Donna ammazzata di botte a Reggio

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onlyamaranto
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A proposito della donna che è morta ammazzata dalle botte del marito sabato scorso, a parte l'orrore, lo schifo, la bestialità cui un essere umano può arrivare, facevo questa considerazione: stamattina ho letto il manifesto funebre di questa povera donna, ebbene c'era su questo manifesto una sfilza lunghissima di parenti di vario ordine e grado che partecipano al cordoglio per la morte, figli, nuore, generi, cognati, ecc ecc,
e mi domando come è stato possibile che in tutti questi anni di vessazioni e di violenze continue nessuno di loro, ma anche nessun vicino di casa si sia mai accorto di niente, tutti zitti a guardare violenze e soprusi senza muovere un dito, senza denunciare, niente di niente, ma in che società viviamo?

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pellarorc
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no no guarda non credo che a reggio i parenti siano rimasti a guardare.
Bisogna vedere com'era la situazione!
magari erano parenti serpenti e non si parlavano da decenni, che ne sappiamo noi.
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onlyamaranto
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Situazione o non situazione, serpenti o non serpenti che c'entra, non si parla di litigi familiari per questioni di soldi o di proprietà, si parla di una donna che ha subìto violenze pazzesche per decenni non per un giorno o una settimana, vicini di casa, parenti, di sicuro ci sono state persone che sapevano e non hanno parlato, neanche in forma anonima, oppure cosa ancora più grave, hanno denunciato ma non è stato preso nessun provvedimento,
in ogni caso si tratta di situazioni assurde e gravissime, che spiegano la maggior parte di femminicidi che avvengono in Italia, qui non c'è niente da giustificare, altro che sapere com'era la situazione, una donna veniva massacrata per anni solo questo conta.

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doddi
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L'uomo da quanto descritto e raccontato dai figli era un violento ed in passato scene simili in famiglia ne avevano vissute parecchie. Solo che non avevano avuto questo tragico epilogo. Se la donna non ce l'ha mai fatta a denunciare almeno uno dei sei figli, con tutte le difficoltà e le responsabilità del caso, avrebbe dovuto farlo e non raccontare il tutto solo davanti alla salma della mamma morta.

Sui vari siti locali trovate tutte el informazioni sulla vicenda, ed una bella lettera pubblicata da strill della De Blasio.
Inserisco due pezzi di strill

http://www.strill.it/index.php?option=c ... &id=163951

Il silenzio degli innocenti: uccide!
Mercoledì 08 Maggio 2013 12:15

di Daniela De Blasio* - 30 anni di botte. Immagino quante volte il carnefice l’avrà supplicata dicendo che sarebbe stata l’ultima volta e che in fondo l’amava. Immacolata, ha chiuso la sua vita di sofferenze solo dopo che la quotidianità delle violenze l’ha portata a morire. Ma allora mi chiedo: cosa non è stato fatto? Cosa si poteva fare? Ci sono alcuni interventi realizzati che, purtroppo, funzionano soltanto per una parte di donne, cioè quelle che hanno il coraggio di denunciare, come ad esempio i Centri Antiviolenza che attraverso il numero verde 1522 offrono accoglienza telefonica, colloqui personali, ospitalità in case rifugio e ai numerosi altri servizi che garantiscono alle vittime un percorso di uscita dalla violenza. Tutti gli altri interventi servono invece a sensibilizzare l’opinione pubblica e le stesse donne che subiscono abusi al fine di creare una coscienza di quello che è realmente il problema. Il silenzio ha ucciso, sta continuando ad uccidere e, probabilmente, lo farà ancora. Il silenzio è una mancanza, è una solitudine della donna che non riesce a reagire, il tenersi tutto dentro è il sintomo di un malessere più grande che prende il sopravvento nella percezione della donna ribaltando per lei il ruolo del carnefice in quello di vittima. Qui scatta il perdono per il violento e automaticamente la donna, e spesso anche chi le sta accanto, firmano la propria condanna. È un vortice dal quale è difficile uscire, per il retaggio culturale, per la mancanza di coraggio, per il bene di una “falsa” famiglia. Sono tanti i punti che ancora non sono chiari sulla vicenda di Immacolata. I figli hanno mai manifestato il disagio nell’assistere a tali scene di violenza quotidiana, ad esempio a scuola? Chi supporterà questi ragazzi, vittime delle vittime? Ci sono state denunce delle violenze subite da parte della donna in questi trent’anni? Se la risposa è si, mi chiedo cosa sia stato fatto per evitare la tragedia finale. Da questa vicenda emerge la mancanza di una rete interistituzionale capace di dare sostegno alle famiglie che vivono questo dramma che si consuma nella profonda indifferenza di tutti. E, anche se in questo caso non sarebbe servito, la mancanza di un posto fisso notturno di polizia al pronto soccorso degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria, fa sì che i maltrattamenti, che non sfociano necessariamente in femminicidio passino inosservati, perché, a volte, anche le donne che non hanno il coraggio di denunciare, trovandosi di fronte ad una rete di protezione, “a caldo” possono affidarsi totalmente e denunciare il proprio aguzzino. E’ necessario insistere con diverse campagne di sensibilizzazione rivolte soprattutto ai giovani e agli studenti delle scuole al fine di trasmettere il messaggio che perdonare una violenza non è amore. Siamo tutti chiamati a contrastare con azioni concrete questo fenomeno in crescita costante, c’è bisogno soprattutto di prevenirlo perché troppo spesso da una “piccola” violenza psicologica si passa alla violenza fisica che poi sfocia nei fatti dolorosi che ci stiamo abituando a sentire quasi quotidianamente. È ora di intervenire, adesso!



http://www.strill.it/index.php?option=c ... &id=163937

Immacolata Rumi picchiata per anni e uccisa dal convivente: a Reggio l'ennesima storia di ordinaria violenza domestica
Mercoledì 08 Maggio 2013 10:27

di Stefano Perri - Subiva violenze in silenzio da oltre 30 anni Immacolata Rumi, la donna morta sabato scorso dopo il ricovero al Pronto Soccorso

degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabra in seguito alle ennesime e fatali percosse subite. Sono bastate poche ore per stringere il cerchio attorno alla figura del convivente, il 59anne Domenico Laface, descritto dagli inquirenti come un vero e proprio aguzzino, con il quale la donna aveva avuto sei figli, due dei quali - le ragazze più giovani - vivevano ancora in casa con i genitori.




Proprio nella giornata di ieri è scattata l'ordinanza nei confronti dell'uomo. Una vita da padre e marito padrone, oggi accusato di maltrattamenti in famiglia ed omicidio, reati che potrebbero valergli la reclusione da 12 a 20 anni. Reati in effetti mai denunciati dalla donna. Sono stati i figli, solo dopo la tragica morte di sabato, a squarciare il silenzio sull'orribile realtà di violenza vissuta tra le mura domestiche. Anche nei corridoi del Pronto Soccorso reggino, secondo le testimonianze contenute nel provvedimento che ha condotto all'arresto di Domenico Laface, l'uomo ha continuato a minacciare la moglie. ''Maria, stai ferma se no ti meno un pugno''. Anni di minacce e percosse, in un contesto di degrado assoluto, di povertà economica e sociale. Contro di lei, hanno raccontato i testimoni sentiti nell'indagine, usava a volte anche un bastone. Sabato Immacolata non ce l'ha fatta, l'ultimo pestaggio le è risultato fatale.

''L'ho trovata che gli faceva male la pancia e perdeva sangue dal naso, per questo l'ho portata subito al Pronto Soccorso'' ha dichiarato il convivente arrestato ieri. ''Con mia moglie - ha dichiarato - ho sempre avuto un buon rapporto, mi ha dato sei figli, non abbiamo mai litigato e poi perchè avrei dovuto menare mia moglie? Ribadisco che non l'ho mai toccata, può esserci stata qualche parola di discussione, ma per i figli, che non è mai degenerata. Io le ho sempre voluto bene perchè era una brava ragazza, ora Gesù Cristo l'ha voluta e se l'e' chiamata''. Parole che non hanno convinto da subito gli inquirenti che hanno anche registrato da parte dell'uomo un atteggiamento insolito, ''non mostrando mai una particolare sensibilità o drammatico dolore per la perdita della persona amata'', scrive il gip. Sono bastati poi i risultati dell'autopsia sul corpo martoriato della vittima ad accertare la frattura delle costole, diversi ematomi al volto ed una lesione alla milza dovuta ad un colpo violentissimo, un pugno oppure un calcio, che ha provocato la morte della donna.

''Mio padre - ha raccontato al Pm uno dei figli - l'ha malmenata con una certa violenza in più occasioni anche in presenza mia e dei miei fratelli. A volte le dava anche pugni sul viso, sul corpo, calci. In qualche occasione l'ha picchiata con un bastone del tipo da passeggio che normalmente sta all'ingresso nel portaombrelli''.

Una storia tragica che sa di routine, che squarcia ancora una volta il velo di ipocrisia dietro al quale si nascondono tragedie piccole e grandi, nascoste tra le mura domestiche, ai danni di donne indifese, vittime sacrificali sull'altare del silenzio, dell'onorabilità della famiglia. Una malcostume diffuso - ancor più diffuso dove il disagio economico e sociale si fa più pesante - che ''i panni sporchi si lavano in casa''. E allora niente denuncia, niente disonore, solo silenzio. Lo si fa per i figli, per mantenere una parvenza di quieto vivere, perché in ogni caso si spera che la situazione, prima o poi, possa cessare.

Sulla tragedia del femminicidio è intervenuta in queste ore anche la neo Ministro alle Pari Opportunità Josefa Idem. “Centoventisette femminicidi nel 2012, venticinque dall’inizio dell’anno. E’ inaccettabile, occorre intervenire con più forza. La prima cosa da fare - ha detto il Ministro - è conoscere il fenomeno a fondo: vogliamo istituire un osservatorio nazionale che studi la violenza di genere”. E poi l'idea di costituire una squadra operativa. “La task force consisterà in un tavolo interministeriale, al quale siederanno, oltre a rappresentanti delle Pari opportunità, dell’Interno e della Giustizia, anche i ministeri della Salute, del Lavoro e dell’Istruzione”. Un appello prontamente raccolto anche dal neo Ministro dell'Interno e vicepremier Angelino Alfano che ha promosso una discussione sulla violenza sulle donne al prossimo Consiglio dei Ministri. “Troveremo tutti i soldi che servono per difendere le donne - ha dichiarato Alfano in un'intervista al Tg1 - non esiste un limite di spesa che possa fermare un governo che voglia difendere le donne dalle aggressioni violente''.

Parole che finalmente rendono giustizia ad una piaga sociale in forte espansione. L'omicidio di sabato scorso a Reggio Calabria rappresenta solo l'ultimo episodio di una catena di violenza che assomiglia sempre di più ad un vero e proprio bollettino di guerra.



R.I.P. povera donna.
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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http://ildispaccio.it/reggio-calabria/2 ... -impulsiva

Reggio, donna morta per percosse. Il Gip su Laface: "Indole brutale ed impulsiva"
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Una versione diversa rispetto a quella raccontata ai Carabinieri dallo stesso Laface, nel periodo in cui il pm Antonella Crisafulli ne aveva disposto il fermo prima dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip Cinzia Barillà: ''Con mia moglie -ha dichiarato- ho sempre avuto un buon rapporto, mi ha dato sei figli, non abbiamo mai litigato e poi perche' avrei dovuto menare mia moglie? Ribadisco che non l'ho mai toccata, puo' esserci stata qualche parola di discussione, ma per i figli, che non e' mai degenerata. Io le ho sempre voluto bene perche' era una brava ragazza, ora Gesu' Cristo l'ha voluta e se l'e' chiamata''. Gli inquirenti non gli hanno creduto, visto pure il suo atteggiamento ''non mostrando mai una particolare sensibilita' o drammatico dolore per la perdita della persona amata'', scrive il gip.
Il particolare più inquietante lo racconta proprio Laface al Gip, ricordando di quando gambizzò il fratello dell'ex moglie, per punire il presunto tradimento di quest'ultima: "Si tratta pur sempre -secondo il gip- di eventi sintomatici di un indole assolutamente brutale ed impulsiva".
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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povera donna, che tristezza questa storia
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Ha ragione only. Questa povera donna per anni ha subito violenze inaudite. Lasciando stare il resto della parentela,che non vive in casa con loro, ma i figli (anche grandi cazzo!!!) dov'erano??
Povera donna riposa in pace.
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le peggiori merde sono anche in casa....hanno aspettato a denunciare....questo adesso è il risultato...ne devono essere tutti responsabili a vario titolo...
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A volte la paura di subire le stesse violenze o il ricordo di averle già subite è di fatto un motivo ( non valido sicuramente ma ahimè comprensibile) per non denunciare, non possiamo sapere il clima che c'era all'interno di questa famiglia per questo è meglio astenersi da qualsiasi giudizio sugli altri componenti che non siano la vittima e il suo carnefice.
l' unica cosa certa è la morte assurda di un innocente
"Gli amici miei, ed in cui posso fidare, non vivon qui: si trovan lontano, al mio paese, come ogni altra cosa, signori, che mi può recar conforto".

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Lixia ha scritto:A volte la paura di subire le stesse violenze o il ricordo di averle già subite è di fatto un motivo ( non valido sicuramente ma ahimè comprensibile) per non denunciare, non possiamo sapere il clima che c'era all'interno di questa famiglia per questo è meglio astenersi da qualsiasi giudizio sugli altri componenti che non siano la vittima e il suo carnefice.
l' unica cosa certa è la morte assurda di un innocente
Non sono d'accordo per niente, a me non va di giudicare la vita di nessuno intendiamoci, né mai la giudicherò,
ma in casi come questi dove c'è di mezzo la vita di una persona e la possibilità di salvarla da un inferno,
faccio un'eccezione, e che eccezione!!!
Chi, adulto ragionante in possesso di anche minime facoltà intellettive, ha saputo, sapeva, ha visto, ha intuito, non ha denunciato niente, anche in maniera anonima si poteva fare, non era necessario fare l'eroe, una lettera, una telefonata, non mi dite che nessun vicino di casa in trent'anni di violenze non ha capito mai niente, non è possibile!

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l'unica cosa che dico è che è giusto manifestare il proprio dispiacere per questa triste storia ma trattandosi di faccenda molto delicata sarebbe il caso secondo me di evitare i commenti OFFENSIVI sul resto dei componenti della famiglia che magari possono avere delle colpe certo . Sei figli che non hanno denunciato , ammesso che sapessero ( e immagino di si ma la mia chiaramente è solo una supposizione) , ma sei figli che hanno perso una madre , e che se sapevano e non hanno denunciato faranno ben i conti con la loro coscienza ora che la persona più importante della loro vita non c'è più , non è il caso di offenderli qui in questo spazio cosa che non hai fatto tu Only, chiedo solo un pò di sensibilità a tutti senza dovermi mettere a censurare i vostri interventi.

Grazie :)
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Mariotta
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Che adesso finalmente riposi in pace.
Il dolore ci rimette in mezzo alle cose in modo nuovo.
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