Il matrimonio da favola di Tino Scopelliti

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Malaca
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SCILLA Una location da sogno, per un matrimonio da favola. Convolare a nozze nella splendida cornice del castello Ruffo di Scilla è un privilegio riservato a pochi. Quasi a nessuno. A patto di non avere un cognome che pesa. Se tuo fratello è il governatore della Calabria, poi, forse puoi farci più di un pensierino. È il caso di Consolato Scopelliti, detto Tino, che ha scelto il maniero della perla della Costa Viola per celebrare le sue nozze e suggellare con un gran finale un periodo d’oro. Dopo la laurea, ottenuta per via telematica, e i recenti rumors che lo vorrebbero alla guida del Coni Calabria, Tino si è deciso a fare il grande passo (per la seconda volta). Un matrimonio con rito civile che ha sancito la sua unione con Gisella Puntorieri. Fin qui nulla di strano. Sono centinaia le coppie di sposi che ogni anno si giurano amore eterno nella imponente fortezza costruita sulla roccia. Scambio delle fedi, bacio benaugurante e rinfresco: la prassi consolidata negli anni ha (quasi) sempre escluso la possibilità di trasformare il castello in una sala ricevimenti. 
Non è andata così per il fratello del governatore, che ha avuto, appunto, il privilegio di offrire la cena nuziale ai suoi ospiti dall’alto della superba rocca che fu dei Ruffo, al cospetto di un panorama degno di principi e sovrani, tra mura antiche riportate temporaneamente ai vecchi fasti e ostentazione di inedite nobiltà.
È la terza volta che il Comune permette siffatti festeggiamenti, nel suo luogo simbolo. In passato era già successo per le nozze del presidente della Provincia Peppe Raffa e per quelle di un congiunto dell’ex sindaco di Scilla Pietro Panuccio. Sorte diversa ebbe invece il tentativo di Demetrio Naccari Carlizzi. L’ex sindaco di Reggio fu infatti costretto all’ultimo momento a trovare una nuova sala per il suo ricevimento nuziale, a causa di un ripensamento dell’ultima ora dell’allora sindaco, Gaetano Ciccone.
Tutto un altro trattamento, invece, quello riservato a Tino Scopelliti, che gode al contempo di luce propria e di potere riflesso. Il sindaco di Scilla, Pasquale Caratozzolo, vicinissimo alle posizioni del governatore, ha dato carta bianca agli organizzatori, rilasciando così il suo imprimatur affinché il castello fosse trasformato in una inusitata fortificazione amena, adatta a rappresentare le velleità di nuovi regnanti e principi. Lo splendido maniero per un giorno è ritornato l’antica e inaccessibile fortezza di un tempo: off limits per tutti, turisti compresi.
I preparativi per il matrimonio erano iniziati due giorni prima, affidati alla Tiquattro Italia, una ditta di Saracinello specializzata in allestimenti. Gli organizzatori delle nozze (calabresi) dell’anno hanno messo su una scenografia degna dei sovrani inglesi. Perché anche da queste parti c’è bisogno di rivivere lo sfarzo ereditario di William e Kate, l’opulenza festosa di Alberto di Monaco e di Charlene o, quanto meno, il sogno borgataro di Francesco Totti e Ilari Blasi, anche loro convolati a nozze in un antico castello, rappresentazione monumentale della conquista di un nuovo e insperato status sociale. In ogni caso, è una questione di potere, unita a una certa concezione della sua estetica. Tino, il fratello maggiore del governatore, evidentemente può laddove i comuni mortali non possono.
Banditi i festeggiamenti pacchiani. Il matrimonio messo su per Tino è stato contrassegnato da un anelito alla sobrietà, che poi è il segno più evidente dello stile. Da lassù, ospiti e sposi (protetti da un attivissimo servizio d’ordine) sembravano irraggiungibili ed eterei, ma al tempo stesso imitabili. Perché gli Scopelliti sono figli del popolo, assurti alle gioie dell’aristocrazia fenomenica grazie alle loro conquiste politiche e sociali. A favore della collettività, dalla parte dei calabresi. Un esempio che vale da sprone per chiunque: fai le mosse giuste, e un giorno anche tu avrai diritto a essere re, magari solo per una notte. Tino, nelle caleidoscopiche forme che assume di volta in volta il potere, è riuscito nel suo immaginifico intento.
Gli ospiti, circa 120, erano circondati da un’aura di eleganza connessa alla loro condizione di privilegiati: negli occhi avevano la consapevolezza di essere degli eletti ammessi a prendere parte all’evento a un tempo più mondano e più esclusivo dell’estate calabrese.
A officiare il rito laico, al cospetto di un parterre puntellato da sete preziose e vestiti sartoriali, è stato il sindaco di Reggio, Demi Arena. Il suo omologo scillese, Pasquale Caratozzolo, ha prontamente acconsentito a cedere una sua prerogativa istituzionale a favore del cerimoniere più gradito a Tino, cioè il successore del fratello minore a Palazzo San Giorgio.
Non molte invece le personalità politiche accorse alla corte degli Scopelliti. Si vedono solo il fedelissimo Peppe Agliano e il consigliere regionale Giovanni Bilardi. Imponenti poi i servizi di sicurezza, con pattuglie di polizia e carabinieri a presidiare le principali vie d’accesso del paese della Costa Viola.
Sarà difficile ora per il sindaco Caratozzolo ritornare alle vecchie abitudini e spiegare ai nuovi aspiranti sposi che il matrimonio di Tino Scopelliti è stato solo una ineludibile eccezione. Perché chiunque, da adesso in poi, avrà il diritto di rivivere la favola concessa ai due fratelli, gli Scopelliti Ruffo di Calabria.

Pietro Bellantoni
ethan
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Domani apri il topic "Naccari nominato ambasciatore della Pace Onu"

Ps: Articolo di uno squallore unico, mi auguro che almeno non lo hai scritto tu
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