Giorno del Ricordo

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doddi
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Regmi ha scritto:
doddi ha scritto:
Regmi ha scritto:E dove leggi contraddizioni :scratch

Per la seconda volta in questo 3D ti invito a fermare il mestolo e, per la prima volta, non accennare a qualità di cui non fai certamente largo uso.
Fai almeno uno sforzo e in cambio tralascio il fatto che tu, in quel topic, non hai ritenuto opportuno spendere nemmeno una riga. Come tralascio l’accostamento dei due tristi accadimenti che nulla hanno in comune tranne le atrocità e la matrice.
Non è un atteggiamento sono dati di fatto. E’ storia, quella parte di storia che non abbiamo appreso e che, lo ripeto per l’ennesima volta, se la si vuole approfondire la si deve spiegare tutta, e non solo la parte che più aggrada...E se vogliamo, nel nostro piccolo, anche questa nostra chiacchierata, svolta con i nostri consueti toni contrapposti, contribuisce a farlo.
Non mi aspetto che tu lo faccia, mi basta che tu ci pensi. :fifi:

La tua considerazione finale, che trovo oltremodo volgare e fuori luogo, personalmente, e come cittadino di questo Paese che ha istituito una giornata dedicata al perdono e al ricordo, non mi appartiene.
Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. E su questo non ho mai nutrito il benchè minimo dubbio dopo anni di conferme.
La considerazione finale è volutamente volgare, meglio sarebbe "popolare", ma non è per nulla fuori luogo ed anzi rende perfettamente l'idea del tuo diverso modo di approccio, valutazione e desiderio di commemorazione alle due vicende.
Ho capito!!!
Ragionare con te è come il voler applaudire qualcuno con una mano e ti lascio volentieri le chiavi inserite nella toppa di casa.
Sostanzialmente sto cercando, tra una battuta e l'altra, di confutare quanto scrivi e tu continui a stare dentro i confini e gli schemi rigidi che più ti sono consoni.

Quelle che tu chiami vicende non sono ne mie ne tue, ma di tutti. La differenza tra noi sta tutta nel fatto che per me lo sono entrambe (l'aver partecipato a entrambi i 3D ne è, anche se stupida, una sua dimostrazione) invece tu pretendi, oltre che avere la presunzione di voler ricordare parzialmente, l'esclusiva solo per questa...e guai a chi, discostandosi dalla tua miope visione, si avvicina.

Sulla volgarità fuori luogo, pur sforzandomi di capire il tuo intento anch'esso fuori contesto da quanto scritto, confermo quanto detto che a sua volta testimonia che stiamo su due pianeti diversi e distanti senza nemmeno la remota possibilità di un punto d'incontro.
Chiudi a doppia mandata mi raccomando. :fifi:
Partecipo ad un topic quando lo ritengo interessante o di poter dare un contributo.
A quelli commemorativi, di celebrazioni o decessi "famosi" di solito non ci sono mai.
Ammesso e non concesso che debba spiegarti qualcosa visto che continui a ripeterlo a mò di ritornello... ammesso e non concesso.
In questo mi è parso doveroso per la piega che si è cercato di dare alla vicenda, la stessa dei 15 hanno espresso voto contrario al provvedimento, il "contentino" ma purchè se ne parli poco e non oltre il lecito accettabile, altrimenti è doveroso cercare la causa e l'effetto, non sia mai si possa deturpare l'immagine pura e salvatrice delle spie italiane che assecondavano i compari titini fornendo nomi e indirizzi.
Il resto mi pare sia già abbondantemente discusso: se la sono cercata perchè italiani imposti in loco dal regime ... anche se da quasi un millennio in quelle zone si parlava più in italiano che in altre lingue. Peccato che quelle popolazioni diverse tra di loro, la gente normale (quella scacciata se gli è andata bene), ha sempre vissuto in pace ed armonia in quelle zone.
Todos claro... insomma "figli di nessuno" (spero così di non sconfinferare la tua sensibilità verso l'altrui volgarità).
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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Regmi
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doddi ha scritto:

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A quelli commemorativi, di celebrazioni o decessi "famosi" di solito non ci sono mai.
Ammesso e non concesso che debba spiegarti qualcosa visto che continui a ripeterlo amò di ritornello... ammesso e non concesso.
In questo mi è parso doveroso per la piega che si è cercato di dare alla vicenda, la stessa dei 15 hanno espresso voto contrario al provvedimento, il "contentino" ma purchè se ne parli poco e non oltre il lecito accettabile, altrimenti è doveroso cercare la causa e l'effetto, non sia mai si possa deturpare l'immagine pura e salvatrice delle spie italiane che assecondavano i compari titini fornendo nomi e indirizzi.
Il resto mi pare sia già abbondantemente discusso: se la sono cercata perchè italiani imposti in loco dal regime ... anche se da quasi un millennio in quelle zone si parlava più in italiano che in altre lingue. Peccato che quelle popolazioni diverse tra di loro, la gente normale (quella scacciata se gli è andata bene), ha sempre vissuto in pace ed armonia in quelle zone.
Todos claro... insomma "figli di nessuno" (spero così di non sconfinferare la tua sensibilità verso l'altrui volgarità).
Che piega stava prendendo :scratch
Ma non ti accorgi che non fai altro che confermare quanto sopra?

...Dopo aver chiuso a doppia mandata accertati che la luce sia spenta. :fifi:
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Regmi ha scritto:
doddi ha scritto:

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A quelli commemorativi, di celebrazioni o decessi "famosi" di solito non ci sono mai.
Ammesso e non concesso che debba spiegarti qualcosa visto che continui a ripeterlo amò di ritornello... ammesso e non concesso.
In questo mi è parso doveroso per la piega che si è cercato di dare alla vicenda, la stessa dei 15 hanno espresso voto contrario al provvedimento, il "contentino" ma purchè se ne parli poco e non oltre il lecito accettabile, altrimenti è doveroso cercare la causa e l'effetto, non sia mai si possa deturpare l'immagine pura e salvatrice delle spie italiane che assecondavano i compari titini fornendo nomi e indirizzi.
Il resto mi pare sia già abbondantemente discusso: se la sono cercata perchè italiani imposti in loco dal regime ... anche se da quasi un millennio in quelle zone si parlava più in italiano che in altre lingue. Peccato che quelle popolazioni diverse tra di loro, la gente normale (quella scacciata se gli è andata bene), ha sempre vissuto in pace ed armonia in quelle zone.
Todos claro... insomma "figli di nessuno" (spero così di non sconfinferare la tua sensibilità verso l'altrui volgarità).
Che piega stava prenendo :scratch
...Dopo aver chiuso a doppia mandata accertati che la luce sia spenta. :fifi:
Piano piano forse ci arrivi ... il dubbio è già un fenomeno encomiabile.

Aiutino: Remì, altrove e correttamente, ci fà la cronistoria delle vicende ed invita chi può a divulgarne i contenuti per insegnare ai ragazzini di quanto sia stato capace il genere umano, qua invece si tratta l'argomento a piacere, a partire dal titolo, e si chiede un "basso profilo" di interventi ai partecipanti. Tutto l'opposto ad occhio e croce.
Il motivo? ... Io ce l'ho chiaro altri cincischiano. Ipocritamente.
La parte "lesa"? Le vittime, non di certo chi continua a risponderti.
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doddi ha scritto:
Regmi ha scritto:
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A quelli commemorativi, di celebrazioni o decessi "famosi" di solito non ci sono mai.
Ammesso e non concesso che debba spiegarti qualcosa visto che continui a ripeterlo amò di ritornello... ammesso e non concesso.
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Il resto mi pare sia già abbondantemente discusso: se la sono cercata perchè italiani imposti in loco dal regime ... anche se da quasi un millennio in quelle zone si parlava più in italiano che in altre lingue. Peccato che quelle popolazioni diverse tra di loro, la gente normale (quella scacciata se gli è andata bene), ha sempre vissuto in pace ed armonia in quelle zone.
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Che piega stava prenendo :scratch
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Piano piano forse ci arrivi ... il dubbio è già un fenomeno encomiabile.

Aiutino: Remì, altrove e correttamente, ci fà la cronistoria delle vicende ed invita chi può a divulgarne i contenuti per insegnare ai ragazzini di quanto sia stato capace il genere umano, qua invece si tratta l'argomento a piacere, a partire dal titolo, e si chiede un "basso profilo" di interventi ai partecipanti. Tutto l'opposto ad occhio e croce.
Il motivo? ... Io ce l'ho chiaro altri cincischiano. Ipocritamente.
La parte "lesa"? Le vittime, non di certo chi continua a risponderti.
Lo avevo aggiunto nel precedente e lo ripeto:
"Ma non ti accorgi che non fai altro che confermare quanto sopra?"

La luce, non dimenticare di spegnerla. :mrgreen:
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cozzina1 ha scritto:
Regmi ha scritto:
cozzina1 ha scritto:per regmi caro..
se io quoto un nick e chiedo chiarimenti allo stesso e invece rispondi tu mi porti fuori strada....
non si tratta di chat....e poi ...ti richiedo scusa...ma tu non ci azzeccavi proprio.... :lol:
mohammmedddddddddddddddddddd ..........mi rispondi? :scrolleye:
Il perchè ti ho risposto l'ho scritto chiaramente per ben due volte.
Il ripeterlo ancora potrebbe apparire come un'offesa nei tuoi confronti e a farlo non ci penso neppure.
Se poi hai la pazienza di dirmi a chi era rivolto quel tuo riferimento
il tutto si chiarisce e ritiro immediatamente quanto precedentemente scritto in quanto frutto di un malinteso.
mi stai offendendo comunque...
insisto..tu non ci azzecchi proprio...se ti fidi bene....ma insisto...fidati...
sai che esistono pure gli mp? :S
sei proprio di coccio... :muro:
e se può interessarti in attualità preferisco non leggerti...è più chiaro cosi? :scrolleye:
Non ci sono motivazioni/intenzioni per farlo anche perchè, se non hai la pazienza di dirmi a chi era rivolto quel tuo riferimento, corri il rischio di farlo in perfetta solitudine.

Mi interessa ma era, ed è, scontato.
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- " Ricordo che nel 1946 io ed Edward Kardelj andammo in Istria a organizzare la propaganda anti-italiana. Si trattava di dimostrare alla commissione alleata che quelle terre erano jugoslave e non italiane: predisponemmo manifestazioni con striscioni e bandiere"
- "Ma non era vero?" (domanda del giornalista)
- "Certo che non era vero. O meglio lo era solo in parte, perché in realtà gli italiani erano la maggioranza nei centri abitati, anche se non nei villaggi. Bisognava dunque indurli ad andare via con pressioni d'ogni genere. Così ci venne detto e così fu fatto. "
(Milovan Gilas - Panorama, 21 luglio 1991)


Milovan Gilas è stato un politico, antifascista partigiano e militante comunista jugoslavo, la cui vicenda politica è strettamente legata alla storia dell’Europa nel dopoguerra e del comunismo europeo. Negli anni '50 pubblicò alcuni libri sul sistema comunista che gli valsero la fama di dissidente.
Di origini montenegrine, ancora giovane cooperò con il Partito Comunista Iugoslavo. Fu il braccio destro di Tito e uno degli attori principali della resistenza jugoslava, nonché una delle personalità politiche più influenti della nuova Iugoslavia socialista. Al termine della seconda guerra mondiale, venne nominato vice-primo ministro della FNRJ, presidente del parlamento e inviato dell’ONU.


Con la definizione esodo istriano o esodo giuliano-dalmata la storiografia intende quell'importante fenomeno di diaspora che si verificò al termine della seconda guerra mondiale dall'Istria, dal Quarnaro e dalla Dalmazia da parte della maggioranza dei cittadini di lingua italiana e di coloro che diffidavano del nuovo governo jugoslavo, in seguito all'occupazione di tali regioni da parte dell'Armata Popolare di Liberazione della Jugoslavia del maresciallo Josip Broz Tito.

Secondo numerosi storici quali per esempio Raoul Pupo, Gianni Oliva, Roberto Spazzali e Guido Rumici, un forte impulso all'esodo fu dato dalla sistematica e preordinata politica di pulizia etnica praticata dagli slavi per eliminare la maggioranza italiana (nello specifico tutti coloro che erano potenzialmente ostili all'annessione dell'Istria alla Jugoslavia e al nuovo regime comunista), così come testimoniato dallo stesso Milovan Gilas, insieme a Edvard Kardelj incaricato direttamente da Tito di risolvere il problema "in un modo o nell'altro", e alla conseguente assegnazione di questi territori, in seguito al trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947, alla nuova Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia. Un ruolo in questa dinamica è stato giocato anche dalla politica fascista di italianizzazione, praticata nei confronti della minoranza slava della Venezia Giulia, del Quarnaro e della Dalmazia negli anni venti e trenta del Novecento, nonché l'invasione della Jugoslavia nel 1941 da parte delle Potenze dell'Asse, conseguente al colpo di Stato che aveva destituito il precedente governo fascista: tale situazione, acuita da consolidati rancori storici, precedette la politica anti-italiana titoista, durante e dopo le ostilità belliche, causando la tragedia dell'esodo.

La presenza italiana, vista all'epoca come un corpo estraneo o ostile allo Stato jugoslavo, risultava, per molti titoisti, più che scomoda, intollerabile. Il regime comunista di Tito procedette, fin dal 1943, ancor prima del termine delle ostilità, ad eliminare inizialmente gli elementi più compromessi con il Fascismo per instaurare successivamente un clima di terrore che coinvolse la massima parte del gruppo etnico italiano, mediante rappresaglie, processi sommari, infoibamenti e altri atti di violenza contro l'incolumità della persona.

Violenze e sopraffazioni similari avvennero anche in altre zone occupate dalle truppe comandate da Tito. Chi rimaneva senza aderire pienamente al nuovo regime, doveva fare i conti con l'angoscia di restare in territori non più italiani, sotto una forma di governo repressiva, o addirittura di rimanere apolide. Inoltre lo stesso Stato italiano non garantiva protezione contro l'intolleranza o la discriminazione etnica; per questo un numero di persone, che secondo stime autorevoli poteva aggirarsi attorno alle 250.000 o 270.000, ivi compreso un certo numero di croati e sloveni antititini, fu costretto ad abbandonare i luoghi di residenza e le relative proprietà. Anche la Commissione storico-culturale italo-slovena, formata nel 1993 dai rispettivi governi per chiarire alcune divergenti vedute sui contenziosi storici tra i due popoli, ha fornito, nel suo rapporto finale del 2000, stime simili per l'intera Venezia Giulia passata nel secondo dopoguerra alla Jugoslavia, Fiume e la Dalmazia. Fra gli esuli italiani, quelli provenienti dal Capodistriano (Capodistria, Pirano, Isola d'Istria) oggi appartenente alla Repubblica di Slovenia sono stati, sempre secondo tale Commissione, 27.000 circa, cui andrebbero aggiunte alcune migliaia di sloveni. Si consideri che l'esodo si sviluppò, in massima parte, in un lasso di tempo non breve: compreso tra il 1943 e 1956.

Incerto è il numero delle vittime dei massacri delle foibe che, secondo le stime più accreditate, varia da un minimo di 4.500-5000 a un massimo di 15.000. Il CLN stesso, che secondo taluni non era interessato per ragioni di convivenza politica a proporre stime esagerate, segnalò 12.000 italiani assassinati, mentre le stime dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), contestate anch'esse, sono alquanto superiori, ammontando a circa 20.000 uccisi. Il computo effettuato dall'Associazione si basa, in parte, su un calcolo induttivo, dal momento che risulterebbe impossibile conteggiare i deceduti nelle foibe scoperte dopo il 1945 in territorio jugoslavo, le quali racchiuderebbero la maggior parte dei giuliani soppressi (la massima parte delle foibe si è infatti trovata, dopo il 1945, nel territorio annesso o amministrato dalla Jugoslavia).

Un'ispezione dei siti in tutto il territorio giuliano, e in particolare in Istria, secondo l'ANVGD sarebbe stata pertanto possibile dopo la temporanea riconquista del territorio, soltanto con riferimento alle uccisioni verificatesi nel settembre ed ottobre del 1943, non per quelle prodottesi nel 1945. Queste ultime si potrebbero infatti conteggiare solo parzialmente, dal momento che non è stato mai permesso il libero accesso alle foibe site in territorio controllato dagli jugoslavi e gli stessi siti sono stati talvolta occultati. Gli orrori delle foibe e il conseguente esodo sono stati stigmatizzati dal Presidente della Repubblica Italiana Napolitano che - citando autorevoli storici - ne ha così tratteggiato le caratteristiche:

« nello scatenarsi della prima ondata di cieca violenza in quelle terre, nell'autunno del 1943, si intrecciarono "giustizialismo sommario e tumultuoso, parossismo nazionalista, rivalse sociali e un disegno di sradicamento" della presenza italiana da quella che era, e cessò di essere, la Venezia Giulia. Vi fu dunque un moto di odio e di furia sanguinaria, e un disegno annessionistico slavo, che prevalse innanzitutto nel Trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una "pulizia etnica" »
(Giorgio Napolitano, intervento del Presidente della Repubblica in occasione della celebrazione del "Giorno del Ricordo", 10 febbraio 2007)

Molti profughi si stabilirono in territorio rimasto italiano, soprattutto a Trieste e nel Nord-Est. Altri emigrarono in Europa e decine di migliaia nel resto del mondo.

Tra gli esuli, insieme agli italiani, vi furono, come si è già accennato, anche sloveni e croati, che non volevano, o potevano, vivere sottomessi alla dittatura d'ideologia comunista che si stava sviluppando in Jugoslavia. Il loro numero è difficilmente quantificabile dal momento che la gran maggioranza di essi possedeva, al momento dell'esodo, la nazionalità italiana.

Dal 2005 ogni 10 febbraio è stato indicato come Giorno del Ricordo dedicato alla commemorazione dei morti e dei profughi italiani, poiché in tale giorno, nel 1947, il trattato di Parigi assegnò l'Istria, Fiume e Zara alla Jugoslavia quindi s'intensificò, coinvolgendo anche le zone precedentemente salvaguardate dalla linea Morgan, l'esodo di massa già iniziato negli anni precedenti.


Armistizio e primi infoibamenti

Come nel resto dell'Italia e nei territori da questa controllati, l'8 settembre 1943, in conseguenza dell'armistizio, l'esercito italiano si trovò allo sbando a causa della mancanza di ordini e di direzione. Una parte dei militari italiani stanziati in Jugoslavia passò tra le file della resistenza dando corpo alle divisioni partigiane Garibaldi e Italia, inquadrate nell'Armata Popolare Jugoslava controllata dal maresciallo Tito, sino al loro scioglimento e al rimpatrio dei pochi superstiti sopravvissuti ai combattimenti e alle successive eliminazioni ad opera dei titini (che usarono le maniere spicce per liberarsi degli scomodi ex-alleati), nel 1945. Il IX Corpus Sloveno, inquadrato nella IV Armata jugoslava e forte di 50.000 uomini, attraversò le Alpi Giulie per dilagare nel Carso e nell'Istria, puntando su Gorizia, Trieste, Pola, Fiume.

A partire da questo momento, mancando un controllo militare, si registrarono i primi casi di rappresaglia nei confronti degli italiani che rappresentavano il potere politico e militare (gerarchi, podestà, membri della polizia, ma anche impiegati civili della Questura) nonché alcuni esponenti della borghesia mercantile e gli operatori commerciali: queste azioni consistevano in omicidi, infoibamenti e altri generi di violenze. Alcuni storici hanno voluto vedere in questi atti, quasi tutti verificatisi nell'Istria meridionale (oggi croata), una sorta di jacquerie, quindi di rivolta spontanea delle popolazioni rurali, in parte slave, come vendetta per i torti subiti durante il periodo fascista; altri, invece, hanno interpretato il fenomeno come un inizio di pulizia etnica[26] nei confronti della popolazione italiana. Comunque queste azioni furono un preludio all'azione svolta in seguito dall'armata jugoslava. Alcuni storici (come il francese Michel Roux) asserirono che vi era una similitudine tra il comportamento contro gli italiani nella Venezia Giulia ed a Zara e quello promosso da Vaso Cubrilovic (che divenne ministro di Tito dopo il 1945) contro gli Albanesi della Jugoslavia. [27]. La riconquista del territorio giuliano fu effettuata dalle truppe germaniche con l'operazione Volkenbruch ("Nubifragio"), impiegando tre divisioni corazzate SS e due divisioni di fanteria (una delle quali turkmena), che respinsero il IX Corpus infliggendogli perdite pari a circa 15.000 effettivi e distruggendo gli abitati utilizzati dagli jugoslavi come basi di appoggio; l'operazione si concluse, con pieno successo, il 15 ottobre 1943, consentendo agli Italiani, nel frattempo in fase di riorganizzazione dopo l'8 settembre, di ispezionare almeno parte dei siti nei quali erano stati infoibati i connazionali.


Istria e Dalmazia dopo l'armistizio

Il 23 settembre 1943 si costituì la Repubblica Sociale Italiana e poco dopo i bombardamenti aerei statunitensi-britannici diventarono massicci nonché incessanti sull'intera regione giuliana. La Venezia Tridentina e la provincia di Belluno che costituirono la Zona d'Operazione delle Prealpi; il Friuli con Gorizia, Trieste, l'Istria e Fiume che costituirono la Zona d'Operazione del Litorale Adriatico], divennero, con l'avallo dei collaborazionisti fascisti, parte integrante del "Terzo Reich", quindi non più sottoposte al controllo italiano. Al Gauleiter Friedrich Rainer fu affiancato il Gruppenfuhrer SS Odilo Lothar Globocnik, nato a Trieste da padre sloveno e madre, verosimilmente, ungherese[28], incaricato del rastrellamento degli Ebrei e protettore delle componenti slave (domobranci e ustascia) impegnate nella rivendicazione delle terre giuliane, il cui ruolo si sviluppò a scapito di quello degli Italiani.

I primi episodi del vero e proprio eccidio delle foibe avvennero a Zara. Il 31 ottobre 1944 la città, che nel frattempo era stata distrutta da ben 54 bombardamenti aerei alleati promossi da Tito e che uccisero circa 2.000 persone, superata anche l'estrema resistenza strenuamente opposta dalla compagnia "d'Annunzio" della X MAS, fu occupata dall'armata partigiana jugoslava e nuovamente si ripeterono rappresaglie verso gli italiani considerati occupanti e collaboratori dei tedeschi. Un numero imprecisato di italiani venne arrestato e poi annegato in mare.
Nel frattempo anche i rapporti tra resistenza italiana non comunista e resistenza jugoslava, che sino allora avevano operato contro il nemico comune, si erano deteriorati, influenzando i rapporti anche all'interno della resistenza italiana. Fu in questo contesto che maturò l'eccidio di Porzus, mirato all'eliminazione da parte dei partigiani comunisti italiani dei partigiani "bianchi" della Brigata Osoppo, fieri oppositori del IX Corpus Sloveno non meno che delle truppe tedesche.


In primavera i partigiani jugoslavi puntarono direttamente verso Trieste, Gorizia e Udine per raggiungerle prima degli Alleati, occupando le due città giuliane il 1º maggio; Fiume e Pola furono occupate rispettivamente il 3 maggio e il 5 maggio 1945. L'obiettivo era di vincere la Corsa per Trieste, occupando il maggior territorio possibile onde imporre una situazione di fatto agli Alleati. Infatti, dopo l'occupazione di Trieste, Pola, Fiume, Gorizia e degli altri centri dell'Istria, del Carso e del Quarnaro ebbe inizio una seconda persecuzione (con migliaia di infoibamenti) che mirava a terrorizzare, per indurre i cittadini di sentimento pro-italiano all'esodo, in tal modo favorendo le mire jugoslave per i nuovi confini con l'Italia.
Nel giugno 1945 però Gorizia, Trieste e Pola furono sgomberate dalle forze di Tito e poste sotto il controllo delle truppe angloamericane che avevano varcato l'Isonzo il 3 maggio. Si concluse così la c.d. crisi di Trieste (con denominazione che arbitrariamente ometteva Gorizia e Pola, non meno ferocemente colpite); Fiume, invece, non sarebbe più stata liberata, neppure temporaneamente.


fonte: wikipedia
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Dopo aver perso: la vita, parenti, terra natia,patria,casa, averi e proprieta', il rispetto da parte della loro patria che li ha abbandonati obbligandoli a vivere da profughi, subito il tradimento la persecuzione e l'odio , almeno hanno una giornata a loro dedicata con nome e cognome.
Senza panegirici di sorta.


Raccontatelo ai vostri figli. Che sappiano.
Almeno una volta ogni anno.
:salut
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goodfellow

Ora l'affluenza in questo topic sarà "stranamente" minore, quindi, per non essere da meno, cercheró di chiudere anche io, ribadendo: Onore ai martiri Italiani delle foibe.
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goodfellow ha scritto:Ora l'affluenza in questo topic sarà "stranamente" minore, quindi, per non essere da meno, cercheró di chiudere anche io, ribadendo: Onore ai martiri Italiani delle foibe.
Chissà perchè questo "stranamente minore", le giornate erano quelle del 27 gennaio e del 10 febbraio, oggi è il 18 e l'attualità non conosce soste...
Quindi, acclarato il fatto che "è tutto normale", se permetti,
come l'ho aperto lo chiudo invitando tutti a dedicare un minuto della loro vita al Ricordo o, se si preferisce un lemma all'altro, alla Memoria di quanti consapevolmente e non, pagarono con la propria vita la follia di altri uomini.
:salut
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aquamoon ha scritto: invitando tutti a dedicare un minuto della loro vita al Ricordo o, se si preferisce un lemma all'altro, alla Memoria di quanti consapevolmente e non, pagarono con la propria vita la follia di altri uomini.
:salut
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aquamoon ha scritto:
goodfellow ha scritto:Ora l'affluenza in questo topic sarà "stranamente" minore, quindi, per non essere da meno, cercheró di chiudere anche io, ribadendo: Onore ai martiri Italiani delle foibe.
Chissà perchè questo "stranamente minore", le giornate erano quelle del 27 gennaio e del 10 febbraio, oggi è il 18 e l'attualità non conosce soste...
Quindi, acclarato il fatto che "è tutto normale", se permetti,
come l'ho aperto lo chiudo invitando tutti a dedicare un minuto della loro vita al Ricordo o, se si preferisce un lemma all'altro, alla Memoria di quanti consapevolmente e non, pagarono con la propria vita la follia di altri uomini.
:salut
Credo che il modo migliore per farlo sia un ritorno all'origine del thread
ossia usando le autorevoli parole del Presidente della Repubblica Italiana.

"In ciascuno dei nostri Paesi coltiviamo come è giusto la memoria delle sofferenze vissute e delle vittime e siamo vicini al dolore dei sopravvissuti a quelle sanguinose vicende del passato. Nel perdonarci reciprocamente il male commesso, volgiamo il nostro sguardo all'avvenire che con il decisivo apporto delle generazioni più giovani vogliamo e possiamo edificare in un'Europa sempre più rappresentativa delle sue molteplici tradizioni e sempre più saldamente integrata dinanzi alle nuove sfide della globalizzazione".
:salut
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chiudiamo la discussione riservandoci di riaprire dopo aver chiarito alcuni punti :thumright
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