Scopelliti ha scelto Cherubino

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Malaca
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da: http://www.ildispaccio.it/primo-piano/8 ... -cherubino


di Alessia Candito - "La decisione di candidare Cosimo Cherubino è di Giuseppe Scopelliti". Dopo l'arresto dei consiglieri Santi Zappalà, Franco Morelli e Pasquale Rappoccio, l'ennesima tegola sulle quanto meno poco opportune candidature scelte per infoltire le liste del centrodestra alle ultime regionali, per il governatore della Calabria arriva dalle dichiarazioni rilasciate sotto interrogatorio dall'ormai ex presidente del Consiglio Comunale di Siderno, Antonio Macrì, correligionario di Cherubino e come lui coinvolto nell'inchiesta Falsa Politica della Dda reggina. Un verbale messo agli atti del processo che vede imputato l'ex sindaco di Siderno, Alessandro Figliomeni, arrestato nell'aprile 2010 con l'accusa di associazione di stampo mafioso nell'ambito dell'operazione Recupero. Ma l'ex primo cittadino non è stato che il primo di una lunga serie di politici finiti in manette o sotto la lente dei magistrati per i rapporti più che cordiali con i clan di Siderno. Medesima sorte toccata a Macrì.
L'ex presidente del consiglio comunale di Siderno, approdato al Pdl dopo una lunga carriera nello Sdi, è stato destinatario di un avviso di garanzia nell'ambito dell'inchiesta Falsa Politica, l'indagine della Dda di Reggio Calabria, coordinata dal sostituto procuratore Antonio De Bernardo, che ha portato all'arresto di quindici nomi della Siderno che conta. Con l'accusa pesantissima di associazione mafiosa, derubricata al massimo al grado di concorso esterno, in manette sono finite infatti quindici persone fra cui l'ex consigliere regionale Cosimo Cherubino, l'ex consigliere della Provincia di Reggio, Rocco Agrippo, ed il consigliere comunale e rampante assessore di Siderno Domenico Commisso, fino ad allora volto pulito di quegli stessi Commisso che per decenni hanno dettato legge a Siderno e provincia. E non solo per le strade o nell'economia sidernese. Le mani del clan – ha svelato l'inchiesta della Dda reggina, che completa ma non conclude il filone investigativo sul quale sono state tessute indagini come "Il crimine", "Recupero-Bene comune" e "Locri è unita" – erano arrivate fino ai gangli della vita politica del paese della Locride.
A tessere le fila della vita politica sidernese, scegliere i candidati, decidere le strategie politiche e gli uomini su cui puntare era stato infatti Giuseppe Commisso. Ma il Mastro – così il boss era conosciuto – non aveva neanche bisogno di muoversi da dietro il banco della sua lavanderia Ape green, convertita da Commisso in una sorta di ufficio e diventata per gli investigatori – che proprio lì sono riusciti a piazzare una preziosissima cimice – una vera miniera di informazioni. Cappello in mano e tono deferente, alla lavanderia del Mastro Commisso hanno fatto tappa non solo ndranghetisti di ogni ordine e grado, ma anche quelli che sarebbero diventati uomini delle istituzioni.
Un sistema di cui Macrì – secondo i magistrati – era una pedina assolutamente consapevole, rimasta incastrata però nello scontro apertosi all'interno della famiglia Commisso sulla figura dell'ex primo cittadino Alessandro Figliomeni. L'ex sindaco, prima ancora di essere messo in manette per ordine della Dda reggina nell'ambito dell'inchiesta Recupero – era stato silurato proprio dal Mastro, che attraverso i suoi diretti referenti nel centrodestra sidernese ne avrebbe anche cucinato la sfiducia.
Una manovra, racconta Macrì nel corso del suo interrogatorio di fronte al pm De Bernardo, "decisa nel corso di una riunione del Pdl cittadino. A spingere erano state le aree di Riccardo Ritorto e Cosimo Cherubino". Una mossa, lascia intendere Macrì, che sarebbe stata voluta e dettata dal Mastro in persona, che a Figliomeni voleva far pagare quella gestione troppo indipendente della carica di sindaco e dei conseguenti affari e appalti. "Lui è andato là e ha fatto quello che cazzo ha voluto ed ha messo a tutti sotto i piedi, queste non sono cose giuste", si lascia scappare il boss Commisso, in una delle tante conversazioni ascoltate dagli inquirenti nella lavanderia Ape Green, parlando di Figliomeni, il cui comportamento era stato vissuto dal Mastro come un affronto personale. Un comportamento che andava punito anche grazie agli uomini su cui il boss contava nei partiti e nelle istituzioni. Uomini – ipotizzano i magistrati – come Antonio Macrì.
Ma per l'ex presidente del consiglio comunale sidernese – ed è lui stesso a sostenerlo di fronte al pm – la decisione di votare la sfiducia a Figliomeni sarebbe stata "un mezzo sbaglio". "Dopo quella scelta, avevo paura che potesse succedere qualcosa di irreparabile, temevo anche ripercussioni nell'ambito familiare. Credevo che i miei figli fossero a rischio", ha sostenuto di fronte al sostituto procuratore Antonio De Bernardo. Non tutti Commisso infatti – e soprattutto il giovane assessore Domenico, pupillo del patriarca Antonino – erano d'accordo sul "licenziamento" di Figliomeni. Per questo – ha dichiarato candidamente il politico pidiellino al pm – sarebbe andato a parlare della situazione con il Mastro.
Eppure, stando a quanto a sostenuto dallo stesso Macrì, al secolo dottore del paese, lui con i Commisso – dei quali non sarebbe stato a conoscenza di trascorsi e problemi giudiziari - avrebbe avuto solo quel rapporto di mera"cordialità"e "conoscenza" che si può instaurare fra medico e paziente. Una versione che fa a pugni con la presenza dell'ex presidente del consiglio comunale sidernese a più di una tavolata che ha visto presenti i Commisso e il loro entourage. Incontri che il pm De Bernardo ha contestato a Macrì senza riuscire a farlo recedere dalla versione ufficiale, secondo la quale l'ex presidente del consiglio comunale oggi sotto indagine per concorso esterno in associazione mafiosa con gli uomini del clan non avrebbe mai avuto " alcun tipo di frequentazione". Un rapporto superficiale dunque, che però non avrebbe impedito al politico sidernese di accompagnarsi al Mastro Giuseppe Commisso per un viaggio in Argentina - " ha insistito per venire con me", ha sostenuto Macrì – destinazione Buenos Aires, dove "casualmente" nei medesimi giorni ci sarebbero stati anche esponenti di quei rami della famiglia Commisso trapiantati in Canada e New York. Viaggio e casualità che per gli inquirenti sono ancora tutte da approfondire.



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pellarorc
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ERIK LARSSON ©
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a postu simu....
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onlyamaranto
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manca sulu l'arcangelo gabriele...

"...e qualcosa rimane
tra le pagine chiare e le pagine scure... "
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