivo o economico". cat
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doddi ha scritto:
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doddi ha scritto:Presumo che non ci sara' una bella estate per la pubblica amministrazione nella sua totalita'. Tutto porta a ritenere ineluttabile, finita la pratica "riforma lavoro", pesanti tagli nel settore, non potendo piu' spingere oltre la leva delle entrate fiscale con ulteriori tasse che stanno portando al collasso l'econmia reale.
Stavolta possiamo prepararci alla rivoluzione, che ricevera' ben pochi appoggi dalle altre categorie.
I segnali sono chiari...e poi basta rispolverare la vecchia letterina della UE per vedere ancora cosa manca per finire gli esercizi.

Quali categorie?Se mettono mano alla pubblica amministrazione possono andare a casa già da ora,altro che proteste per l' articolo 18.Fino ad ora la crisi l'hanno pagata loro per primi.
E come l'avrebbero pagata?
Gli manca qualche stipendio? Cassa integrazione? Riduzioni d'organico? Chiusura "uffici"?

A casa i tecnici, non ci vanno, non conviene a nessuno.
Altri boia volontari ed immuni dalla morte non ce ne stanno.
Te lo spiego io come:
busta paga ferma, bloccata al 2009. Nel frattempo aumenta il pane, il carburante, l'autostrada, l'irpef (da marzo 2012 addirittura un aumento secco di 50 €), auemta di tutto di più ma gli stipendi, ripeto sono identici a quelli del 2009. Almeno per quanto mi riguarda.
Hai capito???

Gli imprenditori, secondo te, tutti pagano le tasse??
Grazie anche agli evasori siamo messi così male.
tanti saluti!!
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Il ministro Fornero: "Si pensa troppo alla casa e poco ai figli". Lancio di uova contro il ministro


"Ci vuole una nuova convergenza tra Nord e Sud, che negli ultimi 15 anni abbiamo perso. Credo fortemente che questo paese o si salva tutto oppure non si salva". Lo ha dichiarato il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, intervenendo a Torino, alla Conferenza regionale sulla scuola, organizzata dalla Conferenza Episcopale piemontese. Il ministro ha ricordato la sua recente visita a Reggio Calabria, dicendo "ne ho ricavato un shock, forse ingenuo, ma qualcosa deve cambiare". "La riforma delle pensioni è stata considerata troppo severa, ma al contrario è quella che più ha allontanato lo spettro della crisi finanziaria, cioè l'impossibilità di pagare stipendi e pensioni", ha poi ammesso il ministro del Lavoro. "Non è una riforma contro gli anziani, ma per i giovani, che ripristina il patto tra generazioni che si era perso".Il messaggio del ministro alle famiglie: "Pensate troppo alla casa e poco ai vostri figli - "Oggi - ha detto ancora il ministro - nelle famiglie il desiderio di farsi la casa sopravanza quello di investire sui figli come capitale umano". Ma secondo il ministro del Lavoro è la formazione dei figli che dovrebbe essere al centro degli investimenti delle famiglie di oggi. "Il fatto di farsi il mutuo spinge le famiglie a mandare i figli anche a lavorare. Bisogna invece invertire questa tendenza". "Qualche volta - ha aggiunto il ministro - risulta anche da ricerche empiriche che, magari anche per difficoltà finanziarie, si sacrifica l'educazione dei figli pur di arrivare prima alla casa. La casa è certamente un valore importante, ma bisogna anche considerare le priorità. Le case si possono lasciare ai figli ma conta di più una struttura di conoscenza e flessibilità mentale, un'adattabilità al cambiamento che solo la formazione può dare".Poi da un nuovo attacco: "Italiani sono poco costruttivi" - "In questo Paese c'è poco spirito costruttivo, ma anziché lamentarsi e protestare bisogna lavorare insieme. Forse ne avremmo tutti qualche beneficio". "Dobbiamo fare tutti - ha aggiunto Fornero - un esercizio di umiltà e recuperare pazienza, valori e priorità. In questi giorni si parla molto di crescita, tutti lamentano l'assenza di crescita nel nostro Paese. Tutti sono impazienti, ma la crescita è un grande esercizio di pazienza". Fornero ha sottolineato che "per avere crescita ci vogliono investimenti che richiedono risparmio e quindi rinvio dei consumi, cioé un esercizio di pazienza. Non hai tutto subito, pensi al domani".Uova contro il ministro Fornero - Un centinaio di studenti, precari della scuola ed esponenti di Cub, Cobas e Collettivo comunista piemontese, hanno contestato il ministro Fornero lanciando uova contro l'esponente del governo. La polizia ha caricato e i contestatori si sono dispersi. I manifestanti avevano precedentemente bloccato il traffico, in presidio in corso Massimo D'Azeglio, davanti al Teatro nuovo. "Lacrime di coccodrillo - Profumo di austerity" era uno degli striscioni esposti da Studenti indipendenti. "Non ci ruberete il futuro" era il cartellone esibito da Usb.Di Pietro: "Da Fornero parole arroganti" - "Le parole della Fornero sono arroganti e offensive. Quando il ministro afferma che 'bisogna lavorare insieme anziché protestare e lamentarsì, dimostra di essere lontana anni luce dal Paese reale. Legga i dati sulla Cig diffusi oggi dalla Cgil, faccia un giro per le fabbriche che chiudono e tra i lavoratori che perdono il posto e forse capirà perché bisogna protestare e lamentarsi". Lo scrive su Facebook il leader dell'IdV, Antonio Di Pietro. "Questo governo - aggiunge - sta facendo solo macelleria sociale, accanendosi sulle fasce più deboli della popolazione: i lavoratori, i precari, i pensionati e chi ha acquistato una casa dopo una vita di sacrifici. Monti e la Fornero si sono preoccupati di sabotare l'articolo 18 e le pensioni, di mettere l'Imu e nuove tasse, mentre continuano a non fare niente per la crescita, lo sviluppo e il lavoro".


http://notizie.tiscali.it/articoli/poli ... fault.html
'' A Reggina Esti Comu U viagra... faci 'nchianari i cazzi "

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Gli italiani per essere costruttivi si devono mettere a 90 gradi e dire si alle loro riforme.Il modo di agire del ministro è sbagliato,questo voler insegnare "come vivere" agli italiani lascia senza parole,penso che ogni persona se le decide da solo le priorità.
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EktorBaboden ha scritto:
doddi ha scritto:
CALABRESE ha scritto:
Quali categorie?Se mettono mano alla pubblica amministrazione possono andare a casa già da ora,altro che proteste per l' articolo 18.Fino ad ora la crisi l'hanno pagata loro per primi.
E come l'avrebbero pagata?
Gli manca qualche stipendio? Cassa integrazione? Riduzioni d'organico? Chiusura "uffici"?

A casa i tecnici, non ci vanno, non conviene a nessuno.
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Te lo spiego io come:
busta paga ferma, bloccata al 2009. Nel frattempo aumenta il pane, il carburante, l'autostrada, l'irpef (da marzo 2012 addirittura un aumento secco di 50 €), auemta di tutto di più ma gli stipendi, ripeto sono identici a quelli del 2009. Almeno per quanto mi riguarda.
Hai capito???

Gli imprenditori, secondo te, tutti pagano le tasse??
Grazie anche agli evasori siamo messi così male.
tanti saluti!!
La conclusione con il topic non centra una mazza. E' argomento diverso.
Ci saranno anche gli stipendi bloccati ma, fino ad oggi, nessun timore di ricevere lettere sgradevoli, possibilita' di vedere impianti fermi, capannoni chiusi, mobilita', cassa integrazione, o addirittura licenziamenti.

Anche in questo la categoria e' la piu' tutelata, infatti i guai arriveranno per ultimo.
Il fancazzismo, l'assenteismo, la ruberia che esiste nella PA nessuna organizzazione economica produttiva privata potrebbe consentirselo in modo indenne

Tanti saluti anche a te...bisogna saper discutere. Perche' questo si fa.
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doddi ha scritto:
La conclusione con il topic non centra una mazza. E' argomento diverso.
Ci saranno anche gli stipendi bloccati ma, fino ad oggi, nessun timore di ricevere lettere sgradevoli, possibilita' di vedere impianti fermi, capannoni chiusi, mobilita', cassa integrazione, o addirittura licenziamenti.

Anche in questo la categoria e' la piu' tutelata, infatti i guai arriveranno per ultimo.
Il fancazzismo, l'assenteismo, la ruberia che esiste nella PA nessuna organizzazione economica produttiva privata potrebbe consentirselo in modo indenne

Tanti saluti anche a te...bisogna saper discutere. Perche' questo si fa.
Non capisco dove non abbia saputo discutere nell'unico mio intervento al topic.
In ogni caso la storia mi insegna che i dipendenti della PA non hanno mai fatto fallire nessun stato. Piuttosto grandi aziende italiane, assistite dallo stato massone, hanno più volte dato dei colpi sostanziosi alle casse statali.
E per ultimo vorrei ricordarti la legge 133/08 di 3monti, la quale diede una bella affettata ai dipendenti della PA. :salut


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doddi ha scritto: La conclusione con il topic non centra una mazza. .
C'entra perché con i soldi dell'evasione probabilmente ci sarebbero meno tasse. E siccome si parla di tasse...
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goldenboy
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Non siamo la Grecia e non si licenzieranno mai statali...e sul fronte stipendi c'è poco su cui intervenire, noi lavoratori della PA stiamo pagando la crisi,come tutti,in maniera diversa,come diverso è il nostro status che ci differenzia dai lavoratori privati in quanto noi lavoriamo per lo Stato,per le Istituzioni,con criteri selettivi e rigidi per essere assunti...i liberisti se ne facciano una ragione,chi lavora per lo stato deve avere godere di alcune pecularietà....sottolineo che lavoriamo per lo STATO,a differenza di molti professionisti e imprenditori che lo STATO lo fottono in tutti i modi possibili...spending rewiew non vuol dire licenziare,sarebbe troppo semplice,ci riusciva persino brunetta ...vuol dire revisione della spesa pubblica,andando a tagliare sprechi e inefficienze..c'è tanto da fare.. :salut
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goldenboy ha scritto:Non siamo la Grecia e non si licenzieranno mai statali...e sul fronte stipendi c'è poco su cui intervenire, noi lavoratori della PA stiamo pagando la crisi,come tutti,in maniera diversa,come diverso è il nostro status che ci differenzia dai lavoratori privati in quanto noi lavoriamo per lo Stato,per le Istituzioni,con criteri selettivi e rigidi per essere assunti...i liberisti se ne facciano una ragione,chi lavora per lo stato deve avere godere di alcune pecularietà....sottolineo che lavoriamo per lo STATO,a differenza di molti professionisti e imprenditori che lo STATO lo fottono in tutti i modi possibili...spending rewiew non vuol dire licenziare,sarebbe troppo semplice,ci riusciva persino brunetta ...vuol dire revisione della spesa pubblica,andando a tagliare sprechi e inefficienze..c'è tanto da fare.. :salut
Neppure Francia e Germania sono la Grecia.
Su sprechi ed inefficienze 'nci vuliva a scecca, ma il resto dove lo lasci?
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doddi ha scritto:
goldenboy ha scritto:Non siamo la Grecia e non si licenzieranno mai statali...e sul fronte stipendi c'è poco su cui intervenire, noi lavoratori della PA stiamo pagando la crisi,come tutti,in maniera diversa,come diverso è il nostro status che ci differenzia dai lavoratori privati in quanto noi lavoriamo per lo Stato,per le Istituzioni,con criteri selettivi e rigidi per essere assunti...i liberisti se ne facciano una ragione,chi lavora per lo stato deve avere godere di alcune pecularietà....sottolineo che lavoriamo per lo STATO,a differenza di molti professionisti e imprenditori che lo STATO lo fottono in tutti i modi possibili...spending rewiew non vuol dire licenziare,sarebbe troppo semplice,ci riusciva persino brunetta ...vuol dire revisione della spesa pubblica,andando a tagliare sprechi e inefficienze..c'è tanto da fare.. :salut
Neppure Francia e Germania sono la Grecia.
Su sprechi ed inefficienze 'nci vuliva a scecca, ma il resto dove lo lasci?
Personalmente,dal 2009 e fino al 2014,lo lascio allo Stato,visto lo stipendio bloccato....per legge!!!
Le leggi ci sono,e sono molto più rigide del privato...nessuno le applica per incapacità....solo che chi dovrebbe farle rispettare percepisce stipendi che capi di stato di paesi importanti se li sognano....
su sprechi e inefficienze,ti cito i 16 miliardi di euri di trasferimenti alle imprese che non si sa cosa danno al Paese in termini di crescita,ma servono solo a far crescere i conti in banca di industriali e manager da strapazzo come Marchione....per non parlare delle consulenze per cui si spendono miliardi!!

ps...Sapessi quanto sono pagati gli statali in Francia e Germania... senti a mia,lassa futtiri :muro:

ps2...chiedi al ministro Patroni Griffi quanto ha pagato la sua casa acquistata dall'Inps.....quelli sì che sono sprechi!!!
doddi
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Vabbè fatti un giro per la UE e vedi un pò cosa stanno facendo in materia gli altri stati :

http://www.professioni-imprese24.ilsole ... baro_.html


Il quadro degli interventi sul pubblico impiego in Europa

di Francesco Verbaro, Consigliere della presidenza del Consiglio dei ministri, docente stabile della Scuola superiore della pubblica amministrazione



La crisi del debito sovrano ha spinto molti paesi a rivedere il perimetro del settore pubblico adottando misure straordinarie per ridurre la spesa delle pubbliche amministrazioni e contenere la crescita del deficit e del debito, utilizzato quest’ultimo recentemente in chiave anticiclica per far fronte agli effetti economici e sociali della crisi finanziaria.

Possiamo dire che negli ultimi anni il settore pubblico dei diversi paesi sia cresciuto significativamente anche in riferimento alla crescita del Pil e delle entrate nazionali, ma solo la crisi del debito sovrano derivante dalla crescita dello stesso dell’ultimo periodo, dalla bassa crescita del Pil di molti paesi dell’area Ue e dalla conseguente sfiducia dei mercati sui titoli di Stato dei paesi con alto debito pubblico ha portato questi ad adottare interventi rigorosi di razionalizzazione e tagli alla spesa pubblica e tra questi al pubblico impiego.

Il timore di finire nel mirino della speculazione finanziaria ha portato gli organi di governo dell’Ue, nel frattempo, ad adottare misure di controllo più rigorose sui bilanci nazionali (‘governance economica europea’), che potrebbe arrivare a prevedere sanzioni semi-automatiche per i paesi che non rispetteranno i noti obiettivi di stabilità sanciti dal Trattato di Maastricht. In linea generale, la tendenza comune a molti dei pacchetti di austerity già varati o annunciati è ad intervenire per prima cosa, in maniera trasversale, sulle voci di spesa più direttamente contenibili: pensioni, spesa sociale, costi del personale delle pubbliche amministrazioni.

Un’analisi comparativa delle misure adottate a livello europeo dunque può essere utile ai fini nostri interni per riflettere sia sui mali nazionali sia sulle soluzioni migliori da adottare, che come diremo alla fine non potranno essere congiunturali, per un biennio o triennio, ma dovranno riguardare, ridisegnandolo, il rapporto tra pubblico e privato.




Grecia

Il primo paese da passare in rassegna non può che essere la Grecia. Il piano di austerità da 30 miliardi, varato in cambio di 110 miliardi di aiuti da parte di Ue e Fmi, mira a riportare il deficit sotto il 3% entro il 2013. Il primo obiettivo delle misure è il settore pubblico: le indennità dei dipendenti statali sono state tagliate fino al 10%. Tredicesima e quattordicesima non saranno più pari a uno stipendio base mensile, ma avranno importi fissi e ne beneficerà solo chi ha un reddito mensile al di sotto dei 3mila euro lordi. Stesso criterio per le pensioni, ma qui la soglia è entro i 2.500 euro. Stipendi e pensioni saranno congelati per tre anni. Gli organici delle PA si assottiglieranno considerevolmente, in quanto dei dipendenti pubblici che andranno in pensione ne verrà sostituito solo uno su cinque.

A partire dal 2011 ed entro il 2013 l’età pensionabile per le donne passerà a 65 anni. Inoltre dal 2013 il massimo pensionabile passa a 40 anni (erano 37) e la pensione verrà calcolata in base ai contributi versati nell’intero arco di tempo e non più solo degli ultimi cinque anni. Stop deciso alle “baby-pensioni” : il limite minimo per andare in pensione sarà di 60 anni per donne e uomini.

Si procederà anche all’accorpamento di comuni e province ed alla soppressione di molti enti ritenuti inutili. Gli enti previdenziali, oltre 100, saranno ridotti a tre. Il sistema pensionistico greco è stato considerato dall’Ocse tra i più generosi d’Europa e una riforma viene sollecitata anche dal Consiglio europeo. Il tasso di sostituzione della pensione sull’ultima retribuzione, a novembre 2008 pari all’80%, è destinato a scendere gradualmente fino al 70% entro il 2017.

Infine, tra le proposte governative più recenti, sono inclusi anche un tetto agli stipendi nelle aziende di proprietà dello Stato e delle modifiche alla legislazione sul lavoro per quanto riguarda il settore privato, che consentirebbero ai datori di lavoro di derogare agli accordi collettivi nazionali. Come si potrà notare, l’intervento straordinario operato in Grecia non contempla solo dei tagli, ma anche dei processi di ristrutturazione profonda che riguardano amministrazioni pubbliche nazionali e locali.





Portogallo

Il pacchetto di austerity include un aumento delle tasse e nuovi tagli di spesa per abbassare il deficit pubblico dal 9,4% del Pil del 2009 al 7,3% di quest’anno e al 4,6% nel 2011. Oltre al congelamento degli aumenti reali di tutte le retribuzioni del settore pubblico, gli stipendi di funzionari e manager saranno tagliati del 5%. Si punta inoltre a scoraggiare i pensionamenti precoci, elevando la penalizzazione per ogni anno di servizio in meno rispetto all’età pensionabile dall’attuale 4,5 fino al 6%.

Inoltre si sta discutendo su un’ampia riorganizzazione dei servizi pubblici comunali, che il governo ha già approvato alla fine di novembre, e che porterebbe ad esternalizzare una serie di servizi riducendo considerevolmente il personale dipendente delle stesse amministrazioni.





Repubblica Ceca

Il governo ceco punta a ridurre l’attuale deficit pari al 5,3% del Pil al 4,6% l’anno prossimo, per scendere sotto il 3% entro il 2013, diminuendo del 10% gli stipendi del settore pubblico a partire dal 1° gennaio 2011. Un taglio del 5% sarà applicato anche alle retribuzioni di giudici, avvocati e vertici politici (questi ultimi avevano già subito una riduzione del 4%) grazie all’approvazione recente di un emendamento in assenza del quale vi sarebbe stato un balzo in avanti da 59mila a 75mila corone all’anno: ora si manterrà invece sotto le 56mila corone per i prossimi 4 anni, per i politici, e solo per il 2011 per le altre due categorie per poi tornare al livello attuale e mantenersi stabile fino al 2014.

Per il momento si tratta solo di tagli lineari, mentre una vera e propria riforma strutturale del bilancio pubblico è promessa per il 2012.





Ungheria

Diverso il percorso dell’Ungheria. La riforma del settore pubblico è nell’agenda del governo ungherese fin dal 2006, sia con l’intento di accrescerne l’efficienza, che nel contesto del programma di convergenza con i criteri di Maastricht in preparazione dell’ingresso nell’Eurozona. Se dal 2002, gli stipendi pubblici avevano visto un incremento massiccio, del 50%, in una logica di riallineamento con il privato, negli ultimi anni l’aumento è stato concordato in +8,3% (in parte anche per via di un nuovo sistema di erogazione per quote mensili della tredicesima), con inoltre la previsione che i negoziati sarebbero continuati puntando, da gennaio 2009, ad elevare la retribuzione di base di almeno un altro 4%.

Gli aumenti retributivi degli anni recenti, comunque, sono stati resi possibili dalla riduzione degli organici pubblici, dovuta sia a tagli imposti a partire sempre dal 2005 che all’abbandono volontario. Tra il 2005 e il 2008 ben il 22% dei dipendenti di amministrazioni pubbliche e servizio sanitario, pari a 160mila persone, ha lasciato il posto di lavoro. In alcuni settori e professioni si sono create carenze, e nello stesso tempo, specialmente nella sanità, si è diffusa la tendenza all’esternalizzazione e alla privatizzazione di servizi.





Romania

Più pesante il quadro degli interventi in Romania. Il governo rumeno ha adottato nella scorsa estate un decreto che prevede il licenziamento di circa 60mila dipendenti del settore pubblico. A essere più colpite dai tagli saranno le amministrazioni pubbliche locali, con ben 54mila posti di lavoro in meno, mentre il resto deriverà dai ministeri dell’Interno, del Lavoro, dell’Istruzione e dell’Agricoltura.

Questo provvedimento drastico si inscrive nel quadro di un’imponente manovra di austerity che il governo ha adottato dopo aver sottoscritto un prestito di salvataggio da 20 miliardi di euro. Oltre ai 60mila posti tagliati, gli stipendi pubblici hanno subìto un taglio del 25% a partire da giugno 2010, mentre le pensioni verranno decurtate del 15%.

L’intero sistema pensionistico, inoltre, è oggetto di un progetto di riforma che prevede l’allungamento e la parificazione dell’età pensionabile per uomini e donne, e l’esclusione della voci accessorie assorbite nella retribuzione dalla base di calcolo dell’importo della pensione. Ma questo è di fatto solo l’ultimo, e il più pesante, intervento sulla spesa pubblica che coinvolge il pubblico impiego. Già nel 2005, le parti avevano concordato di elaborare entro giugno dell’anno seguente (termine poi non rispettato) un testo unico di legge che raccogliesse tutte le disposizioni esistenti in tema di retribuzione dei dipendenti pubblici per superare e ridurre le numerose differenze presenti.

L’obiettivo di medio termine è ottenere entro il 2015 una riduzione del peso totale delle retribuzioni pubbliche rispetto al Pil, dall’attuale 9,4% al 7%, salvaguardando comunque i livelli retributivi in godimento a dicembre 2009 grazie alla significativa riduzione del personale pubblico.

L’aggravarsi della crisi dell’euro ha accresciuto la pressione sul governo rumeno, anche perché la seconda tranche del prestito ottenuto dal Fondo monetario internazionale (insieme all’Ungheria a fine 2008) è condizionata all’effettiva applicazione delle riforme e al conseguimento degli obiettivi di riduzione del deficit.






Gran Bretagna

Ampio e articolato il piano di misure previsto dalla Gran Bretagna. Il governo britannico ha fissato gli obiettivi di contenimento della spesa pubblica a 140 miliardi di sterline in 5 anni, con tagli previsti ai budget dei ministeri fino al 40%, anche se si tratta non di un obbligo, ma solo di una “proposta” che il governo invita i dicasteri a prendere in considerazione. Non si tratterebbe di un taglio orizzontale indiscriminato perché ciascun dipartimento avrebbe un ventaglio di opzioni di risparmio a disposizione, da valutare con i relativi effetti.

Un simile restringimento delle risorse a disposizione delle amministrazioni comporterà conseguenze pesanti in termini occupazionali, con oltre 600mila posti di lavoro a rischio (fino a un milione secondo le opposizioni, addirittura 1,3 secondo indiscrezioni della stampa). Chi resterà in servizio e ha uno stipendio superiore a 21mila sterline l’anno avrà la busta paga congelata per due anni, cosa che secondo le analisi del governo sarà necessaria per rispettare i tetti di spesa evitando tagli ancora più drastici agli organici nel breve periodo. Secondo il Tesoro, rispetto agli attuali 5,53 milioni di pubblici dipendenti, nel 2015-2016 ce ne saranno 4,92 milioni.

Quasi in contemporanea al varo della manovra finanziaria, il governo britannico ha dato il via a una consultazione on line attraverso un sito ad hoc Spending Challenge, “la sfida della spesa”. È stato possibile per i visitatori del sito inviare le proprie idee compilando un modulo on line. Le proposte migliori arriveranno all’esame dei singoli dipartimenti governativi del Tesoro e degli altri ministeri.

Altro pilastro del progetto di riforma è quello che il premier Cameron sintetizza nello slogan “Big Society” e che dovrebbe portare ad alleggerire l’amministrazione e aprire il mercato a soggetti privati e del terzo settore. In pratica, si tratta di passare direttamente ai cittadini e alle loro associazioni la responsabilità di gestione di una serie di servizi pubblici essenziali a livello locale. Dall’aprile 2011 quattro zone campione del territorio nazionale sperimenteranno queste nuove forme di partecipazione dei cittadini in ambiti come trasporti, raccolta dei rifiuti, conservazione di parchi, piani di edilizia sociale, apertura di biblioteche e musei, connessione a internet, produzione di energia. Gruppi di volontari e associazioni private, coadiuvati inizialmente da funzionari pubblici, dovrebbero sostituirsi gradualmente agli enti locali e potranno presentare a loro volta nuovi progetti, per farsi carico anche di altri servizi pubblici. Il problema sollevato dalle charities, associazioni di volontariato che hanno un ruolo importante soprattutto nella fornitura di servizi sociali, è che già oggi un terzo di esse, incluse alcune citate da Cameron come esempi del nuovo modello partecipativo non sono in grado di programmare attività a medio-lungo termine per la prevista riduzione dei trasferimenti da parte dello Stato, che oggi investe nel sostegno alle charities 13 miliardi l’anno. Nelle intenzioni del Governo, il progetto sarà finanziato dalla istituenda Big Society Bank, sorta di grande serbatoio statale in cui, oltre agli investimenti privati, si riverseranno i soldi dei conti bancari rimasti inattivi da almeno 15 anni.

Il governo intende inoltre portare avanti una riforma radicale del sistema sanitario. Il libro bianco dal titolo “Equity and Excellence: Liberating the National Health System” prospetta una transizione verso un minore controllo statale e maggiore autonomia e responsabilizzazione dei soggetti erogatori. Attualmente, il budget di cui dispone il Nhs (il servizio sanitario nazionale) ammonta a 110 miliardi di sterline, amministrati da 152 enti di gestione (Primary care trusts, Pct) sottoposti alla supervisione da parte di 10 autorità di controllo. Entrambi verrebbero sciolti, i primi entro il 2013 e le seconde già dal 2012, e 80 miliardi del budget precedente sarebbero affidati direttamente ai 35mila medici di base, i quali a loro volta dovranno unirsi in consorzi locali. I risparmi che il governo si attende dalla riforma ammontano a 20 miliardi di sterline entro il 2014. Significativi risparmi sono inoltre previsti dalla revisione del sistema di sussidi riconosciuti ai disoccupati.





Germania


Il governo tedesco ha messo a punto un ponderoso programma di tagli alla spesa pubblica che mira a ridurre di 10 miliardi di euro entro il 2011 e di circa 60 nel prossimo quinquennio, un deficit attualmente a quota 80 miliardi. Come è noto la Germania ha inserito nella propria Carta costituzionale rigidi vincoli di bilancio da rispettare entro il 2016, attraverso un aggiustamento graduale. Un obiettivo che non può essere raggiunto solo rinunciando, almeno fino al 2012, al taglio previsto delle tasse, ma poggia soprattutto su una massiccia riduzione delle spese connesse al welfare. Dal 2005, anno di inizio del cancellierato di Angela Merkel, fino ad oggi, le spese sono aumentate del 25%, in gran parte assorbite da assistenza sociale e sanità, anche a causa dell’invecchiamento della popolazione.

Tra i principali destinatari dei tagli anche la pubblica amministrazione. Il ministro del Bilancio ha sottoposto a tutti i dipartimenti del governo federale una serie dettagliata di proposte riguardo alle possibili aree di intervento che consentirebbero, nel solo 2011, di far risparmiare 1,3 miliardi. Per le categorie dei ‘Beamte’, funzionari di carriera il cui rapporto di lavoro non è di tipo privatistico e le cui retribuzioni sono fissate per legge (ultimo adeguamento nel 2009), si prevede un taglio degli organici per 10-15mila posti da ottenere con il blocco del turnover, oltre a una riduzione dello stipendio pari al 2,5% più la conferma della decurtazione della tredicesima dal 30 al 15% dello stipendio mensile, che inizialmente era stata prevista come misura temporanea.

Sul fronte del personale, ad essere più colpiti sarebbero il ministero delle Finanze e le Agenzie fiscali, la cui voce di spesa più consistente è rappresentata dalle retribuzioni, e la cui spesa è cresciuta dal 2006 ad oggi di oltre il 350%.

Parallelamente a tutto questo, una Commissione federale è al lavoro sulla riforma dei bilanci delle amministrazioni comunali, molte delle quali sono in difficoltà: nel 2009, ad esempio, nemmeno un decimo dei comuni del Land Nordreno-Vestfalia ha raggiunto il pareggio. La polemica è aperta soprattutto intorno alla questione della percentuale di tributi locali che le amministrazioni possono trattenere per gestire le proprie (numerose) competenze, invece di dirottarle al rispettivo Land. Non a caso, tra le riforme in discussione al Parlamento, c’è anche quella della struttura federale, in modo da ridurne i costi - ad esempio, accorpando i Laender più piccoli, riducendo gli attuali 16 anche alla metà - e salvare il principio cardine del “riequilibrio di bilancio”, che assicura il sostegno delle regioni più ricche a quelle economicamente più deboli. Quanto alla sicurezza sociale, si prevede il ridimensionamento delle prestazioni pensionistiche e degli assegni familiari compresi nel programma di sostegno ai disoccupati ‘Hartz IV’.




Francia

Il piano adottato dal governo francese intende ottenere entro il 2013 risparmi di spesa per complessivi 95 miliardi di euro. Il disavanzo stimato a breve termine ammonta all’8,4%. Il percorso di risanamento mira a portare nelle casse dello Stato 100 miliardi in più entro il 2013 tra tagli alle spese e nuove entrate e a mettere a regime entro il 2020 un risparmio annuo pari all’1,9% del Pil.

Il primo passo è il congelamento delle spese pubbliche, bloccate in valore assoluto al livello 2010 fino a fine 2012, fatta eccezione per gli interessi sul debito e la spesa pensionistica. Considerando l’aumento dell’inflazione, significa una riduzione del 10% in tre anni delle spese di funzionamento corrente, ad iniziare dai ministeri, che sono stati invitati dal ministro dell’Economia a ridurre del 10% le spese: dal numero di collaboratori alle missioni all’estero, ma anche spese di rappresentanza, mense e decorazioni.

Un blocco parziale del turnover nel pubblico impiego faceva già parte della “Revisione generale delle politiche pubbliche”, nome con cui viene designato un ampio pacchetto di riforme del settore pubblico che include anche una nuova articolazione del sistema dei servizi sul territorio e la mobilità dei funzionari pubblici (ovvero possibilità di ricollocazione in nuove mansioni e percorsi di carriera più compositi e differenziati). Con i nuovi provvedimenti, l’obiettivo per il 2013 è 34mila dipendenti pubblici in meno l’anno per tre anni, per un taglio complessivo di 100mila posti. Ogni due dipendenti pubblici che andranno in pensione solo uno verrà sostituito. Il settore dell’Istruzione, il più colpito, ha perso 16mila posti nel 2010 e altrettanti ne perderà nel 2011. Al ministero dell’Economia il 56-57% dei dipendenti pensionandi non sarà sostituito. Farà eccezione la Giustizia, che ha un organico già numeroso (72mila effettivi) ma assumerà personale penitenziario per le nuove strutture detentive che saranno inaugurate nel 2011. Nessuna deroga ai tagli per le forze dell’ordine, nonostante l’aumento dei compiti di sorveglianza a seguito dei numerosi provvedimenti recenti in materia di sicurezza.

Preoccupa in particolare il deficit del settore pensionistico, in rosso da tempo, che senza correttivi avrebbe 18,8 miliardi di deficit nel 2020. La riforma delle pensioni prevede perciò l’aumento dell’età minima pensionabile da 60 a 62 anni, che sarà introdotto gradualmente entro il 2018 con scaglioni di 4 mesi ogni anno. Per avere la pensione piena serviranno 41 anni e mezzo, e non più 40, di contribuzione. Quanto alle misure fiscali, l’aliquota massima sul reddito sarà elevata dal 40 al 41%, e salirà anche la tassazione su stipendi d’oro, stock options e plusvalenze.




Spagna


Il fabbisogno delle casse statali spagnole per il prossimo triennio ammonta complessivamente a 65 miliardi di euro. La Commissione europea ha dato un giudizio positivo sulle misure di bilancio adottate dal Governo, ma ha anche annunciato che potrebbero non bastare per riportare al 6% il deficit (dall’11,2% del 2009) nel 2011, per cui diventerebbero necessarie nuove misure pari allo 0,75% del Pil.

Le misure che riguardano il settore pubblico comprendono: riduzione del 5% degli stipendi di tutti i pubblici dipendenti (più consistenti per le retribuzioni più alte) a partire dal 1° giugno 2010 e congelamento per il 2011; sempre per il 2011, sospensione della rivalutazione degli importi delle pensioni.

Con l’obiettivo di ridurre gli organici nelle pubbliche amministrazioni da qui al 2013, il governo spagnolo ha deciso da subito di tagliare in misura significativa i posti pubblici messi a concorso per il 2010. Se nel 2009 i posti disponibili erano in tutto 15.084, per il 2010 sono stati solo 1.989, con un calo dell’87% dal quale il governo si attende risparmi per 280 milioni di euro. Questi dati non riguardano l’amministrazione giudiziaria, per il quale invece ci saranno oltre 2mila nuove assunzioni come previsto dal piano di modernizzazione del settore che copre il periodo 2009-2012. Nel piano di riduzione rientrano anche le progressioni interne, che saranno solo 660 rispetto alle 1.951 dell’anno scorso; cresce però il loro peso relativo rispetto a quello degli accessi dall’esterno tramite concorso, dal 40% del 2009 all’84% del 2010. Inoltre si prevede di ridurre l’utilizzo di lavoratori temporanei e a termine (il problema dell’aumento del precariato pubblico era stato evidenziato nel passato recente da sindacati e organi di controllo).

Il sindacato è preoccupato per l’impatto di queste nuove disposizioni sull’attuazione della recente riforma spagnola del lavoro pubblico, che regolamenta i contratti di lavoro del settore pubblico, e teme che applicando le nuove regole si favorisca ancora di più il ricorso al lavoro precario (già molto diffuso soprattutto nelle amministrazioni locali), alle privatizzazioni ed esternalizzazioni di servizi pubblici, e la creazione di un ‘doppio binario’ contrattuale che vedrebbe il personale temporaneo impiegato, a parità di mansioni ma non di condizioni di lavoro, al fianco di quello assunto tramite concorso pubblico.

Agli enti locali saranno chiesti risparmi aggiuntivi per 1.200 milioni di euro, che si sommeranno alla riduzione per 6.045 milioni tra 2010 e 2011 dei trasferimenti statali. Le 17 comunità autonome, responsabili di alcuni servizi pubblici di base come educazione e sanità, si sono accordate per limitare drasticamente i loro deficit di bilancio nei prossimi tre anni: nel 2011 e 2012 non dovranno complessivamente superare l’1,3% del Pil, e non più il 2,4% come era stato previsto inizialmente. Nel 2013 i disavanzi dovranno essere ulteriormente ridotti fino all’1,1% del Pil.




Irlanda

Misure che interessano i dipendenti pubblici, con tagli consistenti alle retribuzioni e prelievi straordinari sulle pensioni, sono state adottate fin dall’inizio della crisi economica e finanziaria. Il paese infatti è stato tra i primi ad essere colpito dalla recessione e a dover fare i conti con un deficit crescente.

La manovra economica di emergenza messa sul tavolo dal governo nella primavera del 2009, centrata prevalentemente sull’aumento generalizzato delle imposte, conteneva anche la prospettiva di una riduzione consistente della spesa sociale. Nel dettaglio, il prelievo fiscale straordinario sui redditi da lavoro dipendente già introdotto nell’ottobre 2008 veniva riproposto raddoppiato, raggiungendo percentuali tra il 2 e il 6%; ritoccato al rialzo il prelievo per l’assicurazione sanitaria. Anche per le spese della politica, peraltro, era previsto un taglio del 10%, insieme ad una generale revisione degli stipendi più alti del settore pubblico. Sempre per quest’ultimo, sono state previste norme per incoraggiare il pensionamento dei dipendenti di età superiore a 50 anni. Dal 2008 è stato introdotto un blocco del turnover nella sanità. Ancora con la Finanziaria per il 2010, il ministero delle Finanze ha annunciato nuovi tagli alla gran parte degli stipendi pubblici tra il 5 e l’8% (in tre scaglioni secondo il livello della retribuzione annua) dai quali ricavare per le casse pubbliche un risparmio di 1 miliardo di euro in un anno. Riduzioni ancora più consistenti per gli alti dirigenti e i politici (10-12%) a partire dal primo ministro (-20%).

I tagli riguardano quasi 250mila pubblici dipendenti. Per assicurare la fornitura dei servizi nonostante la riduzione degli organici, il governo irlandese ha previsto una redistribuzione del personale in servizio e, nella sanità, una riorganizzazione dei turni di lavoro in modo da garantire orari più lunghi nonostante la riduzione delle risorse destinate a remunerare il lavoro straordinario; per tutto il sistema delle PA, condivisione di taluni servizi (ad es., contabilità, gestione risorse umane) tra più enti, razionalizzazione del sistema delle agenzie pubbliche e revisione delle regole sui congedi per malattia.

Queste proposte hanno in un primo tempo suscitato critiche da parte dei sindacati, che tuttavia all’inizio dell’estate scorsa hanno sottoscritto un pacchetto ritoccato, noto con il nome di “Patto di Croke Park”. L’accordo impegna il governo a non effettuare altri tagli agli stipendi fino al 2014 e, a partire dalla primavera 2011, con cadenza annuale e previa verifica dei risparmi ottenuti, avviare il recupero dei tagli, iniziando dagli stipendi inferiori ai 35mila euro annui; non imporre tagli agli organici, avendo però come contropartita la piena cooperazione da parte di lavoratori e sindacati alla loro riorganizzazione.

Nel 2012, 2013 e 2014, un organismo indipendente costituito da rappresentanti delle parti sindacali e datoriali riesaminerà l’andamento della spesa e gli ulteriori risparmi potranno tradursi in nuove risorse per il ripristino dei livelli retributivi. Un accordo specifico riguarderà la redistribuzione del personale in servizio, sia tra diverse amministrazioni che all’interno di ciascuna, e conterrà anche garanzie per il personale coinvolto, tra cui un limite massimo di distanza nei casi di trasferimento ad altro ufficio. Inoltre, a ciascun settore - sanità, amministrazioni locali, agenzie ed enti non economici e i c.d. civil servants, ovvero il personale alle dirette dipendenze dello Stato – spetta il compito mettere a punto un programma dettagliato di riforma dell’organizzazione e della gestione del lavoro.

Il quadro, però, si è successivamente ‘arricchito’ di un ulteriore pacchetto, a seguito della decisione in autunno da parte del governo irlandese di richiedere il salvataggio finanziario della Ue.





Olanda

La caduta del governo olandese nel febbraio 2010 ha ritardato ogni decisione relativa al consolidamento del bilancio pubblico fino alla composizione del nuovo governo dopo le elezioni del giugno scorso, che ha visto trionfare proprio il candidato che nel corso della campagna elettorale aveva spinto di più sul versante dei tagli alla spesa. Di fatto le finanze dei Paesi Bassi sono tra le più solide della Ue, con un deficit attualmente al 6,6% del Pil e un debito al 62,2%; tuttavia, l’impatto sull’opinione pubblica delle turbolenze a cui è stato sottoposto l’euro ha posto l’austerity in cima alle priorità. Il nuovo premier Mark Rutte ha infatti dichiarato l’intenzione di tagliare la spesa di 45 miliardi di euro nel prossimo quadriennio e di 20 miliardi l’anno dal 2015 in poi.

Un taglio che dovrà essere compensato da aumenti delle tasse, sui quali è in corso un acceso dibattito parlamentare per decidere dove dovranno essere applicati; ma anche – tra altre misure – da un aumento dell’età pensionabile a 62 anni, abrogazione di parte dei generosi programmi di sicurezza sociale e riduzione degli organici pubblici in modo da ridurre la spesa per il personale delle amministrazioni di quasi 6,5 miliardi. Tra i progetti allo studio per gestire gli esuberi, il governo starebbe valutando la possibilità di istituire una propria agenzia di lavoro temporaneo, che presterebbe il personale ad altri datori sia pubblici che privati.




Italia

Per rendere agevole e maggiormente utile ai fini interni questa analisi comparativa riassumiamo, infine, il quadro degli interventi adottati dal governo italiano per ridurre il fabbisogno e il debito pubblico, oggi tra i più alti dell’Unione europea. Dopo una serie di manovre annuali, a partire dal 2001, il governo interviene nel giugno 2010 con una manovra di 25 miliardi di euro, composta per due terzi di tagli alle spese e per un terzo di maggiori entrate derivanti dalla lotta all’evasione fiscale e contributiva (fenomeno tipicamente italiano e meno presente negli altri paesi).

Si registra innanzi tutto una maggiore attenzione al perimetro finanziario delle pubbliche amministrazioni, estendendo le misure di rigore ai soggetti che gravano sul conto consolidato dell’Italia a prescindere dalla loro personalità giuridica.

Il divieto delle assunzioni viene esteso, in maniera rigorosa, anche ai livelli di governo regionale e locale (con evidenti rischi di incostituzionalità), prevedendo un turnover pari al 20% dei cessati. Viene imposto il blocco della contrattazione collettiva per il triennio 2011-2013 e la riduzione delle retribuzioni solo per i redditi superiori ai 90mila euro con uno scaglione maggiore per quelli superiori ai 150mila. Vengono bloccate altresì le progressioni economiche e (per gli effetti economici) quelle di carriera per il triennio 2011-2013. Significativi i tagli ai trasferimenti alle regioni e agli enti locali per circa 8,5 mld a regime dal 2012, anche se con qualche modifica recente contenuta nella legge di stabilità per il 2011 (legge n. 220/2010). In materia pensionistica, invece, è stato previsto il rinvio del godimento della prestazione previdenziale con la finestra mobile, ma al contempo l’onerosità dei trattenimenti in servizio dei dipendenti oltre i 65 anni.

Un risultato positivo è dato dalla ristrutturazione di alcuni enti pubblici nazionali con alcuni accorpamenti di enti previdenziali ed assistenziali (Ipsema, Ispesl, Ipost, Ias, Enaps ed Enam).

Molto di più probabilmente andava fatto sul fronte organizzativo e del numero degli enti, che negli ultimi dieci anni è cresciuto notevolmente. Vengono riproposti infine i tagli in materia di consulenze, spese di missioni, utilizzo auto di servizio, spese per attività di comunicazione.

Se l’entità della manovra appare ridotta rispetto a quella degli altri Paesi ciò è dovuto anche al fatto che alcune delle misure varate vengono ormai da tempo adottate in Italia e non possono oggi assicurare un tiraggio maggiore.



Conclusioni

Gli interventi, pur nella loro eterogeneità, mostrano molti tratti comuni relativamente alle misure adottate e al contempo la presenza di piani di medio periodo diretti a ridurre stabilmente il peso dell’amministrazione pubblica e della spesa pubblica complessiva.

Un’altra considerazione è che mentre il nostro paese conosce già determinati interventi di riduzione della spesa pubblica per averli adottati con una certa continuità dal 2001 (ad es., il blocco delle assunzioni nel settore pubblico), molti di questi vengono adottati per la prima volta negli altri Paesi e per questo, come l’esperienza italiana insegna, occorrerà monitorare attentamente l’efficacia degli stessi. I recenti dati del Conto annuale del dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, infatti, per il triennio 2007-2009 ci rivelano che, nonostante le Finanziarie di rigore e le norme del Dl n. 112/2008, il personale a tempo indeterminato si è ridotto nel periodo di appena 16mila unità e che, al contempo, il costo del personale complessivamente inteso è aumentato del 7,71%.

Per concludere, l’insieme degli interventi adottati pur avendo una caratteristica anticiclica e per certi versi congiunturale, ci collocano in una nuova fase storica per gli Stati del continente europeo volta a rivedere il rapporto tra intervento pubblico, economia e società. Non a caso il dibattito in corso sulla “Big society”, lanciato dal premier britannico Cameron e ripreso in molti altri paesi, mira a declinare in maniera nuova il rapporto tra spesa pubblica e spesa privata, sia per superare l’emergenza derivante dalle speculazioni finanziarie sia per costruire una società più equa dal punto di vista del debito nei confronti delle generazioni future. Questa fase costituisce per l’Italia un’importante occasione per rivedere in maniera strutturale il ruolo e il peso del settore pubblico ai diversi livelli di governo, proprio in occasione della definizione e decollo del federalismo fiscale.

Se la congiuntura e l’emergenza ha portato molti paesi ad adottare dei tagli lineari, le cause dell’emergenza finanziaria ci dicono che occorre ben altro e questo ben altro passa da un ridisegno organico e funzionale della spesa pubblica in rapporto con la spesa privata. Tutto questo ci porta a ricordare che non siamo solo di fronte ad una crisi finanziaria, ma di fronte ad una crisi del modello europeo e ad un passaggio epocale che richiede uno sforzo nuovo e coraggioso da parte dei governi e delle parti sociali.




Nota tecnica

I dati citati sono stati raccolti dai siti istituzionali dei Governi dei Paesi oggetto dell’analisi e da una ricognizione effettuata dall’Ufficio studi Cisl - Funzione pubblica.
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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