ragazzo gay aggredito a reggio

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goldenboy
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cozzina1 ha scritto:
goldenboy ha scritto:illuminante intervento dell'onorevole Belcastro :muro:

http://www.strill.it/index.php?option=c ... d=1:ultime

Belcastro (Noi Sud): ''In Calabria i gay sono pochissimi. Uomo calabrese è un vero maschio''
Lunedì 23 Aprile 2012 20:14

"In Calabria i gay sono pochissimi, ce ne sono molti di meno rispetto al nord. L'omosessualita' e' molto piu' diffusa sopra il Po. L'uomo calabrese, e meridionale in genere, vuole farsi sentire essendo uomo nel vero senso della parola. E' un vero maschio. Al nord purtroppo, hanno questo complesso che scaturisce dal fatto che i meridionali fanno il loro dovere, anche piu' di buona parte della Padania". Lo ha dichiarato il deputato di Noi Sud Elio Belcastro, intervenuto a KlausCondicio, la trasmissione tv di Klaus Davi in onda su YouTube. "Questa scarsezza di virilita' dei settentrionali - continua - si vede anche dai dati. Se non ci fossero stati e non ci fossero i meridionali al nord, la differenza si vedrebbe anche dalla natalita'. Sono stati i meridionali a tutelare le nascite e a supplire ad una certa pigrizia del maschio nordico".

Ha perso una buona occasione per stare zitto
ha detto una piccola verità infarcita di tante stronzate...o sciocchezze... :mrgreen:

non oso chiedere la piccola verità
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goldenboy ha scritto:
cozzina1 ha scritto:
goldenboy ha scritto:illuminante intervento dell'onorevole Belcastro :muro:

http://www.strill.it/index.php?option=c ... d=1:ultime

Belcastro (Noi Sud): ''In Calabria i gay sono pochissimi. Uomo calabrese è un vero maschio''
Lunedì 23 Aprile 2012 20:14

"In Calabria i gay sono pochissimi, ce ne sono molti di meno rispetto al nord. L'omosessualita' e' molto piu' diffusa sopra il Po. L'uomo calabrese, e meridionale in genere, vuole farsi sentire essendo uomo nel vero senso della parola. E' un vero maschio. Al nord purtroppo, hanno questo complesso che scaturisce dal fatto che i meridionali fanno il loro dovere, anche piu' di buona parte della Padania". Lo ha dichiarato il deputato di Noi Sud Elio Belcastro, intervenuto a KlausCondicio, la trasmissione tv di Klaus Davi in onda su YouTube. "Questa scarsezza di virilita' dei settentrionali - continua - si vede anche dai dati. Se non ci fossero stati e non ci fossero i meridionali al nord, la differenza si vedrebbe anche dalla natalita'. Sono stati i meridionali a tutelare le nascite e a supplire ad una certa pigrizia del maschio nordico".

Ha perso una buona occasione per stare zitto
ha detto una piccola verità infarcita di tante stronzate...o sciocchezze... :mrgreen:

non oso chiedere la piccola verità

La piccola verità è secondo me che Belcastro è un vero maschio :lol:

"...e qualcosa rimane
tra le pagine chiare e le pagine scure... "
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http://www.strill.it/index.php?option=c ... &Itemid=86

La Squadra Mobile di Reggio Calabria, 3^ Sezione “Reati contro la Persona, in danno di Minori e Reati Sessuali”, al termine di complesse attività investigative, ha denunciato in stato di libertà, gli autori dell’aggressione omofoba in danno di TOSCANO Claudio, occorsa in data 13 aprile u.s., nei pressi di un bar in zona Villa Zerbi, di questo centro.

La giovane vittima, era intenta a trascorrere una serata in compagnia di alcuni suoi amici. Mentre si trovava all’esterno di un noto Bar reggino, è stato dapprima schernito ed ingiuriato da un conoscente, S. A., e successivamente, a seguito della reazione verbale di TOSCANO, è stato colpito violentemente con un pugno al volto da un altro soggetto, individuato in M. G. che si accompagnava all’aggressore verbale.

A seguito delle lesioni riportate, la p.o. è stata trasportata, da un amico, presso il Pronto Soccorso cittadino, per le cure del caso. Nell’occorso, la vittima ha riportato un trauma al setto nasale, con frattura e deviazione del setto.

L’individuazione dei soggetti coinvolti, è avvenuta grazie ad una meticolosa ricostruzione dei fatti operata da personale dipendente, che a seguito della testimonianza di numerosi soggetti presenti sul luogo dell’evento, è riuscito a delimitare i contorni della vicenda.

Pertanto M.G. e S.A. sono stati denunciati in stato di libertà, in quanto ritenuti responsabili del reato di lesioni personali ed ingiuria nei confronti di TOSCANO.
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cozzina1
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Claudio Toscano scrive alle istituzioni calabresi
Venerdì 11 Maggio 2012 09:40


di Claudio Toscano - Esiste un generico diritto all’indignazione? E ammessa la sua esistenza, più come naturale e sanguigno moto di sdegno che come ragionata rivendicazione di una giusta ragione ovvero di un diritto positivo, può questo diritto ergersi contro ogni forma di ipocrisia e di pantomimica pronazione al politically correct style?
In tutta onestà Non lo so.
Tuttavia all’indomani di un grave attacco omofobico che mi ha visto ferito ben tre volte: nel corpo, violato da una brutalità brulicante di cultura sessista e clerico-maschilista, nell’orgoglio e nella dignità di essere umano, avevo imparato la lezione sana e genuina che tutte le istituzioni in primis quelle di Reggio Calabria volessero rivendicare per sé, un quasi imprescindibile diritto al pubblico sdegno, alla riprovazione sociale , alla stigmatizzazione verso ogni forma di violenza e dunque di fascismo inteso come estremistico e integralista rifiuto del diverso fino alla sua epurazione. Le istituzioni sembravano essere ad un passo dal compiere il salto di civiltà che in ogni paese occidentale è ormai non soltanto un diritto ben codificato e stratificato nelle coscienze pubbliche prima ancora che del legislatore, ma soprattutto sembrava che un clima di rinascimento civico avesse davvero trasformato un atto di ferocia illiberale in un momento di autentica riflessione. Si era detto che la diversità è ricchezza, che l’omosessualità non solo non fosse una malattia come qualcuno aveva provvidamente tentato d’insegnarmi ma soprattutto e innanzitutto potesse rappresentare l’opportunità del primato di ogni forma di pensiero debole, di pacificato rispetto della naturale diversità senza la quale la natura stessa non esisterebbe. Il diritto naturale è per sua stessa costituzione la lettura di ciò che è: Io e i miei fratelli omosessuali e le mie sorelle lesbiche "siamo" e in quanto tali apparteniamo alla natura. La natura ci aveva insegnato che sa essere sempre un passo avanti rispetto alla capacità con cui gli uomini imparano a leggerla e decodificarla. E tuttavia all’indomani del 15 aprile avevamo tutti davvero creduto che da un piccolo centro del sud di un piccolo paese chiamato Italia potesse giungere una lezione di riscatto. Ci era stato promesso avanzamento, riflettori puntati contro ogni violenza che invocasse la determinazione sessuale come giustificazione all’offesa morale prim’ancora che fisica. Ci era stato promesso che questo fascismo sessista, volgare , sanguinario, squadrista e omofobico non avrebbe più trovato quartiere in calabria, mai più a Reggio Calabria. Il sindaco e i suoi assessori promettevano incontri, tavole rotonde, solidarietà non solo mediatiche quanto sostanziali e fattuali. Parlamentari si erano espressi a sostegno di ciò, movimenti, il popolo di facebook e di twitter, tutti illusi in un cambiamento possibile, in un nuovo rinascimento non più tollarante ma integrante, dove la diversità non dovesse essere ipocritamente sopportata ma voluta, sposata e benedetta come fonte di contaminazione e dunque di crescita e di scambio. Volevamo rivendicare il diritto ad essere felici, a non aver paura di essere ciò che siamo, di amare un altro uomo come noi, di amarlo non già in ragione del suo genere ma del cuore. Chiedevamo che le istituzioni ci tutelassero e ci riconoscessero un diritto all’amore, al non dover temere di afferrare la mano del nostro compagno da uomini liberi, di essere fieramente non più omosessuali ma omosentimentali. E il sindaco e gli assessori e la giunta regionale e lo stato, tutti si erano impegnati in ciò, spendendosi in una solidarietà tanto abbronzata e sorridente quanto quella che si ottiene sotto la luce dei riflettori ma tanto finta quanto il silenzio che ci ha circondato dopo il clamore della violenza e dell’offesa.
Il sindaco di Reggio Calabria latita, la giunta regionale e il suo ineffabile governatore non proferiscono più parole, ammesso che l’avessero saputo fare, contro l’omofobia, contro la violenza che violenta, questa si, la natura, contro la barbarie figlia della cultura dei campi di concentramento dove centinaia di migliaia di fratelli omosessuali e sorelle lesbiche hanno visto sfumare dentro il fumo passato per il camino della violenza e della crudele sadica follia tutti i loro sogni, tutta la loro carne, tutta la loro vita. Oggi non ci bruciano, ma non riconosco l’aggravante del picchiarci e violentarci in ragione di ciò che siamo nell’intima natura del nostro essere, non ci marchiano con i ferri roventi ma ci urlano il nostro marchio per strada, non ci chiudono in un ghetto con una stella rosa cucita sul petto ma da noi si pretende il silenzio e la sottomissione.
Ma oggi e se non oggi quando, noi urliamo il nostro no, il mio volto offeso lo urla, le nostre associazioni lo urlano, il nostro orgoglio di omosessuali lo urla e lo pretende. E se il sindaco di Reggio non convoca più noi ma ritiene invece "urgente", opportuno legittimare e garantire che i figli di casa pound, copertura ad una rinnovata e strisciante e cieca violenza e apologia del fascimo, possano trovare casa, legittimazione e asilo nel comune di Reggio, loro che hanno alle spalle decine di atti verbali e fisici contro noi omosessuali allora io non voglio più essere un cittadino di questa città e il mio sindaco non è più il mio sindaco e la mia terra non è più la mia terra. Se casa pound trova l’attenzione del mio sindaco e dei miei assessori ed io no e ogni omosessuale di Reggio no, allora tre volte ci hanno ferito e la più grave ferita è quella delle nostre istituzioni latitanti e colpevoli di omissione di soccorso e di ipocrita apologia del fascismo, inteso come cultura dell’odio e della violenta affermazione di idee, queste si contro natura.
Sono fiero di ciò che sono, sono fiero del mio dolore e della mia forza, sono fiero di amare la mia terra e di non volerla tradire ma è giunto il momento dell’offesa, che lo sdegno contro chi dovrebbe rappresentare il meglio della sua terra e invece ne incarna il più strisciante pregiudizio e legittima ogni futura violenza, divenga un urlo nella gola non solo di ogni gay e lesbica calabrese ma di ogni uomo e donna che amando la giustizia sia timorata contro ogni barbarie civica e sociale. Rivendichiamo il diritto ad essere difesi, ad essere rappresentati, ad essere.

http://www.strill.it/index.php?option=c ... &id=129608

miiiiiiiiiii..da libro cuore....ovviamente avendolo sentito parlare ..non è farina del suo sacco... :salut
L'ignoranza è meno dannosa del confuso sapere.
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Reggio: il 17, 18 e 19 maggio le giornate contro l'omofobia
Venerdì 11 Maggio 2012 11:59


Di seguito la nota degli organizzatori: Un ombrellino rainbow è il simbolo scelto dai promotori per lanciare tre giornate - 17, 18 e 19 maggio – contro l’omofobia a Reggio Calabria; e uno slogan - “Apriti agli altri. Riparati dai pregiudizi”
- che sintetizza un’idea, o forse un’intera cultura del rispetto, fondata non più sulla tolleranza incondizionata e irrazionale, bensì sulla conoscenza dell’altro e delle diversità.

Il 17 maggio si celebra infatti la Giornata mondiale contro l’omofobia e la transfobia, ricorrenza promossa dall’Unione Europea, quale momento di riflessione e azione per denunciare e lottare contro ogni violenza fisica, morale o simbolica legata all’orientamento sessuale. Il 17 maggio è stato scelto perché è la ricorrenza dalla rimozione dell’omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie pubblicata dall’Organizzazione mondiale della sanità avvenuta nel 1990. Quest’anno giunge a circa un mese di distanza da una terribile aggressione omofoba ai danni di un giovane concittadino, Claudio Toscano; un segnale inquietante che ha messo in luce come la strada da percorrere per una società plurale, rispettosa delle differenze e che riconosca i diritti di ogni individuo senza alcuna distinzione è ancora molto lunga. Per questo una quindicina di sigle, tra movimenti, associazioni e partiti, hanno accolto l’invito dell’Arcigay “I due mari” di Reggio Calabria, per promuovere tre giornate di riflessione, denuncia, proposta e sensibilizzazione della cittadinanza contro l’omofobia e contro ogni discriminazione. Le giornate saranno anche un’occasione aperta a tutti coloro che vorranno accettare questo invito, sigle, istituzioni e singoli, per una più ampia riflessione, laica e libera da pregiudizi, sui diritti lgbt, raccogliendo i segnali provenienti dalla società, dalle sentenze dei tribunali, dalla scienza, dall’università, dalle imprese, dalla vita vera delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender.
Le tre giornate si apriranno proprio giorno 17, alle ore 18, sulle scalinate del Teatro Cilea, con un appuntamento a sorpresa.
Venerdì 18 l’appuntamento sarà presso la Facoltà di Architettura per la proiezione cinematografica di “Milk”, il film diretto da Gus Van Sant con Sean Penn e vincitore di due Premi Oscar, preceduto da un dibattito con gli studenti.
Infine sabato 19 si terrà un grande evento conclusivo in Piazza Camagna dove verrà dato spazio a reading, musica live e testimonianze e dove verrà allestito il “Gay Village” con i gazebo di tutti i soggetti aderenti alle giornate.
http://www.strill.it/index.php?option=c ... &Itemid=84
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di Claudio Toscano - Esiste un generico diritto all’indignazione? E ammessa la sua esistenza, più come naturale e sanguigno moto di sdegno che come ragionata rivendicazione di una giusta ragione ovvero di un diritto positivo, può questo diritto ergersi contro ogni forma di ipocrisia e di pantomimica pronazione al politically correct style?
In tutta onestà Non lo so.
Tuttavia all’indomani di un grave attacco omofobico che mi ha visto ferito ben tre volte: nel corpo, violato da una brutalità brulicante di cultura sessista e clerico-maschilista, nell’orgoglio e nella dignità di essere umano, avevo imparato la lezione sana e genuina che tutte le istituzioni in primis quelle di Reggio Calabria volessero rivendicare per sé, un quasi imprescindibile diritto al pubblico sdegno, alla riprovazione sociale , alla stigmatizzazione verso ogni forma di violenza e dunque di fascismo inteso come estremistico e integralista rifiuto del diverso fino alla sua epurazione. Le istituzioni sembravano essere ad un passo dal compiere il salto di civiltà che in ogni paese occidentale è ormai non soltanto un diritto ben codificato e stratificato nelle coscienze pubbliche prima ancora che del legislatore, ma soprattutto sembrava che un clima di rinascimento civico avesse davvero trasformato un atto di ferocia illiberale in un momento di autentica riflessione. Si era detto che la diversità è ricchezza, che l’omosessualità non solo non fosse una malattia come qualcuno aveva provvidamente tentato d’insegnarmi ma soprattutto e innanzitutto potesse rappresentare l’opportunità del primato di ogni forma di pensiero debole, di pacificato rispetto della naturale diversità senza la quale la natura stessa non esisterebbe. Il diritto naturale è per sua stessa costituzione la lettura di ciò che è: Io e i miei fratelli omosessuali e le mie sorelle lesbiche "siamo" e in quanto tali apparteniamo alla natura. La natura ci aveva insegnato che sa essere sempre un passo avanti rispetto alla capacità con cui gli uomini imparano a leggerla e decodificarla. E tuttavia all’indomani del 15 aprile avevamo tutti davvero creduto che da un piccolo centro del sud di un piccolo paese chiamato Italia potesse giungere una lezione di riscatto. Ci era stato promesso avanzamento, riflettori puntati contro ogni violenza che invocasse la determinazione sessuale come giustificazione all’offesa morale prim’ancora che fisica. Ci era stato promesso che questo fascismo sessista, volgare , sanguinario, squadrista e omofobico non avrebbe più trovato quartiere in calabria, mai più a Reggio Calabria. Il sindaco e i suoi assessori promettevano incontri, tavole rotonde, solidarietà non solo mediatiche quanto sostanziali e fattuali. Parlamentari si erano espressi a sostegno di ciò, movimenti, il popolo di facebook e di twitter, tutti illusi in un cambiamento possibile, in un nuovo rinascimento non più tollarante ma integrante, dove la diversità non dovesse essere ipocritamente sopportata ma voluta, sposata e benedetta come fonte di contaminazione e dunque di crescita e di scambio. Volevamo rivendicare il diritto ad essere felici, a non aver paura di essere ciò che siamo, di amare un altro uomo come noi, di amarlo non già in ragione del suo genere ma del cuore. Chiedevamo che le istituzioni ci tutelassero e ci riconoscessero un diritto all’amore, al non dover temere di afferrare la mano del nostro compagno da uomini liberi, di essere fieramente non più omosessuali ma omosentimentali. E il sindaco e gli assessori e la giunta regionale e lo stato, tutti si erano impegnati in ciò, spendendosi in una solidarietà tanto abbronzata e sorridente quanto quella che si ottiene sotto la luce dei riflettori ma tanto finta quanto il silenzio che ci ha circondato dopo il clamore della violenza e dell’offesa.
Il sindaco di Reggio Calabria latita, la giunta regionale e il suo ineffabile governatore non proferiscono più parole, ammesso che l’avessero saputo fare, contro l’omofobia, contro la violenza che violenta, questa si, la natura, contro la barbarie figlia della cultura dei campi di concentramento dove centinaia di migliaia di fratelli omosessuali e sorelle lesbiche hanno visto sfumare dentro il fumo passato per il camino della violenza e della crudele sadica follia tutti i loro sogni, tutta la loro carne, tutta la loro vita. Oggi non ci bruciano, ma non riconosco l’aggravante del picchiarci e violentarci in ragione di ciò che siamo nell’intima natura del nostro essere, non ci marchiano con i ferri roventi ma ci urlano il nostro marchio per strada, non ci chiudono in un ghetto con una stella rosa cucita sul petto ma da noi si pretende il silenzio e la sottomissione.
Ma oggi e se non oggi quando, noi urliamo il nostro no, il mio volto offeso lo urla, le nostre associazioni lo urlano, il nostro orgoglio di omosessuali lo urla e lo pretende. E se il sindaco di Reggio non convoca più noi ma ritiene invece "urgente", opportuno legittimare e garantire che i figli di casa pound, copertura ad una rinnovata e strisciante e cieca violenza e apologia del fascimo, possano trovare casa, legittimazione e asilo nel comune di Reggio, loro che hanno alle spalle decine di atti verbali e fisici contro noi omosessuali allora io non voglio più essere un cittadino di questa città e il mio sindaco non è più il mio sindaco e la mia terra non è più la mia terra. Se casa pound trova l’attenzione del mio sindaco e dei miei assessori ed io no e ogni omosessuale di Reggio no, allora tre volte ci hanno ferito e la più grave ferita è quella delle nostre istituzioni latitanti e colpevoli di omissione di soccorso e di ipocrita apologia del fascismo, inteso come cultura dell’odio e della violenta affermazione di idee, queste si contro natura.
Sono fiero di ciò che sono, sono fiero del mio dolore e della mia forza, sono fiero di amare la mia terra e di non volerla tradire ma è giunto il momento dell’offesa, che lo sdegno contro chi dovrebbe rappresentare il meglio della sua terra e invece ne incarna il più strisciante pregiudizio e legittima ogni futura violenza, divenga un urlo nella gola non solo di ogni gay e lesbica calabrese ma di ogni uomo e donna che amando la giustizia sia timorata contro ogni barbarie civica e sociale. Rivendichiamo il diritto ad essere difesi, ad essere rappresentati, ad essere.

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cozzina1 ha scritto:Claudio Toscano scrive alle istituzioni calabresi
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di Claudio Toscano - Esiste un generico diritto all’indignazione? E ammessa la sua esistenza, più come naturale e sanguigno moto di sdegno che come ragionata rivendicazione di una giusta ragione ovvero di un diritto positivo, può questo diritto ergersi contro ogni forma di ipocrisia e di pantomimica pronazione al politically correct style?
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Tuttavia all’indomani di un grave attacco omofobico che mi ha visto ferito ben tre volte: nel corpo, violato da una brutalità brulicante di cultura sessista e clerico-maschilista, nell’orgoglio e nella dignità di essere umano, avevo imparato la lezione sana e genuina che tutte le istituzioni in primis quelle di Reggio Calabria volessero rivendicare per sé, un quasi imprescindibile diritto al pubblico sdegno, alla riprovazione sociale , alla stigmatizzazione verso ogni forma di violenza e dunque di fascismo inteso come estremistico e integralista rifiuto del diverso fino alla sua epurazione. Le istituzioni sembravano essere ad un passo dal compiere il salto di civiltà che in ogni paese occidentale è ormai non soltanto un diritto ben codificato e stratificato nelle coscienze pubbliche prima ancora che del legislatore, ma soprattutto sembrava che un clima di rinascimento civico avesse davvero trasformato un atto di ferocia illiberale in un momento di autentica riflessione. Si era detto che la diversità è ricchezza, che l’omosessualità non solo non fosse una malattia come qualcuno aveva provvidamente tentato d’insegnarmi ma soprattutto e innanzitutto potesse rappresentare l’opportunità del primato di ogni forma di pensiero debole, di pacificato rispetto della naturale diversità senza la quale la natura stessa non esisterebbe. Il diritto naturale è per sua stessa costituzione la lettura di ciò che è: Io e i miei fratelli omosessuali e le mie sorelle lesbiche "siamo" e in quanto tali apparteniamo alla natura. La natura ci aveva insegnato che sa essere sempre un passo avanti rispetto alla capacità con cui gli uomini imparano a leggerla e decodificarla. E tuttavia all’indomani del 15 aprile avevamo tutti davvero creduto che da un piccolo centro del sud di un piccolo paese chiamato Italia potesse giungere una lezione di riscatto. Ci era stato promesso avanzamento, riflettori puntati contro ogni violenza che invocasse la determinazione sessuale come giustificazione all’offesa morale prim’ancora che fisica. Ci era stato promesso che questo fascismo sessista, volgare , sanguinario, squadrista e omofobico non avrebbe più trovato quartiere in calabria, mai più a Reggio Calabria. Il sindaco e i suoi assessori promettevano incontri, tavole rotonde, solidarietà non solo mediatiche quanto sostanziali e fattuali. Parlamentari si erano espressi a sostegno di ciò, movimenti, il popolo di facebook e di twitter, tutti illusi in un cambiamento possibile, in un nuovo rinascimento non più tollarante ma integrante, dove la diversità non dovesse essere ipocritamente sopportata ma voluta, sposata e benedetta come fonte di contaminazione e dunque di crescita e di scambio. Volevamo rivendicare il diritto ad essere felici, a non aver paura di essere ciò che siamo, di amare un altro uomo come noi, di amarlo non già in ragione del suo genere ma del cuore. Chiedevamo che le istituzioni ci tutelassero e ci riconoscessero un diritto all’amore, al non dover temere di afferrare la mano del nostro compagno da uomini liberi, di essere fieramente non più omosessuali ma omosentimentali. E il sindaco e gli assessori e la giunta regionale e lo stato, tutti si erano impegnati in ciò, spendendosi in una solidarietà tanto abbronzata e sorridente quanto quella che si ottiene sotto la luce dei riflettori ma tanto finta quanto il silenzio che ci ha circondato dopo il clamore della violenza e dell’offesa.
Il sindaco di Reggio Calabria latita, la giunta regionale e il suo ineffabile governatore non proferiscono più parole, ammesso che l’avessero saputo fare, contro l’omofobia, contro la violenza che violenta, questa si, la natura, contro la barbarie figlia della cultura dei campi di concentramento dove centinaia di migliaia di fratelli omosessuali e sorelle lesbiche hanno visto sfumare dentro il fumo passato per il camino della violenza e della crudele sadica follia tutti i loro sogni, tutta la loro carne, tutta la loro vita. Oggi non ci bruciano, ma non riconosco l’aggravante del picchiarci e violentarci in ragione di ciò che siamo nell’intima natura del nostro essere, non ci marchiano con i ferri roventi ma ci urlano il nostro marchio per strada, non ci chiudono in un ghetto con una stella rosa cucita sul petto ma da noi si pretende il silenzio e la sottomissione.
Ma oggi e se non oggi quando, noi urliamo il nostro no, il mio volto offeso lo urla, le nostre associazioni lo urlano, il nostro orgoglio di omosessuali lo urla e lo pretende. E se il sindaco di Reggio non convoca più noi ma ritiene invece "urgente", opportuno legittimare e garantire che i figli di casa pound, copertura ad una rinnovata e strisciante e cieca violenza e apologia del fascimo, possano trovare casa, legittimazione e asilo nel comune di Reggio, loro che hanno alle spalle decine di atti verbali e fisici contro noi omosessuali allora io non voglio più essere un cittadino di questa città e il mio sindaco non è più il mio sindaco e la mia terra non è più la mia terra. Se casa pound trova l’attenzione del mio sindaco e dei miei assessori ed io no e ogni omosessuale di Reggio no, allora tre volte ci hanno ferito e la più grave ferita è quella delle nostre istituzioni latitanti e colpevoli di omissione di soccorso e di ipocrita apologia del fascismo, inteso come cultura dell’odio e della violenta affermazione di idee, queste si contro natura.
Sono fiero di ciò che sono, sono fiero del mio dolore e della mia forza, sono fiero di amare la mia terra e di non volerla tradire ma è giunto il momento dell’offesa, che lo sdegno contro chi dovrebbe rappresentare il meglio della sua terra e invece ne incarna il più strisciante pregiudizio e legittima ogni futura violenza, divenga un urlo nella gola non solo di ogni gay e lesbica calabrese ma di ogni uomo e donna che amando la giustizia sia timorata contro ogni barbarie civica e sociale. Rivendichiamo il diritto ad essere difesi, ad essere rappresentati, ad essere.

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miiiiiiiiiii..da libro cuore....ovviamente avendolo sentito parlare ..non è farina del suo sacco... :salut

Cete volte si parla in un modo..ma si scrive in un'altro :salut
nosacciu
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conoscendo benino sicuramente molto meglio di tanti di voi come è andata la rissa, credo non sia stata una rissa di natura omofoba, ma una rissa dettata dall'alto tasso alcolico come tante ne avvengono in quasi tutti i locali di Reggio Calabria, ok il gesto è da punire ma non è di natura omofoba e si sta creando tanto caos per una situazione purtroppo comune a reggio.
Pickwick ha scritto:La percentuale di scemi del movimento 5 stelle supera anche il grande sud di Miccichè...
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nosacciu ha scritto:conoscendo benino sicuramente molto meglio di tanti di voi come è andata la rissa, credo non sia stata una rissa di natura omofoba, ma una rissa dettata dall'alto tasso alcolico come tante ne avvengono in quasi tutti i locali di Reggio Calabria, ok il gesto è da punire ma non è di natura omofoba e si sta creando tanto caos per una situazione purtroppo comune a reggio.
Ah!
E' già da un bel pezzo che sostengo che gli effetti del tenere sempre il fiasco in mano sono deleteri.
8-)
La speranza appartiene ai figli.
Noi adulti abbiamo già sperato e quasi sempre perso.
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Rogerever
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cozzina1 ha scritto:Claudio Toscano scrive alle istituzioni calabresi
Venerdì 11 Maggio 2012 09:40


di Claudio Toscano - Esiste un generico diritto all’indignazione? E ammessa la sua esistenza, più come naturale e sanguigno moto di sdegno che come ragionata rivendicazione di una giusta ragione ovvero di un diritto positivo, può questo diritto ergersi contro ogni forma di ipocrisia e di pantomimica pronazione al politically correct style?
In tutta onestà Non lo so.
Tuttavia all’indomani di un grave attacco omofobico che mi ha visto ferito ben tre volte: nel corpo, violato da una brutalità brulicante di cultura sessista e clerico-maschilista, nell’orgoglio e nella dignità di essere umano, avevo imparato la lezione sana e genuina che tutte le istituzioni in primis quelle di Reggio Calabria volessero rivendicare per sé, un quasi imprescindibile diritto al pubblico sdegno, alla riprovazione sociale , alla stigmatizzazione verso ogni forma di violenza e dunque di fascismo inteso come estremistico e integralista rifiuto del diverso fino alla sua epurazione. Le istituzioni sembravano essere ad un passo dal compiere il salto di civiltà che in ogni paese occidentale è ormai non soltanto un diritto ben codificato e stratificato nelle coscienze pubbliche prima ancora che del legislatore, ma soprattutto sembrava che un clima di rinascimento civico avesse davvero trasformato un atto di ferocia illiberale in un momento di autentica riflessione. Si era detto che la diversità è ricchezza, che l’omosessualità non solo non fosse una malattia come qualcuno aveva provvidamente tentato d’insegnarmi ma soprattutto e innanzitutto potesse rappresentare l’opportunità del primato di ogni forma di pensiero debole, di pacificato rispetto della naturale diversità senza la quale la natura stessa non esisterebbe. Il diritto naturale è per sua stessa costituzione la lettura di ciò che è: Io e i miei fratelli omosessuali e le mie sorelle lesbiche "siamo" e in quanto tali apparteniamo alla natura. La natura ci aveva insegnato che sa essere sempre un passo avanti rispetto alla capacità con cui gli uomini imparano a leggerla e decodificarla. E tuttavia all’indomani del 15 aprile avevamo tutti davvero creduto che da un piccolo centro del sud di un piccolo paese chiamato Italia potesse giungere una lezione di riscatto. Ci era stato promesso avanzamento, riflettori puntati contro ogni violenza che invocasse la determinazione sessuale come giustificazione all’offesa morale prim’ancora che fisica. Ci era stato promesso che questo fascismo sessista, volgare , sanguinario, squadrista e omofobico non avrebbe più trovato quartiere in calabria, mai più a Reggio Calabria. Il sindaco e i suoi assessori promettevano incontri, tavole rotonde, solidarietà non solo mediatiche quanto sostanziali e fattuali. Parlamentari si erano espressi a sostegno di ciò, movimenti, il popolo di facebook e di twitter, tutti illusi in un cambiamento possibile, in un nuovo rinascimento non più tollarante ma integrante, dove la diversità non dovesse essere ipocritamente sopportata ma voluta, sposata e benedetta come fonte di contaminazione e dunque di crescita e di scambio. Volevamo rivendicare il diritto ad essere felici, a non aver paura di essere ciò che siamo, di amare un altro uomo come noi, di amarlo non già in ragione del suo genere ma del cuore. Chiedevamo che le istituzioni ci tutelassero e ci riconoscessero un diritto all’amore, al non dover temere di afferrare la mano del nostro compagno da uomini liberi, di essere fieramente non più omosessuali ma omosentimentali. E il sindaco e gli assessori e la giunta regionale e lo stato, tutti si erano impegnati in ciò, spendendosi in una solidarietà tanto abbronzata e sorridente quanto quella che si ottiene sotto la luce dei riflettori ma tanto finta quanto il silenzio che ci ha circondato dopo il clamore della violenza e dell’offesa.
Il sindaco di Reggio Calabria latita, la giunta regionale e il suo ineffabile governatore non proferiscono più parole, ammesso che l’avessero saputo fare, contro l’omofobia, contro la violenza che violenta, questa si, la natura, contro la barbarie figlia della cultura dei campi di concentramento dove centinaia di migliaia di fratelli omosessuali e sorelle lesbiche hanno visto sfumare dentro il fumo passato per il camino della violenza e della crudele sadica follia tutti i loro sogni, tutta la loro carne, tutta la loro vita. Oggi non ci bruciano, ma non riconosco l’aggravante del picchiarci e violentarci in ragione di ciò che siamo nell’intima natura del nostro essere, non ci marchiano con i ferri roventi ma ci urlano il nostro marchio per strada, non ci chiudono in un ghetto con una stella rosa cucita sul petto ma da noi si pretende il silenzio e la sottomissione.
Ma oggi e se non oggi quando, noi urliamo il nostro no, il mio volto offeso lo urla, le nostre associazioni lo urlano, il nostro orgoglio di omosessuali lo urla e lo pretende. E se il sindaco di Reggio non convoca più noi ma ritiene invece "urgente", opportuno legittimare e garantire che i figli di casa pound, copertura ad una rinnovata e strisciante e cieca violenza e apologia del fascimo, possano trovare casa, legittimazione e asilo nel comune di Reggio, loro che hanno alle spalle decine di atti verbali e fisici contro noi omosessuali allora io non voglio più essere un cittadino di questa città e il mio sindaco non è più il mio sindaco e la mia terra non è più la mia terra. Se casa pound trova l’attenzione del mio sindaco e dei miei assessori ed io no e ogni omosessuale di Reggio no, allora tre volte ci hanno ferito e la più grave ferita è quella delle nostre istituzioni latitanti e colpevoli di omissione di soccorso e di ipocrita apologia del fascismo, inteso come cultura dell’odio e della violenta affermazione di idee, queste si contro natura.
Sono fiero di ciò che sono, sono fiero del mio dolore e della mia forza, sono fiero di amare la mia terra e di non volerla tradire ma è giunto il momento dell’offesa, che lo sdegno contro chi dovrebbe rappresentare il meglio della sua terra e invece ne incarna il più strisciante pregiudizio e legittima ogni futura violenza, divenga un urlo nella gola non solo di ogni gay e lesbica calabrese ma di ogni uomo e donna che amando la giustizia sia timorata contro ogni barbarie civica e sociale. Rivendichiamo il diritto ad essere difesi, ad essere rappresentati, ad essere.

http://www.strill.it/index.php?option=c ... &id=129608

miiiiiiiiiii..da libro cuore....ovviamente avendolo sentito parlare ..non è farina del suo sacco... :salut
Toccante............... :salut
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cozzina1 ha scritto:Reggio: il 17, 18 e 19 maggio le giornate contro l'omofobia
Venerdì 11 Maggio 2012 11:59


Di seguito la nota degli organizzatori: Un ombrellino rainbow è il simbolo scelto dai promotori per lanciare tre giornate - 17, 18 e 19 maggio – contro l’omofobia a Reggio Calabria; e uno slogan - “Apriti agli altri. Riparati dai pregiudizi”
- che sintetizza un’idea, o forse un’intera cultura del rispetto, fondata non più sulla tolleranza incondizionata e irrazionale, bensì sulla conoscenza dell’altro e delle diversità.

Il 17 maggio si celebra infatti la Giornata mondiale contro l’omofobia e la transfobia, ricorrenza promossa dall’Unione Europea, quale momento di riflessione e azione per denunciare e lottare contro ogni violenza fisica, morale o simbolica legata all’orientamento sessuale. Il 17 maggio è stato scelto perché è la ricorrenza dalla rimozione dell’omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie pubblicata dall’Organizzazione mondiale della sanità avvenuta nel 1990. Quest’anno giunge a circa un mese di distanza da una terribile aggressione omofoba ai danni di un giovane concittadino, Claudio Toscano; un segnale inquietante che ha messo in luce come la strada da percorrere per una società plurale, rispettosa delle differenze e che riconosca i diritti di ogni individuo senza alcuna distinzione è ancora molto lunga. Per questo una quindicina di sigle, tra movimenti, associazioni e partiti, hanno accolto l’invito dell’Arcigay “I due mari” di Reggio Calabria, per promuovere tre giornate di riflessione, denuncia, proposta e sensibilizzazione della cittadinanza contro l’omofobia e contro ogni discriminazione. Le giornate saranno anche un’occasione aperta a tutti coloro che vorranno accettare questo invito, sigle, istituzioni e singoli, per una più ampia riflessione, laica e libera da pregiudizi, sui diritti lgbt, raccogliendo i segnali provenienti dalla società, dalle sentenze dei tribunali, dalla scienza, dall’università, dalle imprese, dalla vita vera delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender.
Le tre giornate si apriranno proprio giorno 17, alle ore 18, sulle scalinate del Teatro Cilea, con un appuntamento a sorpresa.
Venerdì 18 l’appuntamento sarà presso la Facoltà di Architettura per la proiezione cinematografica di “Milk”, il film diretto da Gus Van Sant con Sean Penn e vincitore di due Premi Oscar, preceduto da un dibattito con gli studenti.
Infine sabato 19 si terrà un grande evento conclusivo in Piazza Camagna dove verrà dato spazio a reading, musica live e testimonianze e dove verrà allestito il “Gay Village” con i gazebo di tutti i soggetti aderenti alle giornate.
http://www.strill.it/index.php?option=c ... &Itemid=84
Ritoccante e spettacolare, con il Gay Village da città metropolitana a città Internazionale ! :fifi:
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cozzina1 ha scritto:Claudio Toscano scrive alle istituzioni calabresi
Venerdì 11 Maggio 2012 09:40


di Claudio Toscano - Esiste un generico diritto all’indignazione? E ammessa la sua esistenza, più come naturale e sanguigno moto di sdegno che come ragionata rivendicazione di una giusta ragione ovvero di un diritto positivo, può questo diritto ergersi contro ogni forma di ipocrisia e di pantomimica pronazione al politically correct style?
In tutta onestà Non lo so.
Tuttavia all’indomani di un grave attacco omofobico che mi ha visto ferito ben tre volte: nel corpo, violato da una brutalità brulicante di cultura sessista e clerico-maschilista, nell’orgoglio e nella dignità di essere umano, avevo imparato la lezione sana e genuina che tutte le istituzioni in primis quelle di Reggio Calabria volessero rivendicare per sé, un quasi imprescindibile diritto al pubblico sdegno, alla riprovazione sociale , alla stigmatizzazione verso ogni forma di violenza e dunque di fascismo inteso come estremistico e integralista rifiuto del diverso fino alla sua epurazione. Le istituzioni sembravano essere ad un passo dal compiere il salto di civiltà che in ogni paese occidentale è ormai non soltanto un diritto ben codificato e stratificato nelle coscienze pubbliche prima ancora che del legislatore, ma soprattutto sembrava che un clima di rinascimento civico avesse davvero trasformato un atto di ferocia illiberale in un momento di autentica riflessione. Si era detto che la diversità è ricchezza, che l’omosessualità non solo non fosse una malattia come qualcuno aveva provvidamente tentato d’insegnarmi ma soprattutto e innanzitutto potesse rappresentare l’opportunità del primato di ogni forma di pensiero debole, di pacificato rispetto della naturale diversità senza la quale la natura stessa non esisterebbe. Il diritto naturale è per sua stessa costituzione la lettura di ciò che è: Io e i miei fratelli omosessuali e le mie sorelle lesbiche "siamo" e in quanto tali apparteniamo alla natura. La natura ci aveva insegnato che sa essere sempre un passo avanti rispetto alla capacità con cui gli uomini imparano a leggerla e decodificarla. E tuttavia all’indomani del 15 aprile avevamo tutti davvero creduto che da un piccolo centro del sud di un piccolo paese chiamato Italia potesse giungere una lezione di riscatto. Ci era stato promesso avanzamento, riflettori puntati contro ogni violenza che invocasse la determinazione sessuale come giustificazione all’offesa morale prim’ancora che fisica. Ci era stato promesso che questo fascismo sessista, volgare , sanguinario, squadrista e omofobico non avrebbe più trovato quartiere in calabria, mai più a Reggio Calabria. Il sindaco e i suoi assessori promettevano incontri, tavole rotonde, solidarietà non solo mediatiche quanto sostanziali e fattuali. Parlamentari si erano espressi a sostegno di ciò, movimenti, il popolo di facebook e di twitter, tutti illusi in un cambiamento possibile, in un nuovo rinascimento non più tollarante ma integrante, dove la diversità non dovesse essere ipocritamente sopportata ma voluta, sposata e benedetta come fonte di contaminazione e dunque di crescita e di scambio. Volevamo rivendicare il diritto ad essere felici, a non aver paura di essere ciò che siamo, di amare un altro uomo come noi, di amarlo non già in ragione del suo genere ma del cuore. Chiedevamo che le istituzioni ci tutelassero e ci riconoscessero un diritto all’amore, al non dover temere di afferrare la mano del nostro compagno da uomini liberi, di essere fieramente non più omosessuali ma omosentimentali. E il sindaco e gli assessori e la giunta regionale e lo stato, tutti si erano impegnati in ciò, spendendosi in una solidarietà tanto abbronzata e sorridente quanto quella che si ottiene sotto la luce dei riflettori ma tanto finta quanto il silenzio che ci ha circondato dopo il clamore della violenza e dell’offesa.
Il sindaco di Reggio Calabria latita, la giunta regionale e il suo ineffabile governatore non proferiscono più parole, ammesso che l’avessero saputo fare, contro l’omofobia, contro la violenza che violenta, questa si, la natura, contro la barbarie figlia della cultura dei campi di concentramento dove centinaia di migliaia di fratelli omosessuali e sorelle lesbiche hanno visto sfumare dentro il fumo passato per il camino della violenza e della crudele sadica follia tutti i loro sogni, tutta la loro carne, tutta la loro vita. Oggi non ci bruciano, ma non riconosco l’aggravante del picchiarci e violentarci in ragione di ciò che siamo nell’intima natura del nostro essere, non ci marchiano con i ferri roventi ma ci urlano il nostro marchio per strada, non ci chiudono in un ghetto con una stella rosa cucita sul petto ma da noi si pretende il silenzio e la sottomissione.
Ma oggi e se non oggi quando, noi urliamo il nostro no, il mio volto offeso lo urla, le nostre associazioni lo urlano, il nostro orgoglio di omosessuali lo urla e lo pretende. E se il sindaco di Reggio non convoca più noi ma ritiene invece "urgente", opportuno legittimare e garantire che i figli di casa pound, copertura ad una rinnovata e strisciante e cieca violenza e apologia del fascimo, possano trovare casa, legittimazione e asilo nel comune di Reggio, loro che hanno alle spalle decine di atti verbali e fisici contro noi omosessuali allora io non voglio più essere un cittadino di questa città e il mio sindaco non è più il mio sindaco e la mia terra non è più la mia terra. Se casa pound trova l’attenzione del mio sindaco e dei miei assessori ed io no e ogni omosessuale di Reggio no, allora tre volte ci hanno ferito e la più grave ferita è quella delle nostre istituzioni latitanti e colpevoli di omissione di soccorso e di ipocrita apologia del fascismo, inteso come cultura dell’odio e della violenta affermazione di idee, queste si contro natura.
Sono fiero di ciò che sono, sono fiero del mio dolore e della mia forza, sono fiero di amare la mia terra e di non volerla tradire ma è giunto il momento dell’offesa, che lo sdegno contro chi dovrebbe rappresentare il meglio della sua terra e invece ne incarna il più strisciante pregiudizio e legittima ogni futura violenza, divenga un urlo nella gola non solo di ogni gay e lesbica calabrese ma di ogni uomo e donna che amando la giustizia sia timorata contro ogni barbarie civica e sociale. Rivendichiamo il diritto ad essere difesi, ad essere rappresentati, ad essere.

http://www.strill.it/index.php?option=c ... &id=129608

hahahahahhahahah ma questo è cretino ????!!!!!

punto numero 1 dove chi quando cosa e perche è stato detto che casa pound vuole una " casa " a reggio ?

punto numero 2 mi domando e chiedo a mia volta se è interessato anche lui a una casa x le sue sorelle e i suoi fratelli

punto numero 3 il suo assessore e non il suo sindaco ha accettato l incontro cn gli omofobi fascisti xke vengono da un anno di azioni e manifestazioni utili alla citta e anche alle popolazioni alluvionate del messinese, ed hanno presentato e protocollato un programma e delle richieste al comune

punto numero 4 mi auguro non gli venga in mente di presentarsi in politica alle prossime elezioni xke gia pagliacci ne abbiamo abbastanza , che vada a fare televisione come ha gia iniziato a fare


N.B. non ho nulla contro i gay ne contro la sua persona , ma leggere certe mi...iate mi da un po anzi molto fastidio , dato anche il fatto che hanno preso i suoi aggressori e cn il mondo del "fascismo" cosi come lo chiama lui nn centrano niente
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nosacciu ha scritto:conoscendo benino sicuramente molto meglio di tanti di voi come è andata la rissa, credo non sia stata una rissa di natura omofoba, ma una rissa dettata dall'alto tasso alcolico come tante ne avvengono in quasi tutti i locali di Reggio Calabria, ok il gesto è da punire ma non è di natura omofoba e si sta creando tanto caos per una situazione purtroppo comune a reggio.
quindi allora è chiaro che questo sta strumentalizzando tutto, soprattutto per farsi pubblicità....meglio del grande fratello!!
doddi
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nosacciu ha scritto:conoscendo benino sicuramente molto meglio di tanti di voi come è andata la rissa, credo non sia stata una rissa di natura omofoba, ma una rissa dettata dall'alto tasso alcolico come tante ne avvengono in quasi tutti i locali di Reggio Calabria, ok il gesto è da punire ma non è di natura omofoba e si sta creando tanto caos per una situazione purtroppo comune a reggio.
Ma anche fosse stata omofoba, che quello gli ha menato perche' voleva fare il prepotente in quanto gay, tutte queste esagerazioni testimoniano la scarsa serieta' dei cialtroni che hanno cercato e stanno cercando di marciarci sopra.
Poi da quanto sto venendo Claudio, il ragazzo, vittima della rissa con i brilli bulli, sta tirando fuori il suo protagonismo con parole e scritti altrui.
Non ci piace per nulla, forse si e' trovato in una storia piu' grande di lui e si e' fatto prendere la mano pompato da chi e' mosso da ben altri interessi.
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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