No TAV: duri scontri in Val di Susa

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kurohata
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doddi ha scritto:Esiste qualcosa, qualche grande opera infrastrutturale, che si può fare senza scontentare nessuno in Italia ?
Esiste un'interesse nazionale da poter perseguire ?

-mettere in sicurezza le scuole dove vanno i nostri fratelli e le nostre sorelle più piccole sarebbe una grande opera (un esempio locale: il volta sta cadendo a pezzi, spesso manca l'acqua, ed è stato consegnato quando? 5 anni fa? 6? e chi sa quanti altri esempi ci sono in italia)

-non dover aspettare 3mesi per una visita specialistica sarebbe una grande, grandissima opera!

-far funzionare i depuratori sarebbe un'altra bella opera da fare!

-(e visto che siamo in tema di TAV) com'è che sulla nostra fascia jonica c'è una ferrovia con un solo binario e manco elettrificato? grande opera!

-(sempre trasporti e sicurezza) mettere in sicurezza la SS106 sarebbe un'altra opera necessaria

-rendere la gestione del servizio idrico pubblica, altre grande opera (e levarla a sti ladri della sorical)

..continuo?

ah.. http://www.difendiamolacalabria.org/

:salut
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pellarorc
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ascolto discorsi sulle merci che devono volare velocemente da kiev a lisbona, da palermo a berlino da trieste e londra.
Però dall'altro lato c'è chi dice che invece queste merci sono sempre meno e che vengono usati altri n mezzi per farle viaggiare.
Allora mi chiedo: perchè non si rivede la strategia e si cerca di mettere tutti d'accordo ?

E poi mi dico: perchè in giro per l'italia le scuole cadono a pezzi, le autostrade, le statali, le comunali fanno schifo, i comuni sono senza soldi, molti servizi mancano, molte zone del paese nn hanno l'adsl ma ancora l'isdn ecc ecc ecc.?

E poi midico: cazzo ma sti soldi nn possono iniziare a spenderli per questi problemi?

mi sembra di fare un ragionamento da bambino di 5 anni! però....nulla avviene! perchè?
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kurohata
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secondo un mio personale studio (sono Dottore in Geografia), il modo migliore per trasportare le merci non esiste. Bisogna invece diversificare seguendo le carattersistiche dei territori. Come sostiene il professore Franco Farinelli: "ciò che fa di una merce una merce è il tragitto che compie dal luogo di produzione e il momento di vendita". Bisogna dunque ottimizzare il trasporto per abbassare le spese, mantenendo la stessa qualità del prodotto. Studiando la conformazione del paese Italia, il trasporto su gomma o su rotaia è il peggior modo per far viaggiare una merce (soprattutto per i costi di costruzione e di realizzazione delle infrastrutture); il modo più economico e meno difficoltoso è invece il trasporto via mare. Pare che una recente scoperta geografica sostenga che l'Italia sia una penisola stretta e lunga, quindi ha due corridoi, anzi due autostrade di mare sia a est che a ovest! (incredibile ma vero). Migliorando e non ammazzando i porti italiani (come si prova a fare con il porto di GioiaTauro piazzandoci un rigassificatore) si devono realizzare dei centri di scambio merci lungo le due sponde costiere italiane. Dai centri di smistamento portuali poi possono partire i treni e i camion e consegnare le merci, riducendo così di molto il traffico autostradale, l'inquinamento e gli orari di lavoro massacranti dei camionisti. Amen.

L'italia ha la catena appenninica come spina dorsale, come ci è venuto in mente di bucare tutte ste montagne? Discorso a parte per Francia e/o Germania che hanno territori che non sono stretti e lunghi e con caratteristiche abbastanza diverse da quelle italiane. (scusate le semplificazioni).

:scratch
doddi
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Ti pareva che ora non usciva pure il rigassificatore :-|
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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kurohata
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doddi ha scritto:Ti pareva che ora non usciva pure il rigassificatore :-|
ebbè.. il rigassificatore ammazza il porto
doddi
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kurohata ha scritto:
doddi ha scritto:Ti pareva che ora non usciva pure il rigassificatore :-|
ebbè.. il rigassificatore ammazza il porto
Ma smettila :mrgreen:

Che deve ammazzare di spazio ce n'è a iosa.
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doddi ha scritto:
kurohata ha scritto:
doddi ha scritto:Ti pareva che ora non usciva pure il rigassificatore :-|
ebbè.. il rigassificatore ammazza il porto
Ma smettila :mrgreen:

Che deve ammazzare di spazio ce n'è a iosa.

apri un altro topic: "RIGASSIFICATORE" così ti spiego come funziona un rigassificatore :mrgreen:
doddi
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Big Mario Ben Monti ha detto stop alle violenze, si farà quel che si deve fare.
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super mario monti e la sua truppa hanno detto: "apriamo un dialogo con i notav, però la linea del governo non cambia"
in pratica: "ne parliamo però a facimu u stessu" :scratch
doddi
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kurohata ha scritto:super mario monti e la sua truppa hanno detto: "apriamo un dialogo con i notav, però la linea del governo non cambia"
in pratica: "ne parliamo però a facimu u stessu" :scratch
E' inutile parlare con chi non ne vuole proprio discutere, l'alternativa sarebbe solo non farla cosa che non pare possibile.
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kurohata
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doddi ha scritto:
kurohata ha scritto:super mario monti e la sua truppa hanno detto: "apriamo un dialogo con i notav, però la linea del governo non cambia"
in pratica: "ne parliamo però a facimu u stessu" :scratch
E' inutile parlare con chi non ne vuole proprio discutere, l'alternativa sarebbe solo non farla cosa che non pare possibile.
ma che motivo ha il governo di comprare i valsusini? perchè sgravi fiscali e riempirli di soldi? non bastano tutti i vantaggi portati dalla TAV?

http://www.repubblica.it/cronaca/2012/0 ... -30960005/
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Danny
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E se ad aggredire giornalisti e cameramen fossero stati quelli di CasaPound?

di Giampiero Mughini


C'è uno spicchio d'Italia dov'è in atto una guerra. In Val di Susa. Non dico certo che stiamo come in Siria, dove bombardano e torturano, o come in Libia, dove le due fazioni contrapposte si massacrano a vicenda. E' una piccola guerra che però ha trasformato alla radice la vita quotidiana di uno spicchio del nostro Paese. Dove succede che un sindaco favorevole alla costruzione della linea ad alta velocità che colleghi uomini e merci che dall'Italia vanno alla Francia rischi di brutto a passeggiare per la sua cittadina, e dove i suoi figli vanno a scuola solo se accompagnati, in modo da essere protetti da chi li dileggia e li insulta pesantemente. La tensione tra i due schieramenti, e che s'è fatta spasmodica in questi ultimi mesi, dura da poco meno di vent'anni.

Due o tre governi della Repubblica avevano detto di sì al progetto Alta Velocità. Lo aveva firmato per ultimo un ministro del governo Prodi, Antonio Di Pietro, che adesso raccomanda di fermarsi se non di lasciar perdere. E del resto che cosa non farebbe Di Pietro pur di portarsi via "da sinistra" qualche mucchietto di voti del Pd? I valligiani temono per le conseguenze ambientali ed ecologiche del gran lavoro di scavo. Hanno mille ragioni e quelle ragioni vanno ascoltate. E difatti il governo italiano ha dedicato all'argomento oltre 180 riunioni tra esperti governativi e rappresentanti delle popolazioni locali. A questo punto siamo in ritardo di 6 anni sugli impegni presi con la Comunità europea e in particolare con la Francia (dove i lavori procedono di gran lena), e mentre il tracciato dell'opera era stato modificato e ridotto rispetto al piano originario, tanto che degli 8 miliardi di euro che doveva costare all'Italia ne costerà invece un terzo. Qualcuno, e pur di dire qualcosa "di sinistra", ha proposto un referendum e laddove è stranoto che la gran maggioranze dei piemontesi sono favorevoli all'opera. Beninteso, nessun'opera pubblica è un dogma da venerare e cui dire di sì sempre e comunque. Solo che se avessimo ragionato così per tutto quello che l'umanità ha fatto e costruito nei millenni, saremmo ancora all'età delle caverne. Tanto è vero che c'è chi non è talmente sicuro che il vivere e morire ne valga la pena.

Niente. E' guerra. Fiamme sulle autostrade, blocchi estenuanti che mettono a morte l'economia e il turismo della Val di Susa, sassaiole contro le forze dell'ordine. giornalisti picchiati e le loro telecamere spezzate. Gesti del più puro squadrismo che alcuni politici e alcuni giornali trattano con il sorriso sulle labbra, come se si trattasse di peccatucci veniali, di esuberanze giovanili. Ovvio che un Michele Santoro coltivi il suo pubblico, il suo mercato potenziale. Allucinante che circoli indisturbata la diceria che Carlo Abbà, il militante anarchico caduto dal traliccio e che per nostra felicità è fuori pericolo, sia stato scaraventato giù dalle forze dell'ordine. Desolanti i cortei no Tav che lungo lo stivale inneggiano alla violenza e dicono che i giornalisti in quanto tali sono delle carogne e vanno trattati da carogne.

Per chi come me ha vissuto gli anni di piombo, sono manifestazione farsesche a paragone delle tragedie (e dei morti) dei Settanta, ma anche dalle farse può venire un morto. Vengono naturalmente danni nell'ordine dei milioni di euro, feriti dell'una e dell'altra parte a decine, autostrade paralizzate, gente che va o torna dal lavoro e trova la strada bloccata dagli energumeni con casco e bavaglio, un clima insopportabile nel mentre che l'Italia è allo stremo. E poi mi chiedo, se un decimo delle cose fatte dai no Tav le avesse fatta gente di CasaPound, che sarebbe successo in Italia? Di certo la Cgil avrebbe indetto lo sciopero generale, l'Anpi avrebbe indetto una solenne manifestazione di ex partigiani, il Landini della Fiom si sarebbe arrampicato sul balcone di Palazzo Chigi a piantarvi la bandiera rossa, Santoro avrebbe cantato e ricantato "Bella ciao!" a tutta voce, Dario Fo avrebbe messo in piedi uno di quegli exploit teatrali in cui è maestro. Eccetera eccetera.

E invece, siccome quelli con casco e bavaglio fondamentalmente sono dei "compagni che sbagliano", tutto procede al solito e cialtronissimo modo italiano. E meno male che c'è stato quel poliziotto insultato a morte dal no Tav Marco Bruno che non ha mai battuto ciglio.
05 marzo 2012

http://notizie.tiscali.it/opinioni/Mugh ... Pound.html
mohammed
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Legione ha scritto:E se ad aggredire giornalisti e cameramen fossero stati quelli di CasaPound?

di Giampiero Mughini


C'è uno spicchio d'Italia dov'è in atto una guerra. In Val di Susa. Non dico certo che stiamo come in Siria, dove bombardano e torturano, o come in Libia, dove le due fazioni contrapposte si massacrano a vicenda. E' una piccola guerra che però ha trasformato alla radice la vita quotidiana di uno spicchio del nostro Paese. Dove succede che un sindaco favorevole alla costruzione della linea ad alta velocità che colleghi uomini e merci che dall'Italia vanno alla Francia rischi di brutto a passeggiare per la sua cittadina, e dove i suoi figli vanno a scuola solo se accompagnati, in modo da essere protetti da chi li dileggia e li insulta pesantemente. La tensione tra i due schieramenti, e che s'è fatta spasmodica in questi ultimi mesi, dura da poco meno di vent'anni.

Due o tre governi della Repubblica avevano detto di sì al progetto Alta Velocità. Lo aveva firmato per ultimo un ministro del governo Prodi, Antonio Di Pietro, che adesso raccomanda di fermarsi se non di lasciar perdere. E del resto che cosa non farebbe Di Pietro pur di portarsi via "da sinistra" qualche mucchietto di voti del Pd? I valligiani temono per le conseguenze ambientali ed ecologiche del gran lavoro di scavo. Hanno mille ragioni e quelle ragioni vanno ascoltate. E difatti il governo italiano ha dedicato all'argomento oltre 180 riunioni tra esperti governativi e rappresentanti delle popolazioni locali. A questo punto siamo in ritardo di 6 anni sugli impegni presi con la Comunità europea e in particolare con la Francia (dove i lavori procedono di gran lena), e mentre il tracciato dell'opera era stato modificato e ridotto rispetto al piano originario, tanto che degli 8 miliardi di euro che doveva costare all'Italia ne costerà invece un terzo. Qualcuno, e pur di dire qualcosa "di sinistra", ha proposto un referendum e laddove è stranoto che la gran maggioranze dei piemontesi sono favorevoli all'opera. Beninteso, nessun'opera pubblica è un dogma da venerare e cui dire di sì sempre e comunque. Solo che se avessimo ragionato così per tutto quello che l'umanità ha fatto e costruito nei millenni, saremmo ancora all'età delle caverne. Tanto è vero che c'è chi non è talmente sicuro che il vivere e morire ne valga la pena.

Niente. E' guerra. Fiamme sulle autostrade, blocchi estenuanti che mettono a morte l'economia e il turismo della Val di Susa, sassaiole contro le forze dell'ordine. giornalisti picchiati e le loro telecamere spezzate. Gesti del più puro squadrismo che alcuni politici e alcuni giornali trattano con il sorriso sulle labbra, come se si trattasse di peccatucci veniali, di esuberanze giovanili. Ovvio che un Michele Santoro coltivi il suo pubblico, il suo mercato potenziale. Allucinante che circoli indisturbata la diceria che Carlo Abbà, il militante anarchico caduto dal traliccio e che per nostra felicità è fuori pericolo, sia stato scaraventato giù dalle forze dell'ordine. Desolanti i cortei no Tav che lungo lo stivale inneggiano alla violenza e dicono che i giornalisti in quanto tali sono delle carogne e vanno trattati da carogne.

Per chi come me ha vissuto gli anni di piombo, sono manifestazione farsesche a paragone delle tragedie (e dei morti) dei Settanta, ma anche dalle farse può venire un morto. Vengono naturalmente danni nell'ordine dei milioni di euro, feriti dell'una e dell'altra parte a decine, autostrade paralizzate, gente che va o torna dal lavoro e trova la strada bloccata dagli energumeni con casco e bavaglio, un clima insopportabile nel mentre che l'Italia è allo stremo. E poi mi chiedo, se un decimo delle cose fatte dai no Tav le avesse fatta gente di CasaPound, che sarebbe successo in Italia? Di certo la Cgil avrebbe indetto lo sciopero generale, l'Anpi avrebbe indetto una solenne manifestazione di ex partigiani, il Landini della Fiom si sarebbe arrampicato sul balcone di Palazzo Chigi a piantarvi la bandiera rossa, Santoro avrebbe cantato e ricantato "Bella ciao!" a tutta voce, Dario Fo avrebbe messo in piedi uno di quegli exploit teatrali in cui è maestro. Eccetera eccetera.

E invece, siccome quelli con casco e bavaglio fondamentalmente sono dei "compagni che sbagliano", tutto procede al solito e cialtronissimo modo italiano. E meno male che c'è stato quel poliziotto insultato a morte dal no Tav Marco Bruno che non ha mai battuto ciglio.
05 marzo 2012

http://notizie.tiscali.it/opinioni/Mugh ... Pound.html
mi sembra assai improbabile che la destra estrema italiana si discosti dalla tradizione cinquantennale che la porta a manifestarsi contro il sistema e a non mettersi mai effettivamente contro i poteri forti. Dunque perché casapound dovrebbe fare una guerriglia? Le maggiori forze sono dedicate a combattere immigrati e omosessuali, con qualche puntata populista giusto per fare proseliti e darsi una giustificazione. Sulla tav si può dire tutto quello che si vuole ma è anche vero che non tutta la sinistra e le organizzazioni che di sinistra si dichiarano, la appoggiano, anzi, e che comunque chi non la vuole è gente che lì ci abita e che ha tutti i diritti di questo mondo a non volerla. Facile fare i froci col culo degli altri...
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reggino
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http://www.notav.info/top/tav-il-silenz ... -mercalli/

top — 8 marzo 2012 07:59 Tav, il silenzio degli arroganti di Luca Mercalli
di Luca Mercalli, da il Fatto quotidiano, 7 marzo 2012

Caro presidente Monti, l’8 gennaio a Che tempo che fa le ho donato una copia del mio libro Prepariamoci e Lei, squisitamente, mi ha stretto la mano e detto “Ne abbiamo bisogno”. Un mese dopo assieme ad alcune centinaia di docenti di atenei italiani, ricercatori e professionisti (inclusi Vincenzo Balzani, Luciano Gallino, Alberto Magnaghi, Salvatore Settis) firmavo un appello per sollecitare una Sua riconsiderazione delle argomentazioni tecnico-economiche a supporto della linea ad alta capacità Torino-Lione, che da anni risultano non convincenti. A tutt’oggi non solo non è giunto un Suo cenno di considerazione, quanto piuttosto la perentoria affermazione che i dati sono definitivi e invarianti, le decisioni sono assunte, il progetto deve andare avanti anche manu militari. Non mi aspettavo una tale chiusura, ora fonte di una profonda spaccatura in una parte del mondo intellettuale e scientifico italiano.

Il dialogo, soprattutto tra rappresentanti dell’ambito della ricerca usi ad argomentare secondo il metodo scientifico, non si dovrebbe mai negare nei paesi democratici, a maggior ragione allorché la controversia assume vaste proporzioni coinvolgendo l’ordine pubblico e sollevando una quantità di dubbi, ambiguità e contraddizioni che invitano a un’ulteriore dose di prudenza e approfondito riesame. Ciò non è purtroppo avvenuto, ed è motivo di profonda frustrazione da parte di molti di noi. A nulla è servita la lucida presa di posizione di Angelo Tartaglia del Politecnico di Torino, già membro dell’Osservatorio tecnico, sui vizi procedurali del processo decisionale tanto difeso come il migliore possibile, a nulla la precisazione di Monica Frassoni dei Verdi europei sulla labile politica comunitaria dei trasporti ancora tutta da consolidare e sbandierata invece come patto d’acciaio da rispettare senza se e senza ma. L’elenco di atti e studi incongruenti, unito a un insopportabile tasso di menzogne mediatiche, è così lungo che da solo basterebbe a fermare, vieppiù in questo momento di crisi, ogni decisione su questo fronte, a favore di altre priorità che non pongono dubbi di sorta: ammodernamento della rete ferroviaria esistente, cura del dissesto idrogeologico, riqualificazione energetica degli edifici, arresto del consumo di suolo, riduzione dei rifiuti, restauro del patrimonio culturale, estensione capillare della connettività Internet, garanzie di assistenza sanitaria e didattica pubblica, per perseguire le quali non si sono mai visti blindati e manganelli!

Un mito aleggia sopra quel tunnel impedendo a politici, giornalisti e cittadini di alzare il velo e chiedersi come stanno veramente le cose, anche in Francia dove i lavori non sono affatto iniziati. È forse il mito futurista della velocità sferragliante, peraltro sorpassato dall’aereo e dal bit, unito all’illusione che da quel buco, e solo tra vent’anni, defluiscano da ovest prosperità e progresso? Eppure già oggi chiunque voglia andare a Parigi o alle Maldive lo può fare quando e come desidera! Ma la mancanza di quel tunnel sotto il massiccio dell’Ambin, infrastruttura rigida e obsoleta nelle sue finalità, foriera di debiti insanabili come dimostrato dalla Corte dei Conti su progetti analoghi, vorace di energia e prodiga di emissioni climalteranti, sembra privi tutti di un talismano viscerale. Personalmente, come ricercatore e giornalista, il rifiuto a discutere l’estrema complessità di questo progetto, mi avvilisce, e mi annienta come cittadino. Faccio mia l’accurata analisi sociologica di Marco Revelli confermando che in me il patto civile con lo Stato sta andando in frantumi. La fiducia nelle istituzioni, da me sempre onorata – dal servizio militare (alpino, ovviamente!) al pagamento delle imposte – sta venendo meno e ora un grande vuoto alberga in me.

Non resta che un grido di disperazione di fronte a tanto disprezzo e a tanta arrogante violenza fisica e ancor più psicologica esercitata dalle istituzioni su una comunità. Violenza silente, della quale non si parla mai perché offuscata dalle sassaiole, ma dimostrata in questi casi dai lavori del geografo Francesco Vallerani e dagli psicologi Roberto Mazza dell’Università di Pisa e Ugo Morelli dell’ateneo bergamasco. Quel grido chiede ascolto, e ovviamente discussione argomentata e rigorosa. Invece ci si sente dire: rispettiamo chi ha posizioni contrarie, ma andiamo avanti lo stesso con le ruspe, applicando “un mix di dissuasione e repressione”. Ma allora a cosa serve esprimere posizioni contrarie se non vengono discusse le ragioni del no? Mauro Corona la chiama “democratura”. Al liceo, Silvio Geuna, medaglia d’argento al valor militare, ci diceva che alla sua età avanzata aveva solo il ruolo di plasmare i valori della futura classe dirigente. Oggi a 46 anni, noto che il mio futuro continua a essere determinato da anziani signori con idee molto diverse dalle mie e quindi dichiaro fallito l’investimento culturale e civile su di me da parte della nazione.

Peggio ancora sisentono i giovani ricercatori della generazione che mi segue che vedono sbarrate le possibilità di indirizzare il loro futuro in direzioni differenti da quelle oggi dominanti e perniciose. Come diventerà dunque la nostra società che annienta i germi di riflessione sull’avvenire proprio quando l’instabilità epocale alla quale andiamo incontro richiederebbe il massimo della cooperazione di saperi e proposte non convenzionali? Avremo quel buco, forse, tra tanti anni, ma che ne sarà del resto attorno? Il governatore Cota si è chiesto da dove prendono i soldi i No-Tav: da migliaia di ore di lavoro volontario, sottratto a svago e famiglia, si chiama partecipazione civile. Con molta amarezza rifletto dunque se sia utile impegnarsi per la difesa dei beni comuni o se sia meglio spendere la propria esistenza in occupazioni più divertenti. Se arriverò a quell’ultima conclusione, restituirò la mia qualifica di cittadino e opererò soltanto per mio bieco interesse.
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No Tav, il movimento fa paura ma qualcosa sta cambiando
di Andrea Degl'Innocenti - 7 Marzo 2012


Si sta incrinando il fronte dei favorevoli alla Tav, mentre i valsusini sono sempre più portavoce di un'idea di società diversa, che va oltre il progetto della Torino-Lione.Qualcosa si smuove. All'interno di quel fronte coeso di politici, giornalisti, opinionisti, che da destra a sinistra si schiera a favore della Tav e condanna e demonizza il movimento di opposizione, sembrano iniziare a palesarsi le prime incrinature. Certo si tratta microfratture, che per ora coinvolgono aree relativamente marginali dello schieramento, ma è già qualcosa.


Basta ascoltare l'intervista qui sotto, rilasciata da Furio Colombo, ex direttore dell'Unità ed ora deputato nelle file del Pd, per rendersene conto. Intervistato dai ragazzi del Nuovo Cinema Palazzo - Sala Vittorio Arrigoni[1], Colombo si è scagliato contro la politica ed i media che stanno manipolando una lotta sacrosanta cercando di renderla invisa all'opinione pubblica.



Anche Roberto Saviano e Marco Travaglio, due delle voci più influenti del giornalismo contemporaneo nostrano, hanno preso una posizione netta. Il primo in un articolo di ieri sulla Repubblica ha svelato le infiltrazioni mafiose all'interno dei cantieri per l'alta velocità Roma-Napoli, lasciando intendere che con ogni probabilità in Val di Susa succederebbe la stessa cosa.


Travaglio invece è autore di un lungo intervento contro la Tav andato in onda durante la trasmissione di Santoro Servizio Pubblico. Un intervento in cui riporta dati e testimonianze che dimostrano inequivocabilmente il carattere speculativo dell'opera.



Niente di nuovo nei contenuti, sia chiaro. Tutte cose che i valsusini ripetono da anni, senza che nessuno si degni di ascoltarli. Quello che conta qui non è tanto il contenuto, quanto chi lo esprime. E che ad esprimere certi contenuti siano un Travaglio, un Saviano, un Colombo, assume nelle dinamiche della lotta una valenza tutta particolare: si tratta infatti di personaggi molto popolari, in grado di smuovere una buona fetta di opinione pubblica.


Chi invece resta inchiodato sulle proprie posizioni sono il governo e le più alte cariche istituzionali. Ieri il ministro per l'Ambiente Corrado Clini ha difeso a spada tratta la Torino-Lione, definendola “il primo progetto sostenibile dal punto di vista ambientale che abbiamo in Europa per una grande infrastruttura”, e si è scagliato contro i manifestanti sostenendo che chi protesta lo fa perché "continuano ad essere date informazioni sbagliate".


Anche Napolitano si è più volte espresso a favore della Tav negli ultimi giorni. La linea intransigente del Presidente della Repubblica è emersa chiaramente quando ha declinato la richiesta di un incontro avanzata dai sindaci della Valsusa contrari all'opera, adducendo la motivazione che le questioni “tecniche” come la Tav non sono di sua competenza.


La risposta ha scatenato l'ira di Beppe Grillo, che in un post intitolato “Se questo è un presidente” ha definito “gravissimo che il presidente della Repubblica non incontri dei suoi concittadini, rappresentanti delle istituzioni locali”, concludendo - con riferimento ai frequenti incontri di Napolitano con Berlusconi durante la precedente legislatura - “sono italiani e sindaci, non mafiosi o piduisti”.


Sempre dal suo blog, Grillo ha poi lanciato una campagna di informazione sulla protesta No-Tav rivolta alla cittadinanza: “Per bloccare la Tav bisogna informare gli italiani. Il blog lancia una due giorni No Tav in tutta Italia sabato 10 e domenica 11 marzo con la creazione di banchetti per la distribuzione di volantini. La mappa dei banchetti sarà aggiornata in tempo reale sull’area Foursquare del MoVimento 5 Stelle”.


Il fatto è che la Tav sta diventando sempre più la frontiera calda di una battaglia molto più ampia, che coinvolge idee di società e di sviluppo differenti, visioni del mondo diverse. Da un lato stanno i poteri forti della società, dalla mafia, all'imprenditoria, alla politica, i fautori delle grandi opere, delle speculazioni, del liberismo più sfrenato. Non a caso, come fa presente il blogger e urbanista Paolo Baldeschi, vi sono coinvolti gli esponenti di spicco di “tutto il capitalismo immobiliare e cementizio italiano: da Caltagirone a Lodigiani, da Todini a Ligresti passando per la Lega delle cooperative, oltre, capofila, Impregilo della Fiat; il tutto senza gare d'appalto e via 'per li rami', cioè per sub-appalti e sub-sub-appalti, fino ad arrivare alle imprese della mafia e della camorra.”


Dall'altro lato stanno i valsusini, fattisi inconsapevolmente portavoce di un modello diverso, basato sulla coesione sociale, sulla cittadinanza consapevole e partecipe delle decisioni politiche, sull'informazione, l'autoformazione, la partecipazione. Forse per questo la lotta dei valsusini è tanto invisa al potere, il loro messaggio tanto censurato e manipolato.
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Il governo ai notav:"dovete isolare i violenti!" .
"Ci proviamo, abbiamo anche fatto delle barricate,ma hanno lacrimogeni, manganelli, idranti…non è facile" :D
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http://www.corriere.it/cronache/12_apri ... f614.shtml

Il sindaco di Rifondazione: «Basta No Tav»
«Brutta gente, non voglio il presidio a Giaglione». Espulso
dal partito. Si era opposto al presidio nel paese.

TORINO - «Egregio compagno, apprendo con stupore della mia radiazione dal partito della Rifondazione comunista... Prendo atto con rammarico delle motivazioni che ti hanno indotto a una tale sconsiderata scelta. Sono stato e sarò sempre coerente con i miei principi comunisti, peraltro non negoziabili». La Storia, quella con la esse maiuscola, non ha nascondigli, la Storia non passa la mano neppure quando attraversa piccoli paesini di montagna. «Me lo ha detto anche il segretario provinciale, che qui in Val di Susa si sta scrivendo la Storia. A me lo viene a raccontare, che sono comunista e No Tav da quando lui portava i pantaloni corti...».
Nel suo piccolo, il sindaco Ezio Paini, tessera Pci dal 1963, di Rifondazione dal fatale 1991, si è accontentato di scrivere una ordinanza chiedendo una verifica su un possibile abuso edilizio. Giaglione è terra di confine fin dal Medioevo, ultima propaggine della Savoia dove si parla ancora un dialetto franco provenzale. Poco meno di 700 abitanti, fiera tradizione di sinistra, giunta di pensionati che si dedicano anima e corpo al paese, nell'ultimo anno colpito da improvvisa notorietà. Perché l'unica strada per raggiungere il cantiere dell'Alta velocità di Chiomonte è uno sentiero di montagna, un pezzo della via Francigena, ma soprattutto passa anche dalle frazioni più popolose del paese.

Accanto alle scuole, nel piazzale che fa da punto di partenza e ritrovo di ogni marcia No Tav, è sorta una casetta abusiva fatta con assi di legno e lamiera. Paini, sostenitore dell'attuale maggioranza in Comunità montana, nei fatti l'espressione politica del movimento No Tav, presenza fissa ai cortei del movimento, ha portato pazienza per qualche mese. Poi ha spedito una lettera al compaesano che ha il comodato d'uso del terreno chiedendogli lumi. Da una scintilla, l'immane incendio, come scrivevano i sussidiari di una volta.

Il segretario provinciale del suo partito, Ezio Locatelli, era salito fin quassù per una dura reprimenda. «Ogni ordinanza, divieto o provvedimento che possa limitare l'attività del presidio No Tav è incompatibile con l'appartenenza al partito, da sempre schierato con il movimento». Il chiarimento tra i due protagonisti ha avuto esiti rivedibili. Locatelli si è mostrato inflessibile, le ragioni della popolazione locale incarnate dal sindaco devono piegarsi a un disegno più vasto al quale aderisce Rifondazione. A pensarci bene, un capovolgimento del pensiero No Tav. Paini è stato costretto a scegliere. «Mi spiace, ma io sono un comunista vero, quindi non derogo ai miei doveri istituzionali, e al rispetto della legalità». Fuori.

La casetta accanto alle scuole è un pretesto per entrambi i contendenti. Il sindaco sta vivendo sulle pelle del proprio paese la trasformazione del movimento No Tav. «Intorno alla baracca gira brutta gente» aveva detto nei giorni scorsi. «Le mamme si sono lamentate, minacciano di far cambiare scuola ai bambini, e noi facciamo già i salti mortali per coprire le classi». Quelle frasi, pronunciate da un No Tav a 24 carati, non erano passate inosservate. In modo involontario, certificavano la mutazione in corso nel movimento No Tav. «Qui ci hanno lasciato soli con gente che fa davvero paura - dice Paini -, ma nessuno ha il coraggio di ammetterlo».

In quella baracca ci dorme gente che viene da fuori, anarco-insurrezionalisti di chiara fama che si sono ormai trasferiti a tempo pieno in Val di Susa. Prendono la parole nelle assemblee popolari, si mischiano alla popolazione, e non tutti gradiscono. Anche così si spiega un calo di consensi interno dei No Tav, anche per questo il presidente della Comunità montana Sandro Plano ha chiamato più volte Paini per convincerlo a fare un passo indietro. È una faccenda piccola, ma imbarazzante. «Paolo, rammenti che ai tempi di Mani Pulite mi soprannominavi "Di Pietro"? Non ho cambiato di una virgola la mia intransigenza contro chi compie violazioni di qualsivoglia natura. Non ti è sorto il dubbio che forse determinati atteggiamenti non erano universalmente e favorevolmente accolti?».

Ferrero, il segretario nazionale di Rifondazione al quale è indirizzata la lettera di congedo intrisa di amarezza, confessa di non saperne molto. In questi giorni dall'altra parte d'Italia, a Palermo per sostenere il candidato sindaco Leoluca Orlando. E non fa certo i salti di gioia per la perdita di uno dei pochi sindaci italiani iscritti a Rifondazione. «Neppure Alemanno chiede lo sgombero dei centri sociali. A me sembra che Locatelli abbia posto un semplice problema politico». Sarà, ma anche Paini pone un problema politico, basta aver voglia di vederlo. Ma adesso siamo ormai ai saluti tra ex compagni, che non si lasciano proprio bene. «In conclusione - scrive il sindaco - posso solo augurarti che un giorno tu abbia vergogna di questa sciagurata scelta. Ti giunga l'espressione del mio profondo disgusto».

Marco Imarisio.


Le purghe.
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ethan ha scritto:http://www.corriere.it/cronache/12_apri ... f614.shtml

Il sindaco di Rifondazione: «Basta No Tav»
«Brutta gente, non voglio il presidio a Giaglione». Espulso
dal partito. Si era opposto al presidio nel paese....................
ora sarà difficile smentire le voci su chi gira intorno ai NOtav, vista la testimonianza.
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La Francia potrebbe rinunciare alla linea ad alta velocità fra Lione e Torino. A rilanciare l’indiscrezione è il quotidiano Le Figaro, a cui fanno eco le dichiarazioni del ministro del Bilancio Jerome Cahuzac: “La Francia – ha detto alla stampa francese – ha previsto una moltitudine di progetti senza aver fatto i conti con i finanziamenti. A questo punto il governo non potrà che dover rinunciare a qualche opzione”.

Tempi di crisi anche per l’Alta velocità quindi, al punto che fra i diversi progetti tra cui tagliare il Tav è al primo posto nei disegni di Parigi. Secondo Le Figaro di oggi, a rischio di depennamento sono 10 progetti tra cui, in prima linea la Torino-Lione, la Nizza-Marsiglia e la linea Rennes-Brest.

Durante la presidenza di Nicolas Sarkozy, i vicini transalpini avevano annunciato 14 progetti da qui al 2020 per complessivi 2mila chilometri di rete. Una tabella di marcia ribadita fino a maggio dall’ex presidente e dal costo stimato di 260 miliardi di euro. A essere fatte fuori sarebbero, spiega il giornale francese, le linee a questo punto più costose. Per questo però, ha speigato il ministro Cahuzac, verrà istituita una commissione parlamentare ad hoc per classificare tutti i progetti in base alle priorità entro la fine dell’anno. Ma sulla carta, la Torino Lione sarebbe tra le prime a rischio “squalifica” per il suo costo (12 miliardi di euro) e per il pesante calo registrato nel “trasporto merci, sceso a quattro milioni di tonnellate su quella tratta, contro gli undici milioni di tonnellate vent’anni fa”.

Un’altra ipotesi, la più probabile, dicono altre indiscrezioni, è che Parigi decida di proseguire nei lavori – il lato transalpino del cantiere è molto più avanzato di quello piemontese – ma di scaglionarli in diverse tranche dal budget decisamente più accettabile per le casse dello Stato. Un ridimensionamento, in ogni caso, che comporterebbe conseguenze anche sul versante italiano.

Le reazioni italiane La notizia ha creato scompiglio in Italia con rappresentanti di Pd e Pdl che chiedono lumi, mentre a sinistra si guarda con curiosità. ”Grande preoccupazione, stupore e sconcerto. Auspichiamo che quanto annunciato su uno dei più importanti quotidiani francesi sulla torino-Lione, sia quanto prima smentito dal Governo francese”. Questo il primo commento del vice coordinatore del Pdl piemontese Agostino Ghiglia. Praticamente identiche le riflessioni del parlamentare torinese del Pd Stefano Esposito: ”Un fatto gravissimo per il nostro Paese e un danno economico senza precedenti. Ho già chiesto direttamente a tutti i soggetti interessati, a cominciare dal governo, di adoperarsi per chiarire la veridicità della notizia”. Di parere contrario Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista: “La notizia è importantissima: a questo punto solo l’Italia si ostina a portare avanti una grande opera inutile dal punto di vista del traffico di merci e persone, costosissima in termini economici, dannosa per l’ambiente e per la popolazione valsusina, che tra l’altro da tempo subisce la totale e vergognosa militarizzazione del proprio territorio”. Pungente invece Nichi Vendola, presidente di Sinistra Ecologia Libertà: ”Sono davvero curioso di sapere – se si confermeranno i giusti dubbi e le perplessità del governo francese – come reagiranno in Italia coloro che ideologicamente e con una punta di fanatismo hanno propagandato la favola della Tav”.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07 ... av/291769/

in francia qualcuno capisce. in italia... :okok:
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