Voti contesi e tessere fantasma - È l'Italia dei brogli (bip

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Politica ed etica
Voti contesi e tessere fantasma
È l'Italia dei brogli (bipartisan)
Da Palermo a Varese, epidemia di urne «col trucco»
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Voti contesi e tessere fantasma
È l'Italia dei brogli (bipartisan)

Da Palermo a Varese, epidemia di urne «col trucco»


Il 17 ottobre 2011 il signor Ampelio Ercolano Pizzato, di Bassano del Grappa, quantunque defunto da tempo, lasciò la sua dimora eterna per iscriversi al Pdl. Prova provata che, come Lui sostiene da anni, la sola evocazione di San Silvio da Arcore fa miracoli. Va però detto che, di prodigi simili, la politica trabocca. A destra, a sinistra, al centro...
L'ultimo caso è la decisione della Lega Nord di annullare le «primarie» di Varese che dovevano eleggere i delegati al congresso della Lombardia: alla conta c'erano 332 voti contro 329 votanti effettivi. Quanto bastava perché l'ex segretario Stefano Candiani, nella culla del Carroccio scossa dalle risse fratricide, dicesse: «Anche un solo voto fuori posto è una circostanza sgradevole. Non vedo alternative alla ripetizione del voto».


Il partito di Bossi, del resto, la «verginità» l'aveva già persa anni fa. Quando il presidente del movimento in Toscana, Vincenzo Soldati, era stato condannato con altri tre militanti per aver taroccato le firme necessarie a presentare la lista alle elezioni.
Varie inchieste giudiziarie, tuttavia, hanno dimostrato che non un partito, manco uno, è riuscito negli anni a rimanere del tutto estraneo a queste faccende. Basti ricordare, tra gli altri, il processo che a Udine, per le provinciali e le comunali del 1995, vide 12 persone finire in manette e 71 a giudizio appartenenti un po' a tutti i partiti, da An al Ccd, da Forza Italia al Pds, dai Verdi alla Lega Friuli e al Ppi. Furono coinvolti perfino, sia pure di striscio, i radicali, che storicamente hanno combattuto le battaglie più dure sul fronte della legalità nella raccolta delle firme, fino alla denuncia per brogli del governatore Roberto Formigoni.


E come dimenticare l'inchiesta genovese di qualche anno fa nella quale restarono inguaiati 49 esponenti di un po' tutti i partiti? Erano false 187 firme su 1.183 dell'asse Pri-Socialisti, 388 su 1.351 del Rinnovamento italiano di Lamberto Dini, 310 su 1.148 del Msi-Fiamma tricolore, 314 su 1.261 delle Liste civiche associate, 53 su 1.133 del Ppi, 161 su 1.141 dei Verdi...
Per non dire delle inchieste aperte a Monza, Trento, Bologna, Rossano, Campobasso, dove la Digos indagando sulle regionali si spinse a denunciare 16 segretari provinciali di diversi partiti... Insomma, le cose avevano preso una piega tale che a metà luglio 2003, mentre la gente boccheggiava nell'estate più calda da decenni, il centrodestra decise di metterci una pezza varando (270 sì, 154 no, 5 astenuti) la depenalizzazione: basta con le manette, basta con la galera. Solo una multa. Il relatore Michele Saponara rassicurò che in fondo, queste truffe sulle firme, «non sono reati pericolosi socialmente».


Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Era da tempo, tuttavia, che non si accavallavano tanti imbrogli. Ancora trasversali. Ed ecco a sinistra lo scandalo delle primarie del Pd per le comunali 2011 a Napoli, dove la vittoria di Andrea Cozzolino è contestata dal segretario provinciale del partito Nicola Tremante: «In molti seggi ci sono stati consiglieri di municipalità ed esponenti dei partiti di centrodestra che hanno portato centinaia di persone a votare. Ne abbiamo le prove». E mostra foto scattate da un militante: «Qui siamo al seggio di San Carlo all'Arena dove si vede la presenza di un consigliere municipale del Pdl». Peggio: a Miano, a nord di Capodimonte, «hanno votato 1.606 persone in 8 ore: 200 l'ora. Tre al minuto. Tecnicamente impossibile».


Un trauma. Ripetuto giorni fa a Palermo. Dove Maurizio Sulli e la sua compagna Francesca Trapani (già indagata per favoreggiamento perché ospitava in casa sua Michele Catalano, arrestato con l'accusa di essere vicino al clan mafioso dei Lo Piccolo) sono indagati, ricorda l'Ansa, «per presunti illeciti nel voto alle primarie del centrosinistra, in vista dell'elezione del sindaco di Palermo, nel seggio allo Zen. Secondo testimonianze la donna e l'uomo avevano decine di certificati elettorali nella propria auto». Una brutta storia. Che ha portato all'annullamento dei voti in quel seggio e spinto il presidente della Toscana Enrico Rossi a sfogarsi su Facebook e Twitter: «Credo occorra trovare delle regole. Se in Internet si digita la parola "brogli", purtroppo viene fuori "brogli Palermo Pd" e "brogli Putin". Io sono un po' stufo di questo».


Imbarazzante. Unica consolazione, in base all'adagio «mal comune, mezzo gaudio», lo scandalo dei falsi iscritti al Popolo della libertà. Ricordate le dichiarazioni trionfali di Angelino Alfano ai primi di novembre? «Oltre un milione di italiani hanno deciso di iscriversi al Pdl. Molti più della somma degli iscritti ai partiti che l'hanno fondato». Giuseppe Castiglione gli fece coro: «Abbiamo doppiato anche le più rosee previsioni: il vero Big Bang siamo noi».
Non l'avesse mai detto! Poche settimane ed ecco il Big Bang vero. Ecco i dubbi nella Regione più grande, quella più amata dal Cavaliere, sintetizzati sul Corriere così: «Mai così tanti iscritti, mai così in basso nei sondaggi. Serve un matematico di quelli tosti per risolvere l'equazione a più incognite del Pdl in Lombardia». Ecco la denuncia sugli iscritti di Modena da parte di una berlusconiana Doc come Isabella Bertolini: «Scorrendo l'elenco dei nuovi tesserati, quasi 6 mila, ho notato un impetuoso aumento degli iscritti in alcuni Comuni a forte rischio di infiltrazioni... I sospetti sono aumentati quando ho verificato che molte iscrizioni erano in blocco, a famiglia, e che si trattava di persone provenienti da Casal di Principe, Casapesenna, San Cipriano d'Aversa...»


Ecco la rivelazione, sul Fatto Quotidiano , di Gianni Barbacetto, che racconta come un dipendente del Cepu avesse «trovato sulla sua scrivania il modulo per l'iscrizione al Popolo della libertà. Con un ordine secco scritto a mano su un post-it : "Da consegnare firmato"». Ecco la militante antiberlusconiana del Pd che si ritrova iscritta al Pdl di Brescia con la tessera numero 158.378. Il cabarettista vicentino Dario Grendele, membro del gruppo «Risi & Bisi» che nega di aver mai dato il suo consenso e dice di essere stato imbarcato a sua insaputa esattamente come i sindaci vicentini di Brendola e Zanè e il segretario udc di Schio.
Seccante. Tanto più per il partito di Silvio Berlusconi, che aveva per anni rovesciato sospetti sugli avversari arrivando a invocare «osservatori dell'Onu» e a tuonare, dopo la sconfitta alle politiche 2006: «Secondo mie informazioni i professionisti della sinistra ci hanno sottratto circa un milione e settecentomila voti». Informazioni di chi? Sue.


Particolarmente sgradevole il caso della provincia berica, storica roccaforte del centrodestra. Dove sarebbe più o meno taroccata la metà delle 16 mila tessere d'iscrizione raccolte dall'eurodeputato Sergio Berlato, che fiero del suo bottino si era fatto fotografare con due valigie extralarge stracolme di adesioni. E dove Il Giornale di Vicenza ha via via raccolto testimonianze strepitose. Come quella di alcuni carabinieri imbarazzatissimi perché mai e poi mai (lo dice la legge) avrebbero potuto iscriversi a un partito. O quella di Marco Berlato, 21 anni, iscritto a Rifondazione. Irresistibile il commento ironico di Giuliano Ezzelini Storti, coordinatore provinciale comunista: «Se il Pdl era così disperato poteva chiederci un piacere, no? Noi stiamo sempre dalla parte dei deboli».

Gian Antonio Stella
- http://www.corriere.it/politica/12_marz ... 1954.shtml
Have a Nice Day
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