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Reggio: Arena: “Se la città me lo chiederà farò ricorso al Tar”
Sabato 27 Ottobre 2012 20:30
di Grazia Candido (foto Marco Costantino) – “Lo scioglimento arriva come logica conseguenza di una relazione fallace, inesatta, contraddittoria, incompleta e, pertanto, fuorviante
che ha portato l’impianto di una semplicistica equazione: a Reggio c’è la ‘ndrangheta quindi il Consiglio Comunale va sciolto. Tutto ciò non è accettabile. Io sto preparando un memoriale e se sarà la città a chiedermelo, farò ricorso perché devo tutelare la dignità dei reggini”. A gridarlo è l’ex sindaco Demetrio Arena che, questo pomeriggio nella sala “Green” di Palazzo Campanella, ha voluto parlare ai suoi cittadini e lanciare un chiaro messaggio a chi pensa “erroneamente che questa politica sia stata sconfitta. Saremo sempre noi a servire la città – dice Arena - Oggi più che mai, convivendo con questo dolore e con l’amarezza, dobbiamo ripartire, stare vicini ai Commissari e aiutarli a fare bene il loro lavoro”. Affiancato dal capo di gabinetto Antonio Barrile, l’ex primo cittadino difende a spada tratta la sua città e l’operato della sua Amministrazione che “ha cercato, nel poco tempo che ha avuto a disposizione, di compiere passi perfettamente in linea con quanto gli stessi ispettori definiscono buone pratiche amministrative”. Non accetta assolutamente che gli venga additato di “non aver fatto abbastanza perché è impossibile combattere la ‘ndrangheta da soli, senza fare rete” e prima di affrontare alcune questioni emerse nella relazione della Commissione d’Accesso, si lascia andare in una puntuale riflessione.
“Lo Scioglimento del Consiglio Comunale di Reggio Calabria rappresenta un evento storico, non solo per la nostra città ma anche per il nostro Paese, destinato com’è a produrre effetti dirompenti in virtù del principio della contiguità contenuto nel provvedimento. E’ notorio che la ‘ndrangheta si connette alla società in un intrico melmoso, penetra nel mondo delle banche, del commercio, delle professioni. Si ammanta di legalità, approfitta delle crepe della legislazione, della lentezza della burocrazia e del limite costituito da un’azione di contrasto che agisce per compartimenti stagni. Applicando indiscriminatamente il principio della contiguità, tutte le comunità interessate dal fenomeno della ‘ndrangheta, da oggi avrebbero i loro consessi elettivi a rischio di scioglimento in quanto genericamente contigue. Ma ancor più grave – continua Arena - è il fatto che questo tipo di provvedimento colpisce indiscriminatamente tutti, l’intera collettività la quale dovrà convivere con un’etichetta che non le dà né giustizia né sicurezza. Il provvedimento di scioglimento del Comune di Reggio colpisce una comunità che, recentemente, stava manifestando una voglia di reagire nei confronti della pervasività mafiosa supportando l’azione incisiva che specie negli ultimi anni, lo Stato ha posto in essere nel contrasto alla criminalità organizzata”.
Arena fa trasparire la sua amarezza e tuona contro un “provvedimento che colpisce soprattutto quei cittadini che, attraverso un agire quotidiano avevano di fatto creato le premesse per mettere in crisi il sistema malavitoso”.
“Il timore è che il provvedimento ingeneri un clima di sfiducia e di paura , che avvilisce e demotiva chi riteneva di trovare uno Stato interlocutore e se lo ritrova invece, come un potere insensibile e si rifiuta di comprendere che lo giudica senza cercare di supportarlo in questa sua strada di guarigione. E’ come negare le medicine ad un malato che comincia a dare segnali di ripresa. La città – aggiunge Arena – avrebbe certamente compreso un provvedimento che avesse avuto anche i caratteri di una legge speciale, ma di ben più ampia portata, tesa ad adottare drastiche iniziative per contrastare in maniera più decisiva e radicale la malavita organizzata. Nessuno nega che a Reggio la società, in generale, l’economia a e la politica debbano fare i conti con la ‘ndrangheta. Se il ragionamento fosse basato sul fatto che questo male che ha origini antiche, oggi è divenuto un fenomeno nazionale così pervasivo, si sarebbe potuto accettare anche il commissariamento del Comune. Ma sostenere che l’amministrazione da me guidata fosse nelle condizioni di non poter operare perché contigua alla ‘ndrangheta, questo non è accettabile. E soprattutto, non sono disposto ad accettare che solo la città debba pagare un prezzo così alto. Sulla mia reputazione e sulla mia correttezza saranno i cittadini ad esprimersi”.
Arena è un treno in corsa non lascia al caso più niente e ricorda “le modalità con cui si è arrivati all’attivazione della Commissione di accesso, le pressioni e le imbarazzanti fughe di notizie verificatesi durante l’attività ispettiva e la convulsa fase che ha caratterizzato i giorni precedenti la decisione, hanno fatto ritenere a molti che il provvedimento sia stato assunto per ragioni politiche”.
“E’ necessario che sia resa, al più presto, esplicita la strategia del Governo, conoscere l’entità delle risorse destinate alla città, valutare l’approccio con cui opereranno i commissari – continua Arena – Confidiamo che gli uomini inviati a Reggio, fedeli servitori dello Stato, siano anche uomini di buon senso, capaci ed esperti, in grado di aiutarla a superare questo delicato momento. Reggio non merita certe connotazioni che con troppa leggerezza le sono state cucite addosso. Chi ha veramente a cuore gli interessi della città si adoperi affinchè i Commissari possano operare proficuamente”.
Segnalazioni qualificate. Alla pag.55 della relazione si legge: “La trascuratezza dimostrata dall’Ente nel rispetto degli obblighi tributari, sia nella veste di soggetto impositore sia in quello di soggetto passivo d’imposta, trova un’ulteriore declinazione con riguardo alla mancata attuazione dell’accordo di collaborazione stipulato con l’Agenzia delle Entrate. In forza di tale protocollo d’intesa, stipulato nell’aprile 2009 e confermato nell’agosto 2011, il Comune si è impegnato a trasmettere all’organo accertatore segnalazioni qualificate aventi ad oggetto fatti di vero simile evasione fiscale. Quale contropartita, l’Ente avrebbe ricevuto un ammontare pari ai tributi statali riscossi dall’attività di accertamento innescata dalla segnalazione. Ad oggi, tuttavia, il Comune di Reggio Calabria non ha provveduto ad effettuare alcuna segnalazione qualificata all’Agenzia delle Entrate”.
Ma secondo Arena “il dato riportato ufficialmente nella relazione è totalmente falso. Il Comune di Reggio Calabria è riuscito non solo ad adempiere formalmente ed attuare quanto previsto dal DL 203/2005 ma a divenire uno dei centri di maggiore contrasto all’evasione ed elusione dell’intera nazione. Il Comune ha infatti inviato alla data del 22/10/2012 ben 406 segnalazioni qualificate su un totale di 446 complessive relative all’intero territorio calabrese. A mero titolo informativo e per un’ulteriore valutazione, in Emilia Romagna dal 2009 le segnalazioni totali sommano 3883”.
Suap. Uno dei più importanti addebiti mossi dalla Commissione all’Amministrazione è “che il Comune di Reggio Calabria, dopo aver aderito su impulso della Prefettura, in data 12 Marzo 2009, alla Stazione Unica Appaltante Provinciale (Suap) costituita presso la Provincia insieme ad altri 86 comuni, abbia deciso, alla scadenza, e cioè il 30 settembre 2010, di non rinnovarla. Circostanza questa giudicata particolarmente significativa dalla Commissione in quanto “nella convenzione si prevedeva altresì che le imprese aggiudicatarie della procedura di gara di competenza della Suap, sarebbero state sottoposte alla certificazione antimafia.
Ma secondo l’ex sindaco “delle 31 imprese che nella relazione risulterebbero in qualche misura vicine alle cosche locali e per le quali sono state riferite le informazioni che consentono di delineare, con maggiore dettaglio, il livello di contiguità dei medesimi operatori con le consorterie criminali: 11 risultano affidatarie di appalti espletati dalla Suap, con informative antimafia positive rilasciate dalla Prefettura di Reggio Calabria; 13 risultano ammesse a gare espletate dalla Suap senza che sia emerso alcun impedimento alla loro partecipazione. Ed invero, va evidenziato che il mancato rinnovo della convenzione siglato dal Comune il 12 Marzo 2009 avvenuto in data 30 settembre 2010 non può certamente essere addebitata all’amministrazione Arena entrata in carica solo nel giugno dell’anno successivo”. Arena inoltre ricorda che la Provincia era corsa ai ripari predisponendo una serie di misure per garantire la trasparenza delle procedure dopo la segnalazione di una dirigente della Suap che aveva informato il presidente Raffa di aver accertato delle irregolarità nelle buste presentate per due gare di appalto. Dopo l’esposto alla Procura della dirigente, avviate le indagini, sono stati arrestati diversi soggetti tra imprenditori, funzionari e dipendenti pubblici. “Di tutto questo – si domanda Arena - evidentemente la Commissione d’accesso non ne sapeva nulla oppure ha ritenuto di non doverne tenere conto”.
Il bene confiscato. Nella relazione della Commissione d’accesso particolare rilievo ed importanza assume la presunta occupazione di un bene confiscato, assegnato al Comune di Reggio Calabria da parte della Signora Latella Maria Consiglia, sorella del boss Latella Saverio, proprietario del bene sottoposto a procedura di confisca.
Arena: “La relazione della Commissione in questo come in altri numerosissimi casi, denota una preoccupante e desolante mancanza di approfondimento. Infatti, sarebbe bastato un banale sopralluogo per fare una esatta valutazione di tutta la vicenda e capire che, al contrario di ciò che si afferma, tutto è frutto di un errore di fatto commesso dai Vigili Urbani e successivamente, dai Carabinieri che indicavano come all’interno degli immobili indicati continuano ad abitare la sorella e la madre del prevenuto Latella Saverio. A seguito di detto errore, l’Agenzia nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata invitava il Comune di Reggio a provvedere immediatamente alla sgombero dell’immobile citando, a conforto della predetta richiesta, l’accertata occupazione dello stesso da parte della sorella del boss riscontrata dal Comando di Polizia Municipale. L’immobile è stato formalmente consegnato dall’Agenzia del demanio all’Amministrazione Comunale l’8 novembre 2007 insieme ad altri beni. Ma nel verbale di consegna viene precisato che sono esclusi dalla consegna gli immobili abitati dalla signora Latella Maria interessata dalla procedura di sfratto amministrativo avviata da questo ufficio. Nei sei mesi di permanenza della città, la terna commissariale avrebbe potuto effettuare un sopralluogo con tutte le parti interessate per verificare la situazione di fatto anziché considerare come assiomatiche le contestazioni dell’Agenzia dimostrando un atteggiamento di perentorio pregiudizio nei confronti dell’Amministrazione. In ultimo, corre l’obbligo di riportare la precisazione dell’avvocato Delfino secondo il quale “è assolutamente impossibile a meno di credere ai fantasmi che la madre di Saverio Latella possa occupare l’immobile confiscato per la semplice ragione che la stessa risulta essere deceduta in data 30/08/1944 e cioè ben 68 anni fa. Men che mai, nella villetta ha mai abitato né abita la sorella dello stesso”.
Caso Multiservizi. “Nel mese di aprile viene arrestato il direttore operativo della Multiservizi, Pino Rechichi, e io mi sono insediato a Giugno - postilla Arena - Dopo aver contattato il presidente della mista, messo al corrente delle procedure e dei controlli avviati, sono andato subito dal prefetto e mi amareggia il fatto che sia stato additato come una persona che ha fatto poco per la sua città. Ho sempre interloquito col prefetto perchè ritengo che in quella stanza ci sia l’alta carica dello Stato. I commissari dicono che non ho fatto tutto il possibile sulla tracciabilità ma non è vero: speravo che la certificazione antimafia arrivasse in tempi brevi ma, in quel periodo di attesa, sapevo anche che scattato il sequestro della quota del socio privato non c'era motivo di preoccuparmi che quella società fosse mafiosa perchè quella quota in quel momento era detenuta dallo Stato.Venuto a conoscenza della comunicazione della Prefettura su dei possibili tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata nella Gst, socio di minoranza della Multiservizi, ho proceduto allo scioglimento della Società mista deputata alla manutenzione degli spazi urbani”.
Caso Mortara. A fine novembre, esplode la rabbia dei commercianti del mercato di Via Aspromonte che occupano i locali di Mortara. “Alle 21 di sera – ricorda l’ex sindaco – vengono a Palazzo gli operatori del settore ortofrutticolo e mi comunicano la decisione di occupare il centro agro-alimentare di Mortara i cui lavori erano stati bloccati per contenziosi di natura legale. Io li ho invitati a lasciare quel posto perché sottosequestro per un debito della Comarc di 15 mila euro. Ho messo la mia faccia e ho promesso loro che l’indomani sarei andato dal prefetto con il quale ho poi concordato la strategia da attuare. Il Comune riesce a dissequestrare il terreno di Mortara nel mese di Marzo pagando i 15 mila euro. Ecco, questo ha fatto il sindaco Arena, quel sindaco che secondo i Commissari non ha fatto abbastanza per questa città”.
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.