Blocchiamo la Centrale a carbone di saline!!!

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reggino
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lacky007 ha scritto:[quote="


Meglio dire no a tutto, piuttosto che creare qualche polo industriale al sud abbandonato. E' la cultura media del calabrese, che si vuole sempre lamentare, in quanto attende il posto di lavoro di fronte casa, con magari l'energia eolica o solare, una bella scrivania e twiettare dalla mattiana alla sera a 2000 € al mese.
ma è possibile che qui al sud i si bisogna darli per forza o alla centrale a carbone,che crea danni indicibili al turismo e all'ambiente,o ad altre boiate come il ponte sullo stretto et similia??ci manca solo che uno voglia la centrale nucleare a bova marina e le abbiamo viste tutte...
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La centrale nella roccaforte della ‘ndranghetaPosted by Antonino Monteleone On settembre - 16 - 2008




di Antonino Monteleone per http://www.strill.it



Duemila miliardi di vecchie lire. Poco più di un miliardo di euro pioveranno sull’area di Saline Joniche, dicono alla SEI, se si realizzerà la centrale a carbone. Ultima chances per il “territorio più povero d’Europa”.
Negli anni si sono già spesi i 300 miliardi per la Liquichimica, mai entrata in funzione. Ed altri 30 miliardi per le Officine Grandi Riparazioni. Che trasformarono la famiglia Iamonte da macellai a broker della ‘ndrangheta. E se il copione si ripetesse?
Prima che l’avvio, previsto mercoledì, della conferenza dei servizi indetta a Roma sancisca un’altra tappa nel percorso realizzativo della mega opera, in una delle poche regioni italiane ad essere autosufficienti dal punto di vista energetico già da un pezzo, e dopo aver accuratamente approfondito – in altri servizi – il progetto nella sua interezza, gli aspetti normativi ed il potenziale danno per la salute con il supporto di stimati medici e ricercatori, è necessario non tralasciare l’aspetto del pericolo di infiltrazioni della criminalità organizzata nell’ambito di un contesto socio-economico estremamente fertile.







Effetto deja-vu




La costruzione della centrale a carbone a Saline Joniche, con il previsto investimento di oltre 1 miliardo di euro, sembra – per certi versi – un copione che potrebbe sovrapporsi a quello già messo in scena per costruire l’ex Liquichimica, l’ex Porto le ormai ex Officine Grandi Riparazioni di FS.




Questa volta, però, qualcuno avrà notato un coro piuttosto marcato di “no”. Dalla società civile, dalle associazioni e dalla politica. Ultimo in ordine cronologico Maurizio Gasparri, capo dei senatori del PdL, venuto qualche giorno fa a Reggio Calabria.







Una cosa è certa. La realizzazione di opere di carattere industriali rappresentano una grande torta che può accontentare gli interessi di tutti. Spingendo sul bisogno di sviluppo, di lavoro, di una prospettiva.




Bacchettando per “pregiudiziali” e “sconsiderate” le opinioni di dissenso senza approfondirne il merito. Strategìe ben collaudate. Che fanno il gioco dei costruttori, della ‘ndrangheta e di quella zona grigia – anche istituzionale – che con le ‘ndrine va a braccetto.







La storia recente







“I Comuni di Melito Porto Salvo, Montebello Jonico, Roghudi e Roccaforte del Greco fanno parte del territorio controllato dalla famiglia Iamonte, una cosca storica della ‘ndrangheta che, negli anni Settanta, era legata a doppio filo a Domenico (Mommo) Tripodo di Sambatello.




Il boss, Natale Iamonte, in quegli anni, era proprietario di un distributore di benzina e di una macelleria. Secondo Giacomo Lauro, dopo la svolta voluta dai Piromalli con l’introduzione della “Santa”, Iamonte entrò a far parte della massoneria assieme ad altri boss del suo rango.




A trasformare questa ‘ndrina in una holding del crimine è stata la costruzione della Liquichimica di Saline Joniche. Una vicenda inverosimile, tutta italiana.







Lo scrive il PM antimafia Nicola Gratteri nel suo libro “Fratelli di Sangue” scritto a quattro mani con il giornalista Antonio Nicaso.




“Il complesso industriale, per il quale vennero investiti circa 300 miliardi di lire, venne costruito su un terreno, una decina di ettari in località Pantano di Saline Joniche altamente instabile: secondo un testimone ascoltato nel contesto dell’Operazione D-DAY 3 il sito “si sarebbe staccato, scivolando in mare”.




L’uso di quel sito venne sconsigliato da una perizia geologica che, però, pochi ebbero l’opportunità di leggere: sparì, infatti, misteriosamente dal carteggio e i lavori proseguirono senza interruzioni.
L’unico che continuò ad obiettare sulla stabilità del suolo fu il direttore del Genio Civile di Reggio Calabria. Perse, però, la vita in uno strano incidente stradale.

C’erano troppi interessi attorno a quel progetto, troppi miliardi in un’area tradizionalmente avara di risorse.




Secondo il Gratteri fu proprio Natale Iamonte a garantire l’equa spartizione degli appalti “tra le imprese controllate dalle varie ‘ndrine della zona. Si dettero da fare anche le cosche d’oltreoceano. Molte delle imprese che si aggiudicarono i sub-appalti per la realizzazione dello stabilimento di Saline erano intestate a società anonime del Liechtenstein, dietro alle quali si celavano imprenditori reggini, indicati come vicini alle famiglie De Stefano e Libri.







La liquichimica produsse soltanto decine di dipendenti cassintegrati per trent’anni ed il porticciolo – il cui progetto venne messo in discussione per la sua inadeguatezza, tanto che si insabbiò dopo pochi anni – “venne utilizzato dalle ‘ndrine del luogo - è scritto ancora tra le pagine del libro - per sbarcare tonnellate di sostanze stupefacenti, sigarette ed armi.







Dopo la Liquichimica le OGR







Non molto tempo dopo si costruirono le Officine Grandi Riparazioni, sempre a Saline, espropriando i terreni ad una “nobildonna napoletana” la quale “subì il sequestro di un figlio” per “evitare che impugnasse i provvedimenti di esproprio“.







L’alleanza Santapaola – Iamonte







Grazie alla mediazione dei Santapaola, i Iamonte si assicurarono una grossa tangente dall’impresa aggiudicatrice dell’appalto. Scrivono ancora Gratteri e Nicaso.







Da allora i Iamonte non si sono più fermati. Hanno messo le mani su tutto ciò che avrebbe potuto generare profitti: dagli appalti pubblici al controllo del mercato del calcestruzzo e della fornitura di inerti, dal riciclaggio di denaro sporco al traffico internazionale di droga, armi ed esplosivo.







Oggi







Natale Iamonte fu arrestato nel 1993 in Brianza ed è tuttora detenuto al regime del 41bis. E’ imputato in svariati procedimenti giudiziari. Ma con la sua cattura non si è di certo interrotta l’egemonìa criminale di un casato “storico” della ‘ndrangheta. Al timone della “famiglia” si sono succeduti i figli Giuseppe (già deceduto) e Vincenzo, catturato dai Carabinieri nel 2005.







A reggere l’impero, attualmente, secondo la commissione parlamentare antimafia, vi è l’unico esponente rimasto fuori dal carcere. In libertà. Si chiama Remigio Iamonte.







Dunque è lecito temere anche per questa opera. Temere e volere scongiurare il pericolo di queste infiltrazioni. Temere che le opinioni dei contrari e dei favorevoli siano pressoché insignificanti perché la partita della costruzione, forse, si gioca su un terreno diverso. Dove le parole pronunciate hanno un altro significato. Alcuni silenzi sono chiare dichiarazioni. Certi “no” utili a lasciare alla storia un alibi.







E’ scritto infatti nella relazione conclusiva della commissione parlamentare antimafia presieduta da Francesco Forgione che




“la cosca Iamonte è ricca di attività nel settore edilizio, sia pubblico che privato, attraverso il controllo di imprese locali.
Altre attività investigative “…hanno consentito di svelare i forti interessi della cosca nel settore della macellazione e commercializzazione delle carni, attraverso una consistente pressione estorsiva e ricattatoria nei confronti di addetti ai lavori e commercianti locali”.







Ma non solo.







Gli Iamonte hanno dimostrato una “elevata capacità di infiltrazione nella pubblica amministrazione, come confermato dall’insediamento nel Comune di Melito Porto Salvo della Commissione d’accesso nominata dal Prefetto di Reggio Calabria il 25.02.2006”.







Sia in quella data, che oggi, il Sindaco di Melito Porto Salvo è Giuseppe Iaria il quale, oggi, rappresenta tutti i sindaci dell’area interessata alla realizzazione della centrale a carbone.







Nell’informativa del ROS, firmata dal Ten. Col. Valerio Giardina, Iaria viene indicato come “gravato da vicende penali per associazione di tipo mafioso, favoreggiamento, falsità materiale commessa dal P.U. in certificati o autorizzazioni amministrative, interessi privati in atti d’ufficio, diffamazione, rissa, violazione delle norme per la tutela delle acque dall’inquinamento, falsità ideologica ed abuso d’ufficio“.







E nel 1999 veniva fermato in compagnia di Bartolo Iamonte “ritenuto elemento “affiliato” all’omonima cosca mafiosa, già tratto in arresto per favoreggiamento personale” perché favorì la latitanza proprio dell’ex capo cosca Vincenzo Iamonte.







Iaria è intervenuto, su CalabriaOra, ma non ha parlato dell’incontro che – nel mese di giugno – si è svolto tra la Giunta ed i Consiglieri del Comune di Melito Porto Salvo ed una delegazione della SEI Spa, l’azienda che vuole realizzare, a tutti i costi, la centrale.







Ha affermato che è necessaria “ben altra attenzione e valutazione rispetto all’atteggiamento imperante, caratterizzato da una visibile leggerezza di merito e da una sovrabbondante pregiudizialità di metodo. Il territorio interessato è il più povero d’Europa. In passato, sull’area ex industriale di Saline Joniche, le vecchie politiche centrailste sono fallite miseramente devastando e condannando al sottosviluppo e alla povertà l’intera area.”



Fallimento di politiche centraliste e, sembra, successo della ‘ndrangheta.


molto interessante questo spunto tratto dal blog di monteleone di quattro anni fa...
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ndre
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reggino ha scritto:
lacky007 ha scritto:[quote="


Meglio dire no a tutto, piuttosto che creare qualche polo industriale al sud abbandonato. E' la cultura media del calabrese, che si vuole sempre lamentare, in quanto attende il posto di lavoro di fronte casa, con magari l'energia eolica o solare, una bella scrivania e twiettare dalla mattiana alla sera a 2000 € al mese.
ma è possibile che qui al sud i si bisogna darli per forza o alla centrale a carbone,che crea danni indicibili al turismo e all'ambiente,o ad altre boiate come il ponte sullo stretto et similia??ci manca solo che uno voglia la centrale nucleare a bova marina e le abbiamo viste tutte...
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army
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sono passato dalla regione e oltre alla gente contraria c'erano anche un bel po di "manifestanti" a favore della centrale...inutile dire quanta pena possono fare individui che svendono il futuro della propria terra per quattro spiccioli...
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ndre
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army ha scritto:sono passato dalla regione e oltre alla gente contraria c'erano anche un bel po di "manifestanti" a favore della centrale...inutile dire quanta pena possono fare individui che svendono il futuro della propria terra per quattro spiccioli...
Che schifo..!!!
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st4rsky
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Premetto che non voglio fare polemiche, che sono contrario a inquinamento, che sono a favore delle rinnovabili ecc ecc...

Ma, possibile che nel 2012 si progetti una centrale a carbone che può causare fumi nocivi, inquinare il mare e causare disastri ambientali? Io credo che ormai si sia arrivati ad un tale livello tecnologico da scongiurare tutto ciò... ma è solo una sensazione.

Volevo trovare qualche cosa su internet sul progetto.. qualcosa di specifico magari, in cui vengono elencate le norme rispettate e le emissioni previste... ma non sono stato in grado... chi mi aiuta?
mohammed
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Centrale a carbone, Scopelliti in aula: "No secco non è funzionale a territorio e popolazione"



"Dobbiamo cercare di superare le vecchie logiche della politica e riuscire a guardare avanti e dare un contributo utile alla crescta dei nostri territori. Un no detto in maniera secca non è funzionale né ai territori né alla popolazione, ma si rischia di incappare nella semplice demagogia". Ad affermarlo è il Presidente della Giunta Regionale, Giuseppe Scopelliti, all'inizio del proprio intervento nella discussione sulla centrale a carbone, in Consiglio Regionale.

roba da matti, non cè più vergogna davvero, e meno male che è stato uno dei punti fermi della sua campagna elettorale, veramente al ridicolo non cè mai fine... :muro:

http://www.ildispaccio.it/reggio-calabr ... opolazione
Allah è grande, Gheddafi è il suo profeta!
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Civitavecchia, il sindaco: “Emissioni troppo alte, chiudo la centrale Enel”

Tidei, eletto da pochi mesi: "La città sembra la Pianura Padana e non per colpa della nebbia, ma di questa polvere gialla. All'incontro del 3 settembre voglio risposte". Così il Comune potrebbe arrivare dove il tribunale si è arenato. I sindacati temono le conseguenze di un nuovo caso Ilva, ma il primo cittadino è deciso: "La salute viene prima del lavoro"

di Gabriele Paglino

Dopo i numerosi attacchi subiti da parte di Greenpeace – ultimamente riconosciuti legittimi dal Tribunale civile di Roma – adesso l’Enel rischia di vedere apporre i sigilli ad una delle sue otto centrali a carbone presenti sul territorio italiano. A minacciare il colosso italiano dell’energia elettrica è il neo sindaco di Civitavecchia, Pietro Tidei: “Chiuderò lo stabilimento Enel di Torrevaldaliga Nord – ha annunciato nei giorni scorsi il primo cittadino – Civitavecchia sembra la Pianura Padana e non per colpa della nebbia, ma di questa polvere gialla che proviene dalla centrale”. Una provocazione? Un modo per far parlare di sé? Niente affatto. Contattato da ilfattoquotidiano.it, l’ormai ex deputato del Pd appare più che mai determinato ad andare avanti: “Quello di Torrevaldaliga Nord è un impianto fuori legge. Per questo se nell’incontro del prossimo 3 settembre, che avrò con l’ad dell’Enel (Fulvio Conti, ndr), non avrò risposte concrete, emetterò – promette – un’ordinanza di chiusura”.

Le disavventure della centrale Enel di Torrevaldaliga Nord (figlia della riconversione del vecchio impianto a olio combustibile) iniziano ancor prima della sua nascita. Nel 2003 infatti il ministero delle attività produttive rilascia l’autorizzazione per la realizzazione del nuovo impianto su certificati (la registrazione Emas, Eco-Management and Audit Scheme e le certificazioni Iso) relativi alla centrale ad olio pesante che sarebbe stata poi dismessa. Spenti i vecchi gruppi insomma la documentazione non è più valida. A scoprire l’irregolarità è il procuratore della Repubblica di Civitavecchia, Gianfranco Amendola – da sempre in prima fila nella lotta contro i reati ambientali e le ecomafie – che nel gennaio del 2010 arriva a chiedere il sequestro preventivo dell’impianto. Il magistrato appura tra l’altro che “l’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata all’Enel per Torre Valdaliga Nord il 24 dicembre 2003 è scaduta dopo 5 anni, il 24 dicembre 2008 (…) e l’Enel non ha inviato domanda di rinnovo”. Nonostante tutto però la richiesta del procuratore viene respinta dal gip.

Con lo stesso decreto 55 del febbraio 2003, con cui dà il via libera alla riconversione a carbone della centrale, il ministero impone all’Enel il rispetto delle prescrizioni stabilite dalla Valutazione di Impatto Ambientale 680 del 2003. Tra queste la realizzazione di un bosco di 40 ettari: un intervento compensativo per ridurre l’impatto. Le prescrizioni, si legge sul decreto Via, devono essere ottemperate con “modalità atte ad anticipare almeno parte della loro realizzazione prima della chiusura del cantiere della (nuova) centrale”. Quel parco, fino ad oggi, i civitavecchiesi non l’hanno mai visto.Ma adesso, forte del via libera giunto dal ministero dell’Ambiente lo scorso febbraio, “l’Enel lo vorrebbe realizzare sopra una montagna di 800mila metri cubi di rifiuti speciali (materiale di dragaggio, ndr) – denuncia Tidei – coprendo quella che è una vera e propria discarica abusiva”. Per il ministero infatti le terre da dragaggio non sono classificabili come rifiuti. L’agguerrito Tidei non ci sta: “Il ministero dell’Ambiente ha imbrogliato tanto quanto l’Enel, cercando di sanare ciò che non è sanabile”. E annuncia: “Inizierò una battaglia anche contro Clini, che non conosce o fa finta di non conoscere questa vicenda”.

Ma ciò che più allarma sono le emissioni prodotte: “Torrevaldaliga Nord brucia migliaia di tonnellate di carbone in più rispetto ai limiti consentiti dal ministero dell’Ambiente – continua nel suo j’accuse il sindaco di Civitavecchia –. E di conseguenza i livelli di inquinamento sono altissimi”. Pronta la risposta dell’Enel: “L’impianto opera nel pieno rispetto delle severe norme sulle emissioni ed è l’eccellenza mondiale del carbone pulito. Ogni anno vengono effettuati oltre cento controlli in materia di ambiente e sicurezza”.

A riprova della fondatezza delle accuse Tidei tira fuori dal cassetto delle foto in cui la cupola del carbonile, anziché luccicare – essendo di acciaio –, appare totalmente annerita. “Ciò significa che il carbonile non funziona correttamente e le polveri fuoriescono formando delle vere e proprie nuvole su tutta la città”. Il carbonile della centrale di Civitavecchia è la copia identica di quello dell’impianto di Brindisi Sud. Qui le dispersioni sono state accertate e la Procura di Brindisi lo scorso 31 luglio ha rinviato a giudizio 15 persone tra dirigenti e addetti alla manutenzione ed è notizia di ieri che la Provincia pugliese si costituirà parte civile nel processo e chiederà un risarcimento di 500 milioni di euro. La terza gemella dovrebbe sorgere invece a Porto Tolle. E la popolazione, ancora di più dopo gli allarmi giunti da Civitavecchia, trema anche qui.

E poi ci sono quelle voci dall’interno della centrale, che se confermate getterebbero nel panico (più di quanto non lo siano già) gli abitanti, secondo le quali le ceneri prodotte dalla combustione del carbone sarebbero radioattive. “Ma questo al momento non è possibile saperlo con certezza – sottolinea l’ex parlamentare del Pd – visto che quello relativo alla radioattività non è tra i parametri da monitorare prescritti dal ministero dell’Ambiente. A me però me ne frega poco delle prescrizioni del Ministero, voglio la verità: è necessario dunque costituire un gruppo di controllo permanente”.

Davanti all’eventualità della chiusura di uno dei più grande poli energetici del Paese – che soddisfa più della metà del fabbisogno energetico dell’intera regione Lazio – insorgono anche i sindacati, che temono le conseguenze di quello che potrebbe configurarsi come un nuovo caso Ilva: “La chiusura della centrale – spiega il segretario della Cgil Roma Nord-Civitavecchia, Cesare Caiazza – determinerebbe ricadute drammatiche e difficilmente gestibili su un migliaio (tra diretti, indiretti e un largo indotto) di posti di lavoro”. Paure comprensibili per il primo cittadino civitavecchiese, “ma la salute viene prima del lavoro”. L’incontro del 3 settembre diventa dunque decisivo per la sorte dei lavoratori della Centrale – oltreché per la salute degli abitanti –: “Se verrà rimossa quella discarica abusiva e l’Enel rispetterà tutti gli obblighi e le garanzie che richiediamo, saremo ben contenti di non chiudere la centrale – assicura il sindaco – Contrariamente mi vedrò costretto a emettere l’ordinanza”.

fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... ei/322510/
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Di recente leggevo sulla gazzetta della centrale a carbone + grande d'europa..si trova in germania in un lander governato dagli ecologisti e ne sembrano soddisfatti.. Forse c'e' troppa diffidenza a riguardo? Quanto all'articolo di monteleone sicuramente contiene delle verita'..ma se partiamo da questi presupposti in questi territori non si dovrebbe costruire mai nulla..ne' centrale ne' altro..assurdo..
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Tutte ancora no a Lazzaro voglio trasferirci l'ILVA !!
Vi scongiuro, fratelli, restate fedeli alla terra e non credete a quelli che vi parlano di sovraterrene speranze! Essi sono degli avvelenatori, che lo sappiano o no. La terra è stanca: se ne vadano pure!
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In Svizzera si vota sulla centrale.
Un interessante servizio della tv pubblica svizzera sulla famosa centrale:

link

due modestissimi commenti:

Manch'i cani a chi hanno intervistato, proprietà di linguaggio penosa, politici su tutti.
Secondo, l'unico che mi ha veramente convinto è il produttore di bergamotti, gli altri hanno tutti portato argomenti banali e qundi molto deboli. Ridicola la richiesta di investire in altre forme di energia ...
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paesaggisticamente è meno impattante la centrale a carbone delle decine di case abusive in cemento con mattoni e ferri a vista che hanno rovinato quel tratto di costa.
dal punto di vista olfattivo puzza meno la centrale a carbone delle fogne che scaricano a mare.
dal punto di vista occupazionale meglio la centrale a carbone che il nulla + assoluto.
sono decenni che quella zona è abbandonata, inquinata, bistrattata. la centrale a carbone può solo fargli bene.
il "verdismo" lasciamolo alle zone ricche e già produttive. a reggio non c'è nulla e l'unico modo per non lasciare questa regione alla deriva è creare lavoro. ben vengano centrali a carbone, nucleari, termovalorizzatori, ilve di taranto e pozzi petroliferi. la sicurezza economica di un lavoro rende liberi. la disoccupazione favorisce la malapolitica, la ndrangheta e compagnia bella.
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Infatti a Taranto stanno scappando peggio che a Reggio.
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ecco un articolo che spiega qualcoa in più sulla questione

swissinfo.ch

personalmente non sono molto d'accordo con la centrale a carbone, ma tra gli italiani e gli svizzeri (leggete, dicono che se anche gli svizzeri dovessero recedere a causa del referendum, resterebbero i partner italiani che comunque hanno avuto l'ok dal ministero), preferisco gli svizzeri.
"L'uomo non ha vergogna di agir male, ma arrossisce del suo pentimento; nè si vergogna di aver commesso un'azione per cui meriterebbe d'esser tacciato da stupido, ma di aver riconosciuto la propria stupidità." - Daniel De Foe, Robinson Crusoe
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leggetevi le dichiarazioni di gratteri sulla centrale...la ndrangheta ha molti interessi affinchè si faccia la centrale (che ci regalerà tumori e malattie in tutta la provincia..)
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DoubleD ha scritto:ma fate un bell'acquapark con ristoranti, bar, posti per campeggiatori e bungalow


animali di politici
prima di fare l'acquapark magari milgioriamo un pò la 106, un pò più di pulizia sulla costa ecc ecc.

Cmq...il futuro è il terziario, la produzione di beni immateriali!
In futuro dovranno reggere solo medie e piccole aziende artigiane ma la grande industria è morta! Le centrali a carbone che vadano a farle a casa loro!
Il futuro è l'it, i servizi, il turismo, le rinnovabili ecc ecc ecc...
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army ha scritto:leggetevi le dichiarazioni di gratteri sulla centrale...la ndrangheta ha molti interessi affinchè si faccia la centrale (che ci regalerà tumori e malattie in tutta la provincia..)
Se è per questo allora non si può migliorare la 106, non si potrebbe creare un polo per energie rinnovabili etc.. qualsiasi cosa si faccia lì sappiamo benissimo che la ndrangheta cercherà di metterci mano.

Per la questione tumori e malattie, come ho scritto in un intervento di luglio, si tratta di una centrale che potrebbe entrare in funzione tra 10 anni almeno.. e credo che la tecnologia sia ad un livello tale che le emissioni siano ridottissime.

Jamu, non facciamo paragoni con l' ILVA...
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io non voglio essere scemo nonostante a poca distanza ci sono degli scemi.
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mma' io ero contrario e resto tale ma ragiono pure che ormai la Jonica è irrimediabilmente distrutta da un punto di vista architettonico e con il macinamento della costa per costruzioni ferroviarie e porti , primo fra tutti quello di saline e il mare spesso inquinato per scarichi abusivi incontrollati. il turismo non decollera' mai per ignoranza e inciviltà di popolazione e classe politica quindi a sto punto che la facciano e fine tanto schifo per schifo cambia poco. spiace magari per i problemi di salute che ci saranno per chi è obbligato a vivere li, primi fra tutti i bambini che non ci colpano nulla e cresceranno col carbone nei polmoni
Allah è grande, Gheddafi è il suo profeta!
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