Il grande business dello scioglimento dei comuni............

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Forumino Malatissimo
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http://www.strettoweb.com/2013/07/il-gr ... tto/80972/

La scorsa settimana è stato sciolto per la 3^ volta il comune di Taurianova, per “infiltrazioni di ‘ndrangheta“: il centro della piana raggiunge così Roccaforte del Greco e Melito di Porto Salvo nella speciale classifica dei comuni sciolti per mafia a quota “3 volte”, insieme ai campani Casal di Principe, San Cipriano d’Aversa, Casapesenna e Grazzanise, tutti in provincia di Caserta, e al palermitano Misilmeri.
I comuni sciolti per “infiltrazioni di ‘ndrangheta” nella sola Provincia di Reggio Calabria sono 44, quasi la metà dei 97 complessivi. Poi ce ne sono 14 in provincia di Vibo Valentia, 8 in provincia di Catanzaro, 3 in provincia di Crotone e 2 in provincia di Cosenza per un totale di 61 in tutta la Regione. Oltre 600.000 calabresi vedono il loro comune commissariato, il loro voto buttato nel cesso, la loro democrazia interrotta. Non hanno Sindaco, non hanno Assessori, non hanno Consiglieri, non sanno chi sia lo Stato, chi sia il loro interlocutore istituzionale, e il territorio è sempre più allo sbando. Da Reggio a Taurianova, da Roccaforte del Greco a Melito di Porto Salvo, da San Luca a Casignana fino a Siderno, Marina di Gioiosa Jonica, Bagaladi, Montebello Jonico e Platì.
Quella dei comuni sciolti per infiltrazioni mafiose, negli ultimi tempi, sta diventando una vera e propria moda. Il 2012 è stato l’anno record. “Non si mandavano a casa tante amministrazioni dal 1993, quando l’’entusiasmo’ dell’applicazione della legge sullo scioglimento (il cosiddetto decreto Taurianova che risale al 1991) aveva portato ad una grande attenzione al tema“, scrive il magistrato Raffaele Cantone sul Rapporto 2012. Risultato ottenuto grazie alla “presenza al Viminale di un ministro tecnico, di provenienza prefettizia“, la Cancellieri.
Ma cosa c’è dietro questa scelta di mandare a casa gli amministratori eletti dal popolo, sostituendoli con 3 commissari prefettizi? In tanti, infatti, non credono più alla favola dei “sindaci cattivi e mafiosi” che vengono sostituiti da “funzionari sani e onesti” e che “dopo il commissariamento, il ritorno del voto ripristina la normalità“: sarebbe questa, in teoria, la realtà auspicata dalla legge sugli scioglimenti, che però ha miseramente fallito nel corso degli anni e altro non è che uno strumento per sistemare questo o quell’amico.
“A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca” diceva Andreotti, e alcuni prefetti non fanno mistero di fare a gara per accaparrarsi il posto in questo o in quel comune sciolto per mafia. Anche perché quando il motivo dello scioglimento sono le “infiltrazioni malavitose“, i commissari sono 3 e non solo uno. Oltre al loro stipendio, i commissari prefettizi ricevono ulteriori lauti benefit e indennità nel momento in cui occupano una poltrona che era di un sindaco eletto dal popolo. Il tutto senza far nulla perché, non dovendo rispondere agli elettori, non hanno mai assunto decisioni di portata strategica ma si sono limitati all’ordinaria amministrazione, chiusi nelle stanze del potere (se e quando si trovano davvero nella città o nel paese che dovrebbero amministrare). E poi, dopo 18 o 24 mesi, si torna al voto. A votare sono gli stessi elettori di prima, e la mafia proverà a infiltrarsi di nuovo. Così, magari, arriverà il nuovo commissariamento: altri 3 funzionari dello Stato saranno felici e contenti, tutti gli altri defraudati di quel diritto di voto che i nostri nonni hanno conquistato con il sangue. Nel sud piegato dalla mafia, ci si mette anche lo Stato che anziché aiutare il Meridione a superare e battere questo cancro atavico, mette il dito nella piaga ed elimina persino la democrazia. Facendo un favore alla mafia e un torto ai cittadini.
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