10 febbraio: Giorno del Ricordo

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doddi
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Il Giorno del Ricordo è una solennità civile nazionale italiana, celebrata il 10 febbraio di ogni anno. Istituita con la legge n. 92 del 30 marzo 2004, essa commemora le vittime dei massacri delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata.

Ricordiamo le tante vitime ed il dolore SEMPRE dimenticato dei parenti della bruta ferocia comunista sui nostri terrotori e sulla pelle dei nostri connazionali.

Ricordiamolo e Ricordatevelo!
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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Regmi
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doddi ha scritto:Il Giorno del Ricordo è una solennità civile nazionale italiana, celebrata il 10 febbraio di ogni anno. Istituita con la legge n. 92 del 30 marzo 2004, essa commemora le vittime dei massacri delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata.

Ricordiamo le tante vitime ed il dolore SEMPRE dimenticato dei parenti della bruta ferocia comunista sui nostri terrotori e sulla pelle dei nostri connazionali.

Ricordiamolo e Ricordatevelo!
Grazie anche te per aver aperto un 3D in memoria
che deve restare viva. Sempre.

A tal proposito mi limito a riportare una dichiarazione
del nostro Presidente della Repubblica
nella quale mi rispecchio pienamente
per poi, come il momento richiede, tacere.

"In ciascuno dei nostri Paesi coltiviamo come è giusto la memoria delle sofferenze vissute e delle vittime e siamo vicini al dolore dei sopravvissuti a quelle sanguinose vicende del passato. Nel perdonarci reciprocamente il male commesso, volgiamo il nostro sguardo all'avvenire che con il decisivo apporto delle generazioni più giovani vogliamo e possiamo edificare in un'Europa sempre più rappresentativa delle sue molteplici tradizioni e sempre più saldamente integrata dinanzi alle nuove sfide della globalizzazione".

Giorgio Napolitano
:salut
La speranza appartiene ai figli.
Noi adulti abbiamo già sperato e quasi sempre perso.
doddi
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Altra citazione, che fornisce ulteriore contributo, degna di menzione

« (...) un moto di odio e di furia sanguinaria, e un disegno annessionistico slavo, che prevalse innanzitutto nel Trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una "pulizia etnica". »

(Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica Italiana, Roma, 10 febbraio 2007)
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onlyamaranto
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Dopo sevizie terribili venivano legati mani e piedi, e sparati, chi restava vivo ruzzolava lo stesso dentro le foibe trascinato da chi cadeva ammazzato, e veniva sepolto vivo...un'atrocità immane frutto di un'altra vergognosa dittatura, quella comunista titina, onore e ricordo perenne per quegli uomini :salut

"...e qualcosa rimane
tra le pagine chiare e le pagine scure... "
doddi
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http://www.huffingtonpost.it/mobileweb/ ... _ref=false


Giornata del ricordo, intervista a Simone Cristicchi verso Sanremo. "Quella delle foibe è una ferita ancora aperta nella storia del nostro Paese, non capisco la strumentalizzazione che fa la sinistra".
Pietro Salvatori, L'Huffington Post

“Quella delle foibe e dell’esodo dall’Istria e dalla Dalmazia è una ferita ancora aperta nella storia del nostro Paese, non capisco la strumentalizzazione che ne fanno alcuni esponenti della sinistra”.
Parole che non ti aspetti se non al di dentro di polemiche politiche alle quali da anni siamo abituati. A pronunciarle, invece, è Simone Cristicchi. Il cantautore romano, dopo la vittoria del 2007, si appresta nuovamente a partecipare al Festival di Sanremo.
E nel suo disco, in uscita il 14 febbraio, ci sarà una canzone che affronta di petto il tema della diaspora giuliana: Magazzino 18. Lo stesso titolo del primo spettacolo teatrale sul tema, che debutterà il 22 ottobre al teatro Stabile di Trieste, scritto a quattro mani con Jan Bernas, autore del libro “Ci chiamavano fascisti, eravamo italiani”.
Cristicchi si è avvicinato ad un controverso capitolo della storia italiana “guardando un video su Youtube e leggendo il volume di Bernas”, arrivando a scoprire il silos che, alle porte di Trieste, raccoglie le masserizie depositate frettolosamente e mai recuperate dagli esuli istriano-dalmati nel secondo dopoguerra.
“Quando entri nel magazzino hai la stessa sensazione di quando entri ad Auschwitz, respiri l’aria che si sente alle Fosse Ardeatine”. Parole che sono destinare a far discutere, anche perché pronunciate in prossimità del 10 febbraio, durante il quale lo stato italiano celebra il “Giorno del ricordo”.
Così come a far discutere sarà il testo della canzone, che parla esplicitamente di una vicenda colpevolmente dimenticata dalla narrazione pubblica: “Ci chiamavano fascisti, eravamo solo italiani, italiani dimenticati in qualche angolo della memoria, come una pagina strappata dal grande libro della storia”.
Lo sa che il suo spettacolo e la sua canzone presteranno il fianco ad aspre polemiche politiche?
Ci sono abituato. Dopo le polemiche scoppiate con Ti regalerò una rosa (sul tema degli ospedali psichiatrici n.d.r.) mi aspetto di tutto. Sono stato attaccato da psichiatri di fama internazionale... L’importante è raccontare la storia in maniera imparziale, e per questo ho utilizzato il testo di Bernas, che non è schierato politicamente.
A chi le dirà che lei è di destra?
Risponderò che la politica non mi interessa, mi interessano le storie.
Però lo stesso desterà scalpore.
E che le devo dire. Significherà che al prossimo concerto verranno i ragazzi di Forza Nuova (ride).
Perché ha deciso di occuparsi di questa storia?
Ci sono arrivato dal teatro. Tutti i miei spettacoli di questi anni sono incentrati sul tema della memoria e delle storie troppo a lungo dimenticate. Sin dal primo, che vedeva come protagoniste una serie di lettere mai spedite e dimenticate da un ospite di un manicomio, mi sono prefissato di portarle in superfice. Poi ho iniziato ad occuparmi della Seconda guerra mondiale, ed è così che ho scoperto il Magazzino 18 e il libro di Bernas. Prima non sapevo quasi nulla di questa vicenda.
Uno dei temi che spesso affiorano quando si parla di esodo e di foibe è proprio lo scarso spazio che hanno
trovato sui libri di testo, sia nelle scuole superiori che all’università.
Trovo che sia grave che a scuola non si insegni questa parte di storia. La mia generazione non sa nulla delle foibe, ma soprattutto non sa niente delle persone che se ne sono andate da quei territori e che sono morte di umiliazioni e di malinconia. Tutto questo va raccontato, e con lo spettacolo teatrale cercherò di farlo con un linguaggio che arrivi anche ai più giovani.
Nello specifico di cosa parlerà?
Sarà un monologo che interpreterò per la regia di Antonio Calenda. Parlerà di un funzionario del ministero dell’Interno che è stato incaricato di catalogare i beni del silos, e nel suo lavoro inizierà a ricostruire le storie dei proprietari delle masserizie. Spero che ci siano tutti i presupposti per rendere omaggio sia agli esuli, sia a chi è rimasto dall’altra parte dell’Adriatico.
Le istituzioni lo fanno in questo periodo celebrando il “Giorno del ricordo”.
Lo so, è stato un riconoscimento dovuto ma tardivo, che forse è servito a lenire qualche ferita. Per un giudizio più preciso bisognerebbe interrogare uno storico. Ma alcuni capitoli, come quelli del treno di Bologna rappresentano ferite ancora aperte (qui una breve sintesi dell’episodio n.d.r ). E non capisco la voglia di strumentalizzazione della politica, l’atteggiamento di alcuni esponenti della sinistra che si impegnano in guerre di numeri, nella minimizzazione della vicenda.
Qual è l’episodio che più l’ha colpita?
La scoperta del Magazzino 18. Ne vidi alcune immagini su Youtube, e decisi di visitarlo, riuscendoci grazie all’aiuto di una giornalista del Piccolo di Trieste che mi indirizzò a chi ne possiede le chiavi, visto che non è accessibile a tutti. Quando ci metti piede, sembra di entrare ad Auschwitz nel vedere tutti questi mobili catalogati con numeri e con i nomi di vecchi proprietari.



Caro Simone i porci son porci e tali restano, anche quando provano ad imbellettarsi. O peggio ancora quando si defilano bellamente e colpevolmente nel tentativo di minimizzare o cancellare. Simpatiche creature grugnanti.
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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spiny79
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ho letto di come venivano uccisi, veramente assurdo, come si può solo pensare ad una cattiveria ed un odio simile?

non dimentichiamo mai, per la memoria di quei nostri connazionali e perchè tragedie simili non si ripetano mai più.

riposate in pace.
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aquamoon
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A 'livella
Ogn'anno,il due novembre,c'é l'usanza
per i defunti andare al Cimitero.
Ognuno ll'adda fà chesta crianza;
ognuno adda tené chistu penziero.
Ogn'anno,puntualmente,in questo giorno,
di questa triste e mesta ricorrenza,
anch'io ci vado,e con dei fiori adorno
il loculo marmoreo 'e zi' Vicenza.

St'anno m'é capitato 'navventura...
dopo di aver compiuto il triste omaggio.
Madonna! si ce penzo,e che paura!,
ma po' facette un'anema e curaggio.

'O fatto è chisto,statemi a sentire:
s'avvicinava ll'ora d'à chiusura:
io,tomo tomo,stavo per uscire
buttando un occhio a qualche sepoltura.

"Qui dorme in pace il nobile marchese
signore di Rovigo e di Belluno
ardimentoso eroe di mille imprese
morto l'11 maggio del'31"

'O stemma cu 'a curona 'ncoppa a tutto...
...sotto 'na croce fatta 'e lampadine;
tre mazze 'e rose cu 'na lista 'e lutto:
cannele,cannelotte e sei lumine.

Proprio azzeccata 'a tomba 'e stu signore
nce stava 'n 'ata tomba piccerella,
abbandunata,senza manco un fiore;
pe' segno,sulamente 'na crucella.

E ncoppa 'a croce appena se liggeva:
"Esposito Gennaro - netturbino":
guardannola,che ppena me faceva
stu muorto senza manco nu lumino!

Questa è la vita! 'ncapo a me penzavo...
chi ha avuto tanto e chi nun ave niente!
Stu povero maronna s'aspettava
ca pur all'atu munno era pezzente?

Mentre fantasticavo stu penziero,
s'era ggià fatta quase mezanotte,
e i'rimanette 'nchiuso priggiuniero,
muorto 'e paura...nnanze 'e cannelotte.

Tutto a 'nu tratto,che veco 'a luntano?
Ddoje ombre avvicenarse 'a parte mia...
Penzaje:stu fatto a me mme pare strano...
Stongo scetato...dormo,o è fantasia?

Ate che fantasia;era 'o Marchese:
c'o' tubbo,'a caramella e c'o' pastrano;
chill'ato apriesso a isso un brutto arnese;
tutto fetente e cu 'nascopa mmano.

E chillo certamente è don Gennaro...
'omuorto puveriello...'o scupatore.
'Int 'a stu fatto i' nun ce veco chiaro:
so' muorte e se ritirano a chest'ora?

Putevano sta' 'a me quase 'nu palmo,
quanno 'o Marchese se fermaje 'e botto,
s'avota e tomo tomo..calmo calmo,
dicette a don Gennaro:"Giovanotto!

Da Voi vorrei saper,vile carogna,
con quale ardire e come avete osato
di farvi seppellir,per mia vergogna,
accanto a me che sono blasonato!

La casta è casta e va,si,rispettata,
ma Voi perdeste il senso e la misura;
la Vostra salma andava,si,inumata;
ma seppellita nella spazzatura!

Ancora oltre sopportar non posso
la Vostra vicinanza puzzolente,
fa d'uopo,quindi,che cerchiate un fosso
tra i vostri pari,tra la vostra gente"

"Signor Marchese,nun è colpa mia,
i'nun v'avesse fatto chistu tuorto;
mia moglie è stata a ffa' sta fesseria,
i' che putevo fa' si ero muorto?

Si fosse vivo ve farrei cuntento,
pigliasse 'a casciulella cu 'e qquatt'osse
e proprio mo,obbj'...'nd'a stu mumento
mme ne trasesse dinto a n'ata fossa".

"E cosa aspetti,oh turpe malcreato,
che l'ira mia raggiunga l'eccedenza?
Se io non fossi stato un titolato
avrei già dato piglio alla violenza!"

"Famme vedé..-piglia sta violenza...
'A verità,Marché,mme so' scucciato
'e te senti;e si perdo 'a pacienza,
mme scordo ca so' muorto e so mazzate!...

Ma chi te cride d'essere...nu ddio?
Ccà dinto,'o vvuo capi,ca simmo eguale?...
...Muorto si'tu e muorto so' pur'io;
ognuno comme a 'na'ato é tale e quale".

"Lurido porco!...Come ti permetti
paragonarti a me ch'ebbi natali
illustri,nobilissimi e perfetti,
da fare invidia a Principi Reali?".

"Tu qua' Natale...Pasca e Ppifania!!!
T''o vvuo' mettere 'ncapo...'int'a cervella
che staje malato ancora e' fantasia?...
'A morte 'o ssaje ched''e?...è una livella.

'Nu rre,'nu maggistrato,'nu grand'ommo,
trasenno stu canciello ha fatt'o punto
c'ha perzo tutto,'a vita e pure 'o nomme:
tu nu t'hè fatto ancora chistu cunto?

Perciò,stamme a ssenti...nun fa''o restivo,
suppuorteme vicino-che te 'mporta?
Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive:
nuje simmo serie...appartenimmo à morte!"

Per i padani:

La Livella

Ogni anno il 2 Novembre, c'è l'usanza
di andare al cimitero come ripetto ai defunti.
Ognuno deve avere quest'educazione;
ognuno deve avere questo pensiero.
Ogni anno, puntualmente, in questo giorno,
per onorare questa triste e funesta ricorrenza,
anch'io ci vado, e con dei fiori adorno
il loculo marmoreo di Zia Vincenza.

Quest'anno, però, mi è capitata un'avventura...
dopo aver compiuto il triste omaggio floreale.
Madonna! se ci penso ho ancora paura! ,
ma poi presi il coraggio a due mani.

La vicenda è questa, ascoltatemi:
Si avvicinava l'ora della chiusura del cimitero:
io, lentamente, stavo per uscire
dando uno sguardo a qualche loculo.

"Qui dorme in pace il nobile marchese
signore di Rovigo e di Belluno
ardimentoso eroe di mille imprese
morto l'11 maggio del'31"

Lo stemma con la corona di fiori in cima...
...più giù una croce formata da lampadine;
tre fasci di rose con una lista di lutto
candele, candelotti e sei lumini.

Proprio affianco alla tomba di questo Signore
c'era un'altra tomba molto piccola,
abbondanata, senza nemmeno un fiore;
come segno, solo una piccola croce.

E sulla croce a stento si leggeva:
"Esposito Gennaro, netturbino":
provai molta compassione giuardando
questa tomba senza nemmeno un lumino!

Questa è la vita! pensavo tra me e me...
chi ha avuto tanto e chi non ha avuto niente!
Questo povero signore si sarebbe mai aspettato
che anche da morto restava pezzente?

Mentre pensavo a tutto questo
si fece mezzanotte
ed io rimasi prigioniero
impaurito...davanti ai candelotti.

All'improvviso, cosa vedo in lontananza?
Due ombre avvicinarsi a me...
Pensai che la cosa era molto strano
sono sveglio, dormo o sogno ad occhi aperti?

Altro che fantasia;era il Marchese:
col cilindro,la caramella ed il bastone signorile;
accanto a lui un pezzente
sporco con la scopa in mano.

Certamente l'altro è Don Gennaro...
il poverello...il netturbino.
Io però in questa cosa non ci vedo chiaro:
sono morti e si ritirano a quest'ora?

Potevano star lontani da me un palmo
quando, all'improvviso, il Marchese si fermò e girò
e lentamente e fieramente
disse a Don Gennaro:"Giovanotto!

Da Voi vorrei saper,vile carogna,
con quale ardire e come avete osato
di farvi seppellir,per mia vergogna,
accanto a me che sono blasonato!

La casta è casta e va,si,rispettata,
ma Voi perdeste il senso e la misura;
la Vostra salma andava,si,inumata;
ma seppellita nella spazzatura!

Ancora oltre sopportar non posso
la Vostra vicinanza puzzolente,
fa d'uopo,quindi,che cerchiate un fosso
tra i vostri pari,tra la vostra gente"

"Signor Marchese, non è colpa mia,
io non vi avrei mai fatto questo torto;
mia moglie ha fatto questa cavolata,
ed io non potevo oppormi perchè ero già morto".

"E cosa aspetti,oh turpe malcreato,
che l'ira mia raggiunga l'eccedenza?
Se io non fossi stato un titolato
avrei già dato piglio alla violenza!"

Dimostramelo dai...picchiami...
la verità Signor Marchese, sono stufo
di sentire le vostre fandonie; e se perdo la pazienza
scordo che sono morto e sono botte!...

Ma chi ti credi d'essere..un Dio?
vuoi capire che nel cimitero siamo uguali?...
...morto sei tu e morto sono io
ognuno qui è uguale ad un altro".

"Lurido porco!...Come ti permetti
paragonarti a me ch'ebbi natali
illustri,nobilissimi e perfetti,
da fare invidia a Principi Reali?".

"Ma quale Natale, Pasqua ed Epifania!!!
lo vuoi capire
che sei ancora pieno di boria
sai cos'è la morte?..è una livella.

Un re, un magistrato, un grande uomo,
entrando questo cancello deve capire
che ha perso tutto la vita e pure il nome:
non hai ancora capito questo ?

Perciò, ascolta il mio consiglio, non fare il restio,
sopportami vicino, che t'importa?
Queste pagliacciate le fanno i vivi:
noi siamo gente seria...apparteniamo alla morte!"
(Antonio De Curtis)
:salut
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ricordiamo le vittime e ricordiamoci di fare in modo che mai più possano accadere cose simili a nessuno, ad altri lascio termini come connazionali, commilitoni, compatrioti, compagni.
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quanta sofferenza in questo ricordo :sad:
"Gli amici miei, ed in cui posso fidare, non vivon qui: si trovan lontano, al mio paese, come ogni altra cosa, signori, che mi può recar conforto".

Putrusinu ogni mineshra!

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doddi ha scritto:Il Giorno del Ricordo è una solennità civile nazionale italiana, celebrata il 10 febbraio di ogni anno. Istituita con la legge n. 92 del 30 marzo 2004, essa commemora le vittime dei massacri delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata.

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non tifo per gli squadroni ma tifo te
Amaranto è una passione non è un color
la maglia che porti addosso è un'ossession...

Ciao Filippo...

U Catania na teni...!!!
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