L'ingordigia dei mediocri....dal corriere della sera

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army
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dal corriere....leggete bene


REGIONI E CLASSE DIRIGENTE

L'ingordigia dei mediocri








Chi la eccita, l'antipolitica? Questa è la domanda che devono porsi quanti portano la responsabilità di avere selezionato una classe dirigente nazionale, regionale e locale che magari è fatta anche di tante persone perbene ma certo trabocca di figuri impresentabili. Figuri troppo spesso selezionati proprio per questo: perché ambiziosi, mediocri, ingordi, disposti a tutto.

Lo disse anni fa Giuliano Ferrara in un dibattito con Piercamillo Davigo: «Devi essere ricattabile, per fare politica. Devi stare dentro un sistema che ti accetta perché sei disponibile a fare fronte, a essere compartecipe di un meccanismo comunitario e associativo attraverso cui si selezionano le classi dirigenti». Una diagnosi tecnica, non «moralista». Ma dura. E destinata a trovare giorno dopo giorno, purtroppo, nuove conferme.

Ci è stato spiegato, per anni, che i controlli erano inutili, che facevano perdere tempo, che ostacolavano l'efficienza e la rapidità delle scelte. Ci è stato detto che bastavano i controlli «dopo». Magari a campione. Magari a sorteggio. Magari con un progressivo svuotamento delle pene perché ci sarebbe stata comunque «la sanzione politica, morale, elettorale». I risultati sono lì, sotto gli occhi di tutti. E ricordare ai cittadini che devono «avere fiducia nella politica» è solo uno stanco esercizio retorico. Solo la politica può salvare la politica. Cambiando tutto, però.

Carlo Taormina, che è stato deputato e sottosegretario (sia pure part time col mestiere di avvocato) dice che la Regione Lazio «è un porcile». Alla larga dal qualunquismo. È vero però che mentre nel cuore dello Stato, da anni sotto i riflettori delle polemiche sui costi della politica, qualcosa ha cominciato lentamente a cambiare, in tante Regioni e non solo nel Lazio (troppo comodo, scaricare tutto lì...) troppa gente ha pensato di essere al riparo dalle ondate, fluttuanti, d'indignazione popolare. Come se tutto, crisi o non crisi, potesse continuare come prima.

I cittadini sono sconcertati dai casi trasversali di malaffare? Ogni indagato resta sempre inchiodato lì, senza mollare l'osso mai. Si chiedono perché spendere 36 milioni di euro per l'aeroporto di Aosta? I lavori vanno avanti, anche se non decolla un volo e forse mai decollerà. Non capiscono perché il Molise abbia lo sproposito di 30 deputati regionali divisi in 17 gruppi di cui 10 monogruppi? Dopo le elezioni potrebbe averne 32. Sono furibondi con le dinastie politiche ereditarie tipo quella di Bossi? Sparito il Trota e messo in ombra il figlio di Di Pietro, entra «Toti» Lombardo, candidato alle prossime regionali siciliane dal papà Raffaele che l'altra volta aveva piazzato il fratello.

Per non dire della Calabria. Dove, mentre i disoccupati si arrampicano sui tralicci, sono stati appena spesi 140 mila euro per un libretto dal titolo «Il senso delle scelte compiute» che osanna in 65 foto e 125 pagine estasiate il presidente del consiglio regionale Franco Talarico. Il quale ha in dote spese di rappresentanza per 700 mila euro, sei volte più dell'intera assemblea dell'Emilia Romagna, che ha il doppio di abitanti e il quadruplo del Pil.

Per questo sono in tanti ad assistere con apprensione allo scandalo che squassa la Regione Lazio. Perché, sotto le sue macerie di centurioni, Batman, bulli e balli mascherati con scrofe e maiali, potrebbero restare sepolte anche le stizzite rivendicazioni di autonomia di tante Regioni amministrate in questi anni in modo sconcertante. Che potrebbero, finalmente, essere chiamate a rispondere dei conti.

GIAN ANTONIO STELLA
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citrosodina
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direi che gli spetta.. si ammazzano di lavoro.. leggete qui....

Il consiglio regionale? Lavora 14 giorni all'anno
Magra figura per la Calabria durante la puntata di "Porta a Porta". Il governatore Scopelliti prova a difendersi: «È inutile riunirci se non possiamo finanziare le leggi»

C'è un libro (“La casta invisibile delle Regioni”) scritto dal giornalista del Quotidiano Nazionale Pierfrancesco De Robertis, che suona come un de profundis per la politica calabrese. In quel volume c'è scritto: “Sapete quanto ha lavorato il consiglio regionale calabrese in un anno? Quattordici giorni”. Un dato imbarazzante, il peggiore del Paese, davanti al quale il governatore calabrese Peppe Scopelliti, ospite giovedì sera di “Porta a Porta”, è stato costretto a fare spallucce: «Se non possiamo finanziare le leggi, è inutile riunire il Consiglio. Tuttavia, stiamo avviando una stagione di grandi riforme che ci permetterà di abbattere molti sprechi». Scopelliti accenna un sorriso quando il conduttore Bruno Vespa lo provoca chiedendogli se non sarebbe meglio se la Calabria fosse una Regione a Statuto speciale.
Per il resto, al presidente calabrese non viene concesso (complici l'alto numero di ospiti presenti in studio e l'ora tarda) molto spazio. Scopelliti dimostra di avere le idee chiare sul ciclone che ha investito la sua collega laziale Renata Polverini: «In parte sono vicende interne a un partito, e chi ha abusato degli strumenti in possesso non solo deve essere mandato via dal Pdl ma bisogna pretenderne le dimissioni da consigliere regionale». Poi, quasi come un ritornello, ritorna a snocciolare i risultati conseguiti dalla sua maggioranza annunciando (in realtà lo aveva fatto poche ore prima a Palazzo Campanella) pure qualche novità: «Noi meno di un anno fa abbiamo fatto una serie di scelte in via autonoma sui tagli. Si può fare di più, ad esempio in Calabria stiamo cercando di azzerare molti enti inutili che hanno costi esorbitanti e che non svolgono funzioni strategiche per lo sviluppo della regione. Il consiglio approverà nelle prossime settimane un provvedimento che riguarda l'istituzione di revisori dei conti esterni con il compito di vigilare sui conti della regione. Questo organismo di controllo sostituirà una commissione – quella di Controllo contabile ndr – che cesserà le proprie attività a metà novembre così come previsto da una legge approvata in consiglio regionale non più tardi di pochi mesi fa».
Nessuno accenno, però, al fatto che il consiglio regionale spende 140mila euro per un libretto di 125 pagine che esalta il presidente dell'Assemblea Franco Talarico e sulle spese di rappresentanza che dopo l'assestamento di bilancio sono salite a 700mila euro, sei volte più della Regione Emilia Romagna, che ha il doppio degli abitanti e il quadruplo del Pil rispetto alla Calabria.

an. ri.
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