"Affari di famiglia"

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doddi
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Reggio, appalti su 106 jonica, 5 fermi dei Carabinieri
Venerdì 24 Febbraio 2012 07:44


Cinque persone sono state fermate dai carabinieri di Reggio Calabria su ordine della Procura distrettuale antimafia della città dello Stretto per associazione a delinquere di stampo mafioso e altro. I cinque secondo quanto accertato nell'operazione "affari di famiglia" si erano infiltrati nel lavoro per la costruzione della strada statale 106 Jonica Taranto- Reggio Calabria. Il decreto di Fermo di Indiziato di Delitto eseguito dai Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, Melito di Porto Salvo (RC) e Montebello Ionico, riguarda 5 appartenenti alle cosche "Ficara-Latella" e "Iamonte", operanti nel "mandamento di Reggio" ed in particolare nei comuni di Reggio Calabria, Melito di Porto Salvo e Montebello Ionico. In particolare, dalle indagini e' emerso che le cosche si sarebbero infiltrate nella realizzazione delle opere di ammodernamento e di messa in sicurezza della SS 106, nel tratto compreso tra Reggio Calabria e Melito di Porto Salvo, piu' nello specifico tra i KM 6+700 e 31+600. Contestualmente all'esecuzione del provvedimento restrittivo i Carabinieri stanno eseguendo un decreto di sequestro preventivo di beni ritenuti patrimonio delle cosche "Ficara-Latella" e "Iamonte" per un valore complessivo di 20 milioni di Euro circa emesso dalla DDA reggina.



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Reggio: Carabinieri eseguono 5 arresti per operazione "Affari di famiglia"
Venerdì 24 Febbraio 2012 07:59

Di seguito la nota diffusa dai CC di Reggio Calabria - I carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria stanno eseguendo un provvedimento emesso dalla Direzione Distrettuale

Antimafia di Reggio Calabria, nei confronti di 5 persone indagate per i reati di associazione


di tipo mafioso, concorso in associazione di tipo mafioso e tentata estorsione aggravata dall’aver favorito un sodalizio mafioso. I 5 soggetti sono appartenenti e contigui alla ‘ndrangheta di due distinte articolazioni territoriali, operanti nell’area metropolitana e jonica, responsabili a vario titolo di associazione di tipo mafioso.
Le investigazioni hanno documentato l’infiltrazione della ‘ndrangheta in un appalto per la realizzazione di un tratto della S.S. 106.

Queste sono le frasi che i rappresentati delle cosche Ficara – Latella e Iamonte hanno in varie occasioni ripetuto al responsabile dei lavori per il rifacimento della ss 106 nel tratto Reggio Calabria Melito Porto Salvo.
“Come mai avete iniziato questi lavori senza le dovute presentazioni? Adesso dovete pagarci il disturbo!”. I malfattori, inoltre, “sconsigliavano” di rivolgersi ad altre ditte per la fornitura di servizi e di opere, verosimilmente perché poco malleabili o più semplicemente perché i subappalti dovevano essere affidate a ditte vicine alla cosca: “…le ditte a cui avete richiesto i preventivi… come quella di Bovalino…non vanno bene!”. Quando, infine, il responsabile del cantiere specificava che ancora erano in fieri dei semplici lavori di messa in sicurezza e che le opere di ammodernamento non erano ancora iniziate, i due lo congedavano con un eloquente “Ci rifaremo sentire noi”.
“dite al vostro responsabile che prima di continuare i lavori si deve mettere a posto”.
“…allora dal KM 6+700 fino al semaforo di Pellaro è di competenza mia, dal semaforo di Pellaro fino al KM 22+000 la competenza è divisa a metà tra la mia “famiglia” ed un'altra “famiglia, dal KM 22+000 fino al KM 31+000 la competenza è delle persone che hai incontrato la scorsa volta… adesso andiamo da loro”.
Il giovane professionista, infatti, veniva condotto in località Annà di Melito di Porto Salvo dove ad attenderlo c’era MINNITI: “…noi siamo i referenti della zona. Per il vostro quieto vivere dovete darci il 4% dell’intero importo dei lavori relativo alla posa delle barriere e del rifacimento del manto stradale. Un’impresa come la vostra non è che mo si perde per 60.000,00 euro”.




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Le foto
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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spiny79
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quando uscirete di galera andate a lavorare invece di andare a fare le estorsioni...

forza carabinieri!

:salut :salut :salut
doddi
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Stavolta c'è stata una denuncia

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Reggio: Le mani della ndrangheta sulla 106 fermate dalla denuncia di un testimone
Venerdì 24 Febbraio 2012 12:45

di Francesco Creazzo - ‘’Come mai avete iniziato questi lavori senza le dovute presentazioni? Adesso dovete pagarci il disturbo’’.
Queste le parole molto eloquenti che Filippo Fontana e Salvatore Minniti, due dei

soggetti arrestati stamane con l’accusa di essere intranei alla cosca Iamonte di Melito Porto Salvo, avrebbero rivolto a un dipendente della Cogip, ditta aggiudicatrice dei lavori per l’ammodernamentoe la messa in sicurezza della Ss 106.
I Carabinieri stamane hanno stretto le manette ai polsi di 5 persone riconducibili alle cosche

Ficara-Latella e Iamonte per i delitti di associazione a delinquere di stampo mafioso e tentata

estorsione.

L'indagine nasce da un approfondimento, guidato dal pm Marco Colamonici, sulle intercettazioni

dell'Operazione ''il Crimine'': in particolare, la megaoperazione del luglio 2010 accennava ad

alcune della figure criminali, già in maggioranza gravate da condanne definitive per associazione

mafiosa, e, soprattutto, alla spartizione dei lavori sulla statale jonica.

Ma la vera notizia è che l'imprenditore taglieggiato dalla ndrangheta questa volta ha denunciato.
Un dipendente della Cogip ha avuto il coraggio di denunciare le pressioni criminali subite dalle

consorterie criminali, addirittura avvertendo i propri estortori che avrebbe contattato i

Carabinieri per informarli dei fatti. Trascorse nemmeno 24 ore da quest'atto di coraggio, accanto

alla macchina del teste veniva appoggiata una bottiglia di plastica piena d'alcool.

Ma ripercorriamo, seguendo la tesi degli investigatori, per gradi le fasi di una vicenda che si

articola nel periodo che va dal mese di marzo a quello di settembre dell'anno scorso.

I lavori svolti dalla ditta catanese Cogip sono iniziati da neanche un mese, quando il capocantiere viene cercato da Giovanni Gullì (fermato stamani e già indagato in passato per il favoreggiamento della latitanza di Giuseppe Iamonte). Gullì intima al capocantiere di recarsi con lui, e lo conduce in una strada doi campagna dove lo aspettano Filippo Fontana e Salvatore Minniti, che gli chiedono di ''pagare il disturbo'', oltre a sconsigliargli di rivolgersi ad altre ditte che non avessero espressamente indicato loro per i subappalti e la fornitura del materiale per i lavori.

Immediatamente, però, la ditta sporge denuncia contro la tentata estorsione, facendo scattare la

sorveglianza degli uomini della Benemerita.

Dopo circa un mese, un uomo (non identificato), entra nel cantiere e strappa dalle mani degli operai

gli attrezzi di lavoro, accompagnando il gesto con le parole: ''Dite al vostro responsabile che

prima di continuare i lavori si deve mettere a posto''.



La minaccia viene ignorata e i lavori proseguono.

Ecco perchè Domenico Musolino, un soggetto interessato dalle intercettazioni ambientali di

''Crimine'' perchè presente alla famosa riunione di Polsi per conto della cosca Ficara-Latella,

tenta un secondo approccio alla ditta: avvicina il capocantiere e gli intima di recarsi a una

riunione per ''sistemare quella faccenda''.

All'incontro di Pellaro, Musolino gli fa presente che ''sono io il referente di zona'', e gli spiega

a chi avrebbe dovuto pagare il pizzo: ''...allora, dal km 6+700 fino al semaforo di Pellaro è

competenza mia, dal semaforo al Km 22 la competenza è divisa a metà tra la mia famiglia e l'altra,

dal km 22 al km 31 la competenza è delle persone che hai incontrato la scorsa volta''. Detto questo,

il malcapitato capocantiere viene portato ad Annà di Melito, dove lo aspetta Salvatore Minniti.

Questi gli spiega che ''...noi siamo i referenti della zona.Per il vostro quieto vivere dovete darci

il 4% dell'intero importo dei lavori relativo alla posa delle barriere e del rifacimento del manto

stradale. Un'impresa come la vostra non è che mò si perde per 60mila euro...''.

Fin qui le accuse che la procura di Reggio muove ai 5 arrestati.

Oltre ai 5 provvedimenti di fermo, è stato determinato anche il sequestro preventivo di 9 società, 22 immobili, 13 mezzi, 25 tra conti correnti bancari, polizze assicurative e prodotti finanziari, per un valore stimato di 20 milioni di euro.

Spetterà al tribunale decidere se gli imputati sono colpevoli o innocenti.

A noi, invece, spetta il gradito compito di registrare l'atto di coraggio del teste che ha consentito l'intervento di magistratura e forze dell'ordine contro le cosche, e quello sgradito di prendere atto della natura federativa e pacifica che sovrintende all'attività delle cosche, pronte a dividersi il controllo del territorio.

Questi i nomi dei soggetti colpiti dal fermo:

Filippo Fontana (Cl. 59)
Giovanni Gullì (Cl. 78)
Salvatore Minniti (Cl. 61)
Domenico Musolino (Cl. 76)
Luigi Musolino (Cl. 76)
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Andate piano ragazzi, ancora la cassazione nn s'è espressa.
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tito ha scritto:Andate piano ragazzi, ancora la cassazione nn s'è espressa.


complimenti intanto a chi ha avuto il coraggio di denunciare...

spero che non li facciano uscire di galera se condannati, e spero che non ci siano se
Il dolore ci rimette in mezzo alle cose in modo nuovo.
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tito ha scritto:Andate piano ragazzi, ancora la cassazione nn s'è espressa.
Sarei curioso di vedere tutto questo "spirito" davanti a personaggi, situazioni ed episodi del genere.
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Pickwick
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Se non sbaglio i musolino sono quelli che gestiscono la "cargo e logistic" a San Leo.
Degli inetti ed incapaci che mi hanno perso la qualunque...
tito
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nonostante l'iperbole, non sto scherzando per nulla.

in democrazia, quella vera, la forma è sostanza.

speriamo in tempi migliori
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