Marcegaglia: "10 anni di crescita perduti"

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ASSEMBLEA CONFINDUSTRIA
Marcegaglia: "L'Italia ha perso dieci anni per la crescita serve una politica autorevole"
La presidente degli industriali Emma Marcegaglia rimprovera maggioranza e opposizione e chiede al governo un forte impegno per il futuro del Paese. "I contratti? Andiamo avanti". Replica secca alla Fiat: "Finiti i tempi in cui decidevano poche aziende"
di ROSARIA AMATO


ROMA - L'Italia deve guarire dalla "malattia della bassa crescita", altrimenti non ci sarà futuro per il Paese. E la politica, maggioranza e opposizione, deve concentrarsi su questo, varando le riforme necessarie: riduzione delle imposte su imprese e lavoratori, liberalizzazioni, semplificazione amministrativa, infrastrutture. La presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, che stamane tiene a Roma per l'ultima volta (il suo mandato scade tra un anno) la relazione all'Assemblea Annuale, ha toni molto duri nei confronti del governo: "La verità è che l'agenda nazionale non riesce a fare della crescita il suo primo argomento all'ordine del giorno perché la politica senza altro". E "alla lunga, senza sviluppo economico, senza crescita, alza la testa il populismo, vengono messi in discussione i fondamenti stessi della democrazia".

Ma ora basta, ribadisce Marcegaglia: "In termini di benessere, l'Italia ha già vissuto il suo decennio perduto. Dobbiamo muoverci in fretta". Perché "temporeggiare o muoversi a piccoli passi è un lusso che non possiamo più permetterci". Si chiuda finalmente la "stagione della spesa facile". Servono "istituzioni forti ed autorevoli", "istituzioni che sappiano recuperare la fiducia dei cittadini e delle imprese, che oggi è gravemente erosa". "Ciò richiede uno scatto d'orgoglio di tutta la classe dirigente del Paese". Da qui l'appello ad abbassare "i toni della polemica
politica" e a far cessare "gli attacchi e le delegittimazioni reciproche". "Questa - sottolinea Marcegaglia - è la prima, vera, grande riforma di cui ha bisogno l'Italia".

Da tre anni Confindustria chiede le riforme, ricorda la leader degli industriali, ribadendo pertanto la "delusione" della categoria. E assicurando che "nei momenti difficili della vita del Paese e di grande discontinuità noi saremo pronti a batterci per l'italia, anche fuori dalle nostre imprese, con tutta la nostra energia, con tutta la nostra passione, con tutto il nostro coraggio".

La presidente di Confindustria ha ribadito che "sui contratti non si torna indietro" e, lanciando un messaggio soprattutto alla Fiom, ha detto che chi continuerà a "dire solo no si assume una grave responsabilità di fronte al Paese" e renderà sempre più difficile "difendere l'occupazione". Marcegaglia ha rilanciato la proposta di una riforma del mercato del lavoro che introduca per tutti "la flessibilità in uscita", perché "occorre proteggere i lavoratori dalla perdita di reddito, non dalla perdita del posto di lavoro". Duro messaggio anche sui refendum: a giudizio di Confindustria, sull'imminente referendum sull'acqua arrivano "messaggi fuorvianti o addirittura falsi".

L'Assemblea di Confindustria celebra anche i 150 anni dell'Unità d'Italia, e infatti in prima fila c'è, per la prima volta, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Mentre il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il ministro dell'Economia Giulio Tremonti quest'anno non ci sono, per gli impegni legati al G8 in Francia. Ai 150 anni dell'Unità d'Italia è dedicata infatti la prima parte dell'intervento di Emma Marcegaglia, che è stato preceduto dall'inno nazionale, "Fratelli d'Italia", intonato da tutti i presenti, e si chiude con una tripla acclamazione: "Viva l'industria! Viva il lavoro italiano! Viva l'Italia!".

In prima fila anche il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, al quale è andato l'omaggio dell'Assemblea di Confindustria: "L'Unione farà ancor meglio la sua parte grazie a un presidente della Bce come Mario Draghi. A lui per il suo nuovo incarico esprimiamo il più sincero e caloroso augurio di buon lavoro". A quel punto sono scattati lunghi applausi, e Draghi si è alzato in piedi per ringraziare.

Il decennio perduto. In questi anni l'Italia è arretrata, ricorda Confindustria. "Il Pil per abitante del 2010 è ancora sotto i livelli del 1999. Rispetto alla media dell'area euro è passato dal 106,8% nel 1995 al 93,8% del 2011. E' un arretramento che rischia di continuare. In termini di benessere, l'Italia ha già vissuto il suo decennio perduto".

Ma non è colpa del Sud. L'arretramento dell'Italia è generale, e non è affatto limitato al Sud, a differenza di quanto ha sostenuto più volte nelle settimane precedenti il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. "Il mito da sfatare è che l'Italia vada in fondo bene e che dunque gli imprenditori devono piantarla di lamentarsi. - obietta Marcegaglia - E' un mito con molte varianti. Una è per esempio quella per la quale il Nord è cresciuto e cresce come e più della Germania, mentre la zavorra sarebbe solo il Sud. I numeri dicono il contrario, visto che tra il1995 e il 2007 il Pil procapite al Sud è cresciuto in media dell'1,3%, contro lo 0,9% al Nord". E quindi, conclude la presidente di Confindustria, "la questione della bassa crescita è nazionale e generale".

Meno Stato ma politica efficiente. La principale responsabilità della bassa crescita è il cattivo funzionamento della politica: Marcegaglia non esita a puntare il dito nei confronti di chi governa e non ha saputo "fare della crescita il suo primo argomento all'ordine del giorno" perché "pensa ad altro".

Serve più mercato: via alle liberalizzazioni. Al contrario, lo Stato, a giudizio di Confindustria, se da un lato non ha saputo varare le riforme necessarie, è stato fin troppo presente e invadente là dove non avrebbe dovuto. "In Italia c'è bisogno di più mercato, ancora poco presente o del tutto assente in troppi settori della vita economica. Le liberalizzazioni mancate continuano a penalizzare il Paese". Marcegaglia cita la Banca d'Italia, secondo la quale "una decisa politica di liberalizzazione nei settori meno esposti alla concorrenza potrebbe generare un aumento del Pil dell'11% e dei salari reali di quasi il 12% nel medio-lungo termine".

Basta con i privilegi della politica. "La stagione della spesa facile deve essere considerata chiusa per sempre", afferma Marcegaglia. "La politica a tutti i livelli - denuncia la presidente di Confindustria - dà ancora troppa occupazione a troppa gente e in un momento così grave in cui tutto il Paese è chiamato a fare grandi sacrifici è del tutto impensabile che non sia la politica per prima a ridurre drasticamente i suoi privilegi". "La precedente finanziaria - ammette Marcegaglia - aveva cominciato timidamente un percorso di ridimensionamento. Quel che è stato realizzato fino ad oggi è insufficiente. Le resistenze sono estese, radicate, fortissime".

Le colpe dell'opposizione. Se la gestione politica dell'Italia è pessima, la colpa non è solo della maggioranza, ma anche dell'opposizione. "Ora che le difficoltà della maggioranza sono evidenti nel giudizio popolare, non per questo possiamo tacere che l'opposizione, tra spinte antagoniste e frammentazioni, è ancora incapace di esprimere un disegno riformista".

"Sui contratti andremo avanti". Sulla riforma del modello contrattuale Confindustria non torna indietro. Anzi, "andremo avanti", ha detto la leader di Confindustria, chiamando in causa soprattutto la Fiom, "che è contraria per principio". Ma chi continuerà a "dire solo no - ammonisce - si assume una grave responsabilità di fronte al Paese" e renderà sempre più difficile "difendere l'occupazione".

Referendum, "messaggi fuorvianti". Dall'imminente referendum sull'acqua arrivano "messaggi fuorvianti o addirittura falsi", afferma Marcegaglia. Se i quesiti fossero approvati, aggiunge, "metterebbero uno stop al già bassissimo grado di affidamento ai privati della gestione dei servizi pubblici e impedirebbero gli investimenti".

Lavoro, flessibilità in uscita per favorire i giovani. La leader di Confindustria ha lanciato anche una proposta per superare il blocco che tiene fuori dal mercato del lavoro i giovani. "Dobbiamo riflettere e prendere rapide decisioni sulla formazione, sul passaggio tra scuola e lavoro, su più adeguati percorsi di studio nella scuola e nell'università, su più efficienti strumenti di orientamento e collocamento al lavoro, sul nuovo contratto di apprendistato in via di riforma, su politiche fiscali meno pesanti per chi ha carichi familiari e su servizi pubblici più efficienti per la famiglia". Ma per Confindustria occorre anche "riprendere in mano le leggi sul lavoro", dando vita a "uno schema di riforma complessiva che considera anche la flessibilità in uscita". Secondo Emma Marcegaglia, "occorre proteggere i lavoratori dalla perdita di reddito, non dalla perdita del posto di lavoro".

Il caso Fiat. Un passaggio inevitabile ha riguardato la Fiat che ha espresso l'intenzione di lasciare Confindustria. "Come presidente - dice Emma Marcegaglia - sento il dovere di rappresentare tutti i 150mila associati, perché non esistono soci di serie a e soci di serie b. Noi non agiamo sotto pressione di nessuno e non pieghiamo le regole della maggioranza per le esigenze di un singolo". Perché, ha aggiunto abbandonando per un attimo la lettura della sua relazione, "sono finiti i tempi in cui poche aziende decidevano l'agenda di Confindustria: proseguiremo a modernizzare le regole sindacali senza strappi improvvisi che fanno male al sistema delle imprese e del Paese".

La replica del governo. La linea del governo è riassunta nell'intervento del ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani: "Il Paese è forte e sano, consapevole delle sue capacità e la nostra economia ha retto", ha detto il ministro, aggiungendo che "abbiamo consapevolezza delle difficoltà che abbiamo superato".

(26 maggio 2011)

fonte: http://www.repubblica.it
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Persona intelligente la Marcegaglia, infatti Berlusca la detesta. :mrgreen:

"...e qualcosa rimane
tra le pagine chiare e le pagine scure... "
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