"Italiani di m..., ci rubate il lavoro!"

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Lecchese di 19 anni ucciso nel Kent: "Voi italiani venite a rubarci il lavoro"

Joele Leotta si era trasferito a Maidstone per imparare l'inglese e aveva trovato lavoro con un amico in un ristorante. Sono stati aggrediti da nove ragazzi fra i 21 e i 25 anni non inglesi. L'amico è ferito, ma fuori pericolo. Il padre: "Non era un attaccabrighe"


Un diciannovenne di Nibionno (Lecco), Joele Leotta, è stato ucciso a calci e pugni a Maidstone, capoluogo del Kent, da un gruppo di nove ragazzi tra i 21 e i 25 anni che volevano impartire una lezione a lui e a un suo amico "perché - questo il motivo come raccontato dal quotidiano Il Giorno - rubavano il lavoro agli inglesi". I nove non sono inglesi, però, e sono stati fermati dalla polizia, due sono poi stati rilasciati su cauzione. Joele era stato trasferito subito dopo l'agguato al King's College Hospital, dove è morto poco dopo. Sconvolti i genitori e il fratello in un paese che da quando si è diffusa la notizia della morte di Joele, è diventato meta di un pellegrinaggio fino alla frazione di Tabiago. La famiglia Leotta è giunta in Inghilterra ed è costantemente assistita dal personale del consolato. Il padre ha detto: "Era arrivato solo una settimana fa, escludo abbia avuto il tempo di infilarsi in situazione di rischio". La notizia della sua morte in pochissimi minuti è dilagata sui social network, con decine di messaggi di cordoglio lasciati nella bacheca di Facebook da amici e conoscenti.

In trasferta per imparare l'inglese. Joele Leotta era andato in Inghilterra per imparare l'inglese. Per mantenersi aveva trovato impiego con l'amico Alex Galbiati, anch'egli di Nibionno, in un ristorante della zona, il Vesuvius. E' qui che una banda di balordi ha cominciato a importunare i due amici, accusandoli di rubare lavoro agli inglesi. Quando i due ragazzi lecchesi erano nel loro alloggio, i nove hanno fatto irruzione e li hanno massacrati, Uno di loro avrebbe anche usato un coltello contro Leotta. L'amico ha avuto lesioni al collo, alla testa e alla schiena: è ancora in ospedale, ma sarebbe fuori pericolo. "Non si può parlare di movente razziale, in quanto le indagini per stabilire quanto accaduto sono tuttora in corso", ha riferito un portavoce della polizia del Kent, Richard Allan. Il console generale d'Italia a Londra, Massimiliano Mazzanti, sta seguendo da vicino la vicenda: "Sono in corso le indagini di polizia e siamo in attesa di capire esattamente cosa sia accaduto".

"Urlavano: italiani di m...". Il sindaco di Nibionno, Claudio Usuelli, parla di "comunità sconvolta" dalla notizia dell'omicidio. Usuelli racconta che, da quanto ha appreso da "fonti qualificate", le nove persone che hanno aggredito Joele e il suo amico "hanno sfondato la porta della loro camera urlando: italiani di m..., ci rubate il lavoro". Il sindaco polemizza anche con le autorità inglesi che hanno avvisato con ritardo quelle italiane. "Dobbiamo prendere lezioni di efficienza tutti i giorni da inglesi, tedeschi e altri, quando in questo caso i carabinieri di Costa Masnaga e la Farnesina si sono impegnati al massimo per dare informazioni alla famiglia di Joele. "I familiari sono stati informati da un'amica del ragazzo dall'Inghilterra - ha spiegato il sindaco - Solo grazie ai carabinieri e alla Farnesina sono riusciti a capire che cosa era successo. Non dagli inglesi, che si sono mossi in ritardo".

La polizia: due rilasciati su cauzione. "Sono state originariamente fermate nove persone, sette rimangono in stato di arresto e sono tutte di nazionalità straniera" ha detto il portavoce della polizia del Kent, Richard Allan, precisando che delle due persone rilasciate, che dovranno presentarsi alle forze dell'ordine a dicembre quando verranno sentite sulla base degli sviluppi delle indagini, solo una è di nazionalità britannica. Sul movente, Allan dice che le indagini stanno continuando a tutto campo per capire cosa davvero ci sia all'origine di quanto accaduto e ci sono "diversi dubbi" sull'ipotesi investigativa del movente razziale.

Il padre: "Non era un attaccabrighe". "L'unica cosa certa è che mio figlio è stato ucciso, che si tratta di omicidio... sul movente io non posso ancora dire nulla". Lo ha detto Ivan Leotta, il padre di Joele, da Londra. "Era arrivato solo una settimana fa - ha detto anche - escludo abbia avuto il tempo di infilarsi in situazione di rischio". Joele era arrivato lunedì 14 ottobre e il giorno dopo aveva cominciato a lavorare nel ristorante "che se non sbaglio - ha sottolineato - è gestito da italiani". "Conosco anche l'altro ragazzo aggredito con il quale abbiamo cercato di parlare appena arrivati in Inghilterra - ha aggiunto Leotta - ma è ancora sotto shock oltre che malridotto per il pestaggio subito". Tornando sul movente, Leotta aggiunge: "Ho appuntamento con gli investigatori che si occupano del caso, per telefono non hanno voluto dirmi nulla". Il ragazzo era felicissimo di fare quell'esperienza in Inghilterra, "noi siamo tutti talmente frastornati che non riusciamo neppure a pensare, ora vogliamo capire, poi vedremo cosa fare, mio figlio non era uno a cui piaceva far l'attacabrighe e comunque, ripeto, era appena arrivato, non avrebbe neppure avuto il tempo per venire in attrito con qualcuno".

Il diario su Facebook. Joele era cresciuto a Tabiago e aveva frequentato l'asilo di Cibrone (altra frazione del paese), le elementari a Nibionno e le scuole medie a Costa Masnaga, sempre nel Lecchese. Dopo la maturità all'istituto Gandhi, a Villa Raverio, era riuscito a trasformare in realtà il desiderio di trasferirsi in Gran Bretagna alla ricerca di un futuro migliore. Il 17 ottobre scorso scriveva sulla sua pagina Facebook: "Sono in Inghilterra, sto cercando di sistemarmi qui. Ho trovato lavoro in un ristorante italiano, con origini napoletane, e ora sto imparando a fare il cameriere, davvero tutto perfetto". Dai post in bacheca si evince che il ragazzo amava il rap, era tifoso dell'Inter e aveva 1.223 amici sul social network. Aveva modificato la sua 'città attuale' in Maidstone e aggiunto il nuovo lavoro al Vesuvius Restaurant.

Il ricordo dell'istruttore di basket. "Lo conoscevo bene perché giocava nella squadra di basket che io seguo come istruttore. Era un ragazzo socievole, tranquillo. Conosco
bene anche il padre: non riusciamo a credere a una tragedia simile", racconta Enrico Oldani uno dei responsabili della squadra di basket di Nibionno in cui giocava Joele. Il ragazzo, secondo quanto racconta il suo tecnico, aveva un sacco di amici, stava volentieri in gruppo e soprattutto era uno a cui non piaceva mettersi nei guai. "Lo conosco da quando era un ragazzino, mai saputo che avesse avuto problemi - ha aggiunto Oldani - Ora assieme a noi c'è il suo fratellino".

http://milano.repubblica.it/cronaca/201 ... -69247278/
"Nani su iddi e vvonnu a tutti nani;
Nci vannu terra terra, peri e mmani;
E pa malignità brutta e superba,
Ccà non crisci chi erba, erba, erba"
(Nicola Giunta)
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